giovedì 17 novembre 2022

Teramo, articolo diffamatorio contro le G.A.DIT: il Tribunale condanna Morelli di Federcaccia

 TERAMO – Il Tribunale di Teramo – Sezione Penale – ha condannato il Presidente Regionale e Provinciale della Federcaccia Ermanno Morelli Conocchioli, riconoscendo la portata diffamatoria del contenuto di un articolo pubblicato il 27 luglio 2017 dal titolo: “FEDERCACCIA DENUNCIA: “BARBARO MASSACRO DI CINGHIALETTI A TOSSICIA” E POI SI SCAGLIA CONTRO LE ASSOCIAZIONI GADIT, LIBERA CACCIA, URCA, ARCI CACCIA ED ENALCACCIA”

In particolare, nell’articolo di stampa, erano riportate le asserzioni rese dal Presidente della Federazione Italiana della Caccia Ermanno Morelli, con le quali veniva sostenuto che:

    • … Gaetano Ercole Presidente delle G.A.DIT. ed il fratello (dirigente) Ezio, erano stati “cacciati” da molteplici associazioni venatorie provinciali;
    • … “La storia di Ezio Ercole la conoscono tutti nell’ambiente venatorio. Era iscritto di Federcaccia, da dove è stato cacciato, si è iscritto ad Arcicaccia, cacciato anche da lì, è passato a Enalcaccia con lo stesso risultato, sempre insieme al fratello Gaetano.”
    • … “Per avere un posto dove non poter essere cacciati i due fratelli hanno costituito la sezione Gadit.. Un’associazione dove alcune persone che credevano nell’ambientalismo si sono dimesse quando hanno capito che erano solo a sostegno del presidente che andava in accordo con un funzionario regionale dell’ufficio caccia. Dopo le loro dimissioni (abbiamo le prove) sono stati anche minacciati di non raccontare in giro cosa avevano visto”.

Il Presidente delle G.A.DIT Gaetano Ercole: “ironicamente parlando, potrei definirla una “critica” alquanto fuori luogo e fuori cognizione che, considerato il contesto, poteva essere percepita non solo come semplice dibattito politico-venatorio.  Quindi, sulla base di tali eloquenti elementi, non poteva sfuggire a nessuno e soprattutto Presidente della Federazione Italiana della Caccia Ermanno Morelli che il sottoscritto, Presidente G.A.DIT in primis:

    • non era mai stato cacciatore;
    • non aveva mai richiesto la licenza di porto di fucile uso caccia;
    • non aveva mai avuto tessere assicurative di qualsivoglia associazione venatoria, Federcaccia compresa;”

Il presidente della Federcaccia Ermanno Morelli, veniva per questo querelato proprio dallo stesso Presidente G.A.DIT Gaetano Ercole (assistito dall’Avvocato Daniele Di Furia) che ha ritenuto dette affermazioni “diffamatorie” e lesive dell’immagine e della reputazione propria e dell’associazione. All’esito delle successive indagini effettuate dall’Autorità Giudiziaria, il Presidente della Federcaccia veniva mandato a processo.

Il Tribunale Penale di Teramo, con Sentenza n. 1309/2022, ha pertanto dichiarato colpevole il Presidente della Federcaccia Ermanno Morelli del reato di cui all’art. 595 del Codice Penale ravvisando nella condotta dello stesso la natura offensiva delle dichiarazioni e la volontà di usare consapevolmente espressioni idonee a ledere l’altrui reputazione; con condanna alla pena alternativa del pagamento di € 400,00 di multa, oltre al risarcimento del danno da definire in sede civile e al pagamento delle spese processuali.

 

Fonte: ekuonews.it dell 11 novembre 2022

domenica 18 settembre 2022

Si “spara” un colpo al ginocchio durante una battuta di caccia: ricoverato a Sant’Omero (Te)

Sant’Omero. Si è presentato in ospedale con un ginocchio sanguinante, dopo essere rimasto vittima di un incidente di caccia.

E’ ricoverato al Val Vibrata, in attesa di essere sottoposto ad un intervento chirurgico per l’asportazione del proiettile il cacciatore di 68 anni, di Sant’Egidio alla Vibrata, rimasto ferito in una battuta di caccia al cinghiale. L’uomo, assieme ad altri cacciatori, era impegnato nei boschi dell’Ascolano per una battuta notturna di caccia al cinghiale quando è scivolato in un tratto di terreno fangoso.

Per effetto della caduta, l’uomo in maniera accidentale si è sparato un colpo di fucile che lo ha raggiunto al ginocchio. Soccorso dai compagni di battuta, il santegidiese è stato accompagnato, attorno alle 23, all’ospedale di Sant’Omero.

Dove è stato poi ricoverato in attesa di essere sottoposto ad un intervento chirurgico. Dell’episodio sono stati avvertiti i carabinieri della compagnia di Alba Adriatica.

Fonte: cityrumors.it del 17 settembre 2022

giovedì 15 settembre 2022

10 e 11 settembre pre-apertura della caccia in Abruzzo alle sole specie Cornacchia grigia, Gazza e Ghiandaia. Il WWF: «È il solito regalo ai cacciatori»

 

Comunicato stampa del 9 settembre 2022 

10 e 11 settembre pre-apertura della caccia in Abruzzo alle sole specie Cornacchia grigia, Gazza e Ghiandaia. 

Il WWF: «È il solito regalo ai cacciatori»  

Preoccupazione per il disturbo alla fauna, gli atti di bracconaggio e la carenza della vigilanza venatoria 

Il 10 e l’11 settembre è prevista la pre-apertura della caccia della Regione Abruzzo. Questa volta per le sole specie Cornacchia grigia, Gazza e Ghiandaia. Rispetto agli anni passati, viste anche le tante bocciature del TAR accumulate grazie ai ricorsi del WWF Italia e di altre associazioni ambientaliste, il calendario è meno impattante dal punto di vista della tutela della fauna, ma va sottolineato che per le specie per cui si è stabilita la preapertura non vi è alcun interesse venatorio, per cui vi è profonda preoccupazione per i possibili atti di bracconaggio verso le altre specie che non sono cacciabili: in pratica la preapertura per poche specie, senza un controllo attento sul territorio, si potrebbe trasformare in una apertura generalizzata.  

Dichiara Filomena Ricci, delegata del WWF Abruzzo: “Chiediamo a tutte le Forze di Polizia di impegnarsi al massimo in attività di servizio specifiche nella vigilanza venatoria, in particolare per le giornate di caccia previste nel mese di settembre di pre-apertura e di apertura generale. Saranno poche le specie cacciabili legalmente e il rischio di abbattere specie per le quali la caccia non è consentita è forte anche perché la vigilanza venatoria nella nostra Regione è stata quasi del tutto smantellata”. 

L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Ente dello Stato deputato a fornire alle regioni i pareri tecnici sui calendari venatori, pur non avendo osservato la pre-apertura per le specie citate, aveva indicato un’apertura generale della caccia programmata a tutte le specie ornitiche e di piccola selvaggina al 1° ottobre 2022. Secondo l’ISPRA “l’apertura a inizio ottobre garantisce infatti un più completo sviluppo degli ultimi nati per alcune specie con fine periodo riproduttivo ritardato riducendo in tal modo il disturbo generato in particolare dalla pratica della caccia in forma vagante, con l’ausilio di cani, in una fase ancora delicata del ciclo biologico”.  

Anche il WWF Abruzzo nelle sue osservazioni alla bozza di calendario aveva chiesto alla Regione Abruzzo di consentire la caccia dal 1° ottobre in modo da ridurre enormemente gli atti illegali a settembre e limitare il disturbo sul territorio in un periodo ancora delicato per la fauna, ma anche questa volta la Regione pur di accontentare i cacciatori, ha permesso loro di andarsene in giro per i boschi e le campagne liberamente e senza i controlli venatori che sono ridotti quasi a zero. Su quest’ultima questione la Regione Abruzzo ha grandi responsabilità: la vigilanza ambientale è infatti oramai scomparsa dopo lo smantellamento delle Province e con il ridimensionamento dei corpi di Polizia provinciale. Un problema mai seriamente trattato dal governo regionale che non ha sin qui realizzato quanto di propria competenza previsto dal “Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti ai danni contro gli uccelli selvatici” approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome già nel 2017. A oggi, infatti, non ci sono tracce del potenziamento e della riorganizzazione dei Corpi provinciali di vigilanza venatoria e della loro eventuale regionalizzazione, azioni che finalmente potrebbero ridare dignità agli operatori di Polizia provinciale, garantendo un livello minimo di controlli sul territorio. 

sabato 20 agosto 2022

L’Abruzzo si adegua totalmente a ISPRA e approva il calendario venatorio 2022/2023

Per evitare ricorsi la Regione ha recepito tutte le indicazioni fornite dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale approvando uno dei calendari con i periodi di prelievo più restrittivi d'Italia


La Giunta regionale dell’Abruzzo ha approvato il calendario venatorio per la stagione di caccia 2022/2023. Dopo il ricorso al TAR dello scorso anno che aveva bloccato la preapertura e imposto pesanti limitazioni ai tempi di prelievo, quest’anno la regione ha voluto evitare possibili ricorsi approvando un calendario che recepisce integralmente tutte le indicazioni fornite da ISPRA.


Così, la tortora non è stata inserita tra le specie cacciabili, la preapertura sarà soltanto di due giornate in cui potranno essere cacciati solo i corvidi, l’apertura generale è sostanzialmente fissata al 1° di ottobre (a settembre si potranno cacciare solo d’appostamento corvidi e merlo), la chiusura per tutti i turdidi è stata anticipata al 10 gennaio e quelle di acquatici e beccaccia al 19 gennaio. Perfino il periodo di addestramento cani è stato limitato e inizierà soltanto il 1° di settembre. Di seguito tutti i dettagli del calendario venatorio 2022/2023 dell’Abruzzo.
 

Preapertura

Quest’anno potranno essere cacciate in preapertura soltanto i corvidi, Cornacchia grigia, Gazza e Ghiandaia nei giorni di sabato 10 e domenica 11 settembre. Come di consueto in questo periodo il prelievo potrà essere effettuato solo da appostamento. 


Posticipo chiusura

Come lo scorso anno è previsto il posticipo della chiusura per la caccia al Colombaccio, che potrà essere praticata fino al 9 febbraio, esclusivamente nella forma di caccia d’appostamento che dovrà essere collocato a non meno di 500 metri delle zone umide frequentate dagli uccelli acquatici e dalle pareti rocciose potenzialmente idonee alla nidificazione di rapaci rupicoli.
 

Specie cacciabili e periodi di prelievo

La stagione venatoria inizierà ufficialmente il 18 settembre (fermo restando la preapertura), ma saranno solo 4 le specie cacciabili prima di ottobre, merlo, cornacchia grigia, ghiandaia e gazza. Si potrà cacciare per 3 giornate a scelta con l’esclusione di martedì e venerdì e la stagione terminerà il 30 gennaio (a eccezione del colombaccio che come abbiamo visto potrà essere cacciato fino al 9 febbraio), anche se per molte specie è prevista una chiusura anticipata.

Queste le specie cacciabili e i periodi di caccia: Merlo dal 18 settembre al 31 dicembre
Cornacchia Grigia, Ghiandaia e Gazza dal 18 settembre al 14 gennaio + preapertura (a settembre solo d’appostamento)
Fagiano dal 1° ottobre al 30 gennaio (a dicembre e gennaio solo in presenza di monitoraggi e piani di prelievo)
Lepre dal 1° ottobre al 21 dicembre
Starna dal 1° ottobre al 30 novembre (solo in presenza d’interventi di gestione attiva)
Coturnice dal 1° ottobre al 27 novembre (con limitazioni)
Quaglia dal 1° al 31 ottobre
Allodola dal 1° ottobre al 31 dicembre
Alzavola, Canapiglia, Codone, Mestolone, Fischione, Germano Reale, Marzaiola, Folaga, Gallinella d’acqua, Porciglione, Beccaccino e Frullino dal 1° ottobre al 19 gennaio (a gennaio in forma vagante solo in prossimità di corsi d’acqua, canali, fossi, risaie aree umide ed entro 50 metri di distanza da questi)
Beccaccia dal 1° ottobre al 19 gennaio
Cesena, Tordo bottaccio e Tordo sassello dal 1° ottobre al 10 gennaio
Colombaccio dal 1° ottobre al 10 febbraio (dal 21 gennaio solo d’appostamento)
Volpe dal 1° ottobre al 30 gennaio (a gennaio solo in squadre organizzate)
 

Caccia al cinghiale

La caccia al cinghiale, a esclusione di quella di selezione, è consentita dal 1° ottobre al 31 dicembre, esclusivamente nelle giornate di mercoledì, sabato, domenica e festivi infrasettimanali.

La caccia di selezione, invece, sarà consentita fino al 30 settembre 2022 da un’ora prima del sorgere del sole fino alle 24 secondo i piani di prelievo adottati dai singoli ATC. 


Carnieri giornalieri e stagionali

Nella stagione venatoria 2022/2023 ogni cacciatore abruzzese potrà prelevare giornalmente 2 capi di selvaggina stanziale rispettando le seguenti limitazioni: Lepre 1 capo giornaliero e 10 stagionali
Fagiano 2 capi giornalieri e 15 stagionali
Starna 2 capi giornalieri e 10 stagionali
Coturnice 1 capo giornaliero (il carniere stagionale è definito dai piani di prelievo vigenti nei Distretti di gestione per la caccia alla Coturnice)
Volpe 2 capi giornalieri e 50 stagionali

Per la selvaggina migratoria potranno essere prelevati 15 capi giornalieri con le seguenti limitazioni: Quaglia e Codone, 5 capi giornalieri e 25 stagionali
Beccaccia, 5 capi giornalieri fino a dicembre, 2 capi giornalieri a gennaio, per un massimo di 25 capi stagionali
Allodola, 5 capi giornalieri e 25 stagionali
Colombaccio, 10 capi giornalieri
Cesena, Tordo Sassello e Tordo bottaccio, 15 capi giornalieri
Merlo, 5 capi giornalieri
Cornacchia grigia, Gazza e Ghiandaia, 5 capi giornalieri e 50 stagionali
Folaga, Gallinella d’acqua, 5 capi giornalieri
Beccaccino, Alzavola, Fischione, Germano reale e Marzaiola, 8 capi giornalieri e 25 stagionali
Porciglione, 2 capi giornalieri e 25 stagionali
Canapiglia, Mestolone e Frullino, 5 capi giornalieri e 20 stagionali
 

Addestramento cani

L’addestramento e l’allenamento dei cani da caccia, come suggerito da ISPRA, sarà consentito dal 1° settembre 2022, dall’alba fino alle ore 12 e dalle ore 16 al tramonto, esclusivamente nelle aree naturali, lungo i corsi d’acqua, negli incolti, nei boschi e nelle aree coltivate non suscettibili di danneggiamento. L’addestramento è vietato nei giorni di preapertura.

Fonte: iocaccio.it del 19 agosto 2022

venerdì 19 agosto 2022

Abruzzo: approvato il Calendario Venatorio per la stagione 2022-2023



La Giunta Regionale nella seduta del 12 agosto 2022 ha approvato il Calendario Venatorio Regionale per la stagione 2022-2023 che regolamenta le specie cacciabili, i periodi di caccia, l’ora legale d’inizio e termine della giornata di caccia nonché i periodi e le modalità per l’addestramento dei cani.


Nella sezione che segue sono riportati la Delibera di Giunta di approvazione e i relativi allegati, tra i quali il testo del Calendario Venatorio.

 

Clicca qui per scaricare il calendario venatorio

giovedì 28 luglio 2022

IL WWF ABRUZZO PRESENTA LE OSSERVAZIONI ALLA BOZZA DEL CALENDARIO VENATORIO REGIONALE. LA REGIONE AVREBBE DOVUTO APPROVARLO IL 15 DI GIUGNO

COMUNICATO STAMPA DEL 25 LUGLIO 2022
 
IL WWF ABRUZZO PRESENTA LE OSSERVAZIONI ALLA BOZZA DEL CALENDARIO VENATORIO REGIONALE

LA REGIONE AVREBBE DOVUTO APPROVARLO IL 15 DI GIUGNO


LA GIUNTA MARSILIO-IMPRUDENTE HA GIÀ COLLEZIONATO 8 SCONFITTE GIUDIZIARIE: STA PRENOTANDO LA NONA?


***

Il WWF Abruzzo nelle scorse settimane ha presentato le osservazioni alla prima bozza di calendario venatorio 2022/2023 della Regione Abruzzo.
Come ogni anno, l’Associazione ha evidenziato criticità nella programmazione della caccia, avanzando le proprie richieste quali ad esempio:
- l’apertura generale della stagione venatoria il 1° ottobre senza deroghe e giornate di pre-apertura;
- la chiusura della caccia a tutte le specie di uccelli al 31 dicembre;
- la sospensione della caccia alla coturnice;
- una maggiore attenzione per le aree di presenza dell’orso bruno marsicano;
- la richiesta di richiamare anche nel calendario le norme nazionali che prevedono il divieto di caccia nelle aree percorse da incendi e quello di abbandono di cartucce.
Il WWF Abruzzo evidenzia anche altre criticità, relative alla gestione dell’iter di approvazione:
- in base alla normativa vigente, la Regione Abruzzo dovrebbe approvare il calendario venatorio entro il 15 giugno: siamo al 25 luglio e non è stata conclusa la fase di discussione;
- altre Regioni hanno da tempo inviato la richiesta di parere all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), parere che sul calendario venatorio è obbligatorio, mentre la Regione Abruzzo lo ha fatto solo di recente.
Questo modo di fare appare come un tentativo da parte della Regione di rendere più difficoltose le azioni delle Associazioni per la tutela dell’ambiente, allungando i tempi di approvazione e riducendo il tempo utile per produrre un eventuale ricorso al TAR.
“La Regione Abruzzo nel corso degli anni ha perso numerosi ricorsi presentati dal WWF e altre Associazioni ambientaliste sui calendari venatori – ricorda Claudio Allegrino, coordinatore delle guardie del WWF Abruzzo – Solo la Giunta Marsilio/Imprudente dal 2019 a oggi ha collezionato ben 8 sconfitte giudiziarie da parte del TAR Abruzzo tra sentenze, ordinanze e decreti cautelari che hanno evidenziato come le richieste delle Associazioni che si occupano di tutela della fauna selvatica siano fondate su basi concrete e giuridicamente sensate”.
“Ci auguriamo – continua Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo – che la Regione accolga le indicazioni che come ogni anno produciamo per rendere l’attività venatoria meno impattante sulla fauna. Da anni ormai siamo costretti a percorrere la strada dei ricorsi al TAR su queste tematiche, vincendoli. Il governo abruzzese, oltre a sprecare i soldi del contribuente per cercare di accontentare i cacciatori, determina non poca confusione sul territorio dovendo approvare ogni anno più versioni del calendario venatorio. Tutte situazioni che potrebbero essere evitate se si accogliessero per tempo le giuste osservazioni che avanziamo.”

domenica 3 luglio 2022

Il WWF: “Sui cinghiali la Giunta regionale continua a sbagliare”. L’attività venatoria notturna, e anche con l’arco, pericolosa per uomini e fauna protetta

Comunicato stampa del 2 luglio 2022

Decine di studi e l’esperienza dimostrano che la caccia non risolve il problema 

Il WWF: “Sui cinghiali la Giunta regionale continua a sbagliare” 

L’attività venatoria notturna, e anche con l’arco, pericolosa per uomini e fauna protetta  

Nei giorni scorsi la Giunta regionale ha approvato un nuovo disciplinare per la caccia di selezione al cinghiale. Le grandi novità introdotte, come si legge dalle dichiarazioni dell’Assessore Emanuele Imprudente, sarebbero la possibilità di caccia fino alle ore 24 con l’ausilio di strumenti per il miglioramento della visione notturna (sorgenti luminose suppletive come visori ad infrarossi, visori termici, torce e fari) e, per la prima volta in Abruzzo, l’utilizzo dell’arco. Il disciplinare è stato approvato con il parere favorevole dell’ISPRA. 

Quello che sconcerta, oltre all’utilizzo di tecniche venatorie mai sperimentate per l’Abruzzo, è il fatto che si continui a considerare la caccia (di selezione e non) quale unico strumento di contenimento dei danni da cinghiale, senza ipotizzare e programmare a larga scala nessuna altra azione che vada nell’ottica della messa in sicurezza delle colture agricole o della riduzione del rischio di impatto con autoveicoli. Si continuano solo ad allargare i periodi e le modalità di prelievo al cinghiale che ormai si può cacciare praticamente quasi tutto l’anno e con ogni metodologia venatoria, ma non si vedono certo i risultati sperati sul contenimento delle popolazioni. 

La caccia notturna poi, andrebbe attentamente valutata anche per il rischio di disturbo che può provocare al resto della fauna selvatica soprattutto in questo momento quando la stagione riproduttiva non è ancora del tutto conclusa e alla sua pericolosità per i cittadini. 

Lo scorso febbraio il WWF Abruzzo, insieme all’Università di Teramo, ha organizzato un convegno proprio sulla gestione del cinghiale. L’Associazione ha discusso sulla base dell’analisi di circa 80 pubblicazioni scientifiche, riguardo all’impatto dell’attività venatoria sulla struttura di popolazione del cinghiale. In particolare, si è rilevato che: 

  • La caccia costituisce la causa principale di morte per il Cinghiale (Keuling et al. 2013), ma il prelievo venatorio non è sufficiente a contenere l’incremento delle popolazioni (Servanty et al. 2011; Keuling et al. 2013).  
  • La caccia agisce sulle diverse classi di sesso e d’età in modo diverso dalla mortalità naturale (Toigo et al. 2008) con l’effetto di diminuire l’aspettativa di vita media degli animali e ringiovanire le popolazioni (Servanty et al. 2011).  
  • La caccia innesca risposte nella biologia riproduttiva della specie che, unitamente all’aumentata disponibilità trofica, causano un aumento della produttività delle popolazioni (Herrero et al. 2008; Servanty et al. 2011). 
  • La caccia in battuta ha conseguenze sulla demografia delle popolazioni cacciate (Monaco et al. 2003; Toïgo et al. 2008) e può anche influenzare il comportamento spaziale dei gruppi familiari in quanto la perdita di una femmina dominante può portare maggiore instabilità spaziale tra gli individui sopravvissuti (Maillard 1996). 
  • La caccia può anche indurre una risposta compensativa della popolazione, infatti sotto un'elevata pressione venatoria, una proporzione maggiore di femmine di un anno partorisce rispetto alle popolazioni in cui la pressione venatoria è meno pronunciata. 

    Alcune pubblicazioni fanno emergere che anche gli abbattimenti selettivi da punto fisso possono perturbare la struttura di popolazione tanto da sconvolgere gli accoppiamenti, la fecondità e il rapporto tra i sessi della prole che possono essere stravolti (review di Milner et al. 2007).  

    “In sostanza decine di studi scientifici hanno dimostrato che sperare di ridurre il numero dei cinghiali affidandosi esclusivamente alla caccia è sbagliato e illusorio, eppure la Giunta regionale – conclude Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo - continua a intervenire sulla gestione del cinghiale in modo caotico, aumenta i periodi venatori durante l’arco dell’anno e della giornata, allarga le possibilità dei metodi di caccia ricorrendo anche all’arco, tecnica mai usata in Abruzzo… sembra insomma che si proceda facendo regali ai cacciatori senza prendere contezza del fatto che questo tipo di gestione in atto da decenni non sta avendo il risultato sperato. È ora che il problema venga affrontato con dati ed evidenze scientifiche alla mano e che si sperimentino altre tipologie di intervento sul territorio, note e praticabili, per la messa in sicurezza di campi agricoli e infrastrutture lineari”. 

 



WWF Italia ONLUS, Abruzzo
abruzzo@wwf.it
392.1814355
Facebook: WWF Abruzzo

 

venerdì 1 luglio 2022

Caccia di selezione al cinghiale, la Regione dà il via al nuovo disciplinare

Pescara. La Giunta regionale su proposta del presidente Marco Marsilio e dell’assessore con delega al Personale, Guido Quintino Liris, ha dato il via libera al Piano Integrato di Attività e Organizzazione (P.I.A.O.) della Regione Abruzzo per l’annualità 2022 nell’ambito del Triennio 2022 –2024. Il “Piano Integrato di Attività e Organizzazione (P.I.A.O.) della Regione Abruzzo è da considerarsi quale P.I.A.O. sperimentale per questa annualità, in considerazione dell’evoluzione normativa in materia.

Disco verde, su iniziativa del vicepresidente della Giunta, Emanuele Imprudente, per il disciplinare di caccia di selezione al cinghiale. Tale disciplinare trova applicazione, senza soluzione di continuità e fino alla data di adozione di un nuovo disciplinare. Nello specifico, la caccia di selezione al cinghiale è svolta esclusivamente nel territorio sottoposto a gestione venatoria, all’interno di un arco temporale massimo stabilito nell’anno di riferimento, anche al di fuori dei periodi e degli orari previsti dalla legge, previa acquisizione di parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Il disciplinare dispone che la caccia di selezione si svolga a partire da un’ora prima del sorgere del sole ad un’ora dopo il tramonto, per un massimo di cinque giornate settimanali, con esclusione dei giorni di silenzio venatorio (martedì e venerdì). Si tratta di un valido strumento per aumentare il prelievo dei cinghiali e ridurre i danni causati dalla specie. Il Disciplinare prevede anche che la Regione possa richiedere agli Ambiti Territoriali di Caccia, attraverso una propria piattaforma, l’attivazione di specifici interventi in caccia di selezione, per contenere i danni al patrimonio agricolo, per la prevenzione degli incidenti, per motivi sanitari o altre cause. Le richieste sono inoltrate congiuntamente anche alla Polizia Provinciale.

 

Fonte: abruzzolive.it del 01 luglio 2022

 

lunedì 2 maggio 2022

Preoccupano le dichiarazioni alla stampa dopo un convegno a senso unico. Il Cervo entra nel mirino della Regione Abruzzo?

 

Comunicato stampa del 2 maggio 2022 

Preoccupano le dichiarazioni alla stampa dopo un convegno a senso unico 

Il Cervo entra nel mirino della Regione? 

Il WWF: “C’è bisogno invece di conoscenza e di azioni di prevenzione” 

Si apprendono dagli organi di stampa le dichiarazioni dell’assessore regionale Emanuele Imprudente e del presidente del Parco regionale Sirente Velino Francesco D’Amore circa la gestione del Cervo in Abruzzo e nel Parco, a seguito del convegno tenutosi il 30 aprile scorso a Fagnano Alto. Dichiarazioni che vanno tutte nell’unica direzione di intervenire sulla popolazione del Cervo e che lasciano alquanto sconcertati e perplessi. 

A modello si prende il Parco Nazionale dello Stelvio, dove viene effettuata un’azione di controllo sul Cervo basata sull’uso della carabina. Come ricordato nel convegno stesso, il Parco dello Stelvio rappresenta un’unicità per la gestione del Cervo nel panorama delle aree protette, per cui non si comprende perché al convegno sia stata descritta solo questa esperienza e non quella di tutti gli altri parchi dove al Cervo certo non si spara.  

Nel porre la questione della presenza del Cervo nelle aree interne, si evince la necessità di dotarsi di studi più approfonditi sulla consistenza delle popolazioni dell’ungulato, ma sembra che l’abbattimento sia dato per scontato, quasi fosse una scelta obbligata. Non è così.  

È innanzitutto impossibile ipotizzare azioni senza una conoscenza approfondita della situazione: bisogna dotarsi di strumenti quali, ad esempio, la conoscenza della distribuzione sul territorio regionale della specie, della dinamica, del trend e dello status delle popolazioni, dei rapporti sesso/età… tutte informazioni che si possono ottenere tramite monitoraggi ripetuti per diverse annualità con metodologie confrontabili e riconosciute. Non risultano studi del genere a livello regionale tanto che nello stesso Piano Faunistico Venatorio predisposto dalla Regione Abruzzo si riportano i dati di una sola annualità! Si ricorda inoltre che, come riportato anche nell’appena citato Piano Faunistico, il prelievo venatorio nei Parchi è vietato e non sembra che in Abruzzo vi siano le condizioni di applicare deroghe a tale divieto. 

Vengono spesso richiamati i danni in agricoltura provocati dal Cervo e il pericolo di incidenti stradali, questioni queste certamente molto delicate e da tenere in seria e attenta considerazione. Per limitare tali problemi, però, esistono molteplici azioni che si possono attuare nel territorio, ma non risulta che ci siano programmazioni a scala regionale su queste tematiche. Per arginare i danni all’agricoltura si può implementare l’utilizzo delle recinzioni o delle varie tipologie di repellenti (uno studio dell’ARSIA Toscana ha dimostrato che l’uso di repellenti olfattivi riduce significativamente i danni da brucatura di cervo su piantine di olivo). Senza parlare di tutte le azioni che possono essere messe in atto per limitare il rischio di impatto con le autovetture: dissuasori visivi e sonori, potenziamento dei sottopassi, costruzioni di sovrappassi… gli esempi in bibliografia e anche in azioni concrete condotte nei Parchi e nelle Riserve naturali abruzzesi sono molteplici. 

Non si può poi ignorare l’interazione che il Cervo ha con le altre componenti dell’ecosistema, il ruolo che assume nella catena alimentare, rappresentando un’importante fonte trofica per il Lupo. Così come non si può far finta di non sapere che molta dell’eventuale pressione venatoria sul Cervo andrebbe a ricadere nelle aree di presenza dell’Orso bruno marsicano, al di fuori delle aree protette, aggiungendo ulteriore stress in zone dove la caccia ad altre specie è già permessa.  

Alcuni paesi in Abruzzo sono esempi virtuosi di convivenza possibile con i cervi, anzi ne hanno fatto un elemento peculiare e di riconoscibilità tanto che la presenza del Cervo è diventata anche un’attrattiva turistica. Spiace constatare che, invece, la discussione avviata dalla Regione e dal Parco regionale Sirente-Velino sia partita dalla volontà – più o meno mascherata – di accogliere le richieste dei cacciatori che, come già nel caso dei cinghiali, si ergono a risolutori di problemi senza portare in realtà alcun reale beneficio.  

Chiediamo alla Regione di avviare un confronto allargato, prevedendo questa volta un giusto contraddittorio, superando scelte anacronistiche e inefficaci: si deve puntare a soluzioni che garantiscano la corretta (e possibile) convivenza tra le attività umane e la presenza della fauna, così da assicurare la tutela e la conservazione di una delle biodiversità più importanti d’Italia e al tempo stesso il rilancio delle aree interne e l’affermarsi di un duraturo sviluppo sostenibile.

WWF Italia ONLUS, Abruzzo
abruzzo@wwf.it
392.1814355
Facebook: WWF Abruzzo

domenica 3 aprile 2022

Stazione Ornitologica Abruzzese "Assessore regionale Imprudente spara le ultime cartucce, sta scavando sotto al fondo del barile per nascondere il fallimento della regione nella gestione faunistica"

 
Comunicato stampa del 02/04/2022

Pure la caccia nei parchi?
 

Stazione Ornitologica Abruzzese "Assessore regionale Imprudente spara le ultime cartucce, sta scavando sotto al fondo del barile per nascondere il fallimento della regione nella gestione faunistica".


In merito alle dichiarazioni di oggi dell'assessore della Regione Abruzzo Imprudente che chiede una deregulation totale sull'attività venatoria, con apertura della caccia al cervo e capriolo, ampliamento della stagione venatoria, piani di prelievo nei parchi, regionalizzazione dell'ISPRA, interviene il presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese Massimo Pellegrini, naturalista specializzato in fauna selvatica "La Regione Abruzzo e le province in venticinque anni hanno cercato di applicare un'unica ricetta per gestire i danni da fauna selvatica: sparare sempre di più. Il risultato? Fallimento su tutta la linea! Con il contorno di decine di sentenze dei giudici amministrativi a tutti i livelli che hanno bocciato l'operato della regione in questi ultimi decenni.
Invece di scommettere su recinti elettrificati, ecodotti sulle strade, censimenti scientifici, strutture tecnico-amministrative adeguate con biologi e naturalisti specializzati in fauna selvatica, si pensa di risolvere il problema sparando letteralmente le ultime cartucce. Invece di riflettere sui loro errori, Imprudente cerca pensa di aprire la caccia a cervo e capriolo, ampliando la stagione venatoria e addirittura scommettendo sulla braccata per gestire il cinghiale, la tecnica più errata in quanto non selettiva, come è noto da decenni. Tra l'altro sempre più turisti vengono in Abruzzo per osservare gli animali in tranquillità, immaginiamo quanto saranno contenti dello "spettacolo" degli spari in pieno agosto sulle nostre montagne e campagne. Che sia solo l'ennesima manovra pro-cacciatori il fatto che sui rimborsi dei danni invece di far sborsare i denari agli Ambiti Territoriali di Caccia, come chiediamo da anni per responsabilizzare i cacciatori, la regione propone di ricorrere alla fiscalità generale nazionale. Che dire poi della regionalizzazione dell'Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione dell'Ambiente, il massimo organo nazionale scientifico di studio della fauna? In Abruzzo la regione non riesce a garantire i censimenti delle principali specie che vengono svolti da noi volontari da decenni...Insomma, siamo al populismo faunistico che scava sotto al fondo del barile per nascondere venticinque anni di fallimenti nella gestione e prevenzione dei danni da fauna selvatica che diventano il solito alibi per far sparare di più agli animali".


STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE
Info: 3280508631-3683188739

sabato 2 aprile 2022

Imprudente: servono misure urgenti che consentano di intensificare l'attività venatoria sugli ungulati

Fauna selvatica: Imprudente, linea comune delle Regioni su soluzioni governative emergenziali indifferibili 
 
L'ASSESSORE: “SERVONO MISURE URGENTI CHE CONSENTANO DI INTENSIFICARE L’ATTIVITÀ VENATORIA SUGLI UNGULATI. (REGFLASH)
 
- L'Aquila, 02 apr. “Sulla gestione della fauna selvatica è giunto il momento di dare risposte immediate ed efficaci alle istanze delle aziende che operano nel settore agricolo e zootecnico. Non abbiamo più tempo da perdere, occorre agire ora, d’urgenza, con provvedimenti rapidi e concreti anche per controbilanciare gli effetti di una crisi che incide direttamente sui costi di produzione e approvvigionamento”. Così, il vice presidente della Giunta regionale e assessore all’agricoltura, Emanuele Imprudente, all’indomani dell’incontro della commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, alla presenza del sottosegretario del Ministero della transizione ecologica Vannia Gava,, convocato per avanzare proposte concrete in merito alle criticità legate alla gestione della fauna selvatica e all’agricoltura sostenibile. Le Regioni hanno concordato sulla necessità di porre in essere provvedimenti immediati e d’urgenza che prevedano, tra l’altro, dei piani di controllo da attivare con la tecnica della braccata, l’ampliamento dell’attività venatoria, ovvero dei tempi di caccia agli ungulati, e interventi tesi ad esercitare piani di controllo anche all’interno delle aree protette. Inoltre le regioni chiedono decisioni urgenti anche sul fronte del pagamento dei danni da fauna selvatica agli agricoltori, attingendo alle risorse provenienti dalle concessioni governative per l’esercizio venatorio e ad una riforma dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) su base regionale.


“È un problema non più differibile – ha dichiarato l’assessore Imprudente - che va affrontato con la massima serietà ed utilizzando tutti gli strumenti a disposizione delle Regioni e del Governo. Da parte nostra, fino ad ora abbiamo esperito tutti le azioni possibili, ovviamente nei limiti consentiti dalla legge. Noi Dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione – ha detto ancora Imprudente – ma abbiamo chiesto al Governo, che tramite il sottosegretario Vannia Gava, si è detto disponibile, misure urgenti ed eccezionali che consentano di intensificare l’attività venatoria sugli ungulati e la possibilità di agire anche sulla sovrabbondanza di cervi e caprioli, che danneggiano le colture di pregio come le vigne, gli ulivi e gli impianti di piante tartufigene”. 


Fonte: Regione Abruzzo 02 aprile 2022

giovedì 17 marzo 2022

Il TAR bacchetta la Regione: sulla caccia condotta “pervicace e reiterata”


Comunicato stampa del 14 marzo 2022 

 
Regione Abruzzo, Federazione Italiana della Caccia e Movimento Scelta Etica condannati al rimborso delle spese legali per il ricorso delle Associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio
 
Il TAR bacchetta la Regione: sulla caccia condotta “pervicace e reiterata” 
 
Il TAR L’Aquila, per la prima volta, ha condannato la Regione Abruzzo, la Federazione Italiana della Caccia e il Movimento Scelta Etica al rimborso delle spese legali sul ricorso delle Associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio dello scorso anno.
WWF Italia, ENPA, LIPU, LAV e Lndc Animal Protection avevano presentato il ricorso, curato dagli avvocati Michele Pezone ed Herbert Simone, contro il calendario venatorio della Regione Abruzzo sul quale erano intervenuti ad opponendum la Federazione Italiana della Caccia e il Movimento Scelta Etica.
Nella sentenza pubblicata a seguito dell’udienza dello scorso 23 febbraio, il TAR, come accaduto anche in occasione delle precedenti impugnazioni, ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso per sopravvenuto difetto di interesse perché il calendario venatorio ha esaurito i propri effetti per scadenza del termine di efficacia. Il TAR aveva del resto già disposto a suo tempo la sospensiva del calendario stesso per le parti impugnate, accogliendo le richieste delle associazioni ambientaliste e impedendo così l’anticipo della stagione venatoria previsto dalla Regione.
Quest’anno, però, il TAR ha voluto aggiungere alcune considerazioni riguardo alla condotta “pervicace e reiterata” della Regione Abruzzo “violativa della disciplina in materia” e ha condannato i soggetti che si sono esposti contro il ricorso delle Associazioni al rimborso delle spese legali.
La sentenza sottolinea come sia stata posta in essere da parte della Regione Abruzzo una “sostanziale violazione dei principi generali in materia di cui alla legge n. 157/1992 che impone alle Regioni di assicurare compiutamente e concretamente le misure indispensabili per assicurare concretamente la sopravvivenza e la riproduzione delle specie cacciabili” (più volte sottolineata dalla Corte Costituzionale cfr. n. 191 del 2011 e, di recente, n. 40 del 2020).
Appare però incomprensibile come la discussione su una questione tanto complessa come quella venatoria debba essere ogni anno rimandata sui tavoli dei tribunali invece di essere oggetto di un dialogo costruttivo con le parti interessate e di una programmazione che ponga come obiettivo principale e imprescindibile la tutela della preziosa fauna abruzzese.
La Regione Abruzzo, al pari peraltro di molte altre Regioni italiane, da anni conferma scelte che poi vengono puntualmente impugnate dalle associazioni ambientaliste e cassate dal giudice amministrativo (in alcuni casi persino dalla Corte Costituzionale). In questo modo vengono spesi fondi pubblici per il lavoro degli uffici regionali competenti e dei tribunali amministrativi: chi amministra la cosa pubblica dovrebbe stare attento a scelte di questo genere, ricordando che si amministra per conto di tutti i cittadini e non di una sola categoria (peraltro fortemente minoritaria). 
 
WWF Italia ONLUS, Abruzzo

domenica 13 febbraio 2022

Riflessioni dopo il convegno dell’Università di Teramo e del WWF sul cinghiale

 

Comunicato stampa del 7 febbraio 2022 

 

Riflessioni dopo il convegno dell’Università di Teramo e del WWF sul cinghiale 

Il prof. Amorena: «Non esistono soluzioni semplici per problemi complessi» 

Affidarsi solo alla caccia, come si fa da decenni, non risolve la situazione ma la peggiora. Un confronto aperto e tecnicamente supportato può aiutare a individuare azioni davvero efficaci 

 


Le problematiche legate all’aumento del numero dei cinghiali, nella nostra regione come nel resto d’Italia, sono state affrontate nel corso del convegno “Il cinghiale e il territorio: dalla ricerca scientifica alla gestione” organizzato dall’Università degli Studi di Teramo e dal WWF Abruzzo venerdì 4 febbraio scorso presso il campus di Medicina Veterinaria a Teramo. Un convegno inquadrato nel Progetto “Tante specie – un solo Pianeta” a cura delle strutture territoriali del WWF nella regione Abruzzo. 

 

La grande partecipazione testimonia l’importanza del tema: vi sono stati oltre 300 iscritti on line e diverse decine di partecipanti in presenza tra cui rappresentanti del mondo accademico, dei Carabinieri Forestali, delle ASL, delle aree naturali protette, delle associazioni ambientaliste e di categoria. 

La gestione del cinghiale è una questione complessa che investe e coinvolge molti settori della società e che proprio per la sua complessità richiede interventi basati sulle evidenze scientifiche e sull’analisi dei risultati delle pratiche messe finora in atto. Non a caso il convegno è stato aperto da una relazione del prof. Andrea Mazzatenta dell’Università di Teramo e da una review di oltre 80 pubblicazioni presentata da Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo, e da Marco Galaverni, direttore scientifico del WWF Italia. 

In buona sostanza la caccia, così come il cosiddetto selecontrollo, intervenendo sulle dinamiche ecologiche della specie ottiene risultati opposti rispetto alle intenzioni: più abbattimenti e pressione sulla popolazione ci sono, più i cinghiali si riproducono (i numeri quindi aumentano anziché diminuire) mentre i gruppi familiari si destabilizzano. Di conseguenza crescono sia i danni all’agricoltura sia gli incidenti stradali. Lo dimostrano ormai numerosi studi, ma lo dimostra anche l’esperienza pratica: da anni l’emergenza cinghiali si contrasta affidandosi quasi soltanto a doppiette e carabine ma la situazione è tutt’altro che migliorata. Dai dati presentati nel convegno è pure emerso come le catture con i chiusini si sono dimostrate efficaci riuscendo a essere più selettive rispetto al prelievo venatorio come dimostrano alcune esperienze pratiche condotte sul campo nella riserva regionale e Oasi WWF del Lago di Penne. Anche le misure di prevenzione con i recinti elettrificati, laddove sono state attuate, hanno avuto effetti positivi, pur necessitando di alcune accortezze nella fase di installazione e per la manutenzione, come è stato illustrato dall’esperienza della riserva regionale e Oasi WWF dei Calanchi di Atri. Così come vi sono primi esperimenti di sterilizzazione, attraverso interventi però complessi da gestire su ampi spazi.  

Evidenze scientifiche che purtroppo difficilmente diventano elemento su cui basare le scelte. Si preferisce invece riproporre da anni sempre le stesse soluzioni anche se non hanno prodotto risultati. L’intero settore continua infatti a risentire dell’approccio per cui la gestione faunistica finisce per coincidere con la gestione venatoria: nulla di più errato! Il caso dei cinghiali dimostra esattamente il contrario: a causa della caccia dagli anni 60 del secolo scorso vi sono state enormi immissioni di cinghiali provenienti dall’Est Europa che hanno finito per determinare un disequilibrio che l’aumento della pressione venatoria non solo non ha risolto, ma ha addirittura fatto aumentare. Se quindi l’obiettivo dichiarato è quello di diminuire il numero dei cinghiali per far diminuire i danni alle colture (e in alcuni casi anche al patrimonio naturale) è inutile aumentare i periodi di caccia arrivando, come è oggi in Abruzzo, a consentire il prelievo venatorio – nella forma della caccia e in quella del selecontrollo – tutto l’anno. 

Sul punto va registrata la differente visione della Regione Abruzzo che è intervenuta al convegno con il Vicepresidente Emanuele Imprudente il quale ha ribadito come l’Ente intenda insistere sulla strada fin qui seguita ritenendo che non occorrano ulteriori studi e che sia invece necessario agire rapidamente per risolvere il problema. Una esigenza, quella della rapidità, condivisa da tutti. Non c’è del resto alcuna necessità di ulteriori ricerche, perché gli studi già ci sono! Si tratta solo di adottare le soluzioni che questi propongono, andando poi a costante verifica della loro efficacia. Come ha evidenziato il Prof. Michele Amorena dell’Università di Teramo, che ha introdotto e moderato il dibattito, «è sbagliato pensare di fornire soluzioni semplici a problemi complessi» ed è ancora più sbagliato, ha aggiunto nelle conclusioni Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia, continuare con strategie che fino ad oggi si sono dimostrate a dir poco inefficaci. 

Più volte nel corso dell’incontro sono state richiamate le difficoltà che il mondo dell’agricoltura sta incontrando a causa del proliferare dei cinghiali, ma proprio per rispetto a questo mondo è compito di tutti attuare soluzioni efficaci se l’obiettivo è davvero quello di risolvere il problema dei danni alle colture e non quello di consentire la caccia tutto l’anno, persino all’interno di aree naturali protette.  

Una vera soluzione è possibile solo attraverso una strategia che coinvolga tutti i portatori di interesse e che si basi esclusivamente sulle evidenze scientifiche e sulle modalità più efficaci. In caso contrario, il rischio è che tra qualche anno avremo tanti cinghiali uccisi in più, ma con ancora più danni di quelli registrati ad oggi. Per questo l’intenzione dell’Università di Teramo e del WWF Abruzzo è quella di continuare a offrire occasioni di riflessione chiedendo disponibilità al settore dell’agricoltura attraverso le associazioni di categoria: solo un confronto aperto e tecnicamente supportato potrà aiutare ad adottare soluzioni davvero efficaci.

giovedì 3 febbraio 2022

Ultimo giorno di caccia in Abruzzo: poiana abbattuta a Sambuceto

 Comunicato stampa del 02/02/2022


Desolante sfregio nell'ultimo giorno di caccia in Abruzzo: una splendida poiana abbattuta a Sambuceto (CH) da un bracconiere.

L'immagine inequivocabile della radiografia mostra la rosa dei pallini.

In Italia deregulation venatoria tra bracconaggio diffuso sulle specie e vittime umane mentre la UE conferma la necessità di restrizioni alla caccia.


Una splendida poiana è stata uccisa il 31 gennaio in Abruzzo a Sambuceto (CH) da un bracconiere proprio nell'ultimo giorno della stagione venatoria 2021/2022. Si tratta di un desolante "sfregio" al patrimonio naturalistico della regione da parte di un delinquente che si diverte a sparare con un fucile a una specie protetta di rapace.

La carcassa, trovata tra l'altro in un piccolo campo di una zona densamente abitata, è stata portata a un veterinario che con una radiografia ha accertato che l'individuo è stato raggiunto da una rosa di pallini da caccia.

È l'ennesimo caso di bracconaggio che connota una stagione venatoria che si chiude tristemente con il solito conteggio di persone, anche non cacciatori, ferite o peggio uccise e animali protetti abbattuti.
 
Il bracconaggio è una vera e propria piaga italiana tanto che la UE ha minacciato l'apertura di una procedura d'infrazione nei confronti del paese chiedendo misure di contrasto adeguate.

La stessa UE nei giorni scorsi ha varato un documento tecnico-scientifico che conferma la necessità  di ulteriori restrizioni nei periodi di caccia per la tutela di tante specie, dai tordi agli uccelli acquatici.

La Stazione Ornitologica Abruzzese da anni chiede inutilmente alla Regione provvedimenti in linea con le normative comunitarie e i dati scientifici. La UE evidentemente va bene solo quando vi è da ottenere i fondi del PNRR e non quando impone la tutela del patrimonio naturalistico di tutti visto dagli amministratori solo come un mezzo per ottenere i voti dei cacciatori.

Tra l'altro questa decisione rende immediatamente già vecchio il Piano Faunistico venatorio appena approvato dalla Regione che ora dovrà essere adeguato alle esigenze di tutela ribadite dalla Commissione UE.

STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE