domenica 18 dicembre 2011

Caccia in deroga. L'Abruzzo non ancora si adegua dopo la bocciatura della Commissione Europea

Il ballo delle deroghe è finito e Pinocchio tace. Su alcune Regioni sta per abbattersi la mannaia di multe che saranno pagate da tutti i contribuenti ma ancor più da noi, popolo degli onesti. E la voragine dei debiti di legalità contratti con l’Europa rischia di ingoiare anche i molti crediti conquistati dai Cacciatori con il controllo del territorio e la gestione seria della risorsa selvaggina pagata con quote agli ATC. Perché la Gente non potrà – ed è ingiusto- non imputare al Cacciatore, in termini di credibilità quanto invece è da far colpa ad una politica pasticcione ed a caccia di consensi senza verificare la compatibilità fra richieste e norme. Roberto Formigoni, governatore di Lombardia, il 5 dicembre scorso ha tagliato per primo il traguardo di un tentativo di conciliazione con l’Europa cancellando con un provvedimento- condiviso dal Pd e da altri gruppi politici- deroghe e cattura controllata di volatili. Nell’elenco lombardo- che si era allungato come il brodo quando giungono convitati non attesi – anche storno, fringuello, peppola, pispola e frosone. ”Abbiamo assunto questa decisione – ha spiegato il presidente della commissione regionale Carlo Saffioti – come segno di attenzione e disponibilità verso la Commissione Europea. È da anni che in materia di caccia in deroga invochiamo da parte del parlamento nazionale una normativa chiara e conforme con le direttive europee e che consenta alle nostre leggi regionali di essere al riparo da ogni impugnazione. Il 21 novembre il Consiglio dei Ministri aveva contestato anche la legge lombarda sui richiami vivi. Da qui la richiesta del presidente Roberto Formigoni di abrogarla al fine di evitare la possibilità di incorrere in sanzioni pecuniarie”.

Ma per un Formigoni che corre alla ricerca di un accordo o comunque alla riduzione di una multa, ce ne sono tanti altri che invece arrancano ed i cittadini rischiano di pagare. Nel mirino infatti anche Toscana, Emilia Romagna, Marche,Lazio, Abruzzo e Puglia. Il documento, esclusivo di Diana, mette in fila le Regioni imputate e le accuse sono quasi tutte simili, proprio come fossero giaculatorie di penitenti. Noioso e neppur utile indicar numeri di sentenze e di articoli di legge che ne richiamano altri ed altri ancora, proprio come avviene al capanno in un giorno di passo per gli storni od i fringuelli. Meglio stupirsi per la situazione che mostra un’Italia a due facce e ciascuno può riconoscersi almeno in una pronto a giurare che sia quella giusta. Resta l’amaro di non aver colto l’invito fatto a suo tempo da Gianluca Bardelli, membro del “Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale”, di incontri per instradare sulle “Linee guida” del ministero delle Politiche agricole una proposta di legge univoca modulata sulle Regioni e capace di dare dignità alla caccia come risorsa.

Per quanto riguarda la Regione Abruzzo, la violazione riguarda un articolo della legge regionale che (art. 59 legge regionale 10/2004) “consente in maniera generale la caccia di due specie protette, cioè il passero e lo storno, senza che siano rispettate le condizioni di cui all’articolo 9 della direttiva” ed inoltre “non indica i motivi per cui il prelievo di tali due specie rappresenterebbe l’unica soluzione possibile al fine di prevenire rilevanti danni alle colture (punto 48 della sentenza)”.

Pertanto, la Commissione europea ritiene che la Repubblica italiana sia venuta meno agli obblighi imposti dall’articolo 260, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’Italia ha inviato alla Commissione le delibere della Puglia con cui è stata autorizzata la caccia in deroga dello storno per proteggere alcune coltivazioni nelle annate 2008-2009 e 2009-2010. “La Commissione osserva che tali deroghe non sono conformi all’articolo 9 della direttiva, in particolare perché contengono una motivazione del tutto insufficiente quanto alle circostanze concrete che giustificano il prelievo venatorio in deroga (tali deroghe, a esempio, non riportano nessun dettaglio circa i danni causati dallo storno alle varie colture nelle differenti province) e non forniscono indicazione alcuna sulle alternative sperimentate (si limitano ad affermare che mancano altre soluzioni soddisfacenti)”.

estratto da un articolo di Rodolfo Grassi



Fonte: ilcacciatore.com del 15 dicembre 2011




Nessun commento: