giovedì 24 giugno 2021

Abruzzo: approvato il calendario venatorio 2021-2022

 

Si provvede a pubblicare il calendario venatorio per la stagione 2021-2022, approvato dalla Giunta Regionale nella seduta del 21 giugno 2021.

mercoledì 23 giugno 2021

Caccia in terreni privati: SOA patrocina ricorso al TAR contro la Regione Abruzzo

Comunicato stampa del 22 giugno 2021

Caccia in terreni privati: SOA patrocina ricorso al TAR contro la Regione Abruzzo.

Chiesto lo stop all'ingresso dei cacciatori nelle proprietà in caso di opposizione dei proprietari.


La Regione Abruzzo ha dato parere negativo a diversi cittadini proprietari di terreni agricoli che avevano chiesto di vietare l'accesso dei cacciatori nelle loro proprietà per ragioni connesse ai rischi per la propria incolumità, all'inquinamento da piombo e a questioni etiche.

Dichiara Massimo Pellegrini, presidente della SOA "La Stazione Ornitologica Abruzzese ha patrocinato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di uno dei proprietari che si è visto negare il sacrosanto diritto di decidere su quali attività possano svolgersi sui propri terreni. Un cacciatore oggi può fare ciò che è vietato, ad esempio, a un ricercatore o un fotografo naturalistico. Una situazione veramente intollerabile".

Dichiara l'Avv. Herbert Simone "Il ricorso mira intanto a dimostrare gli errori procedurali in cui sono incorsi i funzionari della regione, nonostante le precise e tempestive motivazioni e interpretazioni giurisprudenziali fornite dal cittadino che aveva fatto richiesta. Poi si evidenzia l'illogicità e il difetto di istruttoria rispetto alle numerose motivazioni alla base della domanda del cittadino di vietare la caccia nella proprietà, a partire dai rischi oggettivi per la propria incolumità e di quella dei propri cari, considerato che l'attività venatoria provoca decine di vittime ogni anno, anche tra non cacciatori. Tra i motivi quello relativo all'inquinamento da piombo, visto che i pallini che vengono dispersi sui terreni sono costituiti da questo metallo che si accumula nel terreno provocando un inquinamento persistente su cui pure l'ISPRA si è espressa con un documento tecnico inequivocabile. Non si capisce perché un cittadino debba vedersi spargere materiale inquinante sul proprio terreno senza potersi opporre efficacemente".

Dichiara l'Avv. Michele Pezone "Oltre ai motivi specifici, abbiamo anche sollevato la questione della costituzionalità delle norme che permettono ai cacciatori di entrare nei terreni privati senza alcuna preventiva autorizzazione. Il ricorrente aveva sottolineato nella richiesta inviata alla regione le proprie convinzioni etiche rispetto al rifiuto della violenza insita nell'attività venatoria e alla volontà di educare figli e nipoti al rispetto della vita degli animali selvatici. Il tutto cozza, ovviamente, con la possibilità per i cacciatori di entrare liberamente e sparare agli animali sul terreno altrui, con gli inermi proprietari che devono assistere a queste scene cruente. Crediamo che sia venuto il tempo di abrogare del tutto queste norme discriminatorie riconoscendo al proprietario di un terreno di decidere liberamente cosa farne attraverso l'apposizione di semplici tabelle, senza dover spendere decine di migliaia di euro per enormi recinzioni che sono pure dannose dal punto di vista ambientale".


STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE
Info: 3683188739

giovedì 10 giugno 2021

WWF: «È priva di fondamento l’ipotesi di aprire la caccia al Cervo in Abruzzo»


Comunicato stampa del 7 giugno 2021

Le riflessioni del WWF sulle recenti dichiarazioni del Direttore del PNALM

«È priva di fondamento l’ipotesi di aprire la caccia al Cervo in Abruzzo»


In occasione di un recente incontro a Casali d’Aschi sulla convivenza Uomo-Orso, il Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM) ha svolto alcune considerazioni, riportate dalla stampa, sulla possibilità di aprire la caccia al Cervo al di fuori dell'area protetta.

A detta del Direttore sarebbe possibile (anzi, necessario!) ipotizzare un contenimento non solo al Cinghiale (attività già peraltro attuata da anni con scarsissimi risultati concreti), ma anche al Cervo: per il direttore Sammarone l'attività venatoria sarebbe capace di alimentare non meglio definiti riflessi economici e si potrebbero coinvolgere i giovani nella gestione di un eventuale flusso turistico legato alla caccia.

Gli argomenti sollevati, gli stessi da sempre portati avanti dal mondo venatorio, meritano alcuni approfondimenti.

In base a quali considerazioni tecniche ed ecologiche si può oggi affermare la necessità di dover contenere e ridurre la popolazione di Cervo in Abruzzo? Lo stesso Piano Faunistico Venatorio della Regione Abruzzo, documento indispensabile per programmare le azioni sulla fauna approvato meno di un anno fa, prevede che ci siano ulteriori verifiche sullo stato della popolazione di Cervo, in quanto per la sua stessa redazione vengono utilizzati dati relativi a una sola annualità, il 2018, sicuramente non sufficienti per avere un quadro esaustivo della presenza e della diffusione della specie. Prima soltanto di ipotizzare un qualsiasi intervento, bisogna dotarsi di approfonditi strumenti di conoscenza, quali ad esempio, la distribuzione puntuale sul territorio regionale, la dinamica, il trend e lo status delle popolazioni, i rapporti sesso/età… di tutto questo si conosce pochissimo. Senza poi tralasciare il fatto che il Cervo ha un ruolo fondamentale nella catena alimentare, rappresentando, ad esempio, un’importante fonte trofica per il Lupo.

È poi noto che molta dell’eventuale pressione venatoria sui Cervidi andrebbe a ricadere nelle zone di presenza dell’Orso bruno marsicano al di fuori delle aree protette, aggiungendo ulteriore stress in territori dove la caccia ad altre specie è già permessa.

Anche il riferimento agli aspetti economici e ai flussi turistici legati alla caccia non sembra poggiare su dati realistici. È noto che il numero di cacciatori sta (fortunatamente) diminuendo in tutta Italia essendo passati dagli oltre 2 milioni degli Anni ’70 a meno di 500.000 nel 2020, in gran parte anziani. Le presenze turistiche evidenziano invece come la natura sia un settore in forte crescita: basta ricordare i dati della scorsa stagione estiva, quando migliaia di persone hanno scelto di visitare l’Abruzzo e le sue aree protette. Il turismo venatorio, mordi e fuggi, è in contrasto con la prima forma di accoglienza, rappresentando peraltro un serio pericolo per chi vuole semplicemente passeggiare in natura come testimoniano i dati sulle vittime della caccia che vengono resi noti ogni anno.

Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, che si accinge a festeggiare i 100 anni dalla sua istituzione, e le altre aree naturali protette della nostra regione possono vantare un modello di turismo naturalistico fatto di guide, percorsi, rifugi, microricettività, attività esperienziali e scoperta, che potrebbe essere, questo sicuramente, esportabile anche in altre aree interne. I giovani dell’Abruzzo montano hanno bisogno di un altro tipo di politica, di progetti, di crescita culturale che portino per esempio al potenziamento dell’agricoltura e della pastorizia sostenibili, in modo che sempre più giovani possano essere nelle condizioni di scommettere per il proprio futuro su queste attività; non certo di chi gira armato sulle nostre montagne divertendosi a sparare ad animali indifesi!


WWF Italia ONLUS, Abruzzo
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