mercoledì 28 marzo 2012

Riserva Regionale Bosco di Don Venanzio”: non si caccia neppure nel territorio di Vasto se non cambia la normativa regionale

COMUNICATO STAMPA DEL 28 MARZO 2012

Le Guardie Giurate Venatorie sulla Riserva Regionale Bosco di Don Venanzio”: non si caccia neppure nel territorio di Vasto se non cambia la normativa regionale

VASTO - Nei giorni scorsi sono state rilasciate alla stampa dal consigliere comunale Del Prete alcune dichiarazioni in merito alla vicenda dei confini della Riserva Naturale Guidata Regionale “Bosco di Don Venanzio”.

Del Prete sostiene che la Riserva “contiene erroneamente decine di ettari di territorio di Vasto” citando inoltre “vicende che hanno visto protagonisti cacciatori denunciati perché sorpresi all’interno della riserva, ma in territorio del Comune di Vasto che, per legge, dovrebbe essere fuori dalla riserva”.

Sulla vicenda intervengono le Guardie Giurate Volontarie dell’Associazione WWF e quelle dell’Associazione Corpo Provinciale G.e.v. “Chieti” che escludono, stando all’attuale normativa vigente, qualsiasi possibilità di esercitare la caccia all’interno della Riserva Regionale “Bosco di Don Venanzio” sia in agro del comune di Pollutri sia in quello di Vasto.

Dichiara Claudio Allegrino, Coordinatore delle Guardie Giurate del WWF: i confini della Riserva sono indicati nella cartografia allegata alla legge regionale che istituisce la Riserva Regionale. Essi comprendono i comuni di Vasto e di Pollutri. Questa cartografia è l’unica che abbia valore legale in quanto l’unica ad essere pubblicata sul Bollettino Regionale (BURA) della Regione Abruzzo.

Dichiara Antonio Giovannelli Presidente delle Guardie Volontarie Venatorie dell’Associazione Corpo Provinciale GEV “Chieti”: le Guardie Venatorie agiscono nel rispetto della normativa vigente in base alla quale l’attività venatoria svolta all’interno dei confini della Riserva (come delimitati dalla cartografia e normativa in vigore) è vietata e penalmente perseguita. Il consigliere Del Prete fa riferimento ad una proposta di legge della giunta regionale Pace che, pertanto, è decaduta non essendo stata approvata e non avendo alcun valore di legge. Invitiamo il consigliere Del Prete ad essere maggiormente cauto nel rilasciare dichiarazioni che potrebbero indurre in confusione i cacciatori in merito alla possibilità di cacciare all’interno della Riserva Regionale, ma soprattutto potrebbero fomentare gli animi e creare situazioni che potrebbero diventare rischiose per i volontari stessi. Invitiamo tutti i portatori di interessi a sedersi attorno ad un tavolo al fine si possa trovare una soluzione sulla vicenda dei confini della Riserva Bosco di Don Venanzio da sottoporre al Consiglio Regionale affinché legiferi di conseguenza.

I cacciatori sono tenuti a conoscere i confini delle aree interdette all’attività venatoria. Le nostre Associazioni continueranno sempre a perseguire sia bracconieri sorpresi all’interno del Bosco di Don Venanzio sia ogni altra forma di bracconaggio, così come sempre hanno fatto.


Antonio Giovannelli
Presidente delle G. V. V. dell’Associazione
Corpo Provinciale GEV “Chieti


Claudio Allegino
Coordinatore G.G.V. WWF
Nucleo Provinciale di Chieti

Vasto. Caccia e Riserva Regionale "Bosco di Don Venanzio"

Il consigliere di Vasto Nicola Del Prete chiede di ridefinire i confini del bosco di don Venanzio

Nicola Del Prete, capogruppo di Alleanza per l'Italia al comune di Vasto, con un'interpellanza al sindaco e al presidente del consiglio Giuseppe Forte chiede di "ridefinire i confini comunali nella riserva naturale Bosco di don Venanzio di Pollutri".

Del Prete si chiede come mai, a distanza di 3 anni da una specifica richiesta della Regione Abruzzo, "non si è deciso di portare all'attenzione del consiglio comunale di Vasto questa problematica che non è di poco conto, considerando che attualmente, includendo erroneamente decine di ettari di territorio del comune di Vasto nella riserva di Pollutri, le nostre aree vengono gestite da un altro ente, con conseguenze finanziarie negative per la nostra città e per vicende che hanno visto protagonisti cacciatori denunciati perché sorpresi all'interno della riserva, ma in territorio del Comune di Vasto che, per legge, dovrebbe essere fuori dalla riserva".

La vicenda parte da lontano, quando a novembre 1999 nel territorio di Pollutri venne istituita la riserva naturale guidata bosco di Don Venanzio. Erroneamente, in cartografia venne riportata all'interno del perimetro della riserva un'ampia porzione di territorio del comune di Vasto. Il 26 novembre 2001 la giunta regionale, vista la discrepanza della cartografia con l'articolato della legge istitutiva della riserva, approvò una delibera con la quale si riteneva dover modificare l'allegato cartografico riconducendo i confini della riserva nell'esclusivo ambito territoriale del comune di Pollutri, modificando quindi il dato relativo alla superficie che si riduce da 78 a 37 ettari.

Il 27 novembre del 2001 la delibera venne trasmessa dall'ex presidente della Regione, Giovanni Pace "per sottoporre la materia all'esame dell'assemblea consiliare per il provvedimento di competenza". Da allora, questa proposta di modifica approvata in giunta, risulta ancora pendente presso il Consiglio regionale. Il 23 ottobre 2009 l'argomento tornò alla ribalta con una lettera del dirigente della Direzione Affari della Presidenza, Politiche legislative e comunitarie, Programmazione, Parchi, Territorio, Annabella Pace, indirizzata ai sindaci dei Comuni di Vasto e Pollutri.

Nel documento si chiede ai due sindaci di escludere, mediante una deliberazione di Consiglio comunale, il territorio del comune di Vasto dalla cartografia o, in alternativa, di correggere l'articolato includendo anche il comune di Vasto.

"Questa lettera- spiega Nicola Del Prete - è rimasta senza esito, come scrive la stessa Pace, in data 13 aprile 2011, all'assessore regionale Gianfranco Giuliante, al quale si era rivolta la direzione nazionale Caccia Sviluppo Territorio per avere notizie in merito, visto che alcuni cacciatori vastesi erano incorsi, senza averne colpa, nelle maglie della giustizia".

 "Ho interpellato il sindaco - spiega del Prete - per sapere se sono stati compiuti atti verbali o altro all'indomani della lettera indirizzata al sindaco il 23 ottobre 2009 dalla dottoressa Pace e, soprattutto se non è il caso di chiarire definitivamente questa problematica, portando all'attenzione del consiglio comunale la proposta di correggere la cartografia, come già fatto dalla giunta regionale con delibera del 26 novembre del 2001".

Del Prete ha pure sollecitato i rappresentanti in Regione del territorio vastese "di farsi carico della problematica perché anche il Consiglio regionale recepisca la delibera di giunta già approvata".







martedì 20 marzo 2012

La Provincia di Chieti a caccia di esperti, ma scarta tutti i laureati

Polemiche nel mondo venatorio per le nomine in seno ai comitati di gestione degli Atc

Un idraulico, un ex calciatore professionista oggi allenatore di calcio, un operaio e un imprenditore edile.
Sono gli attuali impieghi dei quattro “esperti” nominati dalla Provincia di Chieti in seno ai comitati di gestione degli Ambiti territoriali di caccia Vastese e Lancianese.
Nelle scorse settimane gli organi interni degli Atc sono stati rinnovati. Per la nomina dei propri esperti la Provincia ha emanato addirittura un bando che prevedeva, tra i requisiti di partecipazione, anche di dimostrare di avere una “specifica competenza tecnica o amministrativa per studi compiuti o per esperienze maturate presso aziende pubbliche o private”. Inoltre negli indirizzi votati e approvati dall’intero Consiglio provinciale si elencano i requisiti che i cosiddetti esperti devono avere per essere definiti tali. Testualmente “essere in possesso di una particolare competenza tecnica e amministrativa per studi compiuti attestati da specifico e attinente titolo di studio”. Non è dato sapere se l’idraulico, l’allenatore di calcio, l’imprenditore edile e l’operaio abbiano, a dispetto delle professioni svolte, delle effettive competenze specifiche in materia venatoria, né se magari abbiano prodotto un curriculum degli studi effettuati che ha giustificato la qualifica di esperto. Di sicuro c’è solo che il presidente dell’ente, Di Giuseppantonio, con proprio atto, ha nominato i quattro elevandoli al rango di esperti. Una scelta discrezionale, probabilmente politica. Nulla da obiettare sull’identità dei presunti esperti, se non fosse per il fatto che a quel bando della Provincia hanno risposto anche altri aspiranti esperti, però dotati di titoli di studio come la laurea in materie ambientali e scientifiche, quindi con un curriculum professionale e di studi che lasciava ipotizzare l’effettiva sussistenza di una “specifica competenza tecnica o amministrativa per studi compiuti”. La Provincia, o meglio il presidente Di Giuseppantonio, ha preferito loro altri nomi, con titoli di studio decisamente inferiori come il diploma o addirittura la licenza media.
Stranezze che avvengono nel mondo venatorio del Chietino, ovviamente nel silenzio delle associazioni venatorie.
Non è escluso, tuttavia, che la questione finisca a colpi di carte bollate e ricorsi e che l’intera vicenda si trasferisca dalla sede degli Atc nelle aule del Tribunale.
Francesco Bottone



mercoledì 14 marzo 2012

Febbo: più tutela e conservazione con ISPRA

Pescara, 14 mar. L'obiettivo è passare "da una caccia consumistica ad uno strumento di gestione e conservazione delle fauna". In quest'ottica, la Regione Abruzzo sottoscriverà una convenzione con l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e la provincia dell'Aquila nella prospettiva della redazione del nuovo Piano faunitico venatorio. Le nuove iniziative in materia di caccia sono state presentate questa mattina dall'assessore al ramo, Mauro Febbo, e dal dirigente di ricerca di Ispra, Silvano Toso. "In una materia così tecnica - ha spiegato Febbo - spesso la deriva è quella della polemica e della strumetalizzazione, con il rischio di perdere di vista il vero obiettivo che è quello di conservare l'ambiente. Per questo, la scelta di Ispra, ente riconosciuto a livello nazionale per la tutela ambientale, potrà sostenerci nel percorso normativo che, accanto alla stesura del nuovo Piano faunistico, ci vedrà impegnati anche nella istituzione dell'Osservatorio faunistico regionale". Nella sostanza, la convenzione prevede che Ispra curi il coordinamento e la supervisione del Piano faunistico regionale, la tutela e la gestione di gruppi di specie come le lepri (europea e italica),della coturnice e degli ungulati (cervi e capriolo). Un discorso particolare, che vedrà coinvolto in un tavolo tecnico lo stesso Ministero dell'Ambiente, merita il camoscio d'Abruzzo. Dall'Ispra dipenderanno anche il processo di monitoraggio delle popolazioni faunistiche,la formulazione di un regolamento per la gestione di gruppi faunistici, la definizione di percorsi didattici per le figure che entrano in gioco nella gestione. Tutta quest'attività di regolamentazione e di preparazioone al nuovo percorso normativo è accompagnata anche dalla creazione di una piattaforma informatica denominata "Artemide", finalizzata alla gestione di tutto il patrimonio faunistico. "Le attività poste in essere - ha concluso Febbo - hanno permesso di instaurare un rapporto costruttivo con tutti i soggetti coivolti nella gestione della fauna selvatica, per promuovere un'attività venatoria basata su dati reali, in linea con le richieste dell'Ue. Oggi è possibile, quindi, regolamentare le iniziative in relazione alle esigenze locali, nel rispetto di una corretta gestione della fauna,secondo le prescrizioni dell'Ue e superare le problematiche che spesso si presentano per l'elaborazione dei calendari venatori. (REGFLASH)AT/12/03/14


Fonte: regione.abruzzo.it del 14 marzo 2012

sabato 3 marzo 2012

Teramo. Istituite sei nuove aree cinofile

La Provincia di Teramo ha istituito sei nuove aree cinofile che passano, quindi, da una a sette e da domani iniziano le attività di addestramento e di allenamento dei cani da caccia e da gara (l’attività cinofila si apre il 12 febbraio, ma quest’anno la data è saltata a causa del maltempo). Le aree sono state distribuite su tutto il territorio e si trovano: sulla collina litoranea (Mutignano – Pineto-Atri-Silvi), in pianura pianura e collina (Favale – Civitella del Tronto), sulla collina calanchiva (Madonna degli Angeli – Cellino Attanasio e Ripe di Castellalto), collina interna (S.Angelo - Bellante), collina pedemontana (Fosso Pretonico- Castiglione M.R.) e montagna (Monte tre croci Teramo-Torricella Sicura).

Le aree cinofile sono gestite dall’ente che provvede, fra le altre cose, all’immissione della selvaggina; per partecipare alle attività di addestramento occorre munirsi dell’apposito tesserino che viene rilasciato dal Servizio Caccia (è unico per tutte le aree ed è valido per sei anni): il tesserino costa 20 euro fino a due cani, 40 euro fino a 4 cani; 60 euro fino a 6 cani per il tesserino. Particolarmente soddisfatto delle novità, l’assessore alla Caccia, Giuseppe Antonio Di Michele che dichiara: “Nel corso delle riunioni del tavolo permanente per l'adozione delle revisioni del Piano Faunistico sono stati individuati sia il Disciplinare tecnico che le modalità di accesso nelle aree cinofile. L’addestramento dei cani è uno dei momenti più nobili e importanti di tutta l’attività venatoria perché serve anche a preservare le specifiche caratteristiche dell’animale da caccia”. Nelle settimane scorse, intanto, si è provveduto alle immissioni di selvaggina: dal 24 al 28 gennaio le lepri, per un totale di circa 100 capi, provenienti da catture effettuate in parte nelle ZRC Provinciali ed in gran parte da recinti di grande estensione; l’8 febbraio i fagiani e le starne per un totale di 360 starne e 300 fagiani.