lunedì 31 marzo 2014

Provincia di Chieti. Via libera al programma di gestione del cinghiale

Via libera al programma di gestione dei cinghiali nella provincia di Chieti. Lo annuncia l'assessore Franco Moroni, il quale ha subito disposto, a poca distanza dal suo insediamento, l'esecuzione di quanto deliberato dal Consiglio Provinciale il 26 settembre 2013.

In collaborazione con gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) subprovinciali Chietino-Lancianese e Vastese, stanno partendo i monitoraggi delle popolazioni di cinghiali insistenti sul territorio per la realizzazione di una complessa fase gestionale, nella quale si darà esecuzione, a decorrere dal 1° giugno, agli abbattimenti in regime di selecontrollo, su conforme parere ISPRA, nonché all'attuazione di misure di prevenzione e dissuasione per ridurre l'impatto sulle colture agricole.

Ci saranno pertanto, due tipi di interventi, il primo grazie ad una sinergia già attuata con la Prefettura di Chieti ed a breve con il coinvolgimento delle Amministrazioni Comunali interessate, ha permesso di tarare il meccanismo di interventi di controllo, a tutela di situazioni spot di criticità (sicurezza e danni in agricoltura), per le quali si risponderà con interventi mirati immediati ed efficaci tramite cattura e selecontrollo.

Il secondo con il programma, che si sviluppa nell'arco di un triennio, dove sarà avviato un attento monitoraggio sanitario sulla specie che potrà finalmente fare chiarezza sulla incidenza della trichinella e su altre possibili patologie di cui occorre tener conto in una corretta attività di gestione faunistica.

"Contestualmente - dichiara l’Assessore Moroni - ho voluto fortemente la partenza, con gli abbattimenti, di un piano sperimentale di trattamento igienico sanitario che, nel rispetto dei regolamenti dell'Unione Europea, consentirà l'autoconsumo in sicurezza delle carni, nonché la possibilità della lecita cessione diretta od anche la commercializzazione in favore di apposite filiere che potranno fungere da volano per le economie del territorio".

Saranno creati e autorizzati dei centri di sosta e di raccolta dei capi abbattuti, e saranno promossi degli accordi di filiera per la commercializzazione di carni e prodotti lavorati.

Verranno effettuati dei censimenti preliminari, propedeutici alla stesura di piani di prelievo quali-quantitativi e al rilascio del parere favorevole da parte dell'ISPRA, unitamente all'acquisizione di dati biometrici in esito ai prelievi assentiti, forniranno i primi dati attendibili sullo status della specie a livello provinciale, permettendo di conoscerne le strutture e densità di popolazione ai fini di una migliore gestione venatoria, nel rispetto delle esigenze di conservazione della specie, compatibilmente con gli interessi vocazionali della produzione agro-forestale e nel rispetto della tutela dell'incolumità pubblica e della sicurezza stradale.

L'Assessore annuncia un giro di vite anche sull'annosa piaga del bracconaggio: una maggiore presenza sul territorio, lo stimolo ad un approccio venatorio di qualità, la trasformazione della fauna selvatica da problema a risorsa, la valorizzazione delle pregiate carni della selvaggina, fungeranno da ampio deterrente e permetteranno di invertire un fenomeno da ascrivere all'età medioevale.

Esiti ottenuti grazie alla piena collaborazione degli uffici provinciali di settore, degli enti preposti e alla fiducia datami dal Presidente Enrico Di Giuseppantonio.

mercoledì 26 marzo 2014

Discussa la prima tesi di laurea sulla Riserva di Punta Aderci (Ch). La pressione venatoria alimenterebbe i conflitti tra cinghiale ed attività umane

Lunedì 24 marzo è stata discussa la prima tesi di laurea avente come oggetto di studio la Riserva Naturale di Punta Aderci e la sua fauna.


La neolaureata Emiliana De Michele, relatore Prof. Andrea Mazzatenta, ha discusso la tesi, premiata con la lode, dal titolo: “Un contributo all’etogramma di cinghiale, volpe e martora: studio colfocal sampling nella Riserva Naturale di Punta Aderci”, presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo.

Lo studio, durato circa un anno, ha evidenziato che la Riserva è uno scrigno di biodiversità, spesso ignorato. Tale preziosa biodiversità finalmente è svelata grazie all’impiego di una tecnologia di ripresa remota, che ha permesso di acquisire filmati e immagini uniche della fauna mammologica della riserva (cinghiale, volpe, martora, tasso, ecc.).

In particolare, lo studio ha messo in luce caratteristiche del comportamento sconosciute al mondo scientifico, fino ad oggi. La Riserva diventa così punto di riferimento per studi etoecologici. Poche sono infatti le aree che offrono la possibilità di fare queste osservazioni in prossimità del mare, ciò supporta la necessità di tutelare, preservare e studiare tale area e i suoi veri abitanti sempre di più.

Lo studio ha evidenziato come la pressione venatoria sul cinghiale induca drammatici cambiamenti nel comportamento e nella distribuzione locale di questo animale, tali da provocare potenziale disturbo alle attività antropiche. I cinghiali, a seguito della pressione venatoria, si rifugiano in aree tranquille come la riserva e le aree urbane o peri-urbane alimentando il conflitto con le attività umane.

Prezioso il supporto tecnico-logistico di Alessia Felizzi, della Coop CoGestre e collaboratori, oltre al contributo scientifico del dott. Vincenzo Ronzitti biologo e attento conoscitore della riserva.



Provincia di Chieti. Dalla commissione Agricoltura convocata per la problematica cinghiali solo promesse

Sono ricominciati i danni alle produzioni agricole, gli incidenti stradali ed i numerosi avvistamenti di branchi

Nella commissione consiliare “Agricoltura, Caccia e Pesca,” convocata su nostra richiesta stamane per conoscere lo stato di attuazione del piano di contenimento del cinghiale, abbiamo assistito alla reiterazione delle solite e rituali promesse che si sta ancora programmando con gli Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.), che l’attuazione segue il suo naturale corso e presto potranno operare i selecontrollori purchè coadiuvati dai Sindaci nell’indicare le zone a maggiore densità di presenza dell’animale selvatico.

Non poteva altro dirci l’assessore delegato, Franco Moroni, di nomina recente e per anni incolpevole spettatore delle interessate inadempienze messe in atto dal delegato alla caccia Giovanni Staniscia.

Il povero assessore Moroni nulla poteva comunicarci in più se non chiederci venia per un abissale ritardo che ha fatto della provincia di Chieti l’ultima nell’intera regione Abruzzo a mettere in cantiere un programma organico di contenimento che, pur approvato dal Consiglio Provinciale il 13 Settembre del 2013, ha sonnecchiato in chi sa quale cassetto prima di essere tirato fuori ed avviato all’attuazione.

Nel frattempo, finita la stagione venatoria che ha naturalmente ridotto il numero dei cinghiali in virtù dei numerosi abbattimenti, sono ricominciati i danni alle produzioni agricole, gli incidenti stradali ed i numerosi avvistamenti di branchi che creano pericolo alla pubblica incolumità.

Di avvistamenti ce ne comunicano parecchi soprattutto nel vastese sia litorale che interno.

La legislatura volge decisamente al termine e la provincia, quale ente così come è stata sinora conosciuta, ha le ore contate ma, questa legislatura, passerà alla storia oltre che per il totale immobilismo che l’ha contraddistinta in materia d’interveneti sulla viabilità anche perché nulla s’è fatto per dirimere l’annoso problema dell’alto numero di cinghiali sono sempre stati presenti nel territorio; eppure di denunce ce ne sono state tante ma si è preferito rimanere silenti ed immobili restando così complici dei pochi furbi bracconieri che lucrano sull’illegale commercio di carne a dispetto di chi esercita, con passione, una pratica sportiva che andrebbe meglio tutelata.

Camillo D’Amico, capogruppo P.D. provincia di Chieti

venerdì 21 marzo 2014

PNALM. Orso ucciso, arrestato un cacciatore per detenzione di armi

Le indagini della forestale sulla morte dell’orso Stefano avvenuta il 7 luglio dell’anno scorso: sequestrati due fucili e una pistola con matricola cancellata

Le armi sequestrate al cacciatore
Nella sua automobile aveva una pistola calibro 7.65 con matricola cancellata e diverse munizioni non denunciate. Una persona G.G. è stata arrestata per detenzione di arma clandestina dagli agenti del Corpo forestale nell'ambito delle indagini investigative, delegate dalla Procura di Isernia, tese a far luce sui responsabili della morte dell'orso "Stefano", avvenuta sulle Mainarde molisane il 7 luglio dello scorso anno. l'Animale fu ucciso con arma da fuoco e ritrovato alle pendici del Monte Marrone, nel versante molisano del Parco nazionale d'Abruzzo. Gli accertamenti tecnici sulle armi e munizioni sequestrate e desposti dal magistrato serviranno ad evidenziare eventuali compatibilitàbalistiche con i proiettili ritrovati nel corpo dell'orso. Nell'abitazione dell'uomo, oltre a numerosi coltelli di varie forme e dimensioni, sonos tate sequestrate anche due carabine. L'importante operazione, guidata dal comandante capo Tiziana Altea, è stata eseguita dagli uomini del Coordinamento territoriale per l'Ambiente del Pnalm di Pescasseroli, in collaborazione con la sezione investigativa della Centrale dell'Ispettotaro generale. (m.lav.)

giovedì 20 marzo 2014

Caccia, oggi la battaglia in Consiglio regionale. Caporale presenta 515 emendamenti

La Regione deve approvare nuovo regolamento

ABRUZZO. 510 emendamenti di Walter Caporale già depositati ai quali se ne aggiungono altri cinque, elaborati con la collaborazione dell'onorevole Annamaria Procacci, gia' deputato per 4 legislature, oggi responsabile caccia dell'Enpa.
E’ così che il consigliere animalista vuole fermare «il blitz» del centrodestra abruzzese che oggi riporta in Consiglio il regolamento della caccia agli ungulati. 
«Con l’accusa del censimento e del prelievo venatorio», denuncia Caporale, «la giunta prepara la strage di caprioli e cervi in Abruzzo che verrebbe consentita tutto l'anno, unico caso in Italia Chiederò a tutti i Consiglieri regionali di sottoscrivere questi Emendamenti. Nessun regalo alla lobby degli armieri, degli sparatori, delle cartucce e alla lobby venatoria. Se il centrodestra ed il centrosinistra approveranno una simile vergogna, che tra l'altro toglie tutte le competenze alle Province, che non sono state consultate, chiederò agli abruzzesi di punire i partiti complici di questa vergogna e di votare solo chi si sarà schierato dalla parte della vita, del diritto, del rispetto delle leggi nazionali anche nella nostra regione».
Ha preso una posizione netta anche il consigliere regionale di Rifondazione, Maurizio Acerbo: «è necessario che non si proceda all’apertura della caccia al cervo e capriolo, anche se preceduta da censimenti delle due specie».
Nei giorni scorsi ambientalisti di tutta Italia si sono attivati per fermare l’approvazione del nuovo regolamento con una attività di ‘email bombing’, ovvero migliaia di mail inviate alle redazioni dei giornali locali ma anche all’assessore competente. 
Proprio Febbo ha spiegato che la Regione « non intende assolutamente aprire la caccia ai caprioli ma sta lavorando, invece, su una proposta di regolamento sulla gestione degli ungulati, condivisa da tutti». Una soluzione «non più rinviabile», insiste l’assessore, «per i problemi che tale mancanza di gestione delle specie crea al mondo rurale, agli agricoltori e alle stesse specie protette. Infatti è ormai acclarato dal mondo scientifico che il cervo è un forte competitore del camoscio d’Abruzzo».

mercoledì 19 marzo 2014

Cattura cinghiali, il Parco Gran Sasso: «procedure legittime e gabbie regolari»

«I protocolli utilizzati sono in regola»

ASSERGI. «Le gabbie di cattura, il processo partecipativo e la filiera del cinghiale. A chi giova bloccare tutto ciò?»
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha tenuto oggi ad Assergi una conferenza stampa per ribadire la legittimità ed il valore del proprio piano di contenimento del cinghiale erespingere al mittente le accuse di illegittimità del processo, circolate nei giorni scorsi.

«Operiamo con senso di responsabilità – ha dichiarato il presidente Arturo Diaconale - nei confronti del territorio e delle popolazioni. Le esperienze del passato ci insegnano che tale operato è il più opportuno e proficuo e mi auguro lo stesso senso di responsabilità possa essere dimostrato anche da quanti non considerano le conseguenze dei propri esposti fondati sul nulla».
Presenti il Direttore Marcello Maranella, il Responsabile del Servizio ScientificoFederico Striglioni, il veterinario dell’Ente Umberto Di Nicola e quanti al Parco sono impegnati nel campo, con l’ausilio di materiali foto e video sono state illustrate le procedure, le tecniche e gli strumenti utilizzati per la cattura degli ungulati, che avvengono «nel rispetto di tutti i protocolli sul benessere animale» e con la partecipazione attiva dei veterinari ufficiali delle ASL, «che rilasciano appositi certificati di idoneità al trasporto e alla macellazione».
Soprattutto, sono stati riaffermati gli obiettivi e le ragioni di una «buona pratica» che dal 1999 ad oggi ha consentito di catturare 9.000 cinghiali nelle aree critiche dell’area protetta; intervento che, accanto ad azioni di prevenzione, come la distribuzione e la realizzazione di recinzioni per le colture, «ha determinato una sensibile diminuzione dei danni e quindi degli indennizzi erogati».

UNICA OPZIONE PERSEGUIBILE
«L’opzione dei recinti di cattura resta l’unica perseguibile - ha sottolineato Maranella - per efficacia, economicità e sicurezza e, non ultimo, per il beneficio economico che può derivare ai territori dall'avvio di una filiera legata alla lavorazione e alla commercializzazione della carni di cinghiale». 
Come, è stato ricordato in conferenza stampa, nella esperienza realizzata ad Amatrice che ha condotto, superate annose e dure contrapposizioni, alla nascita di un Consorzio Cooperativo tra agricoltori per la gestione della filiera del cinghiale. «Una buona pratica tale da poter essere replicata, nell’ambito di un processo partecipativo con gli attori locali: istituzioni ed agricoltori, anche in altri comuni come Ofena e Isola del Gran Sasso, dove è in atto la prosecuzione del progetto».
Tutto in regola, è stato ribadito, anche con le Leggi, in quanto le catture – previste all’interno del Piano di Gestione della specie - «sono effettuate ai sensi della Legge 394».
Secondo il Parco l’equivoco su cui si basano le reiterate accuse di illegalità del processo «è in un’erronea interpretazione della Legge 157/92 sulla caccia, che disciplina appunto lo sport della caccia e che non si applica all’interno delle aree protette. Inoltre, il piano di gestione, redatto in base alle linee guida del Ministero dell’Ambiente, viene applicato una volta sentito il parere dell’ISPRA e dopo l’approvazione da parte dello stesso Ministero».
«Il Piano di gestione del cinghiale», si spiega ancora, «mira anche alla conservazione di una popolazione di cinghiali ben strutturata per età e sesso, onde salvaguardarne il ruolo ecologico di principale risorsa trofica per il Lupo e contribuisce alla tutela dell’Orso bruno marsicano, in considerazione dell’importanza che il territorio del Parco può o potrà rivestire per la sopravvivenza della specie minacciata, eliminando motivi di conflittualità tra le popolazioni e la fauna selvatica».

mercoledì 12 marzo 2014

Associazioni ambientaliste su gare cinofile nel territorio dl Parco

Le Associazioni scriventi (WWF, Legambiente, Pro Natura, Salviamo l'Orso, LIPU e Altura) hanno inviato una lettera per avere chiarimenti circa le gare cinofile: prove cani da ferma inglesi e continentali su coturnice CAC CACIT, previste per il 1° e 2 marzo e per il 14 e 15 marzo a Frattura di Scanno (AQ), organizzate dal Gruppo Cinofilo Sagittario-Sangro (sito dell’Associazionewww.gruppocinofilosagittariosangro.it).


Ad oggi non si è avuta nessuna risposta alla nota delle Associazioni, ma sul sito del Gruppo Cinofilo, viene data confermata la realizzazione delle gare.Evidentemente, il Parco ha dato il proprio parere positivo alla manifestazione oppure si è a conoscenza del parere positivo del Parco alla manifestazione.

È difficile comprendere come si possa autorizzare una gara in un’area dove lo stesso Parco dà per certa la presenza dell’Orso marsicano già da gennaio!!!! Le gare che si effettueranno 1-2 marzo e 14-15 marzo vanno a coincidere con il periodo in cui l’Orso torna ancor di più a frequentare il territorio e si sovrappongono al periodo riproduttivo di molte specie. Ogni disturbo in tale periodo va attentamente valutato.

Ci si chiede se tutto ciò sia stata considerato nella necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale ai sensi del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 in ottemperanza all’articolo 6, commi 3 e 4 della Direttiva 92/43/CEE, e ai sensi dell’Art.10 del D.G.R. n° 119/2002 – BURA n° 73 Speciale del 14.06.2002 e successive modifiche e integrazioni e se in fase di valutazione siano state considerate le norme per la trasparenza e la partecipazione dei cittadini.

Ci troviamo a ribadire che le zone in cui si prevede di realizzare tali attività sono confinanti o molto vicine al territorio del SIC “Gole del Sagittario”, alle aree identificate dal PATOM ed a quelle del territorio protetto dalle Riserve Regionali “Gole del Sagittario” e “Lago di San Domenico e Lago Pio”, sono, dunque, zone che vengono normalmente frequentate dalla fauna di tali aree protette e pertanto ogni azione che possa arrecare disturbo diretto o indiretto alle specie va sottoposta ad attente ed approfondite valutazioni.

È assolutamente necessario l’espletamento della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale ai sensi del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 in ottemperanza all’articolo 6, commi 3 e 4 della Direttiva 92/43/CEE, e ai sensi dell’Art.10 del D.G.R. n° 119/2002 – BURA n° 73 Speciale del 14.06.2002 e successive modifiche e integrazioni.

A parere delle scriventi non è sufficiente il solo nulla osta del Comune di Scanno, ma, visto che l’intervento può causare danni e/o disturbo alla fauna che appartiene a diversi ambiti comunali, la Valutazione di Incidenza va presentata e sottoposta alla Regione Abruzzo, tenendo in ogni caso ben in considerazione le norme sulla trasparenza amministrativa e la partecipazione dei cittadini, sancite dalle normative inerenti le Valutazioni di Incidenza per permettere a tutte le parti di esprimere pareri ed osservazioni, utili a valutare il reale impatto delle azioni in programma.

In questo periodo dell’anno, tali attività, che di fatto arrecano un disturbo alla fauna, sono ancor più dannose, in quanto, viste anche le condizioni climatiche della stagione, è in avvio la stagione riproduttiva di molte specie e si susseguono avvistamenti ed osservazioni di Orso marsicano.

In conclusione, le Associazioni scriventi ribadiscono la propria preoccupazione per il disturbo che le sopracitate gare cinofile possono arrecare sia direttamente alla Coturnice sia ad altra fauna protetta, in un periodo dell’anno particolarmente delicato per le specie animali e richiedono un intervento da parte degli organi preposti al controllo ed alla vigilanza sul territorio, che possa scongiurare lo svolgimento delle gare cinofile con cani da ferma, in modo da evitare, che per interessi di parte, si possa arrecare un disturbo ed un danno alla fauna protetta della nostra Regione.

Si ricorda, inoltre, che è in atto un progetto Life per la salvaguardia dell’Orso, che affronta problematiche di tutela della specie anche in relazione ad attività antropiche di disturbo, quali ad esempio disturbo causato da cani, eventuali epizoozie causate da cani ecc., quindi si auspica un deciso intervento anche per evitare che la presente segnalazione pervenga alla CE con tutte le conseguenze anche economiche relative al Life stesso.

No alla caccia a cervi e caprioli, Febbo pensi ai cinghiali

COMUNICATO STAMPA

La Regione Abruzzo vuole aprire la caccia al cervo e al capriolo
No alla caccia a cervi e caprioli, Febbo pensi ai cinghiali

Il problema per il mondo agricolo e' rappresentato dai cinghiali non certo da cervi e caprioli.

Proponiamo alla maggioranza quindi di stralciare la parte relativa ai cervidi e di approvare il regolamento per quanto riguarda i cinghiali.

Oggi è di nuovo all’ordine del giorno della terza commissione della Regione l’esame della proposta di regolamento che prevede anche di aprire la caccia al cervo e al capriolo. Già se ne è ampiamente discusso il 5 marzo. In quella sede è emersa chiaramente l’opportunità di approvare un regolamento che disciplini su scala regionale la caccia al cinghiale. Finora infatti la caccia a questa specie è stata caratterizzata da una grande confusione per cui in ogni ambito di caccia si è proceduto in modo autonomo e il risultato non è stato certo quello di organizzare razionalmente i prelievi venatori di cinghiali. E’ invece necessario che non si proceda all’apertura della caccia al cervo e capriolo, anche se preceduta da censimenti delle due specie. Riteniamo infatti assurdo pensare di aprire la caccia a queste due specie visto che è ancora in pieno svolgimento il processo di ricolonizzazione di vaste aree. Inoltre va sottolineato che la massima concentrazione di cervi si trova nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo. Aprire la caccia al cervo e al capriolo in questa zona, di estrema importanza per l’orso marsicano, significherebbe aggiungere un ulteriore grave fattore di disturbo ai già molti presenti nella zona, tanto più che il periodo della caccia al cervo verrebbe in gran parte a sovrapporsi con quello cosiddetto della “iperfagia”, quello cioè in cui gli orsi devono nutrirsi abbondantemente per prepararsi ai mesi invernali. Ricordiamo che in tale zona, così delicata ed importante, oltre ai cacciatori locali si aggiungerebbero anche quelli provenienti da altre zone. Questo fatto aumenterebbe sensibilmente, tra l’altro, le probabilità di uccisioni accidentali anche di esemplari di specie protette a cominciare dall’orso marsicano, il cui stato di conservazione è, ricordiamolo ancora una volta, assai preoccupante. Il regolamento quindi dovrebbe disciplinare su base regionale la caccia al cinghiale, in modo da consentirne un prelievo adeguato con modalità tali da non mettere a repentaglio, tra l’altro, altre specie, come l’orso e il lupo. e mettere le basi per l’effettuazione di censimenti seri ed affidabili concernenti lo stato del cervo e del capriolo nella Regione Abruzzo, premessa indispensabile per una gestione razionale di queste specie. Il cervo e il capriolo si erano completamente estinti in passato in Abruzzo a causa soprattutto di una caccia eccessiva. Sono ritornati , a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, grazie a reintroduzioni in aree protette e, nel caso del capriolo, anche per ricolonizzazione da regioni vicine. Ma questo processo è tutt’altro che concluso. Aprire la caccia a queste due specie significherebbe ostacolarne se non bloccarne il processo di espansione. Sono componenti fondamentali degli ecosistemi naturali e, soprattutto il cervo, costituiscono una notevole attrattiva per il turismo naturalistico, di grande importanza economica in Abruzzo ed in via di rapido sviluppo, anche se i nostri politici continuano imperterriti a non comprenderne l’importanza. 

Stefano Allavena, Delegato LIPU per l’Abruzzo
Pietro Matta, Coordinamento regionale di Pro Natura
Maurizio Acerbo, Consigliere regionale PRC

Il primo master in Wildlife management è abruzzese

Biodiversità all'avanguardia in Abruzzo. Arriva l'unico master in Manager Faunistico attivo nella Penisola italiana. Nasce dalla sinergia fra Ispra, Università e Parco.

Al via per la prima volta in Italia, in virtù della collaborazione innovativa con l'Ispra e, per la prima volta in U.E, in sinergia con i Parchi, il master universitario di II ° livello in "Manager faunistico " con il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'università D'Annunzio. 

Lo ha annunciato, in conferenza stampa, l'assessore allo Sviluppo Forestale Mauro Febbo. Il percorso innovativo con Ispra aggiungerà un ulteriore titolo,quello in "Tecnologo della Fauna Selvatica", disciplinato dalla legge numero 157 del 1992, art. 7 : "Protezione della Fauna Selvatica Omeoterma" (specie selvatica comprendente animali a sangue caldo, esclusi insetti, invertebrati).

Il percorso formativo ha oggetto il wildelife management «che - ha dichiarato Febbo - rappresenta la più innovativa frontiera di competenze e di azione specifica verso la tutela, conservazione, gestione della fauna selvatica, sulla quale converge una crescente esigenza di azione e intervento dei settori della P.A. competenti in materia, anche per espresse previsioni normative di livello interno e sovranazionale». 

Della durata di un anno, il master, rivolto a laureati in discipline ambientali e giuridiche, e al personale della Pubblica Amministrazione, inizierà prima dell'estate e sarà anticipato da un bando in via di definizione, «consultabile sul portale, in corso di allestimento, dell'assessorato regionale», ha aggiunto Giacomo Nicolucci (docente università Urbino). 

L'attività presenta carattere interdisciplinare, ove prevalgono gli aspetti giuridici, e bio - naturalistici, integrati da approfondite competenze connesse alla conoscenza delle discipline economiche ed aziendali applicate al settore.

Tra gli obiettivi del corso post laurea, che si avvarrà di fare formazione con laboratori didattici in aree protette,la necessità di salvaguardare la biodiversità, con particolare riferimento alla fauna selvatica, coniugandola all'esigenza di «individuare un comparto economico sostenibile» come ha dichiarato Giampiero Di Plinio, coordinatore del master e docente di Ambiente all'Università D'Annunzio, «e metterci alla pari con i paesi dell'Unione». 

«Il wildelife management - ha aggiunto Febbo - rappresenta la più innovativa frontiera di competenze e di azione specifica verso la tutela, conservazione, gestione della fauna selvatica, sulla quale converge un'accrescente esigenza di azione e intervento dei settori della P.A. competenti in materia anche per espresse previsioni normative di livello interno e sovranazionale». 

Condivisione unanime tra i relatori: Silvano Toso (Ispra), Giacomo Nicolucci (università Urbino), Franco Perco (direttore Parco Nazionale Monti Sibillini), Giampiero Di Plinio (università D'Annunzio), Oremo Di Nino (Direttore Parco Nazionale Maiella e Parco Regionale Velino Sirente) Franco Recchia (Regione Abruzzo) sulla necessità di individuare figure professionali di elevata preparazione scientifica.

L'Aquila. Trappole illegali per la cattura dei cinghiali: la denuncia del Coisp

L'Aquila. Trappole illegali distribuite dall'Ente Parco del Gran Sasso-Monti della Laga a ignari agricoltori per arginare il problema, ancora irrisolto, dei cinghiali. A denunciarlo è il presidente del Coisp, Dino Rossi, che ha scritto, tra gli altri, al prefetto dell'Aquila, al Procuratore capo, alla Asl del capoluogo e ai carabinieri del Nas di Pescara.

"Nulla è cambiato per quanto riguarda il problema cinghiali nelle nostre campagne" si legge nella lettera inviata al Prefetto "nonostante il suo impegno nei confronti della Regione, ente competente al mantenimento e al controllo della selvaggina insieme alle Province. Sono passati svariati mesi, ma entrambi non hanno ancora mosso un dito per la risoluzione del problema, tanto che i cinghiali sono diventati così numerosi da arrivare ad invadere anche il parcheggio dell'ospedale dell'Aquila.

Tra poco i campi coltivati inizieranno a dare i primi raccolti e ci ritroveremo al punto di partenza. Nel contempo il Parco Gran Sasso Monti della Laga ha delegato alcuni imprenditori agricoli della a zona al posizionamento delle trappole per la cattura dei cinghiali, all'interno delle arre protette, in merito ad un piano gestionale della specie, in riferimento ad un regolamento mai approvato dal Ministero dell'Ambiente. Le trappole in questione sono illegali sia per la costruzione, sia per la detenzione e l'utilizzo.

L'ente Parco Gran Sasso Monti della Laga, che avrebbe la competenza di tutela della fauna, delega gli agricoltori disperati ad utilizzare metodi illegali per risolvere un problema che in realtà dovrebbero risolvere altri. Da giovedì prossimo dovrebbe partire la mattanza di questi animali, visto che le trappole sono già state posizionate da alcuni agricoltori.

Un intervento, che oltre ad essere illegale, è peggio del bracconaggio, in quanto, in questo periodo le scrofe sono gravide ed alcune si muovono con i piccoli: immaginate cosa accade dentro una trappola una volta avvenuta la cattura. I piccoli vengono massacrati, per non parlare della fine orrenda dei feti in grembo alle loro madri. Una mattanza illegale, legalizzata dall'Ente Parco, con l'aiuto degli ignari agricoltori, che potrebbero ritrovarsi denunciati penalmente, da un qualsiasi cittadino, in quanto la selvaggina è proprietà dello Stato, non del Parco".

Senza contare che "le trappole sono prive di bollino CE, non rispecchiano le normative sulla sicurezza del lavoro e oggi sono nel mirino delle istituzioni per i gravi incidenti che accadono nel mondo del lavoro e soprattutto nel campo agricolo. Perché sono stati spesi milioni di euro per abilitare i sele-controlllori per il contenimento degli ungulati, per poi attivare un metodo illegale. Questa è la politica abruzzese".

martedì 11 marzo 2014

Caccia a cervi e caprioli, «pronti 505 emendamenti per fare ostruzionismo»

In Commissione saranno ascoltate le associazioni animaliste

ABRUZZO. Mercoledì riprende in Regione Abruzzo la discussione del Regolamento sugli ungulati (cervi, caprioli e cinghiali), presentato dalla Giunta Regionale di centrodestra, nella competente Commissione.
Come richiesto dal capogruppo Walter Caporale, saranno ascoltate le associazioni Animalisti Italiani Onlus, Lav, Oipa, Enpa, Lega Nazionale del cane.
«Con 505 emendamenti sono pronto all’ostruzionismo», annuncia Caporale (che è anche presidente dell'Associazione Animalisti Italiani Onlus). «Gli abruzzesi sappiano che, se dovesse passare il Regolamento sugli ungulati (leggi per lo sterminio di caprioli, cervi e cinghiali), già approvato dalla Giunta Regionale di Gianni Chiodi, la nostra Regione perderà milioni di Fondi Europei e si potrà sparare tutto l'anno, allontanando così migliaia di turisti e danneggiando ulteriormente la nostra economia». 
«L'assessore regionale abruzzese alla Caccia», continua Caporale, «vuole far passare la mia come una battaglia ideologica, da animalista, da estremista che non conosce altre ragioni se non quelle di immolarsi per la salvezza degli animali. La mia invece è innanzitutto una battaglia di civiltà e di rispetto delle regole, dove si continuano ad approvare Leggi che non sono altro che marchette elettorali». 

Uno dei peggiori punti del Regolamento, sottolinea il consigliere regionale, è la previsione della caccia in braccata, ovvero quel tipo di attività in cui si permette ai bracchi (muta di cani), di scovare e braccare la preda fino a portarli a mira dei cacciatori. «Questo tipo di caccia è stato vietato qualche anno fa in Abruzzo, come da indicazioni dell’Ispra», fa notare Caporale, «perché i cani possono scovare specie protette, in aree sempre protette, mettendo a repentaglio anche la sicurezza dei cuccioli di orso e di altre specie non cacciabili e perché la braccata altro non è che una “furbata” per cacciare in zone in cui è vietato».

Per quanto riguarda la caccia ai cinghiali, si adduce il motivo che sono troppi e che provocano danni. «Allora, mettiamo ordine con un vero regolamento», propone Caporale. «Occorre tenere presente che la specie di cinghiale presente in Abruzzo, ed in gran parte dell’Italia, è una specie importata dai Paesi dell’Est, per il diletto dei cacciatori ed è molto più prolifica e resistente della specie autoctona (ormai scomparsa), ha praticamente invaso la regione fino ad arrivare in aree di mare. La nostra specie era montana e pedemontana. Per questa specie chiediamo che i cacciatori e le Associazioni che li rappresentano si assicurino affinché possano risarcire i danni alle agricolture che questa specie provoca (quindi non più a carico delle province e quindi non più con i soldi del contribuente). Occorrerebbe anche quantificare gli animali cacciati e pagare ogni volta una tassa per ogni capo abbattuto».

mercoledì 5 marzo 2014

Abruzzo. Sterminio di cervi e caprioli. Commissione regionale inizia la discussione. Caporale: "ostruzionismo totale"

ABRUZZO STERMINIO DI CERVI E CAPRIOLI.
COMMISSIONE REGIONALE INIZIA LA DISCUSSIONE.
CAPORALE: “OSTRUZIONISMO TOTALE”

L'Aquila, 4 marzo 2014 – Il regolamento sulla gestione degli ungulati, approvato dalla Giunta regionale è approdata oggi nella Competente commissione del Consiglio regionale abruzzese. Questa mattina sono intervenute in audizione le Associazioni ambientaliste, animaliste, venatorie e i rappresentanti degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia). I lavori riprendono mercoledì 12 marzo alle ore 11,00.
Dichiarazione di Walter Caporale, Presidente dell'Associazione “Animalisti Italiani Onlus” www.animalisti.it - Capogruppo al consiglio in Regione Abruzzo:
“E' stata una lunga seduta (4 ore), dai toni molti accesi. Il Presidente della commissione Prospero, schierato apertamente con i cacciatori e gli ATC, insieme a tutti i componenti di destra della Commissione; dall'altro lato il sottoscritto e il Consigliere Maurizio Acerbo.
Questa Regione non potrebbe emanare nessun regolamento per il solo fatto che è privo di un Osservatorio Faunistico e del Piano Faunistico Regionale, ma si supera e addirittura sta legiferando un Regolamento sul “controllo” degli ungulati e quindi di Cervi e Caprioli. La nostra Regione non può prevedere la caccia a queste specie che insistono negli stessi luoghi in cui è presente l'Orso Marsicano, specie super protetta per la cui tutela e conservazione la Regione percepisce Fondi Europei, che l'Abruzzo perderebbe se decidesse di far sterminare cervi e caprioli nelle zone in cui è presente anche l'orso marsicano. Se altre regioni autorizzano l'abbattimento di cervi e caprioli, l'Abruzzo, Regione Verde dei Parchi, non può approvare un regolamento del genere.
Continuerò il duro ostruzionismo, con centinaia di emendamenti, sia in Commissione che in Consiglio regionale, affinché l'uccisione dei cervi e dei caprioli non passi.
Tra l'altro questo regolamento, oltre che indegno, antiscientifico e immorale, è illegittimo perché non è stato discusso dalla Consulta regionale e toglierebbe le competenze alle Province come previsto dalla Legge regionale 10/2004 in materia di caccia ”.

martedì 4 marzo 2014

Acerbo (PRC): no alla caccia a cervi e caprioli

(ACRA) – «Dopo la marcia indietro del 2012, quando il Consiglio delle garanzie statutarie accolse il nostro ricorso, l'Assessore Mauro Febbo torna alla carica con la proposta di aprire la caccia anche a cervi e caprioli». Lo afferma il capogruppo di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, in merito al nuovo regolamento per la selezione della fauna selvatica. «All'epoca Chiodi cadde dal pero affermando implicitamente di non conoscere la delibera approvata in giunta. Non so se ora e' stato avvisato che la sua giunta vuole riaprire la caccia a bambi. Questa volta dopo il passaggio in Giunta hanno capito che il regolamento deve comunque avere l'approvazione del Consiglio. Il regolamento infatti e' all'ordine del giorno della terza commissione di mercoledì prossimo. Premesso che in una Regione che si diceva Verde e che dovrebbe puntare sul turismo naturalistico e' poco opportuno aprire la caccia a cervi e caprioli, faccio notare – conclude Acerbo – che le aree a maggior densità di cervi sono quelle che secondo il Patom (piano azione tutela orso marsicano) vanno sottoposte a tutela».

(03/03/2014 - 09:53)

Febbo: nessuna apertura alla caccia di caprioli

(REGFLASH) L'aquila, 3 mar. - "Siamo alle solite. Qualsiasi argomento è buono in campagna elettorale per farsi pubblicità e propaganda". L'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, replica così alle accuse del consigliere regionale Maurizio Acerbo. "La Regione Abruzzo non intende assolutamente aprire la caccia ai caprioli ma sta lavorando, invece, su una proposta di regolamento sulla gestione degli ungulati, condivisa da tutti, non più rinviabile per i problemi che tale mancanza di gestione delle specie crea al mondo rurale, agli agricoltori e alle stesse specie protette. Infatti è ormai acclarato dal mondo scientifico che il cervo è un forte competitore del camoscio d'Abruzzo. Non solo - rimarca Mauro Febbo - è proprio di oggi infatti la notizia preoccupante lanciata dall'associazione ambientalista 'Wilderness' inerente l'orso e per il suo mancato controllo delle popolazioni di cinghiali e cervo. "Infatti ? precisa il biologo dell'Ufficio programmazione Faunistica della Regione Abruzzo Franco Recchia - oggi non è più rinviabile, nella regione verde d'Europa, uno strumento fondamentale come un Regolamento sugli ungulati con lo scopo di conoscere ancora la consistenza delle specie cervo e capriolo. La conoscenza delle popolazioni di ungulati, della loro consistenza, nonché del loro stato sanitario, è presupposto necessario per una corretta gestione delle specie. Tutte le informazioni saranno in acquisite sulla base di metodologie indicate dall' Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Eventuali prelievi saranno effettuati solo nel momento in cui l'Ispra esprimerà un parere favorevole vincolante". "In riferimento al Patom ? continua Febbo ? si evidenzia come il consigliere Acerbo sia disinformato su tutte le azioni che la Regione ha posto in essere per la conservazione dell'Orso. Tra gli otto punti prevista dal Patom l'azione B1 sull'attività venatoria si prefigge l'obiettivo di 'adattare la gestione delle attività venatorie nelle aree di interesse per l'orso con la presenza della specie'. Nell'ottobre 2011, la direzione Agricoltura, ha chiesto al ministero dell'Ambiente, e poi accolta, l'affidamento del coordinamento dell'azione B1, mediante l'istituzione di un tavolo tecnico ristretto (Ttr) al quale partecipa anche l'Ispra. Ad oggi il primo ed unico tavolo ad avere dato corpo alle attività previste dal Patom. In tutto questo contesto - conclude l'assessore Febbo - la Regione Abruzzo ha avviato il procedimento per dotarsi di un Regolamento a norma di legge al fine di continuare il percorso avviato con il ministero dell'Ambiente sia per una corretta gestione delle specie sia per una crescita della cultura venatoria compatibile con un prelievo sostenibile".
(REGFLASH) COM/ASS 140303

WWF e LIPU: la Regione Abruzzo vuole aprire la caccia al cervo e al capriolo

COMUNICATO STAMPA DEL 3 MARZO 2014



La Regione Abruzzo vuole aprire la caccia al cervo e al capriolo



Siamo alle solite: la Regione Abruzzo nella gestione ambientale predica bene e razzola male. Gli slogan “verdi” ampiamente utilizzati per la promozione turistica vengono clamorosamente disattesi dai ripetuti tentativi di provocare danni irreparabili e da una assoluta e conclamata indifferenza alle sorti dell'orso marsicano, animale simbolo d'Abruzzo e specie prioritaria a livello comunitario.

Pochi giorni fa a Roma ISPRA e Ministero dell'Ambiente hanno presentato i risultati del 3° Rapporto Direttiva Habitat. La situazione del nostro orso è drammatica: la popolazione marsicana è in un cattivo stato di conservazione e “molto al di sotto di una soglia che assicuri possibilità di persistenza nel medio lungo periodo”. Servirebbero provvedimenti eccezionali, a cominciare da una drastica riduzione della pressione venatoria in territori frequentati anche solo marginalmente dall'orso. La Regione invece che fa? Rispolvera alla chetichella un provvedimento già ritirato nell’ottobre 2012: nel dicembre scorso con una delibera di Giunta ha approvato un regolamento che sostanzialmente apre la caccia al cervo e al capriolo. Si tratta di due specie che sono tornate in Abruzzo, dopo che la caccia le aveva completamente distrutte, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, grazie ad un’intelligente operazione di reintroduzione in parchi e riserve naturali. Da allora le due specie si sono gradualmente diffuse anche all’esterno delle aree protette ma ancora oggi vi sono ampie zone, potenzialmente adatte, in cui, soprattutto il cervo, è molto raro o assente.

La LIPU e il WWF ritengono assurdo pensare di aprire la caccia a queste due specie, visto che è ancora in pieno svolgimento il processo di ricolonizzazione di vaste aree, e comunque senza studi adeguati sulla loro presenza in Abruzzo. In ogni caso ogni progetto di questo genere va respinto di fronte alla necessità prioritaria di tutela dell'orso bruno marsicano. La massima concentrazione di cervi si trova infatti nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo. Aprire la caccia al cervo e al capriolo in questa zona, di estrema importanza per l’orso, significa aggiungere un ulteriore grave fattore di disturbo ai già molti presenti nella zona, a cominciare dalla caccia al cinghiale, e anche di minaccia di uccisione fortuita, tanto più che il periodo della caccia al cervo verrebbe in gran parte a sovrapporsi con quello cosiddetto della “iperfagia”, quello cioè in cui gli orsi devono nutrirsi abbondantemente per prepararsi ai mesi invernali. Invece di cercare di adottare misure per assicurare la massima protezione all’habitat dell’orso marsicano tutelandone gli ambienti dentro e fuori dai Parchi, come raccomandato dai tecnici e dagli studiosi che da anni seguono la specie, e in particolare dal PATOM, dal piano cioè per la tutela dell’orso marsicano, ufficialmente adottato dalla Giunta regionale, la Regione Abruzzo, continua a coprirsi gli occhi. I cittadini che amano la natura sapranno valutare...

Stefano Allavena 
Delegato LIPU per l’Abruzzo 

Luciano Di Tizio
Presidente WWF Abruzzo