domenica 28 giugno 2020

Radiocollari a scarica elettrica, denunciato cacciatore per maltrattamento

(ANSA) - TAGLIACOZZO, 27 GIU - I Carabinieri Forestali di Avezzano (L'Aquila) durante controlli in località "Sorbo" del Comune di Tagliacozzo, hanno individuato tre cani da caccia di razza segugio, provvisti di radiocollare a rilascio di scarica elettrica, lasciati liberi di vagare nel centro abitato. I militari hanno individuato un 42enne che aveva in mano un telecomando utilizzato per emettere uno stimolo doloroso, punitivo, inferto in caso l'animale avesse un comportamento indesiderato. Una pratica che viola quanto previsto dalle norme legislative, poiché non è consentito addestrare gli animali né con metodi che possono danneggiare la loro salute e il loro benessere né con l'uso di mezzi artificiali che provocano sofferenze. Pertanto, il soggetto è stato denunciato per maltrattamento di animali, come previsto dall'art. 544 ter del Codice Penale, che prevede la reclusione da 3 a 18 mesi o una multa da 5.000 a 30.000 euro. Posti sotto sequestro i radiocollari e il telecomando. (ANSA).

domenica 21 giugno 2020

CINGHIALI, CONFAGRICOLTURA: CACCIATORI CONTRO CACCIATORI

L’AQUILA – “Una babele di interessi contrapposti, una guerra di posizione con in mezzo agricoltori e allevatori che alimentano gratuitamente la fauna selvatica per soddisfare i piaceri di cacciatori e cittadini, felici di vedere ripopolati i borghi montani, non di bambini, ma di ogni sorta di animale selvatico, felicità che immediatamente tramuta in sconforto, se non addirittura dolore nel vedere le proprie auto danneggiate dagli incidenti e dalla morte degli animali che, se sono cervi, caprioli e lupi creano strazio e titoli sui giornali ma se sono cinghiali gramaglie più attenuate”.

Così in una nota Confagricoltura L’Aquila.

“Ora, anche le prese di posizione del Cospa, per bocca del suo presidente Dino Rossi allevatore e cacciatore noto ai più come polemista pungente, lasciano trasecolati – continua la nota -. Il prefato, con le sue ultime uscite, vorrebbe incarnare i buoni sentimenti sul benessere degli animali destinati alle pallottole distinguendo i fucili a seconda di chi li imbraccia”.

“L’enclave della Valle Subequana circoscritta dai parchi è notoriamente quella dove alberga il numero maggiore di animali selvatici che man mano hanno sostituito gli abitanti passati in 10 anni da 3.035 a 2.704 dispersi in 6 paesi 5 dei quali non superano le cinquecento anime. Poche attività commerciali, qualche artigiano e una trentina di imprese agricole condannate a morte dagli animali selvatici e dalla contrapposizione degli interessi di cacciatori e sacerdoti dell’ambientalismo metropolitano ciechi davanti al fallimento complessivo delle loro pratiche e politiche del tutto ininfluenti allo sviluppo dei borghi rurali”.

“In assenza di certezze economiche e imprenditoriali non sarà l’agricoltura a rilanciare queste zone, in barba a tutti i soldi spesi dalla UE per sostenerla. Certamente i fondi comunatari a pioggia illudono taluni a sfruttare un assistenzialismo senza dignità ed altri a lucrare in modo spudorato ingenti risorse pubbliche senza produrre nulla – prosegue Confagricoltura – . Ma ostacolare gli agricoltori che vogliono svolgere con dignità il lavoro ereditato da tradizioni famigliari antiche, oltre che stupido è un affronto al principio costituzionale della libertà di impresa”.

“Perciò il buonismo di Dino Rossi sulle forme di esercizio della caccia non è compreso da chi vuole la riduzione della fauna selvatica in eccesso come previsto dalle norme, costantemente eluse a causa del tacito accordo tra gli ambientalisti nostrani e il mondo venatorio che spesso non traggono da questa pratica solo gioia ma profitti ben consistenti in grado di sostenere anche investimenti nelle ‘ottiche notturne’ che costano dai 1.400 ai 1.800 euro, come ci informa il Rossi”.

“Agli agricoltori non gli si può chiedere di essere disposti a fare distinzioni poetiche, interessa produrre e vendere i frutti dei loro sforzi imprenditoriali per sostenere le famiglie e continuare a vivere in questi paesi dove si trova la propria terra”, conclude Confagricoltura.

Fonte: virtuquotidiane.it del 20 giugno 2020

domenica 14 giugno 2020

Caccia di notte, Italcaccia boccia Imprudente: «Atto illegittimo, in contrasto con la legge 157»

Monta la rabbia di alcune associazioni venatorie per la decisione della giunta regionale d’Abruzzo di autorizzare la caccia al cinghiale nelle ore notturne.

« La Regione Abruzzo, attraverso una delibera a firma dell’assessore Emanuele Imprudente (nella foto di apertura, ndr), dà il via alla caccia di sele-controllo per la specie cinghiale nelle ore notturne. Un atto, quello emanato dalla Regione, che potrebbe ritenersi illegittimo perché in pieno contrasto con la legge nazionale 157/92 che vieta espressamente l’esercizio dell’attività venatoria nelle ore notturne, soprattutto con l’uso di strumentazione non contemplata e prevista nelle legge stessa».

Attacca duro il presidente dell’Italcaccia, Francesco Verì, che poi aggiunge: «A riflettere bene, si ha l’impressione che la Regione Abruzzo, non abbia molto chiaro il concetto di selezione e controllo della specie, poiché è inconcepibile autorizzare la pratica venatoria nelle ore notturne per salvaguardare le colture in atto ma, nello stesso tempo, creare un pericolo per l’incolumità pubblica. E’ inammissibile, poi, – incalza Verì – da parte della Regione, non concedere l’abbattimento della specie cinghiale anche al singolo cacciatore attraverso munizioni a palla, nel periodo consentito come da calendario venatorio.

Pertanto, il controllo degli ungulati può essere tranquillamente risolto con molteplici altre soluzioni che, sicuramente, non arrecano pericolo al prossimo e, soprattutto, non arrecano pericoli ai singoli imprenditori agricoli che, nelle ore notturne, molte volte, sono impegnati nell’irrigazione di campi. A fronte di una netta diminuzione degli agenti preposti alla vigilanza venatoria – aggiunge il massimo dirigente regionale dell’Italcaccia – la possibilità di abbattimento durante tutto l’anno porterà ad un aumento esponenziale del bracconaggio e del disturbo della fauna selvatica che, solitamente, nelle ore notturne, esce per cibarsi.

Per questo – conclude Verì – ci siamo opposti a una norma che introduce la possibilità di cacciare gli ungulati nelle ore notturne, per quasi 22 ore al giorno. Una enormità che non darà nessuno scampo ai cinghiali che, nelle ore notturne, sono decisamente più vulnerabili. Un provvedimento, quello adottato dalla Giunta regionale, che già fa storcere il naso ai tecnici e, soprattutto, allo stesso mondo venatorio, che, ormai, da diversi decenni, è stanco di sopportare i continui disallineamenti con la legge nazionale 157/92».