venerdì 14 ottobre 2011

Caccia in zona A del PATOM: tutte le inadempienze e le incapacità dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Abruzzo

In Abruzzo la polemica sull’apertura della caccia in zone importanti per l’Orso non si placa.
La discussione, che vede impegnato l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Abruzzo e l’ ‘Ufficio Programmazione gestione faunistico venatoria’ nelle persone del dottor Franco Recchia e dell’ingegner Luigi De Collibus, e il WWF , si protrae dall’inizio di agosto.

A tutt’oggi però, le indicazioni della Regione Abruzzo sulla questione non sono ancora chiare.

Abbiamo intervistato sull’argomento il dottor Augusto De Sanctis, Coordinatore delle Oasi abruzzesi per il WWF.

Domanda: In che modo è regolamentata la caccia nella zona di protezione esterna del PNALM (ZPE) e nella zona A del PATOM? Secondo quale normativa?


Augusto De Sanctis: Bisogna chiarire in primo luogo che non vi è piena coincidenza tra ZPE del Parco e zona A del Patom, in quanto la zona di protezione esterna deriva da provvedimenti legislativi e amministrativi che risalgono a decenni or sono. Recentemente il PNALM ha anche chiesto l’ampliamento della ZPE stessa. La zona A del Patom è stata invece individuata da due anni con procedure scientifiche attraverso raffinate analisi statistiche che hanno permesso di associare alle diverse zone del territorio un diverso valore per quanto riguarda il livello di idoneità per la vita dell’orso. Tali tecniche utilizzano i dati reali di localizzazione degli orsi – ad esempio seguendo orsi dotati di radiocollare – incrociandoli con i dati ambientali, come la presenza di bosco, la distanza dalle strade ecc. Per questo non vi è sovrapposizione tra i confini delle due aree.
In queste zone la caccia è normata in primo luogo dal Calendario Venatorio varato dalla Regione Abruzzo. Nella ZPE del Parco esiste un’intesa, richiamata dal calendario venatorio, tra Parco stesso e Provincia, ma riguarda esclusivamente il cosiddetto “carico venatorio”, che permette di avere una densità di cacciatori per ettaro minore rispetto alle aree esterne alla ZPE. Restano invariati, rispetto a tutte le altre aree, i periodi di caccia e le specie cacciabili. L’intesa tra PNALM e provincia prevede che il parco possa vietare alcune forme di caccia in alcune aree di presenza della specie (come ad esempio le aree di tana). In ogni caso è il calendario venatorio con le eventuali prescrizioni del comitato V.I.A. a decidere a quali specie si caccia e come.



D:Nel periodo in cui l’orso è alla ricerca di cibo nella ZPE e nella zona A del PATOM che tipo di caccia è permessa e a quali animali?

A.D.S.: La situazione, a caccia aperta, è ancora in divenire e cambia ormai quasi ogni giorno. L’Assessorato all’Agricoltura è riuscito a cambiare già due volte il calendario in poco più di due mesi e si appresta a farlo per la terza volta. Ricordo che a norma di legge il calendario venatorio dovrebbe essere varato a giugno! Il 3 agosto scorso il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale (Comitato V.I.A.) della Regione Abruzzo, su richiesta del PNALM, aveva chiuso completamente la caccia a qualsiasi specie e in qualsiasi modalità nell’intera area A del PATOM fino al 30 ottobre. Nel resto della regione si sarebbe aperta la caccia il 18 settembre, con tanto di preapertura su alcune specie al 3 settembre. Successivamente il comitato V.I.A. il 13 settembre, a soli 5 giorni dall’apertura generale della stagione venatoria, su richiesta dell’Assessorato all’Agricoltura e senza alcun dato scientifico, ha tolto inopinatamente questa prescrizione riaprendo la caccia a tutte le specie, ponendo alcune limitazioni solo per la caccia al Cinghiale rispetto al resto d’Abruzzo (prevedendo la caccia esclusivamente con carabina da appostamento dal 18 settembre al 30 ottobre e poi la caccia in girata dall’1 Novembre al 18 dicembre). Sulle altre specie la caccia era – è – aperta come nel resto del territorio. Questa seconda decisione del V.I.A. è stata veramente incredibile e illogica perchè da un lato si limitava la caccia con i cani al cinghiale (sono, infatti, i cani a causare il maggiore disturbo all’orso) ma nello stesso tempo si riapriva la caccia alle altre specie, sempre con il cane (come la caccia alla Volpe). Ovviamente il WWF ha contestato duramente questa decisione e gli stessi cacciatori hanno protestato, anche di più rispetto alla prima decisione del V.I.A., perchè solo pochissimi di loro hanno già conseguito il permesso da selecontrollori per poter sparare da appostamento con carabina. Ricordo che i cacciatori pagano le tasse in primavera e, quindi, era ovvia la disparità di trattamento conseguente ad una decisione presa a soli 5 giorni dall’avvio della stagione. A nostro avviso, anche senza richiamare le più importanti questioni collegate al disturbo sull’orso, la chiusura sic et simpliciter della caccia fino al 30 ottobre avrebbe alla fine provocato meno tensioni tra i cacciatori perchè tutti sarebbero stati trattati nello stesso modo. Avrebbero magari recriminato un po’ ma almeno non si sarebbero sentiti vittime di una vera e propria ingiustizia. Inoltre i cacciatori avrebbero capito che per il prossimo anno sarebbe stato necessario fare pratica e prepararsi a modificare profondamente il loro modo di cacciare. In ogni caso non sarebbero mica rimasti a casa, potevano comunque andare a caccia fin dal 18 settembre nelle altre zone dell’ambito esterne all’area A importante per l’Orso.
Lo scorso 6 ottobre, dopo una nota di diffida scritta dall’avvocato del WWF a ogni singolo membro del Comitato V.I.A., il Comitato V.I.A. ha riesaminato nuovamente la questione. La Direzione Parchi, al contrario di quanto fatto dalla Direzione Agricoltura, ha chiesto espressamente all’ISPRA, il massimo organo scientifico nazionale, se la caccia con cani, anche quella su altre specie diverse dal cinghiale, costituisca o meno un fattore di disturbo per l’Orso. La risposta dell’ISPRA è stata inequivocabile: tutte le forme di caccia vagante con l’ausilio del cane (quindi anche quelle a Lepre, Coturnice, Volpe ecc.) sono fonte di disturbo per l’Orso. Il Comitato V.I.A. ha quindi “ri-riformulato” il suo parere imponendo alla Direzione Agricoltura di adeguare il Calendario Venatorio al parere dell’ISPRA. Oggi, ad oltre 5 giorni dalla decisione del V.I.A. ed a caccia aperta, la Direzione Agricoltura non ha ancora ottemperato e per questo il nostro avvocato ha dovuto mandare una diffida al Dr. Recchia e al Dr. De Collibus. Quindi in questo preciso momento, si caccia ancora con le pochissime prescrizioni poste per la sola caccia al Cinghiale. Peraltro è fatto noto che le forze dell’ordine sono, nei fatti, impossibilitate a far rispettare il divieto di caccia al cinghiale con il cane per un semplice motivo: se qualcuno ferma un cacciatore questi potrà sempre dire di stare a caccia non di cinghiali ma di volpi, con i cani; una cosa attualmente permessa nella Zona A del Patom.

D: Chi può cacciare nella zona A del PATOM? E in quelle in cui è segnalata la presenza dell’orso? Di che numero di cacciatori si tratta?

A.D.S.: 
L’area A del PATOM interseca il territorio di diversi Ambiti Territoriali di Caccia (Peligno; Avezzano; Roveto-Carseolano). Sono alcune migliaia i cacciatori ammessi, tenendo poi conto del fatto che la Direzione Agricoltura della Regione Abruzzo ha introdotto nel calendario venatorio il cosiddetto Comparto Unico per la migratoria. Sostanzialmente, tutti i cacciatori della regione possono muoversi senza rispettare gli Ambiti in cui è suddiviso il territorio. Teoricamente dovrebbero almeno rispettare l’indice di densità venatoria ma il kaos è a livelli tali che nutriamo seri dubbi sul reale rispetto di questo limite. Il comparto unico è una cosa estremamente grave in quanto salta completamente il cosiddetto legame tra cacciatore e territorio, favorendo quel nomadismo venatorio che proprio la legge 157/92 aveva cercato di limitare. Basti pensare che la 157/92 prescrive che gli ambiti territoriali di caccia in cui i cacciatori possono iscriversi devono avere dimensioni sub-provinciali mentre qui si parla di un ambito unico che coincide con il territorio regionale! Questa decisione della regione stride con le posizioni che negli ultimi anni aveva pubblicamente preso l’attuale responsabile dell’ufficio caccia della Regione. Tra l’altro così non si fa altro che aumentare le tensioni tra i cacciatori dell’interno, visto che da un lato si vedono piovere vincoli e dall’altro devono accettare l’arrivo di orde di cacciatori dalla costa nelle loro aree. Sarebbe importante mantenere un saldo legame tra territorio e cacciatore: è un fattore chiave – anche se non l’unico – per rendere i cacciatori più responsabili. Il varo delle cosiddette aree contigue attorno ai Parchi, previste dalla Legge sui Parchi 394/91 e in cui far cacciare solo i residenti, risolverebbe il problema. Quindi da un lato abbiamo le leggi che vanno in un senso e l’assessorato all’agricoltura che con solerzia degna di miglior causa si muove nella direzione opposta. Perchè non investono il loro tempo, pagato non solo dai cacciatori della costa ma da tutti i cittadini, per varare le aree contigue, previste da 15 anni da una legge dello stato?
In passato nel PNALM, ma anche in altri paesi europei, è accaduto che gli orsi venissero uccisi nella ZPE o nelle zone contigue alle aree protette. In che modo un’ipotesi del genere oggi è scongiurata con certezza? Cosa è cambiato rispetto agli anni 80 o cosa è diverso rispetto, per esempio, al caso dei Pirenei in cui i cacciatori si sono ritrovati a sparare per “legittima difesa”?
Quasi dieci orsi morirono anni fa nella ZPE durante braccate al cinghiale. In ogni caso ogni anno per sbaglio in Italia muoiono alcune decine di persone in cosiddetti incidenti di caccia. Stiamo parlando di umani che sparano ad altri umani. Basta solo questo per certificare l’esistenza di un concreto e reale pericolo diretto di uccisione per l’orso bruno, a parte la questione disturbo causato dai cani.

D.: Quanto è importante secondo lei che nella ZPE del PNALM e nella zona A del PATOM gli orsi non vengano disturbati e come quantificherebbe l’eventuale disturbo arrecato dai cacciatori? Quale tipo di caccia, a prescindere da cosa preveda il calendario venatorio, è più dannosa per l’orso?


A.D.S.: La caccia più dannosa è senz’altro la braccata, con decine di cani lanciati nei boschi. Teoricamente siamo riusciti a vietarla qualche anno fa in alcune aree, ma ci sono i problemi relativi all’attuazione e alla sorveglianza che ho ricordato prima. In ogni caso per noi qualsiasi forma di caccia crea un disturbo, su una popolazione di orsi che è già fortemente stressata da cause antropiche. Basti pensare che attualmente alla mortalità naturale si aggiunge un numero di animali che muoiono per cause collegate all’uomo (bracconaggio; incidenti stradali ecc.) del tutto insostenibile. Se si prosegue in questo modo perdiamo l’orso nell’Appennino e dovremo cambiare finanche i simboli dei nostri parchi! Estinzione è per sempre, diceva uno slogan del WWF. In questo contesto è del tutto evidente che una persona, anche senza cani, che spara con un fucile crea un disturbo inaccettabile per l’orso, provocando, ad esempio, l’allontanamento dalle aree migliori per l’alimentazione. Basti pensare che in questo periodo ci sono le femmine che devono immagazzinare quante più energie per poi poter allattare i cucciori. Più disturbo, meno tempo per alimentarsi, meno energie e latte, meno cuccioli prodotti. La popolazione appennica di orso si salva agendo su due variabili demografiche: solo con più nascite e con meno morti aumenta la popolazione. Il PNALM quest’anno è arrivato giustamente a vietare l’accesso ad alcuni sentieri ai semplici turisti, al massimo dotati di telecamera e binocolo. Si vuole sostenere che una persona che vaga sparando con un fucile, anche dieci volte di seguito in dieci minuti, non crea disturbo? Per la nostra esperienza il disturbo attuale nelle aree A del PATOM è forte. Peraltro segnaliamo che non computeremo fino in fondo il reale impatto della caccia fino a quando la caccia stessa non sarà limitata in maniera importante. Solo allora capiremo quante risorse trofiche sono attualmente rese inaccessibili, totalmente o temporaneamente, dal disturbo venatorio, visto che la caccia non è stata mai sospesa in queste aree. Lì capiremo le reali potenzialità del territorio, in parte inespresse a causa della caccia. Sarà un caso che la maggiore densità di orsi si ha nel Parco, quando anche altre aree esterne al parco sono molto idonee alla specie. Chi vive in campagna in aree aperte alla caccia sa qual è il disturbo causato dai cacciatori: spesso si è svegliati dai colpi di fucile. E’ così difficile ammettere che un orso in tana può essere disturbato in un momento delicatissimo dai colpi di fucile?

D.: Qual è secondo lei il modo migliore per impostare e risolvere il contendere sulla caccia nella ZPE? Il PATOM potrebbe essere uno strumento efficace? Che peso ha il parere del PNALM nella strategia che lei proporrebbe?


Il ruolo del PNALM è fondamentale, come accaduto anche in questa vicenda, visto che la chiusura nella zona A è stata richiesta da questo Ente. Devo dire, però, che l’orso si salva se tutti fanno il loro dovere. E’ il tempo della responsabilità, anche personale, perchè gli enti e le istituzioni funzionano se le persone che vi lavorano fanno quello che devono. Per questo siamo intervenuti con diffide personali e divulgando i nomi dei membri del comitato V.I.A. che avevano votato contro le misure volte alla tutela dell’Orso, altrimenti sembra che la responsabilità è sempre di qualcun altro. Il PATOM è lo strumento che tanti enti hanno sottoscritto per salvare l’Orso. Forse alcuni enti che hanno firmato possono anche aver pensato di poter fare solo bella figura. In questi giorni si sta giocando una partita importante, tra chi intende piegare il PATOM a qualsiasi esigenza diversa rispetto alla tutela dell’Orso e chi invece vuole attuare pienamente l’accordo, leggendolo integralmente e non richiamando solo le parti che fanno comodo. Posso dire che solo quando vedremo la Direzione Agricoltura della Regione spendere il 90% del suo tempo-lavoro per varare le aree contigue riservate ai cacciatori residenti, misura prevista espressamente dal PATOM, iscriveremo questo settore della Regione tra chi vuole realmente e concretamente attuare il PATOM. 
Una volta realizzate le aree contigue riservate ai cacciatori del luogo, sarà sempre necessario prevedere un divieto di caccia nell’area A del Patom almeno nei periodi autunnali importanti per l’orso, visto che un colpo di fucile non suona in maniera diversa per l’orso se è sparato da un forestiero o da un residente. I cacciatori del posto potrebbero però usufruire di tale territorio in maniera del tutto esclusiva nel restante periodo in cui la caccia sarebbe aperta, fermo restando che lo dovranno fare adottando forme di caccia in generale meno impattanti (ad esempio, uso della carabina da appostamento) e comunque attuando quelle che prevede la 157/92 e, cioè, un prelievo realmente sostenibile delle varie specie, con censimenti preventivi, piani di abbattimento, quote di prelievo per cacciatore ecc. Ovviamente il WWF sarebbe per iniziative ancora più drastiche tenuto conto dello stato pietoso in cui versa l’attività venatoria in Italia, ma vedremo cosa decideranno gli Enti coinvolti nel PATOM.

D.: In un articolo apparso su bighunter.it si afferma che l’assessore Febbo ha dichiarato che “questo assessorato ha chiesto al Ministero dell’Ambiente “l’affidamento delle azioni relative alla gestione venatoria nelle aree interessate dal Patom”. A chi sono affidate ora le azione relative alla gestione venatoria delle
aree interessate dal PATOM? Potrebbe spiegarci quale sarebbero gli effetti di questo eventuale affidamento all’assessorato all’Agricoltura?

A.D.S.: Il PATOM è uno strumento che funziona quando gli enti si siedono attorno ad un tavolo con un unico obiettivo, quello di salvare l’orso, ognuno cercando di svolgere bene il proprio ruolo. La collegialità è fondamentale. Primogeniture non devono esserci, anche se il PNALM giustamente ha responsabilità importanti visto che gestisce direttamente il territorio con la più alta concentrazione di orsi. Figuriamoci se può candidarsi a tale ruolo, che comunque non esiste, un assessorato che finora è stato completamente assente in questo tavolo e che si risveglia, in maniera piuttosto scomposta, solo perchè ha visto nel PATOM un possibile limite alla caccia. Alcuni mesi fa, prima che scoppiasse questo kaos, avevamo consigliato caldamente all’Assessorato all’agricoltura di agire con prudenza e senza strappi, anche perchè sprovvisto di adeguate forze – e ragioni – per sostenere le posizioni che ha portato avanti finora. Basti pensare che l’assessorato, dopo il primo voto del Comitato V.I.A., ha ammesso di non avere neanche la cartografia del PATOM per attuare le prescrizioni! Un gesto di buona volontà sarebbe stato quello di non attivare il comparto unico sulla migratoria. Non ci hanno ascoltato e in tre mesi abbiamo dovuto assistere ad uno spettacolo piuttosto triste, con tentativi di approvare un calendario venatorio in pieno agosto con legge regionale e non con atto amministrativo (legge naufragata solo per la nostra opposizione e per l’ostruzionismo di alcuni consiglieri regionali), continue giravolte sul calendario fin da giugno, ben tre pareri del comitato V.I.A. sul calendario venatorio, di cui due rilasciati a caccia aperta. Senza considerare la confusione su altre specie come la Coturnice. Insomma, se il PATOM fosse una squadra di calcio, con questo curriculum di certo l’assessorato all’agricoltura dovrebbe avere la sensibilità di avvicinarsi al PATOM in punta di piedi e sottovoce, chiedendo permesso agli altri per allenarsi, ascoltando in silenzio i consigli dei veterani del PATOM. Stando possibilmente, e a lungo, in panchina per imparare a memoria gli schemi e le regole. Altrimenti, dopo il giallo sventolato dall’ultimo comitato V.I.A., si rischia il cartellino rosso…

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