giovedì 9 luglio 2015

Dall’ex assessore Febbo, abbonato alle bocciature del TAR, solo critiche pretestuose e senza alcun fondamento !

Comunicato stampa

Dall’ex assessore Febbo, abbonato alle bocciature del TAR, solo critiche pretestuose e senza alcun fondamento ! 

Passano gli anni ma l’ex assessore Mauro Febbo pur essendo appunto un’ex dice la sua e boccia il calendario in preparazione per la prossima stagione con i soliti pretestuosi e falsi motivi, quando meglio sarebbe se riflettesse su tutti i calendari che da lui licenziati sono poi stati bocciati dal TAR ! 

La proposta delle associazioni di considerare C1 l’area tra il PNALM ed il PNM per il prossimo Calendario venatorio , proposta condivisa con i cacciatori locali ed i Sindaci e’ non solo in linea con le prescrizioni raccomandate dal PATOM e sottoscritte dalla Regione Abruzzo e da 5 delle maggiori associazioni venatorie nazionali ma e’ anche dettata dal buon senso visto che la presenza di Peppina , l’orsa diventata famosa per le sue frequentazioni dei territori di Pettorano e Cansano e di almeno altri 4 orsi maschi è accertata almeno dallo scorso anno..

L’ex assessore gioca sull’ignoranza (dal verbo ignorare) di buona parte di coloro , inclusi alcuni giornalisti, che riportano le sue dichiarazioni senza alcun fondamento :

1) Non è vero che le aree contigue siano una scelta, sono bensì una previsione normativa, disattesa dal 1995.

2) Non è vero che verranno istituite ovunque, ad oggi è in itinere solo l’istituzione di quella del PNALM nell’area più importante per l’orso ed in accordo con i cacciatori locali.

3) La 394/1991 indica una esclusività per i residenti/nativi ma la L.R. 10/2004 stabilisce solo una priorità per gli stessi quindi laddove sarà permesso per il raggiungimento del carico venatorio saranno ammessi anche altri cacciatori;

4) Le aree contigue non hanno niente a che fare con il PATOM, la C1 o la C2;

Infine un’ultima considerazione magari banale ma per la ns. politica forse adeguata….le comunità montane hanno fin troppi limiti e costi aggiuntivi (sanità, scuola, trasporti ecc.) avranno almeno il diritto di regolamentare alcune attività al fine di evitare che altri depredino le loro scarse risorse naturali (caccia, funghi, tartufi ) ??

A noi basta ricordare solo alcune cose dell’esperienza di governo dell’assessore Febbo e della sua giunta per esser certi che non sia da rimpiangere:

- il tentativo di tagliare il Parco Regionale Sirente–Velino sventato dalle 140,000 firme raccolte dalle associazioni

- i calendari venatori ripetutamente bocciati dal TAR che hanno creato grave disagio a chi voleva legittimamente esercitare il suo diritto di andare a caccia in sicurezza di diritto

- l’insabbiamento del Piano del PNALM e dell’istituzione delle aree contigue contro la volonta’ delle comunita’ locali

Si dia pace l’ex assessore e cerchi altrove i pretesti per le sue polemiche strumentali e di basso profilo !

Pescara 08/07/2015

Luciano Di Tizio WWF Abruzzo
Stefano Allavena LIPU Abruzzo
Mario Viola Marano Mountain Wilderness
Mimi D’Aurora Dalla Parte dell”Orso
Piera Lisa Di Felice Pro Natura Abruzzo
Stefano Orlandini Salviamo l’Orso

Cinghiali, De Crescentiis: “Al lavoro per correre ai ripari”

Provincia – “In merito alla richiesta di chiarimenti pubblicata in data odierna dai consiglieri provinciali di minoranza rendiamo noto che l’Amministrazione è al lavoro per correre ai ripari dalle inadempienze di chi l’ha preceduta”. Lo afferma in una nota il Presidente della Provincia dell’Aquila Antonio De Crescentiis.

“Sin dal giorno successivo al mio insediamento, il 5 maggio, ho partecipato ad un incontro presso la regione Abruzzo con le associazioni di categoria per affrontare il problema dei danni da cinghiali e sono venuto a conoscenza del fatto che la Provincia dell’Aquila non aveva adottato il piano quinquennale di gestione degli ungulati così come previsto dal regolamento regionale entrato in vigore nel giugno del 2014.

Comprendendo le legittime proteste di coloro che vivono di agricoltura non si comprende come i quattro consiglieri firmatari della richiesta, ben tre di essi componenti della passata amministrazione, abbiano sentito la necessità di intervenire su una vicenda alla quale avrebbero dovuto lavorare già dall’anno 2014 e che forse, con superficialità hanno trascurato.

Infatti il citato regolamento regionale prevedeva l’obbligo per le province di adottare il piano quinquennale entro sei mesi dalla sua entrata in vigore e quindi tutto doveva essere già pronto entro dicembre 2014. Chiarito questo elemento rendiamo noto che, parallelamente all’avvio della stesura del piano quinquennale, questa amministrazione ha, da subito, avviato la redazione di un piano di contenimento della specie dei cinghiali che consentirà l’abbattimento selettivo e che tale piano è allo studio finale.

A seguito del necessario parere favorevole dell’ISPRA anche la Provincia dell’Aquila potrà intervenire per limitare i danni alle colture causati dalla fauna selvatica. Questa Amministrazione è al lavoro da sessanta giorni per recuperare le mancanze di chi oggi non fa altro che apparire sulla stampa ad ogni piè sospinto cavalcando qualsiasi malcontento.

In cinque anni non hanno affrontato il problema come si sta facendo in questi giorni e oggi provano a scaricare su chi lavora per correre ai ripari. Le associazioni di categoria conoscono la verità ed è bene che la conoscano anche i cittadini non direttamente interessati”.

Pisegna, confusione tra piano gestione e abbattimento dei cinghiali

"Da qualche giorno i consiglieri provinciali di opposizione, singoli ed associati, con il casuale appoggio di Confagricoltura intervengono sui danni provocati all'agricoltura ed al patrimonio zootecnico dalla fauna selvatica", cinghiali in particolare, "incrociando e confondendo la questione con l'approvazione del piano di gestione per l'abbattimento di specie selvatiche".

E' quanto afferma, in una nota, il vice presidente dela provincia dell'Aquila, Nicola Pisegna Orlando. "Premesso che il piano andava redatto entro novembre 2014, e quindi durante il periodo di mandato dei consiglieri che oggi ne reclamano l'urgenza, questa Amministrazione, in carica da circa due mesi - dice Piegna - sta affrontando il problema con non poco impegno in una condizione di assetto legislativo profondamente cambiato dalla Legge 56/2014 e con le disponibilita' di bilancio trovate.

Per il piano di gestione si sta procedendo a tappe forzate, con le oggettive difficolta' legate alla grandissima estensione del territorio della provincia e dalla presenza di numerose aree protette integralmente, di zone SIC e zone ZPS . Nelle more si lavora per un piano d'urgenza di cui alla L.R. n. 10/2004 art. 44 comma 5.

Per quanto concerne il ristoro dei danni subiti dagli agricoltori e allevatori - prosegue il vice presidente - la Regione ha stanziato per il 2014 solo 136.425 euro a fronte dei danni stimati che ammontano ad 538.922 euro. Da aggiungere che la Regione Abruzzo, in attesa di un riscontro ministeriale su come procedere alla luce della nuova normativa sugli aiuti di Stato entrata in vigore dal 01/07/ 2014 ha intimato alle province abruzzesi di liquidare solo i fatti dannosi accertati al 30giugno 2014.

Si da' il caso che, nel giro di un solo mese - evidenzia il vice presidente della Provincia dell'Aquila - abbiamo provveduto al parziale ristoro dei danni, nell'ambito della capienza di spesa, e cinquattotto allevatori-agricoltori della nostra Provincia in questi giorni stanno ricevendo i compensi.

Ci sarebbe comunque da chiedersi perche' in presenza di somme assegnate dalla Regione il 17/11/2014 solo il 30 aprile di quest'anno la precedente Giunta provinciale ha approvato i criteri per l'assegnazione delle somme relative ai danni 2014.

Andrebbe poi ricordato ai consiglieri oggi tanto attenti ai problemi dell'agricoltura e della zootecnia, perchè pur sapendo dal 2011 che la Regione stornava alla Provincia appena il 25% delle somme necessarie al ristoro dei danni, mai si sono preoccupati in fase di redazione del bilancio di previsione di allocare risorse proprie sui capitoli destinati al pagamento dei danni da selvatici.

Sull'insufficienza delle somme necessarie per l'indennizzo dei danni e per sollecitare un veloce chiarimento su come affrontare la questione della nuova normativa sugli aiuti di Stato - fa infine sapere Nicola Pisegna Orlando - ho gia' provveduto ai contatti con l'assessore regionale all'Agricoltura con il quale avro' a breve un incontro".

mercoledì 8 luglio 2015

Emergenza cinghiali, Confagricoltura denuncia Provincia L’Aquila: «comportamento omissivo»

L’AQUILA. Confagricoltura L’Aquila ha presentato una denuncia alla procura di Avezzano contro la presunta inadempienza degli uffici provinciali e regionali in merito al problema dei cinghiali.

Negli ultimi anni si è verificato l'aumento numerico di animali a causa dell'introduzione di soggetti provenienti dall'est Europa, che, trovando condizioni ambientali favorevoli ed in assenza di predatori naturali, si è riprodotta in modo considerevole.

L'aumento numerico è tale che in assenza di risorse trofiche sufficienti, questi animali utilizzano le produzioni agricole per alimentarsi con gravissimi danni per gli agricoltori. La specie cinghiale, come tutti gli animali selvatici, è "bene indisponibile dello Stato", la relativa competenza è quindi assegnata alla Regione Abruzzo, fatte salve le aree protette di competenza invece ministeriale.

La Regione esercita la competenza attraverso espressa delega attribuita alle Province o, territorialmente, a riserve e aree protette da essa riconosciute.

La Provincia dell’Aquila attraverso gli uffici "caccia" ed "agricoltura" deve assolvere a tutte le attività relative alla prevenzione ed controllo della specie cinghiale ma secondo Confagricoltura non lo avrebbe fatto adeguatamente. Tra le attività previste il censimento numerico e misure dirette ed indirette (recinzioni di varia natura, coltivazioni a perdere, alimentazione dissuasiva ) per contenere il numero e ridurre i danni alle coltivazioni.

Nella delega regionale è previsto che, in caso di danni da animali selvatici, le aziende agricole possono richiedere gli indennizzi con specifica domanda inoltrata alla Provincia che alla fine dell'istruttoria richiede alla Regione le somme necessarie ai risarcimenti.

I danni per le aziende agricole non sono causati soltanto dai cinghiali, ma anche da cervi caprioli tassi e lupi, per dire i più attivi.

Confagricoltura l’Aquila negli anni ha attivato e proposto tavoli di confronto con l’intento di trovare una soluzione al problema, non ultimo è stata costretta ad organizzare due manifestazioni davanti alla sede del Consiglio Regionale per sollecitare l’approvazione del piano per il contenimento degli ungulati e per sollecitare Regione e Province alla sua applicazione ed al pagamento dei danni pregressi.

NUMERO IMPRESSIONANTI

«Dal 2012», spiegano nella denuncia Vinicio Blasetti, presidente Sezione Zootecnica Confagricoltura L’aquila e Stefano Fabrizi, direttore Confagricoltura L’Aquila, «la mancata gestione, con misure di prevenzione, delle popolazioni di selvatici ha prodotto, solo nella provincia dell’Aquila, un aggravio dei danni che sono saliti dai circa 280.000 euro del 2012 ai 350.000 euro del 2013, ai 450.000 euro. Per tutti questi danni la Regione, a fronte degli accertamenti effettuati dalla provincia, ha provveduto a pagare soltanto parte delle somme accertate, nello specifico, le aziende attendono le somme residuali dal 2010 (il 50%) in poi, fino al 2014 per il quale attendiamo le intere somme dovute.

Ci risulta che numerosi agricoltori hanno iniziato azioni legali nei confronti della Regione per ottenere il risarcimento integrale dei danni subiti ed accertati».

Nella denuncia Confagricoltura denuncia il fatto che la Provincia dell’Aquila, «contrariamente a quanto fatto dalle province di Pescara, Teramo e Chieti», non avrebbe avviato alcun intervento di prevenzione, «nonostante i ripetuti solleciti di questa Organizzazione, di numerosi ATC, di numerosi Comuni e non ultimo della Direzione del Dipartimento Regionale Agricoltura, che, a tale proposito, ha organizzato uno specifico incontro, cui la provincia dell’Aquila non ha partecipato».

giovedì 2 luglio 2015

Cinghiali, Cospa: "I Contadini sono costretti ad autodifendersi"

"Quest'anno piu' degli altri anni, i cinghiali scendono a branchi e distruggono tutto cio' che si trovano davanti, anzi , sembra che riescono a comunicare tra di loro e concentrarsi nei campi dove il raccolto e' maturo e di loro gradimento.

Fino ad oggi, nelle zone limitrofe il Parco Gran Sasso Monti della Laga, sono stati letteralmente divorati venti ettari di favino. I contadini della valle del Tirino sono disperati, ma anche quelli dell'altopiano di Navelli a seguire tutte le zone limitrofe alle aree protette".

La denuncia, contenuta in una lettera inviata al prefetto e al questore di L'Aquila, e di Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo (l'asociazione autonoma che riunisce allevatori e agricoltori".

"Il fenomeno - sostiene Rossi - si e' accentuato negli ultimi anni grazie a chi ha permesso all'interno delle arre parco di recintare i terreni per contenere i danni, senza provvedere all'abbattimento e al contenimento della specie. I contadini e i proprietari dei terrieri, si sono visti abbandonati dagli enti preposti al controllo della selvaggina.

Numerose sono state le manifestazione di sensibilizzazione al problema, ma fino ad oggi nulla o poco e' stato fatto. Cosi' nella valle del Tirino e zone limitrofe i contadini si sono sostituiti agli organi preposti al fine di arginare il problema. Senza dire piu' niente a nessuno, autonomamente la notte con i mezzi a disposizione dai campanacci a luci di profondita', alfine di spaventare i branchi che scendono la sera dal Parco Gran Sasso Monti della Laga.

Tutto queste azioni non hanno sortito nessuno effetto. I cinghiali come se niente fosse continuavano a mangiare i nostri raccolti. Allora in un bel momento si e' deciso di mettere mani alle armi e abbiamo iniziato ad abbattere i cinghiali lasciandoli sui terreni ormai quasi distrutti.

Questo metodo sembra essere efficace, forse dovuto anche alla presenza di cani randagi nei pressi delle carcasse. Purtroppo, sappiamo perfettamente che questo metodo e' fuorilegge, ma nemmeno il metodo di cattura con le gabbie adottato del parco e' legale, per poi permettere la vendita dei cinghiali solo ad alcuni agricoltori, animali che noi ingrassiamo con i nostri terreni al di fuori delle aree protette.

Noi dobbiamo difendere il nostro pane, il raccolto dove impieghiamo sacrifici di un anno, sperando in una buona annata. Certamente - si legge nella lettera - non tutti riescono a comprendere cosa significa per un contadino perdere il raccolto

La cosa piu' grave e' che La Legge, anche se e' scritta nessuno la legge, anzi si vanno a trovare quegli articoli che fanno piu' comodo, magari meno impegnativi e meno impopolari, Ad aggravare la situazione adesso arriva il Corpo Forestale dello Stato, che invece di essere attenti a questo problema legati al controllo della fauna selvatica ha de deciso di salvare la vita ai cinghiali istituendo delle ronde antibracconaggio e qualche sera fa hanno fermato dei ragazzi, ai quali hanno perquisito la loro auto, tra l'altro senza rilasciare verbale.

Teniamo a ribadire - afferma Rossi - che non si tratta di bracconaggio, ma autodifesa e per questo comportamento siamo ancora piu' incazzati, in quanto non siamo tutelati ne' dalla Legge, ne' da chi la applica.

Non smetteremo di fare le nostre azioni per la salvaguardia del nostro raccolto e - conclude la lettera di Dino Rossi con tono minaccioso - se ci troveremo di fronte chi ce lo impedisce, ne paghera' le conseguenze".

Emergenza cinghiali: “attività di controllo anche nelle aree protette”

Mercoledì scorso, presso la sede della Provincia di Pescara, si è tenuta, su invito del Presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, una riunione con il personale del Parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga e del parco Nazionale della Maiella, per discutere sul problema dei danni che la specie cinghiale arreca alle colture agricole. Così si legge in un comunicato stampa della provincia.

Alla riunione erano presenti: il Presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco; il direttore del Parco Nazionale della Maiella Oremo Di Nino; il funzionario del parco Nazionale G. Sasso M.ti della Laga Federico Striglioni; i tecnici della Provincia di Pescara Antonio Forese e Franco Recchia.

“Ho voluto convocare questo incontro alla luce delle gravi difficoltà che i sindaci dei comuni della provincia stanno incontrando a causa delle continue proteste dei cittadini, esasperati dalla presenza incontrollata dei cinghiali sul territorio – ha spiegato Di Marco -. Dobbiamo trovare al più presto una soluzione comune per arginare questo fenomeno, soprattutto all’interno delle aree protette. Ho voluto invitare tutti i soggetti coinvolti per illustrare loro la mia proposta: estendere le operazioni delle attività di controllo della Provincia anche all’interno delle aree protette nella zone poste nelle immediate vicinanze dei confini degli ATC, in modo tale da poter operare su territori omogenei.

Ricordo, infatti, che in quattro settimane (il nostro lavoro è iniziato il 25 maggio scorso, a seguito dell’approvazione del piano quinquennale di gestione delle popolazioni di cinghiale 2015-2019) sono stati abbattuti 170 cinghiali, numero di gran lunga superiore rispetto agli anni precedenti, quando i capi abbattuti variavano dai 90 ai 100 individui.

Tutto ciò è stato possibile grazie ad una nuova organizzazione delle modalità di abbattimento e in particolare indirizzando i selecontrollori direttamente nelle aree colpite dai danni negli anni precedenti e individuate nel piano quinquennale di gestione del cinghiale o nei campi segnalati direttamente dagli agricoltori”.

Il dottor Striglioni ha fatto sapere che la proposta sarà presa in considerazione nell’ambito delle attività del tavolo tecnico politico che il parco sta costituendo su mandato del Consiglio direttivo e della Comunità del Parco. Striglioni ha, inoltre, evidenziato i risultati ottenuti mediante le catture con recinti e la costituzione di una filiera delle carni. Il Direttore del Parco della Maiella ha, invece, comunicato che alcuni Sindaci del Parco hanno emesso un’ordinanza per la pubblica incolumità, mirata alla cattura dei cinghiali che frequentano le aree prospicienti i centri abitati. La riunione è terminata con l’impegno della Provincia di inviare ai parchi, entro la prima settimana di luglio, la cartografia con l’individuazione delle zone interne alle aree protette dove poter intervenire con il selecontrollo.

WWF Abruzzo: ‘con declassamento Polizia Provinciale meno controlli su caccia, pesca e inquinamento’

“Dopo la ventilata ipotesi di accorpamento del Corpo Forestale dello Stato con altri Corpi di Polizia, sminuendo così i primari compiti di tutela ambientale di tale Istituzione, assistiamo ora all’azzeramento delle funzioni di tutela ambientale delle Polizie Provinciali, destinate, da uno dei tanti provvedimenti, spesso contraddittori e confusi, di riorganizzazione delle Province, a confluire nella Polizia Locale. Una scelta incomprensibile e contraddittoria poiché si andrebbe a indebolire ulteriormente il sistema di vigilanza ambientale, proprio nel momento in cui vengono introdotti nel codice penale gli ecoreati”.

È quanto dichiara Dante Caserta, Consigliere nazionale del WWF Italia, dopo che la stessa preoccupazione, a livello nazionale, è stata espressa da 15 tra le maggiori Associazioni ambientaliste riconosciute (Accademia Kronos, Ambiente e Lavoro, AIIG, CAI, CTS, Federazione Pro Natura, FIAB, Greenpeace Italia, LAC, Legambiente, LIPU, Marevivo, SIGEA, Touring Club Italiano, WWF).

Il Decreto legge n. 78/2015 “Misure urgenti in materia di enti territoriali”, pubblicato il 19 giugno e trasmesso al Senato per la conversione in legge, azzera lo storico ruolo delle Polizie provinciali che dovrebbero svolgere un presidio del territorio in ausilio ad altre forze di polizia soprattutto su tematiche ambientali. Il decreto, infatti, prevede che il personale della Polizia provinciale confluisca nella Polizia Locale che ha altri compiti, certo non meno importanti, ma non strettamente legati alla tutela dell’ambiente.

Anche in Abruzzo le Polizie provinciali dovrebbero rappresentare un presidio del territorio, anche se il progressivo depotenziamento delle Province, iniziato prima della riforma Delrio, ha spesso portato ad utilizzi impropri degli uomini e dei mezzi del corpo, privilegiando compiti di polizia stradale o di ordine pubblico.
La Polizia provinciale si occupa di materie molto delicate quali lo smaltimento dei rifiuti, la difesa del suolo, la tutela della qualità dell’aria, l’inquinamento acustico e delle acque, la vigilanza su caccia e pesca, il contrasto al bracconaggio e la tutela della fauna selvatica: tutte funzioni che, in larga parte, rimarranno a carico delle Province che quindi si troveranno a gestire materie per le quali non avranno il personale di vigilanza.

“Il WWF sostiene da tempo che il delicato tema della vigilanza in materia ambientale, fondamentale in un Paese come l’Italia dove viene commesso un reato di natura ambientale ogni 43 minuti, vada affrontato in maniera organica e complessiva, valorizzando tutte le esperienze positive presenti nei vari Corpi”, dichiara Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo. “Abbiamo bisogno di far lavorare meglio gli organi di vigilanza, indagine e repressione dei crimini ambientali, non certo di indebolire la capacità dello Stato di difendere l’ambiente e la salute dei cittadini. Il WWF chiede alla Regione Abruzzo e ai parlamentari abruzzesi di farsi promotori nei confronti del Governo centrale di una modifica del Decreto Legge (quanto meno in sede di conversione), e più in generale di una seria e approfondita razionalizzazione del settore dei controlli ambientali”.

Febbo e Iampieri: "D'Alfonso fa scegliere agli ambientalisti"

PESCARA - “D’Alfonso ha abdicato agli ambientalisti e al parco le scelte, a discapito di tutto il mondo venatorio abruzzese. Ci auguriamo che i cacciatori della zona, da Castel di Sangro a Sulmona la prendano bene, perché in caso contrario Pepe se ne assumerà ‘facilmente e velocemente’ tutte le responsabilità”.

Il presidente della commissione di Vigilanza del Consiglio regionale, Mauro Febbo, e il consigliere regionale di Forza Italia, Emilio Iampieri, intervengono sulla proposta di calendario venatorio, anche in relazione allo svolgimento della Consulta regionale della caccia presieduta, in data 26 giugno, dall’assessore Dino Pepe.

“Ciò che sta avvenendo in Abruzzo è gravissimo - afferma i consiglieri di opposizione - in ragione della esigenza di conciliare le esigenze di tutela dell’orso marsicano con le richieste di usufruibilità del territorio e delle attività, tra cui quella venatoria, la Regione Abruzzo negli anni passati aveva attivato il tavolo tecnico del Patom presso il ministero, generando, in ragione di quanto stabilito dal punto B1 del protocollo di tutela, una serie di approfondimenti scientifici che hanno permesso di limitare le attività venatorie in tempi e modalità, differenziando la zona a presenza stabile del plantigrado, la cosiddetta zona C1, con le are limitrofe, C2”.

“Tali decisioni, molto apprezzate dal mondo venatorio, sono state decisive ai fini della protezione dell’orso marsicano, visto che la caccia programmata con gli ultimi calendari venatori non ha minimamente influito sui periodi delicati di riproduzione ed entrata in letargo - proseguono - Oggi, invece, la completa assenza di iniziative dell’assessorato presieduto da Pepe e la latitanza della Regione in merito alle iniziative di proseguimento del confronto stabilito dal punto B1, stanno producendo ciò che noi scongiuravamo durante la Giunta Chiodi, e che rischia di compromettere i delicati equilibri stabiliti con grande fatica, con tutti i portatori di interesse”.

“Nel merito - proseguono Febbo e Iampieri - si sta ufficializzando, non sappiamo con quali criteri scientifici, l’allargamento delle limitazioni previste per l’area C1 in tutto il comprensorio C2, ma, cosa ancora più penalizzante per i cacciatori, in tutti i Comuni confinanti con il Parco nell’area della vale del Sagittario e nelle aree frapposte tra il Parco d’Abruzzo ed il parco della Maiella”.

Secondo i due forzisti, “questa decisione, i cacciatori devono saperlo, è stata formalizzata in occasione dell’ultima Consulta regionale della caccia da rappresentanti del Patom, con, questa è la cosa grave, la completa indifferenza della Regione e persino dei rappresentanti dei cacciatori, dei quali in particolare uno appartenente all’Ambito di Sulmona, come hanno riferito i testimoni e come sarà confermato dai verbali. Vogliamo subito denunciare all’opinione pubblica che non sono stati fatti i confronti a livello istituzionale - accusano - e non ci provassero coloro i quali vorrebbero scaricare le responsabilità sul comitato di valutazione di incidenza ambientale prossimo venturo, in quanto la Via è stata brillantemente superata del calendario di due anni orsono, allorquando la Regione partecipava al tavolo tecnico”.