Comunicato stampa del 9 settembre 2022
10 e 11 settembre pre-apertura della caccia in Abruzzo alle sole specie Cornacchia grigia, Gazza e Ghiandaia.
Il WWF: «È il solito regalo ai cacciatori»
Preoccupazione per il disturbo alla fauna, gli atti di bracconaggio e la carenza della vigilanza venatoria
Il 10 e l’11 settembre è prevista la pre-apertura della
caccia della Regione Abruzzo. Questa volta per le sole specie Cornacchia
grigia, Gazza e Ghiandaia. Rispetto agli anni passati, viste anche le
tante bocciature del TAR accumulate grazie
ai ricorsi del WWF Italia e di altre associazioni ambientaliste, il
calendario è meno impattante dal punto di vista della tutela della
fauna, ma va sottolineato che per le specie per cui si è stabilita la
preapertura non vi è alcun interesse venatorio, per
cui vi è profonda preoccupazione per i possibili atti di bracconaggio
verso le altre specie che non sono cacciabili: in pratica la preapertura
per poche specie, senza un controllo attento sul territorio, si
potrebbe trasformare in una apertura generalizzata.
Dichiara Filomena Ricci, delegata del WWF Abruzzo: “Chiediamo
a tutte le Forze di Polizia di impegnarsi al massimo in attività di
servizio specifiche nella vigilanza venatoria, in particolare per le
giornate di caccia previste nel mese di
settembre di pre-apertura e di apertura generale. Saranno poche le
specie cacciabili legalmente e il rischio di abbattere specie per le
quali la caccia non è consentita è forte anche perché la vigilanza
venatoria nella nostra Regione è stata quasi del tutto
smantellata”.
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale), Ente dello Stato deputato a fornire alle regioni i
pareri tecnici sui calendari venatori, pur non avendo osservato la
pre-apertura per le specie citate, aveva indicato un’apertura
generale della caccia programmata a tutte le specie ornitiche e di
piccola selvaggina al 1° ottobre 2022. Secondo l’ISPRA “l’apertura a
inizio ottobre garantisce infatti un più completo sviluppo degli ultimi
nati per alcune specie con fine periodo riproduttivo
ritardato riducendo in tal modo il disturbo generato in particolare
dalla pratica della caccia in forma vagante, con l’ausilio di cani, in
una fase ancora delicata del ciclo biologico”.
Anche il WWF Abruzzo nelle sue osservazioni alla bozza di
calendario aveva chiesto alla Regione Abruzzo di consentire la caccia
dal 1° ottobre in modo da ridurre enormemente gli atti illegali a
settembre e limitare il disturbo sul territorio
in un periodo ancora delicato per la fauna, ma anche questa volta la
Regione pur di accontentare i cacciatori, ha permesso loro di andarsene
in giro per i boschi e le campagne liberamente e senza i controlli
venatori che sono ridotti quasi a zero. Su quest’ultima
questione la Regione Abruzzo ha grandi responsabilità: la vigilanza
ambientale è infatti oramai scomparsa dopo lo smantellamento delle
Province e con il ridimensionamento dei corpi di Polizia provinciale. Un
problema mai seriamente trattato dal governo regionale
che non ha sin qui realizzato quanto di propria competenza previsto dal
“Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti ai danni contro gli uccelli selvatici”
approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome già
nel 2017.
A oggi, infatti, non ci sono tracce del potenziamento e della
riorganizzazione dei Corpi provinciali di vigilanza venatoria e della
loro eventuale regionalizzazione, azioni che finalmente potrebbero
ridare dignità agli operatori di Polizia provinciale, garantendo
un livello minimo di controlli sul territorio.