giovedì 20 novembre 2014

Pettorano (Aq), spara e ferisce l'amico di caccia

Un 35enne di Sulmona colpito a una mano. L'incidente nella zona dove vengono avvistati gli orsi

PETTORANO SUL GIZIO. Incidente di caccia nelle campagne di Pettorano sul Gizio. Un 35enne di Sulmona, T.R., residente nella frazione delle Cavate, è rimasto ferito a una mano da un proiettile esploso dal fucile di un suo amico durante una battuta di caccia.

L’uomo è stato ricoverato in ospedale con una prognosi di trenta giorni dopo essere stato sottoposto a intervento chirurgico. L’episodio è avvenuto nelle campagne di Valle Larga, la zona diventata famosa per la presenza costante di tre orsi marsicani. Dal racconto del protagonista e degli altri cacciatori, sembra almeno sette, che stavano partecipando alla battuta di caccia, il ferimento sarebbe avvenuto con un colpo di rimbalzo sparato accidentalmente dal fucile del cacciatore che guidava la fila.

Il feritore, che ha un anno in più del ferito, avrebbe raccontato che il fucile gli sarebbe scivolato dalle mani e proprio in questo frangente sarebbe partito il colpo che dopo aver colpito un sasso avrebbe perforato la mano del suo amico che si trovava alle sue spalle, a una distanza di una trentina di metri. Sono stati gli stessi compagni a trasportare T.R. in ospedale, dove i medici del pronto soccorso gli hanno riscontrato lo spappolamento del metacarpo.

Sulla vicenda i carabinieri di Sulmona hanno aperto un fascicolo in cui viene ipotizzato il reato di lesioni colpose. Pur non essendoci state denunce di parte, il fatto che la prognosi sia di trenta giorni, impone un procedimento d’ufficio da parte della giustizia.

«È stata una pura fatalità» , ha dichiarato il legale del feritore, l’avvocato Alessandro Margiotta. Ma i carabinieri vogliono chiarire alcuni aspetti della vicenda ancora oscuri: i cacciatori avrebbero dichiarato che stavano facendo una battuta di caccia al fagiano. Dichiarazioni che striderebbero con i colpi che avevano in canna, utilizzati di solito per la caccia al cinghiale, vietata in quella zona.

sabato 15 novembre 2014

Avezzano. Elenchi cacciatori non presentati, la Provincia dice stop alla caccia nella Marsica


Avezzano. Ci sarebbe una incongruenza burocratica, con elenchi non consegnati e con interpretazioni di leggi alla base dello stop per la caccia al cinghiale annunciato dalla Provincia. Si tratta, in sostanza di un vero pasticcio dovuto a errori nell’assegnazione delle zone di caccia all’interno della Zpe (Zona di protezione esterna) del Parco nazionale. Ora per tantiissimi cacciato che rientrano nell’Ambito territoriale caccia (Atc) della Marsica si prospetta un Natale senza caccia per un errore di interpretazione della norma. Tutto sarebbe cominciato da approfondimenti iniziati per una semplice diatriba avvenuta nella zona di Casalicchio, nella Valle Roveto, area contesa da due diverse squadre. In quella occasione, infatti, sono stati presentati dal presidente dell’Atc Marsica, Giacomo Di Domenico, gli elenchi con i nominativi dei cacciatori. Il dirigente della Provincia, Francesco Bonanni, si è accorto però che i nominativi non erano presenti negli elenchi dei cacciatori autorizzati nelle zone esterne del Parco nazionale. Secondo Di Domenico, che ha parlato di un mero disguido burocratico in via di soluzione” e che con una nota ha replicato agli uffici della Provincia, nell’elenco dei cacciatori ammessi non erano stati ricompresi i nominativi di quelli residenti perché a loro “la caccia è consentita di diritto”. Secondo la Provincia, invece, le cose non stanno così e “l’Atc non ha adempiuto alle disposizioni previste dal protocollo d’intesa sulle domande che devono essere presentate dai cacciatori interessati residenti e non nei comuni ricadenti nel Parco e nella zona di protezione esterna”. Ma la provincia è andata oltre visto che lo stesso discorso vale anche per le altre squadre. E la domanda con i nominativi doveva essere presentata entro il 1° aprile. In sostanza, i cacciatori autorizzati dall’Atc a esercitare la caccia in queste aree or sono solo quelli riportati nell’elenco. Però, purtroppo, secondo la Provincia, “in nessuna squadra il numero di cacciatori autorizzati raggiunge il limite minimo di 5, necessario per esercitare la caccia in squadra, come stabilito dal calendario venatorio”. Così il risultato è che la caccia al cinghiale nella Zpe ricadente nell’Atc di Avezzano “non può essere esercitata da nessuna squadra assegnataria di una zona di caccia”. Le prossime ore saranno decisive per capire se il problema potrà essere risolto.

giovedì 6 novembre 2014

A Teramo i cacciatori sparano a ridosso delle case

Proteste ed esposti a Fonte Baiano: «Abbiamo paura, giorni fa hanno anche ucciso un gatto»

TERAMO Cacciatori, una volta tanto, nel mirino: protestano i residenti del quartiere di Fonte Baiano per gli spari troppo vicini alla cinta urbana. «Ci risiamo, con l'apertura della caccia torna la paura. La situazione va avanti da due o tre anni, non sappiamo più a chi rivolgerci, siamo disperati», spiega Diana Coruzzi, che abita nel tratto finale di via Brodolini, «i cacciatori per legge devono rimanere almeno a cento metri dall'abitato ma spesso chi va a caccia si avvicina sino a una cinquantina di metri. Di questo passo l’unica soluzione sarà chiedere al sindaco di emettere un’ordinanza che vieti la caccia nella zona».

La strada in cui risiede la signora, che collega viale Bovio con il confine del comune di Torricella, si trova quasi al confine della cinta urbana, nel quartiere immerso nel verde di Fonte Baiano. A scatenare le proteste degli abitanti, preoccupati per la loro incolumità e quella delle proprie famiglie, è proprio il timore che durante l’attività venatoria i cacciatori sparino troppo vicino alle case e ai campi coltivati. Per questo motivo era già stato presentato un esposto da parte dei residenti al Corpo forestale e alla Provincia.

A detta della signora, oltre a non essere stati rispettati i limiti di prossimità per la caccia, ultimamente sono state organizzate anche delle battute notturne, evidentemente al cinghiale. «Cacciano a ridosso del mio giardino, delle vigne e dei campi agricoli, con estremo pericolo non solo per i bambini che vanno in bicicletta lungo la strada», conclude Diana Coruzzi, «ma anche per le persone che ci lavorano. Non si sono fermati quando era in corso la vendemmia, né in questi giorni durante la raccolta delle olive. Domenica hanno ucciso anche un gatto. Il pericolo per le persone è reale».

domenica 2 novembre 2014

Parte un colpo per sbaglio, cacciatore muore in Abruzzo

Incidente di caccia a Torrebruna (Ch), in località Mattioni. La vittima si chiamava Nicola Costanzo, 58 anni, aveva tre figli

TORREBRUNA (Ch). Nel corso di una battuta di caccia al cinghiale ha perso la vita Nicola Costanzo, 58 anni di Guardiabruna, frazione di Torrebruna. L'incidente è accaduto questa mattina in località Mattioni dove il cacciatore si era recato assieme ad alcuni amici. La dinamica non è ancora stata chiarita, ma verosimilmente sarebbe stato colpito dagli stessi cacciatori che erano con lui dopo essersi spostato, non segnalandolo, dal luogo ove si era appostato. A trovarlo privo di vita i colleghi, dopo aver provato inutilmente di rintracciarlo via radio. Sul luogo della tragedia sono intervenuti i Carabinieri della stazione di Celenza sul Trigno che hanno interrogato i cacciatori. Costanzo era sposato e aveva tre figli.