domenica 29 gennaio 2017

Carsoli (Aq). Scambia l’amico per un cinghiale e gli spara


Grave incidente di caccia nel Carseolano; scambia l’amico per un cinghiale e gli spara

Carsoli. Quella che doveva essere una tranquilla battuta di caccia domenicale si è tramutata in un grave incidente verificatosi nella zona montana tra Carsoli e Collalto Sabino. Un probabile errore umano, ha però fatto sì che invece di raggiungere il cinghiale il proiettile sparato da un fucile ha raggiunto un altro cacciatore, sempre dello stesso gruppo. Da una prima ricostruzione dei fatti, sembra pertanto che questi amici cacciatori, si siano divisi dal gruppo per catturare i cinghiali. Chi ha sparato deve probabilmente aver scambiato il suo amico di caccia per un cinghiale, indirizzando su di esso il proiettile, mal interpretando i rumori generati tra i rovi e cespugli. La vittima è un uomo di 56 anni residente a Roma, che è stato raggiunto dall’elisoccorso del 118 di Rieti allertato dalla postazione di Castel di Tora, dopo una prima valutazione rispetto all’impervietà della zona. La vittima dell’incidente si è subito accasciato a terra, e secondo il racconto dell’autore del gesto, in evidente stato confusionale, egli si sarebbe avvicinato ed invece del cinghiale ha trovato il suo compagno di caccia riverso a terra. Immediatamente sono stati chiamati i soccorsi del reatino ai quali si sono aggiunti anche quelli del 118 di Carsoli. Il ferito, è stato poi trasportato all’Ospedale Sandro Pertini di Roma, ove si trova ricoverato, le sue condizioni non sono gravissime, anche se probabilmente dovrà subire un intervento chirurgico. Intanto sulla dinamica dei fatti è stato aperto un fascicolo di indagine da parte dei Carabinieri di Collalto Sabino, che hanno avvisato anche il Magistrato della Procura di Rieti.

Fonte: marsicalive. it del 29 gennaio 2017

martedì 24 gennaio 2017

Rocca di Botte (Aq), uccidono 4 caprioli. Sei cacciatori rischiano la sospensione del porto d'armi.

Sono tre abruzzesi e tre laziali: i carabinieri forestali li hanno sorpresi in località Serrasecca che avevano appena abbattuto i quattro esemplari. Sequestrate tre carabine e le carcasse dei selvatici
 
i capriolo abbattuti (ph P. Guida)
ROCCA DI BOTTE. Sei bracconieri, tre laziali e tre abruzzesi, sono stati sorpresi dai carabinieri forestali del Comando stazione di Tagliacozzo (Gruppo carabinieri forestale dell’Aquila), per aver abbattuto quattro esemplari adulti di capriolo, appartenenti a specie protetta. Nel corso di un servizio di controllo contro il fenomeno del bracconaggio in località “Serrasecca”, nel Comune di Rocca di Botte, i militari hanno fermato un fuoristrada all’interno del quale sono stati trovati i quattro caprioli uccisi. Raggruppati e identificati anche i cacciatori ancora in battuta, sono stati portati in caserma a Tagliacozzo per il sequestro di carcasse degli animali e di tra carabine e fucili utilizzate per l’abbattimento. Tutti e sei sono stati denunciati e rischiano pesanti sanzioni penali e la sospensione del porto d’armi da uno a tre anni.
 

martedì 17 gennaio 2017

Neve e freddo imperversano di nuovo su quasi tutta la regione Abruzzo e il WWF rinnova il suo appello “Il presidente D’Alfonso sospenda la caccia”


Comunicato stampa del 16 gennaio 2017

Neve e freddo imperversano di nuovo su quasi tutta la regione e il WWF rinnova il suo appello

“Il presidente D’Alfonso sospenda la caccia”

Con animali stressati e in difficoltà l’attività venatoria si riduce a una crudele strage


Il WWF ci riprova, rivolgendosi questa volta direttamente al presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso per chiedere la sospensione per alcuni giorni dell’attività venatoria. Il delegato regionale dell’Associazione Luciano Di Tizio gli ha infatti indirizzato poco fa la lettera che riportiamo pressoché integralmente qui di seguito:

«Nei giorni scorsi come WWF abbiamo rivolto per due volte un appello alla Regione Abruzzo – come a tutte le altre Regioni italiane – affinché sospendesse l’attività venatoria in questi giorni di temperature estremamente basse e forti nevicate.

La fauna selvatica, infatti, risente molto del freddo intenso e soprattutto dei repentini abbassamenti delle temperature: già stremata da 4 mesi di attività venatoria, subisce quindi pesantemente gli effetti della caccia poiché in genere gli animali devono spendere le poche energie residue per nutrirsi e difficilmente riescono a trovare anche la forza per sfuggire al piombo dei cacciatori.

Alcune regioni come la Puglia, il Molise e la Sicilia hanno adottato provvedimenti in tal senso.

Al di là del già esistente divieto di cacciare in zone innevate (divieto peraltro difficilmente controllabile su tutto il territorio regionale anche a causa della riorganizzazione dell’ex Corpo Forestale dello Stato e delle ex polizie provinciali che ha reso in questa fase i controlli pressoché nulli), ci chiediamo perché la Regione Abruzzo non voglia fare un atto del genere finalizzato a tutelare un patrimonio che, ricordiamo per l’ennesima volta, appartiene a tutti i cittadini italiani e non alla ristretta minoranza dedita all’attività venatoria.

Le rivolgiamo quindi un nuovo invito, questa volta direttamente a Lei in quanto rappresentante dell’intera società abruzzese, affinché voglia dare un segnale di attenzione alla nostra istanza e, conseguentemente, alle condizioni della fauna presente nel nostro territorio.

In attesa di un auspicabile accoglimento della nostra richiesta, restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento».

WWF Italia Onlus, Abruzzo
abruzzo@wwf.it
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domenica 15 gennaio 2017

Sulmona (Aq). La vigilanza, sollecitata dal WWF, ha evitato il “lancio di selvaggina” in aree vietate





Comunicato stampa del 14 gennaio 2016

La vigilanza, sollecitata dal WWF, ha evitato il “lancio di selvaggina” in aree vietate

Scongiurato dai Carabinieri Forestali un gravissimo danno ambientale

Sul sito dell’ATC di Sulmona è pubblicato l’elenco dei Comuni nei quali è proibita la liberazione della Lepre europea che andrebbe in competizione con la autoctona e non cacciabile Lepre italica ma gli incaricati del rilancio hanno pubblicamente affermato di non conoscere questa norma



Il WWF ringrazia i Carabinieri Forestali e segnatamente quelli che vigilano nel Parco Nazionale della Majella. È solo grazie a loro, infatti, che è stato scongiurato nei giorni scorsi un gravissimo danno ambientale con il “lancio” in natura di Lepri europee d’allevamento in territori nei quali tale pratica è proibita.

Raccontiamo in breve i fatti: l’ATC, Ambito Territoriale di Caccia, di Sulmona aveva programmato, pubblicizzandolo sul proprio sito web (ora, a cose fatte, la notizia è stata ovviamente rimossa), quello che viene definito un “lancio di selvaggina”, vale a dire la liberazione in natura di animali allevati in gabbia, destinati a rappresentare un bersaglio per i cacciatori. In questo caso si trattava di individui di Lepre europea, molto simile e difficile da distinguere dalla endemica e non cacciabile Lepre italica. Ebbene, a tutela di questa seconda specie, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha indicato una serie di territori comunali nei quali è accertata la presenza della italica e nei quali è di conseguenza proibito immettere l’altra specie potenzialmente concorrenziale.
 
Diversi di questi Comuni (Anversa degli Abruzzi, Pettorano sul Gizio, Rocca Pia, Rivisondoli, Villavallelonga, Bugnara, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Cocullo, Collelongo, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, Introdacqua, Luco dei Marsi, Secinaro, Trasacco) ricadono proprio nel territorio di competenza dell’ATC di Sulmona. Per questo il WWF aveva scritto, alla vigilia della liberazione, alla stessa ATC, al Servizio Veterinario della ASL e alla Polizia Provinciale dell’Aquila per sottolineare le proprie perplessità. Ed aveva anche avvertito i Carabinieri Forestali. 
 
L’intervento di questi ultimi è stato risolutivo visto che gli addetti al ripopolamento hanno pubblicamente detto di non sapere nulla dei divieti, benché l’elenco dei comuni “proibiti” sia correttamente pubblicato sul sito della stessa ATC e nonostante la lettera della nostra Associazione nella quale la normativa veniva adeguatamente riepilogata. Un episodio allarmante se le uniche forze dell’ordine presenti sono dovute intervenire per garantire il rispetto della legalità. Una situazione che lascia perplessi sulla pratica stessa del ripopolamento con una specie così simile a una che è necessario tutelare. 
 
Il WWF si chiede se non sia il caso di proibire al 100% l’immissione del territorio abruzzese di Lepri europee per evitare che chi non sa, magari in perfetta buona fede, possa arrecare gravissimi danni alla preziosa e minacciata Lepre italica.

WWF Italia Onlus, Abruzzo
abruzzo@wwf.it

mercoledì 11 gennaio 2017

Maltempo in Abruzzo. La denuncia del WWF: strage di fauna selvatica nel silenzio assordante della Regione


 
Comunicato stampa del 10 gennaio 2017

La denuncia del WWF: strage di fauna selvatica nel silenzio assordante della Regione

Gli ambientalisti ma anche molti cacciatori lamentano la mancata sospensione dell’attività venatoria in questi giorni di grande gelo nonostante il buon esempio della Puglia e del Molise


Quello che temevamo è accaduto: cacciatori senza scrupoli hanno approfittato del cattivo tempo e delle condizioni di disagio della fauna per perpetrare, impuniti, vere e proprie stragi. “Azioni – racconta Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo – deprecate anche dalla parte migliore e più consapevole del mondo venatorio. Diversi cacciatori e numerosi cittadini si sono rivolti alle sedi WWF sparse sul territorio per denunciare una situazione di inaccettabile caccia selvaggia, favorita dagli scarsissimi controlli. Il momento storico particolare, con gli inevitabili disagi determinati dalla trasformazione dell’ex Corpo Forestale e con i pesanti ritardi accumulati per la riorganizzazione delle Polizie provinciali, avrebbero dovuto consigliare alla Regione ben altro atteggiamento, ma la Giunta D’Alfonso continua a dimostrarsi del tutto disattenta alla tutela della fauna, al pari del governo che l’ha preceduta”.

Ricordiamo al presidente della Regione e ai suoi assessori che gli animali selvatici sono un patrimonio indisponibile dello Stato da tutelare nell’interesse della comunità nazionale e internazionale (art. 1 Legge n. 157/92). Questa stessa legge, la n. 157/92, che tutela la fauna selvatica e disciplina le attività di caccia, prevede esplicitamente il divieto di “cacciare su terreni in tutto o parte coperti da neve” (tranne che nella zona alpina), e sugli specchi d’acqua ghiacciati. Un divieto che andava rafforzato in queste giornate di eccezionale maltempo con la sospensione per alcuni giorni del calendario venatorio. Lo hanno fatto, saggiamente, la Puglia e il Molise, quest’ultima regione proprio rispondendo all’appello in tal senso diramato il 5 scorso dal WWF. “Non possiamo – conclude Di Tizio - che elogiare amministratori che si preoccupano di salvaguardare anomali in difficoltà in questi giorni di freddo intenso e improvviso e deprecare la totale indifferenza mostrata da chi gestisce la cosa pubblica in Abruzzo. Qui da noi si continua a dimenticare che, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, la fauna è un patrimonio della collettività e non un trastullo per pochi cacciatori”.

È provato da studi scientifici che, in inverno in genere e ancor più in periodi così particolari, gli animali selvatici sono estremamente deboli e, dovendo spendere le poche energie residue per nutrirsi, difficilmente riescono a trovare anche la forza per fuggire dai cacciatori. Il presidente Luciano D’Alfonso e il suo governo, sin qui indifferenti, farebbero ancora in tempo, visto che il maltempo persiste, a fermare la strage almeno per questi ultimi giorni di neve e gelo. Ma, visti i precedenti, non c’è da essere ottimisti.

L’ATC di Sulmona ha programmato per domani il “lancio di selvaggina” in natura Il WWF: «No ai ripopolamenti, meno che mai con la neve e con il gelo»

Comunicato stampa dell’11 gennaio 2016 
 
 
L’ATC di Sulmona ha programmato per domani il “lancio di selvaggina” in natura

Il WWF: «No ai ripopolamenti, meno che mai con la neve e con il gelo»

Gli animali allevati in gabbia sarebbero in gravi difficoltà anche in condizioni normali, figuriamoci con l’attuale maltempo. Saranno liberate lepri europee, competitrici della specie autoctona “italica”. Fondamentale il coinvolgimento della Polizia provinciale per il rispetto di limitazioni e divieti


L’ATC (Ambito Territoriale di Caccia) di Sulmona ha programmato per domani, pubblicizzandolo sul proprio sito web, quello che viene definito un “lancio di selvaggina”. Si tratta, lo specifichiamo per i non addetti ai lavori, della liberazione in natura di animali allevati in gabbia, di solito del tutto incapaci di provvedere a se stessi in condizioni per loro ignote, e destinati a fungere da bersaglio per le doppiette dei cacciatori. Pratiche di ripopolamento venatorio che possono provocare seri danni alla fauna autoctona e persino all’economia dei territori, com’è ampiamente dimostrato da quello che è accaduto con i cinghiali dell’est Europa che avrebbero dovuto far divertire gli amanti della caccia e creano invece tantissimi problemi. Come che sia il “lancio” di domani riguarderà la lepre europea, molto simile e difficile da distinguere rispetto alla lepre italica, un prezioso endemismo dei nostri territori.

Per questo l’associazione ha scritto questa mattina, via mail e via posta elettronica certificata, all’ATC di Sulmona, al Servizio Veterinario della ASL competente per territorio e al Corpo di Polizia Provinciale dell’Aquila. Nel testo si sottolinea come “le condizioni metereologiche particolarmente avverse di questi giorni richiedono uno spostamento della data di immissione degli animali che, come noto, già sono sottoposti ad elevata mortalità anche in condizioni meteo meno proibitive durante le fase di rilascio ed in quelle immediatamente successive”.

Il WWF ha anche ricordato che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, l’organizzazione scientifica governativa che, tra l’altro, collabora col Ministero nella gestione della fauna) con comunicazione prot. n. 51301 T-A11 del 10/08/16 ha ben indicato la delimitazione delle aree di sovrapposizione e delle aree sperimentali di sovrappopolazione di Lepre italica e Lepre europea ossia quei Comuni nei quali non è consentito il ripopolamento con Lepre europea: sono Anversa degli Abruzzi, Pettorano sul Gizio, Rocca Pia, Rivisondoli, Villavallelonga, Bugnara, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Cocullo, Collelongo, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, Introdacqua, Luco dei Marsi, Secinaro, Trasacco, diversi dei quali ricadono proprio nel territorio di competenza dell’ATC di Sulmona. La stessa comunicazione dell’ISPRA ricorda come le operazioni di ripopolamento debbano essere effettuate alla presenza del Corpo di Polizia Provinciale.

Si fa presente, inoltre, come la recente Delibera della Giunta Regionale Abruzzo n. 877 del 27/12/16 “Misure generali di conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 della Regione Abruzzo” vieta categoricamente all’art. 44, in tutti i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS), i ripopolamenti a scopo venatorio con popolazioni di animali che non siano autoctoni. Tali divieti sono ovviamente da considerare anche per le aree ricadenti nel Parco Nazionale della Majella.

«Il WWF – commenta il Delegato Abruzzo Luciano Di Tizio - ritiene profondamente sbagliato, inutile e dannoso continuare a immettere lepri europee, anche per i possibili danni alla specie autoctona, e ritiene ancor più sbagliato farlo in giorni di grande gelo, nei quali gli sventurati animali sino a ieri in gabbia saranno o sin troppo facile preda dei colpi d’arma da fuoco o vittime della fame e del freddo».
 
WWF Italia Onlus, Abruzzo
abruzzo@wwf.it

martedì 10 gennaio 2017

Cepagatti (Pe). Cade su ghiaccio mentre caccia e parte colpo fucile, ferito

CEPAGATTI. Durante una battuta di caccia, scivola a causa del ghiaccio e dal fucile parte accidentalmente un colpo che lo ferisce alla mano: protagonista dell'episodio, avvenuto stamani in contrada Buccieri di Cepagatti, è un 39enne di Torrevecchia Teatina (Chieti), ora ricoverato all'ospedale di Ancona con una prognosi di 35 giorni.

L'uomo stava camminando per raggiungere l'argine del fiume Pescara, quando è scivolato. Dall'arma - un fucile calibro 12 regolarmente detenuto - è partito un colpo che lo ha ferito.

Il 39enne ha subito tamponato la ferita con della neve fresca ed ha contattato telefonicamente un compagno di caccia, con cui poi ha raggiunto l'ospedale di Chieti. I medici gli hanno riscontrato una ferita alla mano sinistra con frattura scomposta delle dita ed hanno disposto il trasferimento all'ospedale di Ancona. Del caso si sono interessati anche i carabinieri della Stazione di Cepagatti e della Compagnia di Pescara, agli ordini del maggiore Claudio Scarponi.

Fonte: primadanoi.it del 09 gennaio 2017 

venerdì 6 gennaio 2017

WWF: l’attività venatoria va sospesa in giorni di grande gelo. L’Abruzzo segua l’esempio della Puglia

Comunicato stampa del 5 gennaio 2017 
 
 
 
WWF: l’attività venatoria va sospesa in giorni di grande gelo.
L’Abruzzo segua l’esempio della Puglia


“Bene ha fatto la Regione Puglia a sospendere l’attività venatoria per i giorni 6-7-8 gennaio “per condizioni atmosferiche avverse” (come stabilito con provvedimento dirigenziale n. 1 del 4 gennaio)”, dichiara Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo. “La nostra Giunta regionale dovrebbe seguire l’esempio della Puglia”.

Il WWF sta chiedendo a tutte le Regioni, in particolare quelle del centro sud dove per i prossimi giorni sono previste temperature molto al di sotto dello zero e nevicate anche a quote basse fino alla costa, di sospendere tutte le attività di caccia.

La fauna selvatica, già molto provata da un inverno con condizioni meteorologiche particolari (con grandi sbalzi di temperatura), da un bracconaggio dilagante e dalla normale scarsità di cibo e riparo dell’inverno, non può riuscire a superare anche questi giorni di freddo così intenso e improvviso. È infatti provato da studi scientifici che, in inverno in genere e ancor più in periodi così particolari, gli animali selvatici sono estremamente deboli e dovendo spendere le poche energie residue per nutrirsi, difficilmente riescono a trovare anche la forza per fuggire dai cacciatori.

La legge n. 157/92, che tutela la fauna selvatica e disciplina le attività di caccia, prevede il divieto di “cacciare su terreni in tutto o parte coperti da neve” (tranne che nella zona alpina), e sugli specchi d’acqua ghiacciati. Le Regioni possono e devono modificare i calendari venatori proprio in previsione di una maggiore tutela degli animali selvatici che sono un patrimonio indisponibile dello Stato da tutelare nell’interesse della comunità nazionale e internazionale (art. 1 Legge n. 157/92).

WWF Italia Onlus, Abruzzo
abruzzo@wwf.it

domenica 1 gennaio 2017

Caccia la cinghiale: politica e cacciatori litigano ed il provvedimento tarda ad essere emanato

CACCIA AL CINGHIALE ANCHE SU COSTA E COLLINE, E' SCONTRO SU CHI FA I PIANI

L'AQUILA - Impallinata per ora in Commissione Agricoltura della Regione Abruzzo, e rimandata all'anno nuovo la discussione della legge regionale, o meglio i due progetti da integrare, che intendono estendere l’attività venatoria dei cinghiali anche nelle aree "non vocate". Ovvero anche nelle colline e nelle aree costiere. Un provvedimento chiesto a gran voce dagli agricoltori, e con particolare forza da una settantina di sindaci del Chietino preoccupati dai voraci branchi di ungulati che oramai sono arrivati, immortalati da foto che hanno fatto il giro del web, anche in riva al mare, e che devastano le coltivazioni fino a pochi anni fa risparmiate dalle loro scorribande.

I due provvedimenti, uno della maggioranza, l’altro dell’opposizione di centrodestra, sono tutto sommato simili, a parte i dettagli, ma si differenziano in un aspetto fondamentale.

I piani di abbattimento, dice il testo della maggioranza, firmato da 13 consiglieri e dall’assessore all’Agricoltura Dino Pepe lo deve fare la Regione, che ha assunto tale compito dalle Province in via di ridimensionamento di deleghe e personale.

Il testo del centrodestra, che porta la firma di Lorenzo Sospiri capogruppo di Forza Italia, prevede invece che i piani di abbattimento debbano essere affidati ai 12 Ambiti territoriali di caccia, organismi associativix composti dagli stessi cacciatori dei rispettivi territori che si occupano di gestione della fauna selvatica, di programmazione dell’attività venatoria.

Tutti d'accordo nel'estendere il prima possibile la caccia al cinghiale anche dove prima non si poteva, vista l'emergenza rappresentata dal soprannumero. Nelle due diverse posizioni, trasversali agli schieramenti, riemerge un impostazione federalista e una centralista, che si è data battaglia in tante altre partite politiche in Italia e anche in Abruzzo.

"Quella dell’assessore Pepe - spiega infatti Sospiri - è una legge accentratrice, ma è un grave errore, perché ogni territorio ha le sue specificità. La usa logica è quella del ‘qui comando io’, mentre noi diciamo che ognuno deve essere padrone a casa propria. Chi meglio infatti degli Atc composto da persone che vivono nel territorio, può decidere come organizzare una battuta di caccia, stabilendo dove e quando?".

Di diverso avviso l’assessore Pepe. "È la normativa nazionale a dire che deve essere la Regione ad assumere il ruolo programmatorio, mentre gli Atc quello esecutivo. Del resto non sembra una buona idea affidare i piani agli Atc, perché ne verrebbero fuori numerosi piani uno diverso dall’altro, anche in territori del tutto simili. Piani che poi dovranno essere esaminati e approvati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale".

Sulla stessa linea l’Arcicaccia, che teme aggravi di costo per i già vessati cacciatori. "Affidando i piani agli Atc - spiega Massimiliano Di Luca, presidente regionale Arcicaccia - aumenteranno le loro spese, per pagare tecnici e consulenti, e alla fine queste spese ricadranno sui cacciatori i quali sarebbero tenuti a pagare una somma, di circa 800 euro per ciascuna squadra e 40 euro per ogni cacciatore singolo".

Argomentazione respinta da Mauro Febbo di Forza Italia, ex assessore regionale all'Agricoltura. "È un falso problema - assicura - gli Atc sono già dotati di tecnici, e consulenti pagati quattro soldi, e che spesso sono cacciatori anche loro e lo fanno per spirito di volontariato. Se ci saranno aumenti delle quote saranno minimali, ma i vantaggi saranno ben maggiori anche per il comparto agricolo, proprio per la vicinanza degli Atc al territorio, e la maggiore conoscenza di esso.

Fonte: abruzzoweb.it del 31 dicembre 2016