martedì 27 dicembre 2011

Caporale (Verdi): "Febbo non faccia regali natalizi ai cacciatori"

COMUNICATO STAMPA

Dichiarazione di Walter Caporale, Capogruppodei VERDI al Consiglio regionale:
“Ogni anno per la Legge di Bilancio Regionale vengono presentate centinaia di emendamenti e tra questi si nascondono sempre “sorprese”: basta una distrazione e passano proposte indecenti, tra cui i regalini al mondo venatorio.
Consiglieri, assessori, dirigenti regionali non contenti di aver soddisfatto le esigenze dei cacciatori approvando Calendari Venatori con delibere sospese dal TAR, con leggi impugnate dal Governo Nazionale e con contenuti da Infrazione dell’Unione Europea, tentano con gli emendamenti di aggravare gli attentati al Patrimonio Faunistico Regionale e nel caso della Migratoria anche nazionale ed internazionale. Vedi www.waltercaporale.it
Tutto questo comporta ulteriori costi dovuti dalla Regione alle Avvocature che di volta in volta deve assoldare per difendersi da sconsiderate delibere, leggi e leggine approvate dai suoi stessi eletti e redatte da dipendenti strapagati per amministrare e tutelare il nostro Patrimonio Faunistico e non certo per sperperare il denaro pubblico.
A Febbo, autore di gran parte dei documenti in materia di caccia impugnati e perseguiti dagli organi di giustizia amministrativa regionale, nazionale e comunitaria, chiedo di non presentare questo genere di emendamenti e di lavorare tutti insieme per evitare tartassamenti inutili a carico degli abruzzesi”.

 L’Aquila, 23 dicembre 2011

Fonte: Gruppo Verdi Regione Abruzzo

domenica 25 dicembre 2011

Ibis eremita ucciso a fucilate a L'Aquila. Arriva fino all'Austria la pessima figura del mondo venatorio italiano e abruzzese.

Dopo l'Ibis eremita fucilato a L'Aquila intervista a l'Assessore Mauro Febbo e al  dottor Johannes Fritz che dichiara: "La maggior parte degli uccelli reintrodotti semplicemente scompare, ma soprattutto scompare in Italia durante la stagione della caccia italiana, da settembre a gennaio".


Nei giorni scorsi un esemplare di Ibis eremita – specie gravemente minacciata e protetta a livello internazionale – è stato ucciso illegalmente in Abruzzo.
Abbiamo intervistato il direttore del Waldrappteam, un progetto austriaco che si occupa di creare una colonia di Ibis che dall’Austria migri in Toscana. Dalle parole del direttore emergono due elementi importanti: che le perdite di Ibis avvengono sempre in Italia a causa del bracconaggio e che questo caso non è affatto isolato. Inoltre abbiamo anche appurato che gli Ibis partiti dalla colonia di Burgau non erano 3, ma 4. Un uccello, avvistato l’ultima volta in Slovenia, risulta scomparso.
L’assessore all’Agricoltura e alla Caccia Mauro Febbo intanto usa toni forti contro i bracconieri e sprona la polizia e i cacciatori a cercare i responsabili dell’uccisione dell’Ibis nei giorni scorsi. ”Esprimo la mia più ferma condanna – ha detto Febbo – nei confronti di quegli pseudo cacciatori, delinquenti bracconieri, che si rendono protagonisti di comportamenti non rispettosi del regolamento faunistico. Come Assessore alla Caccia, sento il dovere di ribellarmi a questi abusi da parte di soggetti che, in spregio ai regolamenti e precise normative nazionali e regionali, sparano senza fare distinzione di sorta tra le specie cacciabili da quelle non cacciabili. La nostra Regione possiede un patrimonio faunistico eccezionale che va salvaguardato e tutelato. Infatti la mia Direzione ha intrapreso iniziative lodevoli e importanti come l’istituzione dell’Osservatorio Faunistico regionale e l’avvio del nuovo Piano faunistico-venatorio Regionale unitamente all’ISPRA e gli Ambiti territoriali di caccia. Pertanto invito tutte le Forze e le autorità di competenza ad intervenire sanzionando coloro che si rendono protagonisti di tali atti deprecabili e invito i cacciatori a sorvegliare affinché non si ripetano episodi del genere”.
Il dottor Johannes Fritz è direttore del progetto Waldrappteam per la conservazione dell’Ibis eremita o NBI( Northern Bald Ibis) e membro della stazione di ricerca Konrad Lorenz a Grünau, Austria (KLF), che è legata all’ Università di Vienna.

Il dottor Johannes Fritz lavora con il suo team da 10 anni a uno studio di fattibilità per l’introduzione di colonie di Ibis migratori in Europa. Le attività principali sono le cosiddetto migrazioni guidate da uomini dall’ Austria e dalla Germania ad un area di svernamento in Toscana, l’Oasi Laguna di Orbetello, gestita dal nostro partner WWF Italia.
“Dopo 10 anni di ricerca” spiega Johannes Friitz “possiamo dire che la reintroduzione di colonie migratorie di queste specie altamente minacciata di Ibis è possibile. Gli uccelli migrano in primavera dalla Toscana alla loro posizione di allevamento in Austria o Germania e tornano in autunno. La reintroduzione dell’Ibis sarebbe la prima reintroduzione di successo di una specie migratrice. Ciò solleva qualche speranza, non solo per questa specie, ma anche per tutti gli altri uccelli migratori.

Radiografia di Ibis ucciso da pallini. Per gentile concessione Waldrappteam

“Tuttavia – aggiunge Fritz - devo dire che fin dall’inizio un grave handicap, o per meglio dire, la principale causa di mortalità, è stata la caccia illegale dei nostri uccelli in Italia.
“La maggior parte degli uccelli semplicemente scompare, ma soprattutto scompare in Italia durante la stagione della caccia italiana, da settembre a gennaio. Durante il resto dell’anno non ci sono perdite importanti. Abbiamo già diversi casi in cui la caccia è una sicura causa di mortalità. Potete infatti vedere la radiografia di un uccello ucciso dalle pallottole.
“Questo autunno di nuovo, circa 10 uccelli sono scomparsi in Italia. Quindi siamo preoccupati che anche questa volta la perdita di un numero significativo di uccelli sia dovuta alla caccia illegale.


venerdì 23 dicembre 2011

Febbo alla Federcaccia: "Morelli farebbe bene a tacere"

CACCIA: FEBBO A MORELLI, CONOSCIAMO NORME UE. SI INFORMI LUI

(REGFLASH) Pescara, 23 dic. poiché devo dedurre che o non ha mai letto la delibera regionale n.543 del 3 agosto 2011 con la quale è stato approvato il calendario venatorio o è consapevole di mentire non avendo argomentazioni valide da proporre". L'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, replica così alle dichiarazioni del presidente di Federcaccia, Ermano Morelli. "Morelli con le sue affermazioni cerca solo di screditare l'ottimo lavoro che la Direzione svolge nel campo della caccia ma sappia che la Regione ha già lavorato per adeguarsi alla normativa comunitaria che lui chiama in causa. Non abbiamo certo bisogno che sia lui, con un eccesso smisurato di presunzione, a indicarci le linee da seguire nel nostro lavoro. Quindi è palese che Morelli non solo non ha letto la delibera ma nemmeno la relazione tecnica allegata dove si motiva per la prima volta il discostamento delle date dal parere ISPRA"."Morelli ? continua Febbo - non conosce quindi il lavoro svolto dalla Regione Abruzzo. Infatti la Direzione, lo sottolineo ancora una volta, si è scrupolosamente attenuta alle indicazioni dei documenti della Comunità Europea (key concepts e Guida alla Disciplina sulla caccia della Commissione europea). Nella prima versione del calendario venatorio, alle date riportate nei Key Concepts è stata applicata anche la decade di sovrapposizione. Ricordo che il Tar ha eccepito una carenza di motivazione delle scelte adottate dalla Regione, dovuta alla insufficienza dei dati sui prelievi, sulla biologia e sullo stato di conservazione delle specie di avifauna migratoria. Morelli vuole mistificare la realtà dei fatti in quanto, entrando nel merito della questione, è necessario sottolineare che la sospensiva scaturita è dovuta ad una non corretta gestione dei dati sui prelievi venatori: compito che non spetta alla Regione Abruzzo ma alle strutture presenti sul territorio e delle associazioni che hanno l'onere di formare e informare i cacciatori. "Nella sua nota, il presidente di Federcaccia dimostra di ignorare i principi basilari della gestione faunistica. In quanto i dati scientifici indicati da Morelli inerenti le specie migratrici devo attenersi soprattutto ai dati raccolti nella Regione Abruzzo integrando tali dati con quelli rilevati a livello nazionale ed europeo. Quindi invito Morelli, quale responsabile della Federcaccia regionale a impegnarsi di più sulla formazione del mondo venatorio, attenendosi alle nuove direttive nazionali della Federcaccia, che vanno verso una nuova e diversa gestione della fauna e del territorio. Inoltre voglio sottolineare che questo calendario venatorio è stato oggetto di critiche solo da parte delle associazioni ambientaliste e dei cacciatori più intransigenti e pertanto lo ritengo un buon lavoro".

giovedì 22 dicembre 2011

Federcaccia Abruzzo: la Regione contro le leggi dell'Europa

Federcaccia Abruzzo rimane stupita dell'atteggiamento dell'assessore regionale alla caccia Mauro Febbo che ha dato solo risposte parziali alle esigenze e alle aspettative del mondo venatorio dopo la sospensiva del Tribunale Amministrativo Regionale sul ricorso presentato da associazioni ambientaliste.


La rivisitazione del Calendario venatorio, infatti, ha violato l'impianto della Legge 157/92 e della Legge Regionale 10/94. Queste leggi stabiliscono e impongono la gestione programmata del territorio e della fauna, delegandola agli Ambiti territoriali di caccia (agricoltori e cacciatori insieme), sotto il controllo delle Province e della stessa Regione.

La Regione Abruzzo doveva fornire chiarimenti più approfonditi, in suo possesso, alle sollecitazioni del Tar. Non facendo così ha fatto il gioco delle associazioni ambientaliste in contrasto con le leggi suddette.

“Federcaccia aveva fornito all'Ufficio Caccia della Regione Abruzzo, a supporto della validità del Calendario venatorio presentato, documenti utili, sentenze di Tribunali di altre regioni italiane, che avrebbero facilitato e supportato il lavoro degli uffici”, ha detto il Presidente regionale di Federcaccia Ermano Morelli.

“La Regione Abruzzo seguendo questa linea si è messa in contrasto con la normativa europea sui periodi di caccia, esplicitati nel documento ‘Ornis Key Concepts' e della Guida interpretativa dalla Commissione Ambiente dell'Unione Europea. La Regione asseconda l'Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, forzando il calendario in senso anticaccia”.

Il Presidente Morelli ribadisce anche che “l'Ispra e la Regione Abruzzo tendono a utilizzare in maniera tendenziosa la variazione della Legge 157/94 per sostenere un progetto politico di restringimento della stagione di caccia agli uccelli migratori, senza nessun sostegno di dati scientifici ma solo su speculazioni e ideologie”.

Il Tribunale Amministrativo Regionale ha dato una risposta dopo il ricorso del Wwf che ha portato a una nuova ordinanza sul Calendario venatorio. E' stata infatti disposta una istanza cautelare che non risponde alle esigenze del territorio, come già avvenne lo scorso anno. Da sottolineare, però, che il Tar ha indicato alla Regione Abruzzo di corredare meglio, con dati scientifici, il calendario venatorio...

Federcaccia Abruzzo sollecita l'assessore a informare meglio il suo ufficio Direzione Agricoltura in merito al fatto che “con i dati europei del documento Ornis e la “decade di sovrapposizione” si possono cacciare tutti gli uccelli acquatici fino al 31 gennaio, tutti i turdidi e la beccaccia fino al 20 gennaio, il colombaccio e i corvidi fino al 10 febbraio”.

“Ancora una volta - ha concluso Ermano Morelli - la Regione Abruzzo deve ricominciare a comprendere la propria attività istituzionale in materia di caccia. Si deve perseguire l'obiettivo di coordinare il proprio intervento evitando di cadere in uno stato di illegalità nei confronti di una categoria che paga le tasse e svolge attività nel rispetto di leggi e norme esistenti”.



mercoledì 21 dicembre 2011

Cacciatori uccidono raro esemplare di uccello all'Aquila. Lipu sul piede di guerra

Ucciso dai cacciatori uno degli Ibis eremita arrivati a L'Aquila. La tragica scoperta durante le operazioni di recupero dei rari esemplari da parte del Waldrappteam di Vienna. Gli esemplari del rarissimo Ibis eremita (Geronticus eremita) che avevano deciso di svernare nelle campagne di L'Aquila, dopo aver perso la rotta migratoria, sono stati recuperati in una delicata e complessa operazione, dai ricercatori del Waldrappteam di Vienna.

I volontari della Lipu dell'Aquila, unitamente ad altre associazioni ornitologiche, mattina e sera, per dieci giorni, hanno sorvegliato due ibis, senza disturbarli, affinché non corressero pericolo.

"Purtroppo siamo arrivati tardi e non è stato possibile evitare che un terzo esemplare finisse ucciso dal fucile di un cacciatore - dicono dall'associazione che protegge gli uccelli -. Il corpo del povero volatile, colpito in volo, era caduto nel recinto di un'azienda agricola dove è rimasto fino al ritrovamento sabato scorso: su segnalazione del proprietario è stato recuperato dalla pattuglia del Corpo Forestale dello Stato di Arischia, che sorvegliava le operazioni di cattura degli altri due esemplari. La notizia ha gettato tutti i volontari nello sconforto e nella rabbia.

Gli Ibis eremita - spiegano dalla Lipu - erano partiti all'inizio dell'autunno da Bavera in Alta Austria, perdendo poi la rotta che doveva portarli nelle zone di svernamento in Italia: la laguna di Orbetello. Questi Ibis eremita fanno infatti parte del progetto di ricerca avviato dal Waldrappteam di Vienna (un gruppo di biologi e piloti) che dal 2002 si occupa della protezione e il recupero dell´ibis eremita. Il progetto ha ottenuto una notorietà internazionale soprattutto tramite il volo con gli uccelli dall'Alta Austria fino alla Toscana meridionale: genitori adottivi umani hanno insegnato la rotta giusta ai piccoli, nati in cattività, facendoli volare al seguito di ultraleggeri.

Gli ibis eremita ospiti nell'aquilano non hanno seguito l'insegnamento dei loro genitori e, per motivi ancora tutti da spiegare, hanno deciso di svernare in Abruzzo. Non sappiamo quando siano arrivati in zona, in quanto la segnalazione della loro presenza alla LIPU è avvenuta solo una decina di giorni fa. A parere dei coordinatori del progetto internazionale, questo però non è il loro habitat ideale, a causa della rigidità del clima e della forte pressione venatoria: da qui la decisione di recuperarli e riportarli in Toscana.

L'Ibis eremita (Geronticus eremita) è un uccello strano e particolare divenuto oggi molto raro e minacciato di estinzione. Questo ciconiforme dalle abitudini gregarie - spiega la Lipu - viveva in epoca remota in alcune zone d'Europa dove aveva fondato le sue colonie: in Germania, Austria, Svizzera, nelle falesie istriane, e pare anche in Italia. Passò alla storia grazie ad un editto emanato nel Settecento dall'Arcivescovo di Salisburgo che ne vietava la caccia per riservarla ai nobili. L'aspetto non troppo piacevole gli meritò l'appellativo 'Geronticus' (che significa vecchio nell'aspetto). A decretare la fine di questo strano uccello, sono stati gli indiscriminati sfruttamenti ambientali ad opera dell'uomo, che spezzando i delicati equilibri su cui si reggono gli ecosistemi naturali, distrussero le condizioni di vita favorevoli per la specie.

Oggi l'ultima colonia naturale esistente sulla terra di Ibis eremita si trova in Marocco e consta di circa centocinquanta esemplari sul fiume Dràa. Nel 1989 si è estinta la colonia di Birecik in Turchia, che appena all'inizio del secolo contava mille coppie nidificanti. Per questi motivi i volontari ornitologi hanno dedicato ai rarissimi ospiti la massima cura e sorveglianza, pensando erroneamente che gli esemplari fossero due, mentre un terzo non era neppure riuscito ad atterrare, caduto sotto i colpi dell'ignoranza e dell'incoscienza".


martedì 20 dicembre 2011

L'Assssore: la demagogia provoca solo confusione tra i cacciatori

Pescara, 20 dic. "Le dichiarazioni e l'euforia dall'associazione WWf in merito al calendario venatorio della Regione Abruzzo non hanno nessun fondamento logico e riscontro documentale. Questo Assessorato non si piegherà in nessun modo alla pura demagogia che alcune associazioni portano avanti solo per strumentalizzare argomenti seri e causare disorientamento tra i cacciatori". Così risponde l'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, dopo aver appreso le ultime dichiarazioni rese dal WWF. "Mi dispiace smentire il Wwf - argomenta Mauro Febbo - ma non vi è nessuna seconda vittoria in quanto la Regione si è semplicemente adeguata alla pronuncia del Tar dello scorso ottobre. Voglio ricordare che il TAR, con tale pronuncia, ha solo accolto in via cautelare (quindi non definitiva) due (sottolineo solo due) dei nove capi impugnati dalle associazioni ambientaliste, senza creare particolare disagio o disorientamento nei cacciatori. La Giunta regionale, su proposta della Direzione agricoltura, ha ottemperato alle prescrizioni del TAR rimodulando le date di chiusura con deliberazione adottata nei termini esatti e resa nota al mondo venatorio. Nello specifico - sottolinea Febbo - voglio comunicare alle solerti associazioni che il TAR ha eccepito semplicemente una carenza di motivazione nelle scelte adottate dalla Regione, dovuta alla insufficienza dei dati sul prelievo che, in base alla biologia e allo stato di conservazione delle specie per l'avifauna migratoria, sono oggi necessari per stabilire periodi di prelievo venatorio diversi da quelli indicati dall'ISPRA. Ribadisco, - rimarca l'assessore - che non c'è stata nessuna rivoluzione al calendario venatorio ma solo una chiusura anticipata del prelievo per alcune specie rispetto a quanto precedentemente previsto. Tutto questo non pregiudica l'ottimo lavoro svolto dalla Regione Abruzzo. Mi piace ricordare che la mia Direzione ha intrapreso iniziative lodevoli e importanti come l'istituzione dell'Osservatorio Faunistico regionale, l'avvio del nuovo Piano faunistico-venatorio Regionale e alcuni progetti di gestione delle popolazioni di lepre Italica e coturnice in collaborazione con la Provincia dell'Aquila, l'ISPRA e gli Abiti territoriali di caccia. Spero che il Wwf regionale - conclude l'assessore Mauro Febbo - alla prossima conferenza stampa argomenti, con la stessa passione, come mai nelle altre Regioni che hanno adottato un calendario simile a quello della nostra Regione (ad esempio l'Umbria) non c'è stato ricorso. Spero che non sia solo un fatto di bandiera". (REGFLASH) (comun.assess.)


lunedì 19 dicembre 2011

Caccia, la Regione Abruzzo si piega ai ricorsi al TAR del WWF, Animalisti Italiani e LAC

Comunicato stampa del 19/12/2011

Caccia, la Regione Abruzzo si piega ai ricorsi al TAR del WWF, Animalisti Italiani e LAC.

La giunta vara la quarta versione del calendario venatorio. Rivoluzione per i periodi di caccia per decine di specie, come Beccaccia, anatidi e tordi. La caccia in forma vagante chiude il 19 gennaio.

Per decine di specie diminuiscono i giorni di caccia in Abruzzo perchè la Regione si è dovuta finalmente adeguare per i periodi di caccia all'ordinanza di sospensiva del TAR di L'Aquila a cui si erano rivolti WWF, Animalisti Italiani e Lega Abolizione della Caccia.

Infatti la Giunta Regionale, peraltro con gravissimo ritardo rispetto alla prima ordinanza di sospensiva del TAR, si è vista costretta a varare una quarta versione del calendario venatorio il 28 novembre scorso. Non deve sfuggire che la Regione aveva cercato sostanzialmente di eludere l'ordinanza del TAR pubblicando una scarna lettera del suo dirigente del tutto insufficiente a recepire le indicazioni della magistratura amministrativa. A nulla erano valse due diffide del WWF che poi si è addirittura dovuta rivolgere con le altre associazioni al TAR di L'Aquila con un ricorso urgente “per ottemperanza” (cioè si chiedeva al TAR di commissariare la Regione per far rispettare la sospensiva). A quel punto pochi giorni prima dell'udienza la Regione, messa all'angolo, ha dovuto cedere su molti dei punti della sospensiva e in particolare sul cuore del calendario venatorio, i periodi di caccia, gli orari di caccia e le forme di caccia. Alcune questioni sulla completezza del recepimento della sospensiva rimangono aperte e sono in via di valutazione da parte delle associazioni.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la caccia in Abruzzo. Basti pensare che con il nuovo calendario per la beccaccia la caccia si chiuderà il 31 dicembre e non il 19 gennaio come aveva previsto inizialmente la Regione, con ben 20 giorni in meno di pressione venatoria su questa specie. Giusto per far capire la portata del risultato, già nel 2009 il TAR di L'Aquila sul ricorso del WWF aveva stabilito questa data ma addirittura si era scomodato il consiglio regionale che aveva votato una leggina, su cui non è possibile il ricorso al TAR, per continuare a cacciare la Beccaccia fino alla fine di gennaio. Nel 2010 tutto il calendario venatorio era stato approvato con legge regionale e vi era stata l'impugnativa del Governo, il cui ricorso è stato discusso lo scorso 13 dicembre davanti alla Corte Costituzionale.

Tornando alla modifica del calendario venatorio, per le specie acquatiche (germano reale, folaga , gallinella d’acqua, alzavola, porciglione, fischione, codone, mestolone, marzaiola, moriglione, beccaccino, pavoncella, canapiglia e frullino ) la caccia ora si chiuderà il 19 gennaio e non più il 30 gennaio. Per le tre specie di turdidi, Cesena, Tordo bottaccio e Tordo sassello la caccia ora si chiude il 9 gennaio mentre prima si chiudeva il 19 gennaio. Per il Fagiano la chiusura prevista per il 30 dicembre è stata spostata un mese avanti al 30 novembre. Per la Starna la regione si è dovuta adeguare alle prescrizioni richieste dall'ISPRA solo che lo ha fatto con questa quarta versione del calendario approvata il 28 novembre scorso, solo tre giorni prima della chiusura della caccia già prevista per questa specie, quando il TAR aveva depositato la sospensiva il 27 ottobre! Pertanto, grazie all'atteggiamento ostruzionistico dell'assessorato, per un mese questa specie è stata cacciata in forme non adeguate al parere dell'ISPRA e, quindi, non attuando l'ordinanza del TAR. Altra novità di non poco conto è la chiusura al 19 gennaio della caccia in forma vagante con l'ausilio del cane.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “L'assessorato all'Agricoltura e Caccia della Regione Abruzzo e l'assessore Febbo stanno rimediando figuracce su figuracce sulla questione venatoria. L'assessore a seguito della sospensiva aveva cercato di minimizzare con i suoi commenti la portata della sospensiva del TAR. Forse immaginava che il WWF e le altre associazioni si sarebbero limitate a festeggiare mediaticamente la vittoria al TAR mentre deve sapere che noi miriamo sempre alla concretezza del risultato e andiamo fino in fondo. Purtroppo questo atteggiamento da parte di una pubblica amministrazione che pensa di essere a servizio esclusivo dei cacciatori e non della fauna e di tutti i cittadini finisce in primis per colpire la preziosa fauna abruzzese e, paradossalmente, gli stessi cacciatori che si trovano ad operare in un'incertezza assoluta. Un comportamento più responsabile da parte degli amministratori, più rispettoso dei pareri dell'ISPRA, dell'Unione Europea, degli altri assessorati e dei Parchi, aperto alle indicazioni tecniche fornite dalle associazioni che incredibilmente producono più dati faunistici della stessa regione, eviterebbe un confronto così aspro che alla fine si sta rivelando una Waterloo per l'assessorato all'agricoltura. Con un duro lavoro il WWF in questi anni sta ottenendo radicali modifiche al calendario venatorio a favore della fauna. Rammarica dover constatare che ciò deriva sostanzialmente dai nostri ricorsi alla giustizia amministrativa, costituzionale e comunitaria e non già da un ripensamento da parte degli apparati amministrativi che si sono occupati di caccia finora e che rimangono ostaggio dell'estremismo venatorio sostenendo battaglie che sono ormai di retrovia”.


domenica 18 dicembre 2011

Caccia in deroga. L'Abruzzo non ancora si adegua dopo la bocciatura della Commissione Europea

Il ballo delle deroghe è finito e Pinocchio tace. Su alcune Regioni sta per abbattersi la mannaia di multe che saranno pagate da tutti i contribuenti ma ancor più da noi, popolo degli onesti. E la voragine dei debiti di legalità contratti con l’Europa rischia di ingoiare anche i molti crediti conquistati dai Cacciatori con il controllo del territorio e la gestione seria della risorsa selvaggina pagata con quote agli ATC. Perché la Gente non potrà – ed è ingiusto- non imputare al Cacciatore, in termini di credibilità quanto invece è da far colpa ad una politica pasticcione ed a caccia di consensi senza verificare la compatibilità fra richieste e norme. Roberto Formigoni, governatore di Lombardia, il 5 dicembre scorso ha tagliato per primo il traguardo di un tentativo di conciliazione con l’Europa cancellando con un provvedimento- condiviso dal Pd e da altri gruppi politici- deroghe e cattura controllata di volatili. Nell’elenco lombardo- che si era allungato come il brodo quando giungono convitati non attesi – anche storno, fringuello, peppola, pispola e frosone. ”Abbiamo assunto questa decisione – ha spiegato il presidente della commissione regionale Carlo Saffioti – come segno di attenzione e disponibilità verso la Commissione Europea. È da anni che in materia di caccia in deroga invochiamo da parte del parlamento nazionale una normativa chiara e conforme con le direttive europee e che consenta alle nostre leggi regionali di essere al riparo da ogni impugnazione. Il 21 novembre il Consiglio dei Ministri aveva contestato anche la legge lombarda sui richiami vivi. Da qui la richiesta del presidente Roberto Formigoni di abrogarla al fine di evitare la possibilità di incorrere in sanzioni pecuniarie”.

Ma per un Formigoni che corre alla ricerca di un accordo o comunque alla riduzione di una multa, ce ne sono tanti altri che invece arrancano ed i cittadini rischiano di pagare. Nel mirino infatti anche Toscana, Emilia Romagna, Marche,Lazio, Abruzzo e Puglia. Il documento, esclusivo di Diana, mette in fila le Regioni imputate e le accuse sono quasi tutte simili, proprio come fossero giaculatorie di penitenti. Noioso e neppur utile indicar numeri di sentenze e di articoli di legge che ne richiamano altri ed altri ancora, proprio come avviene al capanno in un giorno di passo per gli storni od i fringuelli. Meglio stupirsi per la situazione che mostra un’Italia a due facce e ciascuno può riconoscersi almeno in una pronto a giurare che sia quella giusta. Resta l’amaro di non aver colto l’invito fatto a suo tempo da Gianluca Bardelli, membro del “Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale”, di incontri per instradare sulle “Linee guida” del ministero delle Politiche agricole una proposta di legge univoca modulata sulle Regioni e capace di dare dignità alla caccia come risorsa.

Per quanto riguarda la Regione Abruzzo, la violazione riguarda un articolo della legge regionale che (art. 59 legge regionale 10/2004) “consente in maniera generale la caccia di due specie protette, cioè il passero e lo storno, senza che siano rispettate le condizioni di cui all’articolo 9 della direttiva” ed inoltre “non indica i motivi per cui il prelievo di tali due specie rappresenterebbe l’unica soluzione possibile al fine di prevenire rilevanti danni alle colture (punto 48 della sentenza)”.

Pertanto, la Commissione europea ritiene che la Repubblica italiana sia venuta meno agli obblighi imposti dall’articolo 260, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’Italia ha inviato alla Commissione le delibere della Puglia con cui è stata autorizzata la caccia in deroga dello storno per proteggere alcune coltivazioni nelle annate 2008-2009 e 2009-2010. “La Commissione osserva che tali deroghe non sono conformi all’articolo 9 della direttiva, in particolare perché contengono una motivazione del tutto insufficiente quanto alle circostanze concrete che giustificano il prelievo venatorio in deroga (tali deroghe, a esempio, non riportano nessun dettaglio circa i danni causati dallo storno alle varie colture nelle differenti province) e non forniscono indicazione alcuna sulle alternative sperimentate (si limitano ad affermare che mancano altre soluzioni soddisfacenti)”.

estratto da un articolo di Rodolfo Grassi



Fonte: ilcacciatore.com del 15 dicembre 2011




Prorogata la caccia al cinghiale

Con L.R. 43/2011 pubblicata sul BURA ordinario della Regione Abruzzo, n.75 del 16.12.2011, è stata prorogata la caccia al cinghiale fino al 5 gennaio 2012. Resta vietata la caccia al cinghiale nelle giornate del 25.12.2011 e 01.01.2012. Del periodo di proroga possono usufruire esclusivamente i cacciatori iscritti alle squadre regolarmente autorizzate dalle Provincie in base ai regolamenti provinciali vigenti. Per le squadre regolarmente autorizzate, nelle Provincie dove non sono ancora adottati i regolamenti per la caccia al cinghiale, valgono le disposizioni e prescrizioni di cui all'allegato D) del calendario venatorio 2011-2012. Resta vietata la caccia al cinghiale in forma individuale.



mercoledì 7 dicembre 2011

Regione Abruzzo. Nuovo calendario venatorio

Clikka qui per leggere o scaricare il nuovo calendario venatorio, la Delibera di Giunta (DGR) n° 836/2011 e la relazione tecnica allegata alla DGR.
Il nuovo calendario è stato rielaborato per adeguarsi all'ordinanza del TAR Abruzzo che ha bocciato il calendario venatorio in merito ai periodi e agli orari di caccia.

Provincia di Chieti, D'Amico sulla proroga della caccia al cinghiale: "E' una buona notizia ma ancora largamente insufficiente"

Chieti. “La proroga della caccia al cinghiale è una buona notizia ma ancora largamente insufficiente”.
E'quanto afferma Camillo D’Amico capogruppo Pd Provincia di Chieti dopo l’annuncio dato dall’assessore regionale all’agricoltura Mauro Febbo di aver posticipato al 5 Gennaio 2012 la chiusura della caccia al cinghiale a causa dell’alto numero di esemplari presenti nel territorio e dei notevoli danni questi arrecano all’agricoltura.
“E’ una cosa buona ed utile - continua D'Amico - che ormai si ripete da molti anni sempre fatto per la stessa ragione; chi oggi apprezza e condivide in maniera silente ed ubbidiente, come l’attuale delegato alla caccia in Provincia di Chieti Giovanni Staniscia, non fece altrettanto quando, l’allora assessore regionale di centrosinistra Marco Verticelli, prese medesima iniziativa (era il 2008). Gridò allo scandalo ed al fatto che si voleva smantellare la specie; bella coerenza politica e comportamentale!!! Non è più rinviabile che la regione insieme alle Province, organizzazioni professionali agricole, ambientaliste e venatorie mettano in atto tutte le idee ed i virtuosismi necessari per panificare un reale contenimento numerico del cinghiale utilizzando al meglio le poche risorse finanziarie disponibili non solo per rimborsare gli operatori agricoli dei danni subiti ma anche per incentivare il ricorso alle cosiddette colture a perdere da alimentare in quelle superfici più prossime dove solitamente si annidano questi animali ossia aree boschive e percorsi fluviali. Riaffermando il principio - conclude il capogruppo del Pd - che toccherebbe alle Province la pianificazione di dettaglio, in ragione delle specificità di ogni territorio, dopo oltre metà legislatura siamo ancora in attesa di conoscere quali proposte il delegato alla caccia in Provincia di Chieti ha in mente per drenare il preoccupante fenomeno dell’alto numero di cinghiali sono presenti nel territorio in considerazione del tanto che fece per bloccare quanto riuscì a mettere in piedi l’ex assessore Antonio Tamburrino”.




venerdì 2 dicembre 2011

Vasto. Fucilate contro cucciolo di segugio

Colpi di arma da fuoco contro un cucciolo di segugio.

La vicenda nelle campagne di contrada San Lorenzo

VATO. Spiacevole sorpresa per i proprietari di un cucciolo di segugio italiano colpito ieri all’addome da un proiettile nelle campagne di Contrada San Lorenzo a Vasto.

Il cucciolo, di appena un anno, si era allontanato da casa ed è stato fortunatamente soccorso in tempo. Al momento è sotto osservazione presso la clinica veterinaria Adriatica in seguito all’operazione effettuata per estrarre il proiettile.

I proprietari del segugio, regolarmente registrato e ben tenuto, sono convinti che non si è trattato di un colpo partito accidentalmente in una battuta di caccia, ma di un’azione diretta alla soppressione dello stesso. Condotta riprovevole denunciata nella speranza che emergano le responsabilità del caso.

Si resta allibiti riguardo l’estrema facilità nell’estrarre un’arma e fare fuoco contro “l’estraneo”. Oggi un cane, domani chissà. E’ inaccettabile pensare che si possano trattare gli animali in questo modo; il rispetto dei loro diritti e della loro vita viene spesso purtroppo dimenticato. Sensibilizzare le persone sul tema è un dovere di tutti.

“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”. (Mahatma Gandhi)

Virginia Muratore


Fonte: histonium.net del 01 dicebre 2011



giovedì 1 dicembre 2011

CACCIA: FEBBO A CAPORALE, SU PROROGA VERDI MINORITARI

CACCIA: FEBBO A CAPORALE, SU PROROGA VERDI MINORITARI

(REGFLASH) Pescara, 1 dic. L'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, replica alle dichiarazioni del consigliere regionale dei Verdi, Walter Caporale. "Le affermazioni di Caporale si commentano da sole e dimostrano ancora una volta che sono animate da pregiudizi senza senso. Caporale dovrebbe sapere che la mia proposta di posticipare la data di chiusura della caccia al cinghiale è stata sottoscritta da tutti i gruppi consiliari ed è stata approvata dall'intero Consiglio regionale, quindi con i voti di Rifondazione, Pd, Udc, Idv, Fli e Pdl. Con le sue osservazioni quindi, il capogruppo dei Verdi dimostra di rimanere bloccato su posizioni settarie e marginali. Lo invito a farsi un giro per le campagne abruzzesi per verificare con i suoi occhi i danni che i numerosi cinghiali che vivono nella nostra regione causano alle colture, vanificando il duro lavoro di tanti agricoltori. Gli oltre due milioni di euro che ogni anno Regione e Province spendono per risarcirli potrebbero essere destinati a settori che sono in grande difficoltà come il sociale. Inoltre Caporale dovrebbe sapere che in molte regioni amministrate da governi di centrosinistra e vicini alle sue posizioni queste proroghe vengono concesse ogni anno e mi sembra che i rappresentanti del suo partito non si lamentino. Ero convinto che i Verdi e le loro linee di pensiero fossero uguali in tutte le regioni ma mi sbagliavo. Sono sicuro di non sbagliare però quando penso che politici come Caporale, animati solo da pregiudizi e acredine nei confronti degli avversari, non sono affatto in via di estinzione".

(REGFLASH) US/11/11/01




mercoledì 30 novembre 2011

A TUTELA DELLA LEGALITA’ OCCORRE GESTIRE LE SPECIE: CACCIATORE E FEBBO

COMUNICATO STAMPA

A TUTELA DELLA LEGALITA’ OCCORRE GESTIRE LE SPECIE: CACCIATORE E FEBBO

Dichiarazione di Walter Caporale, Capogruppo dei VERDI al Consiglio Regionale:

“A Febbo piace proprio non rispettare animali selvatici, leggi e ISPRA: in Assenza di Piano Faunistico Venatorio, non sono concesse proroghe e poi il problema Cinghiali è causato dai cacciatori stessi che ne hanno preteso i ripopolamenti.

Forse non è ai cinghiali ma ai cacciatori e a se stesso che occorre fare riferimento quando Febbo parla di intraprendere <>”.

Prorogata la caccia al cinghiale «per limitare i danni alle colture»

ABRUZZO. «Consentire una boccata d'ossigeno agli agricoltori diminuendo sensibilmente i danni alle colture».

Con questa motivazione si è ritenuto di prorogata la caccia al cinghiale fino al 5 gennaio 2012.
Lo ha annunciato l'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, confermando che ogni anno nella Regione Abruzzo «si registrano danni alle colture per oltre 2,2 milioni di euro tra aree protette e non. Nello specifico i danni causati dai cinghiali fuori dalle aree protette ammontano a circa 1 milione 400 mila euro l'anno. Posticipando la data di chiusura per la caccia al cinghiale - ha sottolineato l'Assessore - attueremo anche un controllo sostanziale sul numero degli esemplari presenti su tutto il territorio regionale ed in particolare nelle aree circostanti i Parchi. E' chiaro che questa è solo una misura tampone che l'amministrazione regionale ha preso in attesa dell'avvio del nuovo Piano faunistico venatorio regionale, nel quale saranno definite tutte le azioni da prendere per una corretta gestione della specie. Uno degli obiettivi principali del nuovo Piano faunistico sarà quello di una gestione congiunta delle popolazioni dei cinghiali che interesserà le aree protette e non in quanto la specie non conosce confini amministrativi. In questa ottica - ha consluso Febbo - sarà attivato un Tavolo tecnico tra tutti i soggetti interessati alla gestione (Regione, Province e Parchi) unitamente ai tecnici incaricati, tra i migliori a livello nazionale, con il coinvolgimento delle varie Associazioni di categorie, in particolare quelle degli agricoltori, affinché si arrivi a soluzioni concrete che siano realmente condivise. L'obiettivo è arrivare ad una riduzione sensibile dei danni causati alle colture agricole, compatibile naturalmente anche con la conservazione della specie».


Fonte: primadanoi.it del 30 novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

Incidente di caccia a Rocca San Giovanni, uomo si ferisce al volto

Tragedia della caccia sfiorata, nella tarda mattinata di ieri a Rocca San Giovanni. Un cacciatore di circa 50 anni si è ritrovato con la guancia e l’orecchio sinistro trafitto da una scarica di pallini. Il tutto è accaduto nella zona di San Giacomo dove l’uomo si è recato con un amico per alcune ore di caccia. Poco prima delle 12, però, è rincasato con il lato sinistro della faccia sanguinante e sotto shock. Non è ben chiaro se la scarica di pallini si arrivata dal suo fucile o da quello dell’amico, ma comunque si sarebbe tratto di un incidente. La moglie e i parenti, alla vista di tanto sangue, non ci hanno pensato su e dopo averlo caricato in auto, scortati da una pattuglia di polizia locale dell’Unione dei Comuni, lo hanno trasportato al pronto soccorso dell’ospedale civico di Lanciano dove all’accettazione lo hanno classificato con il codice rosso e immediatamente soccorso. Poco dopo, però, a confortare la preoccupazione dei parenti che aspettavano fuori, i sanitari hanno riferito che l’uomo non era in pericolo e che la scarica di pallini di piombo, aveva colpito di struscio, causando ferite superficiali alla guancia e all’orecchio sinistro del cacciatore. Del caso, però, se ne sono occupati i carabinieri della stazione di Fossacesia comandati dal capitano Gianfilippo Manconi.


Pianella (Pe): ripristinato il divieto di caccia

Torna la pace in Contrada Collalto


Ripristinata la legalità in Contrada Collalto, nel Comune di Pianella (PE), con l'Ordinanza contingibile e urgente di divieto di caccia del Sindaco D'Ambrosio per ragioni di pubblica sicurezza, disturbo della quiete e tutela dell'ordine pubblico.
L'accoglimento della richiesta dei cittadini e dell'Associazione Vittime della caccia, che li ha sostenuti e rappresentati, ha avuto esito positivo poiché non poteva essere più tollerata una situazione di grave pericolo per i residenti costretti dalla presenza di cacciatori a vedere fortemente condizionata la loro sicurezza e serenità messa in costante pericolo da chi armato vaga e spara tra le case. Non era più accettabile una situazione altamente a rischio a causa dei cacciatori che facevano arrivare il piombo addirittura sui tetti e dentro le case. E' la riprova che l'elemento sicurezza deve essere garantito al di sopra di tutto" dichiara il portavoce dell'Associazione Vittime della caccia Maurizio Giulianelli, che aggiunge "di caccia muoiono e vengono feriti anche tanti cittadini che con la pratica venatoria nulla hanno a che fare e che si vedono costretti a vivere in libertà vigilata per tutto il periodo della stagione venatoria".Conclude Maurizio Giulianelli "L'impegno della nostra Associazione è costantemente proteso alla difesa delle persone e degli animali, affinchè prevalgano sempre le garanzie di sicurezza e di rispetto per l'incolumità pubblica, troppo spesso violate dalla presenza di gente armata nelle campagne".L'Ordinanza n.63 del 17 novembre di divieto di caccia emessa dal sindaco di Pianella, conferma che laddove sussistano gravi e reiterati problemi di allarme sociale connessi all'esercizio dell'attività venatoria, le amministrazioni possono intervenire nell'interesse dei cittadini con provvedimenti di carattere straordinario ai sensi del D.Lgs. 267/2000 art.54".


martedì 8 novembre 2011

Schiavi (Ch). Spari al trattore di un imprenditore. I carabinieri non escludono siano colpi delle doppiette

SCHIAVI D’ABRUZZO. Colpi di fucile contro una ruspa ferma da alcuni mesi.
I carabinieri della caserma di Schiavi d’Abruzzo e della compagnia di Atessa, indagano su quando ha raccontato loro un imprenditore agricolo del paese, M.P., titolare di una impresa di movimento terra, che ha trovato rotti i finestrini del suo mezzo meccanico, parcheggiato vicino alla rimessa agricola tra le contrade Casali e Selce di Schiavi, forse in conseguenza della esplosione di alcune fucilate.
Il fatto è stato segnalato ieri agli investigatori ma non si sa a quando risale.
L’uomo ha riferito ai militari di avere trovato tracce a terra di pallettoni e che probabilmente il gesto sarebbe di natura intimidatoria e comunque non il primo che subisce. La scorsa estate, infatti, un familiare dell’imprenditore avrebbe ritrovato squarciati i quattro pneumatici di un altro veicolo ma parcheggiato in un’altra zona del paese.
La situazione al momento non è chiara tant’è che sono in corso accertamenti per meglio definire che cosa sia accaduto.
Gli investigatori, infatti, stanno cercando di capire a quanto possa risalire il fatto, segnalato al proprietario del veicolo agricolo da un conoscente che si è accorto del finestrino rotto.
I carabinieri sostengono che la zona sia battuta dai cacciatori di colombacce e che eventuali rimasugli di pallottole potrebbero essere attribuibiti al passaggio di doppiette in cerca di fauna selvatica.
Se non si esclude che qualche colpo possa essere stato esploso involontariamente durante una battuta di caccia, non si esclude nemmeno che il vetro possa essere stato rotto in conseguenza del lancio di pietre da parte di qualcuno che abbia voluto causare danni al mezzo meccanico ma senza messaggi intimidatori. Tant’è che lo stesso imprenditore ha ammesso di non avere subito mai minacce.
Comunque, sulla vicenda i carabinieri hanno aperto un fascicolo e sono in corso accertamenti. Oltre ai sopralluoghi eseguiti ieri nella zona, nei prossimi giorni saranno ascoltati alcuni vicini delle contrade dove c’è stata la presunta esplosione.
Il comandante della compagnia dei carabinieri di Atessa, Vincenzo Orlando, sostiene che al momento non ci sono elementi per attribuire la vicenda a possibili gesti intimidatori. Ma nulla viene trascurato negli accertamenti in corso.


Fonte: ilcentro.it del 30 ottobre 2011

martedì 1 novembre 2011

Febbo attacca il WWF: "Spara numeri al vento. Cacciatori portatori nuova economia"

Secondo l'assessore regionale alle Politiche agricole e alla Caccia Mauro Febbo i cacciatori "sono portatori di una nuova economia e la loro presenza è garanzia di tutela e controllo dell'ambiente" Febbo così risponde alla polemica con il WWF, perché: "Capisco che il WWF all'inizio del calendario venatorio debba dire no alla caccia cercando in tutti i modi possibili di fermare l'attività venatoria, ma che poi tale associazione "spari" numeri al vento questo è incomprensibile e inaccettabile".

L'assessore spiega che "Infatti non corrisponde alla realtà i dati forniti dal WWF: sia i 3 milioni e 800 mila individui cacciabili che il rapporto tra animali e cacciatori". "Il dato certo è invece ben altro: in una Regione come la nostra dove esistono Riserve, Parchi e Aree protette rimane il solo il 15/18% del territorio a disposizione dei cacciatori. Quindi di riflesso quei numeri forniti dal WWF non corrispondono in percentuale alla realtà dei fatti e dell'esistente. La sospensiva data dal TAR al calendario venatorio, riguarda in sostanza gli orari giornalieri e il discostamento delle date di chiusura della caccia per alcune specie rispetto alle linee guida fornite dall'ISPRA. Circa gli orari giornalieri, la Regione si era preoccupata, come ormai da anni, di dare certezze sia ai cacciatori che agli organi preposti alla vigilanza, quindi nulla di diverso in questo calendario c'era rispetto a calendari di anni precedenti".

"Ora chiaramente in questa fase la Regione provvederà ad adeguare le date come da ordinanza di sospensiva ma questo non inciderà assolutamente sull'attività venatoria. Inoltre ribadisco che la Direzione regionale alla caccia e il sottoscritto in questi ultimi anni hanno lavorato per fornire alla Regione Abruzzo percorsi mai avviati prima che condurranno per la prima volta ad una vera gestione tecnico-scientifica della fauna e dell'ambiente. Al WWF invece consiglio di verificare cosa succede nelle altre Regioni e/o Nazioni (vedi Germania, Olanda ecc.) dove il mondo della caccia non è come loro affermano lobby o merce di scambio elettorale. I cacciatori sono portatori di una nuova economia e la loro presenza è garanzia di tutela e controllo dell'ambiente. Questo obiettivo é ciò che si prefigge questo assessorato e la Direzione dove vi è la consapevolezza per il mondo venatorio di giocarsi prima di tutto una partita di identità culturale e di rispetto di quelle norme che necessariamente in un paese civile devono essere coordinate e concertate con tutti i portatori di interesse e seguendo le indicazioni dell'autorità scientifica. Le indicazioni della scienza rappresentano infatti l'insostituibile caposaldo per sfuggire al tentativo di innescare il conflitto e per evitare derive abolizioniste".


lunedì 31 ottobre 2011

Casalbordino (Ch). Cacciatore ferito da una fucilata

L'uomo ricoverato in ospedale per una ferita a un braccio



CASALBORDINO. Un cacciatore è rimasto ferito ieri da un colpo esploso durante una battuta di caccia. L'uomo è ricoverato nell'ospedale di Vasto per una ferita d'arma da fuoco alla spalla destra. Non è in pericolo di vita ma al momento del soccorso era stato allertato anche il servizio elicottero del 118.L'incidente è avvenuto popo prima delle 12,30 nelle vicinanze di un centro vacanze in contrada Termini, in una zona attraversata dal fiume Sinello, ad alcuni chilometri dal centro abitato di Casalbordino. In una zona di campagna si trovavano alcuni amici alle prese con una battuta di caccia. Per cause un corso di accertamento, un colpo esploso da uno dei fucili, di rimbalzo ha preso D.G., 47 anni. L'uomo si è accasciato al suolo tra le grida prodotte dal dolore causato dall'esplosione. Aveva tutto il braccio destro e parte del petto sanguinanti.I colleghi cacciatori, dopo aver cercato di tamponare la ferita con alcuni indumenti, hanno chiamato il servizio di emergenza sanitaria del 118 che ha così attivato i soccorsi.Sul posto è arrivata l'autolettiga dell'ospedale di Vasto e da Pescara è decollata l'eliabulanza.Dopo la prima visita del medico è stato deciso di trasferire il ferito nell'ospedale San Pio. Così l'elicottero, atterrato nelle vicinanze, è stato fatto ripartire. D.G. è stato così trasportato nell'ospedale vastese per le prime cure. Nel primo pomeriggio è stato comunque sottoposto ad intervento chirurgico per la rimozione della pallottola e per la ricomposizione di alcuni tendini e tessuti. La prognosi è riservata ma l'uomo non è in pericolo di vita.Sulla vicenda sono in corso accertamenti dei carabinieri della caserma di Casalbordino che hanno acquisito le testimonianze dei colleghi del ferito. Non c'è stata alcuna intenzionalità in ciò che è accaduto. Non appena le condizioni di salute lo consentiranno, i carabinieri, che fanno parte della compagnia di Ortona coordinata dal capitano Gianfilippo Manconi, ascolteranno anche il ferito.








domenica 30 ottobre 2011

Caos caccia in Abruzzo

COMUNICATO STAMPA DEL 29/10/2011




Caos caccia in Abruzzo. Enormi le responsabilità della Regione Abruzzo e dell'assessorato all'Agricoltura.


Le associazioni: si dia immediata esecuzione all'ordinanza del TAR Abruzzo, molte specie a rischio.




La Regione Abruzzo deve immediatamente eseguire l'ordinanza del TAR Abruzzo che ha sospeso il cuore del calendario venatorio (orari di caccia, periodi di caccia e modalità di caccia). Per questo WWF, Animalisti Italiani e Lega per l'Abolizione della Caccia hanno inviato ieri una diffida al presidente Chiodi, all'Assessore Febbo, al Direttore della Direzione Agricoltura De Collibus e al responsabile dell'Ufficio Caccia Recchia. Infatti, secondo le associazioni, la posizione espressa ieri da Febbo e dall'assessorato all'agricoltura non sono in linea con l'ordinanza del TAR.Le associazioni ricordano che il TAR ha censurato i punti più importanti del calendario venatorio approvato dalla Giunta Regionale che ora non esistono più e devono essere sostituiti immediatamente con un atto della stessa Giunta. Per capire la portata del provvedimento del TAR basti pensare che per ben 27 specie, quasi tutte quelle cacciabili, la Regione Abruzzo aveva aperto la caccia con periodi difformi dall'indicazioni dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca dell'Ambiente (ISPRA) senza dare – secondo l'ordinanza del TAR - adeguata motivazione scientifica a tali importanti scostamenti. In allegato al comunicato riportiamo una tabella con tali difformità e una seconda tabella con alcuni dati di alcune specie cacciabili secondo la Regione e in forte declino in tutta Europa. Pertanto ora la Regione Abruzzo dovrà per tutte queste specie chiudere la caccia anticipatamente rispetto a quanto previsto dal Calendario adeguandosi anche alle indicazioni dell'ISPRA !sulle modalità di caccia. Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “La Regione sta causando un caos senza precedenti sulla caccia. Questa è la quarta sconfitta di Febbo, della Giunta Regionale e della maggioranza sulla caccia in poco più di due anni. La Regione ha perso finora 3 volte al T.A.R. e lo scorso anno lo stesso Governo Berlusconi ha dovuto impugnare davanti alla Corte Costituzionale il calendario venatorio approvato direttamente dal Consiglio Regionale. Tutto ciò avrebbe consigliato maggiore cautela a chi deve tutelare in primis gli interessi generali promuovendo la conservazione della fauna selvatica che è patrimonio indisponibile dello Stato. Invece ques'anno è andata in scena una vicenda ancora più surreale a discapito delle azioni di tutela e conservazione anche di specie importanti quale l'Orso marsicano. Basti pensare che il Calendario venatorio è stato cambiato tre volte in poco più di due mesi sotto le nostre diffide ed osservazioni, con tentativi di aggirare !le stesse indicazioni date dall'ISPRA sul disturbo della caccia sull'Orso bruno. Su questo aspetto siamo arrivati al punto che il comitato Valutazione Impatto Ambientale della Regione ha prescritto alla Direzione Agricoltura di adeguarsi ad un parere dell'ISPRA che chiariva che tutte le modalità di caccia con cani provocano disturbo all'Orso marsicano. Cosa ha fatto la Direzione Agricoltura? Lo ha applicato con forte ritardo e comunque rendendo possibile la caccia alla Lepre con 4 cani per cacciatore nelle aree di massima importanza per l'Orso: si tratta della specie simbolo della regione per la quale il Parco d'Abruzzo per evitare il disturbo aveva chiuso alcuni sentieri agli escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracolla! Comunque, nonostante queste continue giravolte, il TAR ha censurato lo stesso e pesantemente il calendario venatorio. Evidentemente tutte queste lezioni non bastano perchè le dichiarazioni dell'Assessore Febbo rilasciate a se!guito dell'ordinanza del TAR e la sibillina e stringata nota d!ivulgata dalla direzione Agricoltura ci hanno lasciato senza parole soprattutto per quanto riguarda gli orari di caccia. Per questo ora li abbiamo diffidati nuovamente e li abbiamo avvisati che siamo determinati a perseguire ogni strada perchè siano pienamente rispettate le direttive comunitarie, le norme nazionali, le sentenze e le ordinanze, anche per eventuali danni che potrebbero verificarsi alla fauna selvatica, che è patrimonio indisponibile dello Stato”.Secondo le associazioni all'assessorato evidentemente è completamente sfuggito che il TAR L'Aquila con una sentenza passata in giudicato già nel 2010 aveva censurato la regione Abruzzo sulle modalità di formulazione degli orari giornalieri di caccia. Ora il T.A.R. Abruzzo ha dovuto reiterare la stessa censura. Pertanto il Calendario Venatorio è ora sprovvisto dell'indicazione degli orari di caccia. L'Assessorato pare aver dimenticato che è la stessa Legge Regionale 10/2004 sulla caccia che obbliga ad indicare chiaramente nel calendario gli orari di caccia giornalieri. E' del tutto evidente che in assenza di una riformulazione del punto bocciato da parte di chi è competente non si può andare a caccia. Il richiamo fatto dalla Regione alle indicazioni contenute nella legge nazionale sulla caccia è privo di senso perchè lì vi sono indicazioni generiche senza orari precisi in quanto gli orari di alba e tramonto variano di decine di minuti tra i quattro angoli del territ!orio nazionale. Inoltre il TAR non solo ha censurato gli orari e i periodi di caccia ma anche le modalità di caccia stabilite dalla regione in difformità con l'ISPRA.Le associazioni intervengono anche sulla questione della creazione dell'Osservatorio Faunistico Regionale in cui l'assessore Febbo ripone grandi speranze. Se l'assessore è così convinto della necessità di un approccio scientifico ai problemi faunistici, compresi quelli venatori, come mai non ha applicato le indicazioni dell'ISPRA, massimo organo scientifico dello Stato in materia? Il Regolamento predisposto dalla Direzione Agricoltura sul funzionamento dell'Osservatorio faunistico, ora in discussione al Consiglio Regionale, rende evidente che tale struttura nasce strumentalmente per cercare di “autocertificare” la bontà dell'operato della Giunta senza avere controlli esterni. Un osservatorio faunistico, prima di pensare alla caccia, in teoria dovrebbe supportare le politiche di una regione che ha centinaia di specie di alto valore conservazionistico, gran parte delle quali non cacciabili, e che ospita 3 parchi nazionali, 1 parco regionale e decine di riserve regional!i. Dovrebbe indicare alla Regione i dati faunistici utili alla redazione dei piani più svariati, da quello dei trasporti a quello paesaggistico, passando anche agli aspetti di sanità animale (basti pensare al caso dell'aviaria). Sarà un caso ma sull'operatività dell'Osservatorio Regionale dovrebbe decidere tutto la Direzione Agricoltura e non avranno alcun peso gli enti parco e le aree protette (che pure raccolgono la gran parte dei dati faunistici della Regione!), la direzione parchi e la direzione sanità della stessa Regione, le principali associazioni che studiano i vertebrati da decenni. Insomma, è palese la volontà di far nascere un osservatorio piegato agli interessi dei cacciatori. Sarà l'ennesima occasione persa per una Regione che non vuole fare i conti rispetto ai propri doveri per la tutela della Biodiversità?

venerdì 28 ottobre 2011

Incredibile Febbo su bocciatura TAR: sta tutto a posto!

CACCIA: FEBBO, APPLICATE LE NORME. PRESTO NOSTRO RICORSO


(REGFLASH) Pescara, 28 ott. L'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, in ordine alla sospensiva del Tar sul caldendario venatorio precisa che "tale sospensiva riguarda in sostanza gli orari giornalieri e il discostamento delle date di chiusura della caccia per alcune specie rispetto alle linee guida fornite dall'ISPRA in merito alla redazione dei calendari venatori". In relazione agli orari giornalieri, l'Assessore ha spiegato che "la Regione si è preoccupata, come ormai da anni, di dare certezze sia ai cacciatori che agli organi preposti alla vigilanza, quindi nulla di diverso in questo calendario c'era rispetto a calendari di anni precedenti. In applicazione della sentenza, di fatto si dovrà far espresso riferimento soltanto alla legge 157/92 che recita "La caccia è consentita da un'ora prima del sorgere del sole fino al tramonto". Secondo Febbo "è ben chiaro come questa generica indicazione può generare facilmente interpretazioni del tutto arbitrarie e quindi discutibili rispetto alla certezza degli orari indicati dalla Regione e comunque utilizzati ufficialmente dall'aeronautica militare. Non di poco conto appare questa certezza, se si considera che in caso di incidenti, la contestazione da parte della vigilanza, potrebbe configurarsi in modo completamente diverso dall'incidente di caccia, deprecabile ma sempre possibile". In ordine poi alla questione del discostamento delle date di chiusura rispetto alle linee guida dell'ISPRA, "il TAR ne rileva soltanto la inadeguata motivazione. Ora chiaramente in questa fase la Regione provvederà ad adeguare le date come da ordinanza di sospensiva, ma sta già predisponendo ricorso al Consiglio di Stato, contro un'ordinanza che non si condivide. Ribadisco - sottolinea Febbo - che l'ordinanza è solo una sospensiva mentre la decisione di merito è rinviata ad aprile 2012 e quindi appare del tutto ingiustificato il solito trionfalismo del WWF, in quanto al momento l'attività venatoria può continuare senza sostanziali variazioni. Riferisco infine che la Regione ha attivato percorsi mai avviati prima in Abruzzo che condurranno per la prima volta ad una vera gestione tecnico-scientifica della fauna e dell'ambiente scevra di qualsiasi condizionamento passionale e di parte da qualunque direzione provengano. Ne è riprova che finalmente viene attivato l'osservatorio faunistico regionale presentato nel recente convegno del 21 ottobre, in cui i migliori scienziati e tecnici faunistici italiani, hanno dato indicazioni operative alle quali ci si atterrà, a dimostrazione dell'impegno e serietà con cui il sottoscritto intende gestire il settore. Il convegno tra l'altro, ha ricevuto il plauso di tutti i partecipanti venuti anche da altre regioni d'Italia". (REGFLASH) US/11/10/28

giovedì 27 ottobre 2011

Ecco l'ordinanza del TAR

N. 00357/2011 REG.PROV.CAU.
N. 00574/2011 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA
Il Tribunale Amministrativo Regionale per l' Abruzzo
(Sezione Prima)
ha pronunciato la presente
ORDINANZA
sul ricorso numero di registro generale 574 del 2011, proposto da:

Associazione Italiana Per il World Wide Fund For Nature Ong.Onlus, Animalisti Italiani Onlus, Lega Per L'Abolizione della Caccia Onlus, rappresentati e difesi dall'avv. Michele Pezone, con domicilio eletto presso Vittorio Avv. Isidori in L'Aquila, via Avezzano, 11 Fab/B;

contro
Regione Abruzzo in Persona del Presidente P.T., rappresentato e difeso dall'Avvocatura Dello Stato, domiciliata per legge in L'Aquila, Complesso Monumentale S. Domenico;
per l'annullamento
previa sospensione dell'efficacia,
DELLA DELIBERAZIONE N. 543 DEL 3.8.2011 (CALENDARIO VENATORIO 2011-2012)

Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Regione Abruzzo in Persona del Presidente P.T.;
Vista la domanda di sospensione dell'esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;
Visto l'art. 55 cod. proc. amm.;
Visti tutti gli atti della causa;
Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 26 ottobre 2011 il dott. Alberto Tramaglini e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

- Considerato che il parere ISPRA del 23 maggio 2005 evidenzia che “per diverse specie i periodi e le modalità di prelievo … risultano più estesi rispetto a quelli indicati” nel documento denominato “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge comunitaria 2009, art. 42” e che tali previsioni “non sono condivisibili da parte di questo Istituto che, pertanto, esprime parere sfavorevole alla loro adozione”;
- Considerato che le osservazioni provenienti da “organo scientifico e tecnico di consulenza” (art. 7 l. 157/1992” possono essere disattese dall’amministrazione, che però ha l’onere di esprimere le valutazioni che l’hanno portata a disattendere il parere;
- Rilevato che gli atti del procedimento non esprimono tale adeguata motivazione;
- Ritenuta altresì la fondatezza dei rilievi riguardo al capo A, punto 4, del calendario nella parte in cui fissa “orari convenzionali” per il sorgere ed il tramontare del sole su tutto il territorio regionale;
- Ritenuto che talune questioni non siano in questa sede rilevanti essendo le stesse inerenti alle date di apertura, mentre gli altri aspetti devono essere trattate nella più adeguata sede di merito, implicando le stesse valutazioni complesse (anche dal punto di vista della legittimità costituzionale) che esorbitano dalla fase cautelare;
P.Q.M.


Il Tribunale Amministrativo Regionale per l'Abruzzo
Accoglie la domanda cautelare nei limiti indicati in motivazione e per l'effetto sospende l’efficacia dei relativi capi dell’atto impugnato;
Fissa per la trattazione del ricorso l'udienza pubblica del 4 aprile 2012.
Compensa le spese della presente fase cautelare.
La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.
Così deciso in L'Aquila nella camera di consiglio del giorno 26 ottobre 2011 con l'intervento dei magistrati:
Cesare Mastrocola, Presidente
Paolo Passoni, Consigliere
Alberto Tramaglini, Consigliere, Estensore


L'ESTENSORE

IL PRESIDENTE


DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 27/10/2011
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

Il TAR Abruzzo boccia ancora una volta il calendario venatorio!

COMUNICATO STAMPA WWF DEL 27/10/2011

Il TAR censura la Regione Abruzzo sul Calendario Venatorio su ricorso del WWF, degli Animalisti Italiani e della Lega per l'Abolizione della Caccia.

Crolla il cuore del calendario venatorio, periodi di caccia da rifare completamente.


Il TAR di L'Aquila ha sospeso una buona parte del calendario venatorio della Regione Abruzzo, accogliendo il ricorso presentato da WWF, Animalisti Italiani e Lega Abolizione della Caccia.

Dichiara l'Avv.Michele Pezone, che ha curato il ricorso per le associazioni “Nel nostro ricorso abbiamo sollevato numerose questioni circa la legittimità del comportamento della Giunta Regionale che, nel formulare il calendario venatorio 2011-2012, aveva largamente disatteso il parere dell'Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione dell'Ambiente (ISPRA), massimo organismo scientifico dello Stato. In particolare la Giunta Regionale ha completamente stravolto i periodi di caccia per le singole specie che erano stati suggeriti dall'ISPRA, allungando il periodo di caccia per ben 27 di queste. Il T.A.R. ha ritenuto che la Giunta Regionale non ha motivato adeguatamente tutti questi abnormi scostamenti dai periodi indicati dall'ISPRA. Inoltre il TAR ha censurato la Regione anche sugli orari di caccia”.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “E' l'ennesima sconfitta della Regione Abruzzo in materia venatoria. L'ordinanza del TAR colpisce il cuore stesso del Calendario Venatorio, i periodi di apertura della caccia. La deriva filovenatoria della Direzione Agricoltura e del relativo ufficio caccia e l'estremismo dell'Assessore Febbo stanno causando un vero e proprio kaos nel settore della caccia a discapito della conservazione delle specie. Ad agosto abbiamo prima visto abortire, grazie alla nostra determinazione e all'opposizione di alcuni consiglieri regionali di minoranza, il tentativo da parte della maggioranza di varare il calendario venatorio per legge regionale. Da agosto in poi, la Giunta ha varato ben tre diverse versioni del Calendario, cosa che non l'ha messa al riparo dalle censure del T.A.R. Ora la Giunta Regionale deve gettare la spugna ed arrendersi all'evidenza, adeguando immediatamente i periodi di caccia per tutte le specie alle indicazioni d!
ell'ISPRA.”

mercoledì 19 ottobre 2011

Calendario venatorio Abruzzo: modifiche ed integrazioni del 17 ottobre 2011



Riportiamo di seguito la DGR n. 694 del 17 ottobre 2011con la quale sono state apportate modifiche e integrazioni al calendario venatorio regionale 2011/2012.


Nello specifico è stata introdotta, al Capo M, una specifica regolamentazione dell'attività venatoria nella zona A del PATOM relativamente alla caccia alla lepre, alla coturnice e alla volpe.



Al Capo M, viene aggiunto il punto 19) come segue: " nella zona A del PATOM è adottata la seguente regolamentazione:
 la caccia alla lepre con il cane può essere esercitata, dal cacciatore singolo o dalla squadra, con una muta composta da un numero massimo di quattro cani, fino al 31 ottobre; dal 1 novembre fino alla chiusura della caccia alla lepre non vi sono limiti al numero di cani che è consentito utilizzare;
 la caccia alla coturnice, fermo restando quanto previsto al punto 9) del capo b) del calendario venatorio, può essere esercitata fino al 31 ottobre con un solo cane per cacciatore; dal 1 novembre fino alla chiusura della caccia alla coturnice non vi sono limiti al numero di cani che è consentito utilizzare;
 la caccia alla volpe con il cane è vietata fino al 31 ottobre; dal 1 novembre fino alla chiusura della caccia alla volpe, tale forma di caccia è consentita secondo le disposizioni di cui al capo b) del calendario venatorio.

venerdì 14 ottobre 2011

Caccia in zona A del PATOM: tutte le inadempienze e le incapacità dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Abruzzo

In Abruzzo la polemica sull’apertura della caccia in zone importanti per l’Orso non si placa.
La discussione, che vede impegnato l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Abruzzo e l’ ‘Ufficio Programmazione gestione faunistico venatoria’ nelle persone del dottor Franco Recchia e dell’ingegner Luigi De Collibus, e il WWF , si protrae dall’inizio di agosto.

A tutt’oggi però, le indicazioni della Regione Abruzzo sulla questione non sono ancora chiare.

Abbiamo intervistato sull’argomento il dottor Augusto De Sanctis, Coordinatore delle Oasi abruzzesi per il WWF.

Domanda: In che modo è regolamentata la caccia nella zona di protezione esterna del PNALM (ZPE) e nella zona A del PATOM? Secondo quale normativa?


Augusto De Sanctis: Bisogna chiarire in primo luogo che non vi è piena coincidenza tra ZPE del Parco e zona A del Patom, in quanto la zona di protezione esterna deriva da provvedimenti legislativi e amministrativi che risalgono a decenni or sono. Recentemente il PNALM ha anche chiesto l’ampliamento della ZPE stessa. La zona A del Patom è stata invece individuata da due anni con procedure scientifiche attraverso raffinate analisi statistiche che hanno permesso di associare alle diverse zone del territorio un diverso valore per quanto riguarda il livello di idoneità per la vita dell’orso. Tali tecniche utilizzano i dati reali di localizzazione degli orsi – ad esempio seguendo orsi dotati di radiocollare – incrociandoli con i dati ambientali, come la presenza di bosco, la distanza dalle strade ecc. Per questo non vi è sovrapposizione tra i confini delle due aree.
In queste zone la caccia è normata in primo luogo dal Calendario Venatorio varato dalla Regione Abruzzo. Nella ZPE del Parco esiste un’intesa, richiamata dal calendario venatorio, tra Parco stesso e Provincia, ma riguarda esclusivamente il cosiddetto “carico venatorio”, che permette di avere una densità di cacciatori per ettaro minore rispetto alle aree esterne alla ZPE. Restano invariati, rispetto a tutte le altre aree, i periodi di caccia e le specie cacciabili. L’intesa tra PNALM e provincia prevede che il parco possa vietare alcune forme di caccia in alcune aree di presenza della specie (come ad esempio le aree di tana). In ogni caso è il calendario venatorio con le eventuali prescrizioni del comitato V.I.A. a decidere a quali specie si caccia e come.



D:Nel periodo in cui l’orso è alla ricerca di cibo nella ZPE e nella zona A del PATOM che tipo di caccia è permessa e a quali animali?

A.D.S.: La situazione, a caccia aperta, è ancora in divenire e cambia ormai quasi ogni giorno. L’Assessorato all’Agricoltura è riuscito a cambiare già due volte il calendario in poco più di due mesi e si appresta a farlo per la terza volta. Ricordo che a norma di legge il calendario venatorio dovrebbe essere varato a giugno! Il 3 agosto scorso il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale (Comitato V.I.A.) della Regione Abruzzo, su richiesta del PNALM, aveva chiuso completamente la caccia a qualsiasi specie e in qualsiasi modalità nell’intera area A del PATOM fino al 30 ottobre. Nel resto della regione si sarebbe aperta la caccia il 18 settembre, con tanto di preapertura su alcune specie al 3 settembre. Successivamente il comitato V.I.A. il 13 settembre, a soli 5 giorni dall’apertura generale della stagione venatoria, su richiesta dell’Assessorato all’Agricoltura e senza alcun dato scientifico, ha tolto inopinatamente questa prescrizione riaprendo la caccia a tutte le specie, ponendo alcune limitazioni solo per la caccia al Cinghiale rispetto al resto d’Abruzzo (prevedendo la caccia esclusivamente con carabina da appostamento dal 18 settembre al 30 ottobre e poi la caccia in girata dall’1 Novembre al 18 dicembre). Sulle altre specie la caccia era – è – aperta come nel resto del territorio. Questa seconda decisione del V.I.A. è stata veramente incredibile e illogica perchè da un lato si limitava la caccia con i cani al cinghiale (sono, infatti, i cani a causare il maggiore disturbo all’orso) ma nello stesso tempo si riapriva la caccia alle altre specie, sempre con il cane (come la caccia alla Volpe). Ovviamente il WWF ha contestato duramente questa decisione e gli stessi cacciatori hanno protestato, anche di più rispetto alla prima decisione del V.I.A., perchè solo pochissimi di loro hanno già conseguito il permesso da selecontrollori per poter sparare da appostamento con carabina. Ricordo che i cacciatori pagano le tasse in primavera e, quindi, era ovvia la disparità di trattamento conseguente ad una decisione presa a soli 5 giorni dall’avvio della stagione. A nostro avviso, anche senza richiamare le più importanti questioni collegate al disturbo sull’orso, la chiusura sic et simpliciter della caccia fino al 30 ottobre avrebbe alla fine provocato meno tensioni tra i cacciatori perchè tutti sarebbero stati trattati nello stesso modo. Avrebbero magari recriminato un po’ ma almeno non si sarebbero sentiti vittime di una vera e propria ingiustizia. Inoltre i cacciatori avrebbero capito che per il prossimo anno sarebbe stato necessario fare pratica e prepararsi a modificare profondamente il loro modo di cacciare. In ogni caso non sarebbero mica rimasti a casa, potevano comunque andare a caccia fin dal 18 settembre nelle altre zone dell’ambito esterne all’area A importante per l’Orso.
Lo scorso 6 ottobre, dopo una nota di diffida scritta dall’avvocato del WWF a ogni singolo membro del Comitato V.I.A., il Comitato V.I.A. ha riesaminato nuovamente la questione. La Direzione Parchi, al contrario di quanto fatto dalla Direzione Agricoltura, ha chiesto espressamente all’ISPRA, il massimo organo scientifico nazionale, se la caccia con cani, anche quella su altre specie diverse dal cinghiale, costituisca o meno un fattore di disturbo per l’Orso. La risposta dell’ISPRA è stata inequivocabile: tutte le forme di caccia vagante con l’ausilio del cane (quindi anche quelle a Lepre, Coturnice, Volpe ecc.) sono fonte di disturbo per l’Orso. Il Comitato V.I.A. ha quindi “ri-riformulato” il suo parere imponendo alla Direzione Agricoltura di adeguare il Calendario Venatorio al parere dell’ISPRA. Oggi, ad oltre 5 giorni dalla decisione del V.I.A. ed a caccia aperta, la Direzione Agricoltura non ha ancora ottemperato e per questo il nostro avvocato ha dovuto mandare una diffida al Dr. Recchia e al Dr. De Collibus. Quindi in questo preciso momento, si caccia ancora con le pochissime prescrizioni poste per la sola caccia al Cinghiale. Peraltro è fatto noto che le forze dell’ordine sono, nei fatti, impossibilitate a far rispettare il divieto di caccia al cinghiale con il cane per un semplice motivo: se qualcuno ferma un cacciatore questi potrà sempre dire di stare a caccia non di cinghiali ma di volpi, con i cani; una cosa attualmente permessa nella Zona A del Patom.

D: Chi può cacciare nella zona A del PATOM? E in quelle in cui è segnalata la presenza dell’orso? Di che numero di cacciatori si tratta?

A.D.S.: 
L’area A del PATOM interseca il territorio di diversi Ambiti Territoriali di Caccia (Peligno; Avezzano; Roveto-Carseolano). Sono alcune migliaia i cacciatori ammessi, tenendo poi conto del fatto che la Direzione Agricoltura della Regione Abruzzo ha introdotto nel calendario venatorio il cosiddetto Comparto Unico per la migratoria. Sostanzialmente, tutti i cacciatori della regione possono muoversi senza rispettare gli Ambiti in cui è suddiviso il territorio. Teoricamente dovrebbero almeno rispettare l’indice di densità venatoria ma il kaos è a livelli tali che nutriamo seri dubbi sul reale rispetto di questo limite. Il comparto unico è una cosa estremamente grave in quanto salta completamente il cosiddetto legame tra cacciatore e territorio, favorendo quel nomadismo venatorio che proprio la legge 157/92 aveva cercato di limitare. Basti pensare che la 157/92 prescrive che gli ambiti territoriali di caccia in cui i cacciatori possono iscriversi devono avere dimensioni sub-provinciali mentre qui si parla di un ambito unico che coincide con il territorio regionale! Questa decisione della regione stride con le posizioni che negli ultimi anni aveva pubblicamente preso l’attuale responsabile dell’ufficio caccia della Regione. Tra l’altro così non si fa altro che aumentare le tensioni tra i cacciatori dell’interno, visto che da un lato si vedono piovere vincoli e dall’altro devono accettare l’arrivo di orde di cacciatori dalla costa nelle loro aree. Sarebbe importante mantenere un saldo legame tra territorio e cacciatore: è un fattore chiave – anche se non l’unico – per rendere i cacciatori più responsabili. Il varo delle cosiddette aree contigue attorno ai Parchi, previste dalla Legge sui Parchi 394/91 e in cui far cacciare solo i residenti, risolverebbe il problema. Quindi da un lato abbiamo le leggi che vanno in un senso e l’assessorato all’agricoltura che con solerzia degna di miglior causa si muove nella direzione opposta. Perchè non investono il loro tempo, pagato non solo dai cacciatori della costa ma da tutti i cittadini, per varare le aree contigue, previste da 15 anni da una legge dello stato?
In passato nel PNALM, ma anche in altri paesi europei, è accaduto che gli orsi venissero uccisi nella ZPE o nelle zone contigue alle aree protette. In che modo un’ipotesi del genere oggi è scongiurata con certezza? Cosa è cambiato rispetto agli anni 80 o cosa è diverso rispetto, per esempio, al caso dei Pirenei in cui i cacciatori si sono ritrovati a sparare per “legittima difesa”?
Quasi dieci orsi morirono anni fa nella ZPE durante braccate al cinghiale. In ogni caso ogni anno per sbaglio in Italia muoiono alcune decine di persone in cosiddetti incidenti di caccia. Stiamo parlando di umani che sparano ad altri umani. Basta solo questo per certificare l’esistenza di un concreto e reale pericolo diretto di uccisione per l’orso bruno, a parte la questione disturbo causato dai cani.

D.: Quanto è importante secondo lei che nella ZPE del PNALM e nella zona A del PATOM gli orsi non vengano disturbati e come quantificherebbe l’eventuale disturbo arrecato dai cacciatori? Quale tipo di caccia, a prescindere da cosa preveda il calendario venatorio, è più dannosa per l’orso?


A.D.S.: La caccia più dannosa è senz’altro la braccata, con decine di cani lanciati nei boschi. Teoricamente siamo riusciti a vietarla qualche anno fa in alcune aree, ma ci sono i problemi relativi all’attuazione e alla sorveglianza che ho ricordato prima. In ogni caso per noi qualsiasi forma di caccia crea un disturbo, su una popolazione di orsi che è già fortemente stressata da cause antropiche. Basti pensare che attualmente alla mortalità naturale si aggiunge un numero di animali che muoiono per cause collegate all’uomo (bracconaggio; incidenti stradali ecc.) del tutto insostenibile. Se si prosegue in questo modo perdiamo l’orso nell’Appennino e dovremo cambiare finanche i simboli dei nostri parchi! Estinzione è per sempre, diceva uno slogan del WWF. In questo contesto è del tutto evidente che una persona, anche senza cani, che spara con un fucile crea un disturbo inaccettabile per l’orso, provocando, ad esempio, l’allontanamento dalle aree migliori per l’alimentazione. Basti pensare che in questo periodo ci sono le femmine che devono immagazzinare quante più energie per poi poter allattare i cucciori. Più disturbo, meno tempo per alimentarsi, meno energie e latte, meno cuccioli prodotti. La popolazione appennica di orso si salva agendo su due variabili demografiche: solo con più nascite e con meno morti aumenta la popolazione. Il PNALM quest’anno è arrivato giustamente a vietare l’accesso ad alcuni sentieri ai semplici turisti, al massimo dotati di telecamera e binocolo. Si vuole sostenere che una persona che vaga sparando con un fucile, anche dieci volte di seguito in dieci minuti, non crea disturbo? Per la nostra esperienza il disturbo attuale nelle aree A del PATOM è forte. Peraltro segnaliamo che non computeremo fino in fondo il reale impatto della caccia fino a quando la caccia stessa non sarà limitata in maniera importante. Solo allora capiremo quante risorse trofiche sono attualmente rese inaccessibili, totalmente o temporaneamente, dal disturbo venatorio, visto che la caccia non è stata mai sospesa in queste aree. Lì capiremo le reali potenzialità del territorio, in parte inespresse a causa della caccia. Sarà un caso che la maggiore densità di orsi si ha nel Parco, quando anche altre aree esterne al parco sono molto idonee alla specie. Chi vive in campagna in aree aperte alla caccia sa qual è il disturbo causato dai cacciatori: spesso si è svegliati dai colpi di fucile. E’ così difficile ammettere che un orso in tana può essere disturbato in un momento delicatissimo dai colpi di fucile?

D.: Qual è secondo lei il modo migliore per impostare e risolvere il contendere sulla caccia nella ZPE? Il PATOM potrebbe essere uno strumento efficace? Che peso ha il parere del PNALM nella strategia che lei proporrebbe?


Il ruolo del PNALM è fondamentale, come accaduto anche in questa vicenda, visto che la chiusura nella zona A è stata richiesta da questo Ente. Devo dire, però, che l’orso si salva se tutti fanno il loro dovere. E’ il tempo della responsabilità, anche personale, perchè gli enti e le istituzioni funzionano se le persone che vi lavorano fanno quello che devono. Per questo siamo intervenuti con diffide personali e divulgando i nomi dei membri del comitato V.I.A. che avevano votato contro le misure volte alla tutela dell’Orso, altrimenti sembra che la responsabilità è sempre di qualcun altro. Il PATOM è lo strumento che tanti enti hanno sottoscritto per salvare l’Orso. Forse alcuni enti che hanno firmato possono anche aver pensato di poter fare solo bella figura. In questi giorni si sta giocando una partita importante, tra chi intende piegare il PATOM a qualsiasi esigenza diversa rispetto alla tutela dell’Orso e chi invece vuole attuare pienamente l’accordo, leggendolo integralmente e non richiamando solo le parti che fanno comodo. Posso dire che solo quando vedremo la Direzione Agricoltura della Regione spendere il 90% del suo tempo-lavoro per varare le aree contigue riservate ai cacciatori residenti, misura prevista espressamente dal PATOM, iscriveremo questo settore della Regione tra chi vuole realmente e concretamente attuare il PATOM. 
Una volta realizzate le aree contigue riservate ai cacciatori del luogo, sarà sempre necessario prevedere un divieto di caccia nell’area A del Patom almeno nei periodi autunnali importanti per l’orso, visto che un colpo di fucile non suona in maniera diversa per l’orso se è sparato da un forestiero o da un residente. I cacciatori del posto potrebbero però usufruire di tale territorio in maniera del tutto esclusiva nel restante periodo in cui la caccia sarebbe aperta, fermo restando che lo dovranno fare adottando forme di caccia in generale meno impattanti (ad esempio, uso della carabina da appostamento) e comunque attuando quelle che prevede la 157/92 e, cioè, un prelievo realmente sostenibile delle varie specie, con censimenti preventivi, piani di abbattimento, quote di prelievo per cacciatore ecc. Ovviamente il WWF sarebbe per iniziative ancora più drastiche tenuto conto dello stato pietoso in cui versa l’attività venatoria in Italia, ma vedremo cosa decideranno gli Enti coinvolti nel PATOM.

D.: In un articolo apparso su bighunter.it si afferma che l’assessore Febbo ha dichiarato che “questo assessorato ha chiesto al Ministero dell’Ambiente “l’affidamento delle azioni relative alla gestione venatoria nelle aree interessate dal Patom”. A chi sono affidate ora le azione relative alla gestione venatoria delle
aree interessate dal PATOM? Potrebbe spiegarci quale sarebbero gli effetti di questo eventuale affidamento all’assessorato all’Agricoltura?

A.D.S.: Il PATOM è uno strumento che funziona quando gli enti si siedono attorno ad un tavolo con un unico obiettivo, quello di salvare l’orso, ognuno cercando di svolgere bene il proprio ruolo. La collegialità è fondamentale. Primogeniture non devono esserci, anche se il PNALM giustamente ha responsabilità importanti visto che gestisce direttamente il territorio con la più alta concentrazione di orsi. Figuriamoci se può candidarsi a tale ruolo, che comunque non esiste, un assessorato che finora è stato completamente assente in questo tavolo e che si risveglia, in maniera piuttosto scomposta, solo perchè ha visto nel PATOM un possibile limite alla caccia. Alcuni mesi fa, prima che scoppiasse questo kaos, avevamo consigliato caldamente all’Assessorato all’agricoltura di agire con prudenza e senza strappi, anche perchè sprovvisto di adeguate forze – e ragioni – per sostenere le posizioni che ha portato avanti finora. Basti pensare che l’assessorato, dopo il primo voto del Comitato V.I.A., ha ammesso di non avere neanche la cartografia del PATOM per attuare le prescrizioni! Un gesto di buona volontà sarebbe stato quello di non attivare il comparto unico sulla migratoria. Non ci hanno ascoltato e in tre mesi abbiamo dovuto assistere ad uno spettacolo piuttosto triste, con tentativi di approvare un calendario venatorio in pieno agosto con legge regionale e non con atto amministrativo (legge naufragata solo per la nostra opposizione e per l’ostruzionismo di alcuni consiglieri regionali), continue giravolte sul calendario fin da giugno, ben tre pareri del comitato V.I.A. sul calendario venatorio, di cui due rilasciati a caccia aperta. Senza considerare la confusione su altre specie come la Coturnice. Insomma, se il PATOM fosse una squadra di calcio, con questo curriculum di certo l’assessorato all’agricoltura dovrebbe avere la sensibilità di avvicinarsi al PATOM in punta di piedi e sottovoce, chiedendo permesso agli altri per allenarsi, ascoltando in silenzio i consigli dei veterani del PATOM. Stando possibilmente, e a lungo, in panchina per imparare a memoria gli schemi e le regole. Altrimenti, dopo il giallo sventolato dall’ultimo comitato V.I.A., si rischia il cartellino rosso…

venerdì 7 ottobre 2011

Pescara. Cacciatori picchiano un avvocato, 9 denunce

La lite nei pressi di Carpineto, il professionista passeggiava sul suo asinello e ha fatto notare che si sparava troppo vicino alla strada

Il legale aggredito e lasciato a terra ferito nelle campagne, la sorella ha avvertito il 112
Sette persone coinvolte sono di Civitella Casanova una di Collecorvino e un’altra di Pescara Indagano i carabinieri
CLAUDIA FICCAGLIA


CARPINETO DELLA NORA. Una battuta di caccia finisce in rissa e 9 persone vengono denunciate. Il fatto è accaduto nelle campagne di Carpineto della Nora, a confine con Civitella Casanova. Coinvolti otto cacciatori e un avvocato del luogo, che stava passeggiando a cavallo del suo asinello.
Quando il gruppo di cacciatori ha incrociato l’avvocato, si è acceso un diverbio sembra per motivi banali, per una battuta di troppo, che si è trasformato in una violenta lite.
Dalla ricostruzione dei carabinieri di Civitella Casanova, sembra che i fatti si siano svolti in questo modo. La squadra di cacciatori si trovava in contrada Colle, nel territorio di Carpineto della Nora, sulle tracce di cinghiali. Uno dei cacciatori, R.F., mentre era nei pressi della propria auto, parcheggiata su una strada che dalla provinciale si interna nelle campagne, è stato raggiunto dall’avvocato, L.C., che stava facendo una passeggiata a dorso del suo asinello. Tra i due sarebbe nata subito un’accesa discussione, innescata dalla domanda dell’avvocato, il quale chiedeva spiegazioni sul perché i cacciatori stessero sparando così vicino alla strada. Sembra che dall’alterco verbale si sia passati subito alle mani e che le urla abbiano richiamato gli altri compagni di squadra del cacciatore. L’intenzione era quella di separare i due contendenti, ma l’intervento non ha ottenuto il risultato sperato, contribuendo, invece, a surriscaldare ancora di più gli animi. In pochi istanti tutti i presenti sono stati coinvolti direttamente o indirettamente in una zuffa furibonda, quasi un pestaggio nei confronti dell’avvocato che alla fine è stato lasciato a terra, ferito, con il setto nasale rotto e sanguinante.
L’allarme ai carabinieri è scattato solo alcune ore dopo, quando qualcuno ha avvertito la sorella del professionista di quanto accaduto e la donna ha avvisato il 112. Sul posto si è portata la pattuglia radiomobile dei carabinieri della compagnia di Penne, coordinati dal capitano Massimiliano Di Pietro, e successivamente sono sopraggiunti anche quelli della stazione di Civitella Casanova. L’avvocato è stato subito condotto in ospedale, dove sono state riscontrate lesioni di una certa importanza e contusioni su varie parti del corpo, giudicate guaribili in 25 giorni. Gli otto cacciatori protagonisti della rissa, R.F, R.A., R.L., I,V., M.P., M.A., I.R.A. e F.G., sei di Civitella Casanova, uno residente a Collecorvino e un altro di Pescara, non hanno subìto conseguenze fisiche, tranne il primo, che ha 10 giorni di prognosi. Tutte le persone coinvolte nella rissa sono state denunciate in stato di libertà. Sono in corso ulteriori indagini per stabilire le singole responsabilità.


martedì 4 ottobre 2011

L' OFR serve solo per “timbrarsi in casa” i pareri in campo venatorio

COMUNICATO STAMPA DEL 04 OTTOBRE 2011

La Giunta regionale propone un Osservatorio Faunistico Regionale “fantasma”.

Esclusi dal confronto i protagonisti della ricerca in campo faunistico: aree protette, associazioni di specialisti e università.

Appello delle associazioni al Consiglio regionale: bloccare l'iter, così l'OFR serve solo per “timbrarsi in casa” i pareri in campo venatorio.

Le associazioni LIPU, WWF, ALTURA, Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS e Societas Herpetologica Italica contestano fortemente la proposta di regolamento approvata dalla Giunta Regionale per l'Osservatorio Faunistico Regionale. La proposta è approdata in Consiglio Regionale ed è in discussione presso la Terza Commissione.

Il Regolamento prevede che l'attività dell'osservatorio possa in teoria spaziare su molteplici fronti della ricerca e monitoraggio in campo ambientale, sovrapponendosi addirittura alle competenze di altre direzioni della Regione (come la Sanità, in campo veterinario) e di altri Enti, come gli Enti Parco. Il tutto, però, in maniera autoreferenziale, accentrando sulla Direzione Agricoltura della Regione, che ha quasi esclusivamente competenze in materia venatoria, i poteri che riguardano i monitoraggi faunistici anche di specie protette. La Direzione Agricoltura approverà direttamente il programma di attività dell'O.F.R., quando i monitoraggi faunistici sono di enorme importanza per molti settori della Regione. Se da un lato potrebbe apparire utile allargare le competenze dell'O.F.R., dall'altro, con queste premesse, la associazioni ritengono di poter dubitare della reale intenzione della Regione Abruzzo di costituire un centro effettivamente collegato al monitoraggio e a!
llo studio della Fauna e non meramente un piccolo ufficio completamente strumentale all'attività venatoria. Infatti l'O.F.R. darà i pareri sulle questioni venatorie!

Per le associazioni rischia di essere quindi un'operazione di piccolo cabotaggio e particolarmente miope in quanto il monitoraggio ambientale interessa trasversalmente moltissime delle attività della Regione Abruzzo per le quali la regione stessa ha dei precisi obblighi. I dati faunistici servono alla corretta applicazione delle Direttive “Acque” 60/2000/CEE, “Uccelli” 147/2009/CEE, “Habitat“ 43/92/CEE, alla redazione e al costante monitoraggio di piani e programmi quali, a mero titolo di esempio, il piano paesistico e quello di tutela delle acque. Sono tutte questioni su cui un efficiente ed efficace Osservatorio Faunistico Regionale potrebbe svolgere un importante ruolo di supporto.

A riprova della scarsa lungimiranza della Giunta Regionale, la bozza di Regolamento è stata valutata solo con le Province, ancora enti che hanno competenza in materia venatoria, lasciando fuori dalla discussione chi ha maggiormente contribuito alla ricerca scientifica in campo faunistico in Abruzzo. Nonostante gli slogan circa l'adozione nella nostra Regione di metodi che premino il merito, sono state però escluse dalla discussione quelle organizzazioni che hanno prodotto il 95% delle pubblicazioni scientifiche (stiamo parlando delle riviste scientifiche del mondo accademico) riguardanti l'avifauna e l'erpetofauna della Regione. Se si considerano, poi, le ricerche pubblicate su riviste scientifiche internazionali dotate di Impact Factor, quelle su cui si fonda il sapere scientifico nei vari campi della scienza (dalla medicina alla fisica passando per le scienze sociali), la Giunta regionale non ha ascoltato nessuno degli studiosi operanti in Abruzzo aventi nel proprio cur!
riculum tali pubblicazioni. A mero titolo di esempio, gli ornitologi e gli erpetologi afferenti alle organizzazioni scriventi hanno pubblicato su riviste quali Journal of Zoology - London, Journal of Canadian Zoology, AMBIO (che è la rivista dell'Accademia reale delle Scienze svedese), Ardea, Acta Herpetologica, Ibis ecc.

Sono state altresì escluse le aree protette nazionali e regionali, che tutelano un'importante percentuale di territorio regionale, in questi anni hanno prodotto numerosi studi faunistici (basti pensare ai numerosi LIFE approvati dall'Unione Europea sui vertebrati come Orso bruno, Lupo e Camoscio). Spesso tali studi sono gli unici sulla quale la Regione Abruzzo può (o, sarebbe meglio dire, potrebbe) basarsi per impostare le proprie politiche affinchè esse siano realmente sostenibili. Nonostante ciò neanche gli Enti Parco e le Riserve regionali appaiono essere state ascoltate, così come le Università.

Tale approccio dell'Assessorato all'Agricoltura appare volto, quindi, ad evitare strenuamente il confronto con quegli attori che più hanno contribuito alle conoscenze faunistiche nella Regione e confligge clamorosamente con l'asserita volontà di provvedere a molteplici iniziative in campo faunistico .

Le associazioni rimarcano, infine, le gravissime lacune amministrative dell'atto approvato dalla Giunta, evidenziate dagli stessi uffici regionali (basti pensare che avevano previsto una “sede legale” per un Osservatorio che amministrativamente costituirebbe un mero ufficio della Regione!)

Le associazioni chiedono quindi al Consiglio Regionale di bloccare l'iter autorizzativo per recuperare quel confronto che è completamente mancato. La ricerca faunistica non può essere piegata alle sole esigenze del mondo venatorio!