giovedì 30 dicembre 2021

Altino (Ch): A caccia col nipote, parte un colpo accidentale dal fucile e lo ferisce

Una raffica di pallini che hanno attinto il nipote ad una spalla e, di striscio, al volto. È successo lungo il fiume Aventino. Il ferito è stato soccorso con l'elicottero del 118

 Erano a caccia di uccelli questa mattina, lungo il fiume Aventino, ad Altino, zio e nipote aquando all'improvviso, accidentalmente, un colpo è partito dal fucile dello zio.

A quel punto, come riporta Adnkronos, una raffica di pallini hanno attinto il nipote ad una spalla e, di striscio, al volto. Immediati i soccorsi.

Il ferito è stato caricato sull'elicottero del 118, atterrato nel campo sportivo di Altino e successivamente trasportato all'ospedale di Chieti. Le sue condizioni non sarebbero gravi. Sull'accaduto indagano i carabinieri forestali di Pizzoferrato e della sezione Parco della Majella.
 

domenica 26 dicembre 2021

Controguerra: ferito al volto da pallini, cacciatore finisce in ospedale

venerdì 19 novembre 2021

Roccaraso, cacciatore inciampa e parte un colpo di fucile: morto a 30 anni, era maestro di sci



ROCCARASO - E' morto Adelio Di Natale, il giovane maestro di sci di Roccaraso, rimasto ferito alla gamba destra in un incidente durante una battuta di caccia al cinghiale, sulle montagne di Roccaraso. Di Natale aveva 30 anni, compiuti il 6 novembre.

 

Fonte: ilmessaggero.it del 19 novembre 2021

giovedì 18 novembre 2021

Lanciano (Ch). Usa uccelli vivi legati ad un’asta telescopica durante la caccia: cacciatore denunciato


I carabinieri forestali hanno denunciato un cacciatore per maltrattamento animale a Lanciano. Secondo quanto ricostruito dai militari della stazione carabinieri forestale di Lanciano, unitamente a personale del locale distaccamento della polizia provinciale di Chieti, nel corso dell’attività venatoria al colombaccio l'uomo utilizzava, come richiami, animali vivi che, legati ad un’asta telescopica, venivano costretti ad innalzarsi forzatamente e ripetutamente causando loro stress e sofferenze contrastanti con condizioni etologiche e vitali accettabili.

Per il reato di maltrattamento l’indagato rischia l’arresto fino a un anno o l’ammenda da mille a 10mila euro. Contestualmente, all’uomo è stata elevata una sanzione amministrativa per aver abbattuto un numero di capi superiore al prelievo giornaliero consentito.

Gli uccelli utilizzati come richiamo sono stati conferiti al centro recupero rapaci e selvatici di Pescara.

“Sebbene la legge 157/92 sulla caccia – ricorda il comandante Tiziana Altea - preveda che alcune specie di uccelli cacciabili possano fungere da richiami a condizione che provengano da allevamenti, troppo spesso in realtà, gli animali utilizzati sono frutto di catture illegali e vengono detenuti in condizioni di vita incompatibili con la loro natura”.



Fonte: chietitoday.it del 18 novembre 2021
 

giovedì 11 novembre 2021

L'AQUILA. SCIVOLA E PARTE COLPO DAL FUCILE, GIOVANE CACCIATORE RESTA FERITO AD UNA GAMBA

Scivola durante una battuta di caccia e dal fucile parte inavvertitamente un proiettile, restando ferito ad una gamba. La brutta avventura è accaduta questa mattina a Pietransieri. Protagonista è stato un trentenne residente a Roccaraso, maestro di sci. Immediati i soccorsi ed il trasporto in ambulanza del trentenne all’ospedale di Sulmona. Non è da escludere che il cacciatore venga trasferito in elisoccorso nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila.


Fonte: reteabruzzo.com del 11 novembre 2021

lunedì 1 novembre 2021

L'Aquila. Cacciatori danneggiano auto di altri cacciatori

GUERRA TRA CACCIATORI DI CINGHIALI, SCATTA LA DENUNCIA

Tempi duri per i cacciatori di cinghiali ma soprattutto per le loro auto. In una settimana sono sei i fuoristrada danneggiati lungo le strade di campagna tra Goriano Sicoli, Prezza e Cocullo. Secondo i primi riscontri “il dispetto” che sa tanto di ritorsione, sarebbe stato messo in atto da ignoti i quali avrebbero posizionato delle tavole di legno con grossi chiodi in modo tale da provocare danni ai pneumatici delle auto in transito. E i luoghi sono stati scelti in modo accurato, visto che da quelle parti transitano principalmente i fuoristrada delle squadre addette all’abbattimento dei cinghiali. “Gli ungulati”- ricordano gli agricoltori- “sono aumentati esponenzialmente di numero e la loro presenza è risultata problematica soprattutto per il raccolto”. I cacciatori sarebbero quindi stati presi di mira, a loro dire, da alcuni “rivali”, che avrebbero posizionato i chiodi pur di ostacolare la circolazione dei veicoli nelle strade interpoderali. Se si tratta o meno di un dispetto lo stabiliranno i Carabinieri della compagnia di Sulmona che già si stanno occupando del caso dopo l’annuncio dei cacciatori di voler denunciare il fatto per identificare e punire i responsabili.

Fonte: reteabruzzo.com del 31 ottobre 2021

Carpineto della Nora (Pe). Cacciatore ferito al polpaccio, forse il colpo è partito dal suo fucile

Un incidente di caccia si è verificato questa mattina nel territorio di Carpineto della Nora, in contrada Fara, dove un uomo di 71 anni di Cepagatti è stato ferito al polpaccio da un proiettile che potrebbe essere partito accidentalmente dal suo fucile, anche se non è escluso che il cacciatore sia stato raggiunto dalla scheggia di un colpo esploso da altri. E’ accaduto poco prima delle 11.30 durante una battuta di caccia al cinghiale.

L’uomo è stato soccorso dal 118 di Pescara, arrivato con l’elicottero, e trasportato in ospedale a Pescara. Sul posto i carabinieri della compagnia di Penne che hanno avviato gli accertamenti. In base a una prima ipotesi il colpo, partito dal fucile del 71enne, avrebbe raggiunto il cacciatore di rimbalzo, ma è ancora tutto da verificare, anche attraverso le testimonianze degli altri cacciatori che erano con lui.



Fonte: ilcentro.it del 31 ottobre 2021

giovedì 21 ottobre 2021

Teramo. Cacciatore spara per errore all'amico


TERAMO. Un colpo accidentale partito dalla carabina di un cacciatore ha raggiunto e ferito l’amico a una caviglia, per fortuna senza provocargli gravi lesioni. È così che durante una battuta di caccia nei boschi tra Villa Rupo e Garrano Basso, nel comune di Teramo, nel primo pomeriggio di ieri si è sfiorata la tragedia.

Il ferito, N.M. di 32 anni, è ricoverato nell’ospedale Mazzini ma non è in pericolo di vita. Anche se le cause dell’incidente di caccia non sono state ancora chiarite nel dettaglio, tutto sembra comunque far pensare a un errore umano. (l.t.)


Fonte: ilcentro.it del 20 ottobre 2021

giovedì 16 settembre 2021

Caccia, Pepe: “Dopo il terzo stop alla stagione venatoria l’Abruzzo è diventato una barzelletta


L’AQUILA – “Non c’è due senza tre, così arriva anche l’ennesima bocciatura sulla stagione venatoria targata Marsilio da parte del Tar, che ha impugnato ancora i provvedimenti dell’esecutivo sull’apertura della stagione, facendola sostanzialmente slittare al prossimo 2 ottobre. Situazione senza precedenti che molto dice sulla competenza in materia da parte di chi governa e di condivisione delle scelte con il comparto di riferimento”, così l’ex assessore Dino Pepe e i consiglieri del Gruppo Pd in Consiglio regionale.


“Stando così le cose, per il mese di settembre, a causa delle già contestate pre-aperture alla tortora e alla migratoria, è possibile prelevare solo cornacchia, gazza, merlo e ghiandaia in alcune giornate. In pratica, se altrove tortore e quaglie sono da settimane ormai, delle specie cacciabili per tutti, non accade così per i cacciatori abruzzesi – riprende Pepe -. Non basta, il Tar dovrà esprimersi ancora, perché a fronte delle contestazioni sollevate dalle associazioni ambientaliste circa i rilievi e la contestata legittimità del calendario venatorio, poi fermato, è fissata al 22 febbraio 2022 la discussione in merito alla questione. Quindi ci si aspetta quella che potrebbe essere la quarta bocciatura del provvedimento regionale, che l’esecutivo ha inspiegabilmente reiterato con tutti le sue evidenti vulnerabilità, nonostante i primi pronunciamenti dei giudici amministrativi.

Vero è che quello che è accaduto rispecchia il caos che regna nel settore, a fronte della mancanza di una guida capace di dare un indirizzo chiaro e non penalizzante a tale attività. Chiederemo conto dei danni causati dall’intransigenza della Regione che ha comunque prodotto atti che sarebbero stati impugnati, perché contrari a direttive e leggi nazionali, nonché a regole che è stata la Regione stessa a stabilire. Un paradosso che nasce anche dalla mancanza di confronto e concertazione con tutte le associazioni di riferimento, da parte di una classe dirigente che al posto di supportare il comparto e di occuparsi dei risvolti che una programmazione anche di queste attività comportano in agricoltura, mette in carico ai cittadini le conseguenze e gli oneri dei propri paradossali errori”.

 

Fonte: ekuonews.it del 15 settembre 2021

venerdì 10 settembre 2021

Caccia in Abruzzo. Il WWF: terza bocciatura del calendario venatorio da parte dei giudici del TAR!


Comunicato stampa del 10 settembre 2021   

 Il TAR riconosce la validità del ricorso presentato dalle associazioni 

Ridotte le giornate di caccia e le specie cacciabili 

Ennesima pessima figura della Regione che insiste in scelte ormai bocciate da 10 anni 

  


Il calendario venatorio emanato dalla Regione Abruzzo è stato in ampia parte nuovamente sospeso dal TAR dell’Aquila che ha emesso questa mattina una ordinanza in linea con i due decreti presidenziali precedenti con i quali aveva “bocciato” la prima e la seconda (emanata sotto ferragosto!) versione del calendario, accogliendo pressoché tutte le richieste contenute nel ricorso proposto dal WWF Italia, ENPA, LIPU, LAV e Lndc Animal Protection, patrocinate dagli avvocati Michele Pezone ed Herbert Simone.  

 

Nell’ordinanza odierna il TAR Abruzzo, confermando come si diceva i due precedenti decreti, ha in sostanza disposto quanto segue: 

  • Niente caccia alla Tortora; 
  • Niente caccia alla Quaglia nelle giornate dell’11, 12 e 19 settembre; 
  • Niente caccia alle specie acquatiche prima del 2 ottobre; 
  • Dichiarata l’illegittimità del calendario nella parte in cui non vieta la caccia alle foci dei fiumi per 500 metri dalla costa e per 100 metri a destra e sinistra dei fiumi stessi. 

 

La discussione di merito sul ricorso è stata fissata al 23 febbraio 2022. 

 

Decisamente soddisfatto l’avv. Michele Pezone: “Sono state sostanzialmente accolte tutte le nostre richieste e respinte le capziose argomentazioni che una associazione venatoria aveva cercato di far valere. Il Tribunale amministrativo riconosce la valenza delle opinioni di ISPRA e dà alla Regione l’onere di presentare eventuali studi per potersi discostare dalle predette indicazioni. Il TAR sottolinea inoltre come chi ha materialmente compilato il calendario venatorio non abbia tenuto conto neppure di quanto la Regione stessa aveva previsto nel proprio piano faunistico. Davvero una scelta incomprensibile. Tra l’altro da dieci anni ormai presentiamo ricorsi sempre vincenti su queste tematiche. La Regione, invece di inanellare pessime figure stagione dopo stagione potrebbe accogliere le nostre giuste osservazioni prima di varare i calendari senza costringerci alla via giudiziaria”. 

 


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mercoledì 1 settembre 2021

Abruzzo: nuova bocciatura sulla caccia. Il WWF: la Regione è ormai totalmente nel pallone

Comunicato stampa del 31 agosto 2021



Nuova pessima figura della Regione Abruzzo in materia di caccia!

Bocciato anche il secondo tentativo di anticipare la caccia alla tortora dopo una prima bocciatura del TAR.

La Regione Abruzzo sulla caccia è ormai totalmente nel pallone.

Dopo aver riportato una prima sconfitta grazie al ricorso proposto dal WWF Italia, ENPA, LIPU, LAV e Lndc Animal Protection, tutte patrocinate dall'Avv. Michele Pezone, oggi la Regione ha rimediato la sospensione anche del nuovo atto emanato a ridosso di Ferragosto.

Il TAR Abruzzo aveva già imposto una prima sospensione del calendario venatorio vietando così la preapertura della caccia alla tortora. La Regione Abruzzo – sempre pronta a fare quello che chiedono le frange più oltranziste del mondo venatorio – nel frattempo ha approvato una modifica al calendario cercando di mantenere almeno due giornate di preapertura il 4 e il 19 settembre.

Immediata la presentazione dei motivi aggiunti all’originario ricorso. 
 
E giustamente nuova decisione da parte del Presidente del TAR Abruzzo che ha sospeso anche la nuova delibera. Salta quindi anche questa ulteriore giornata di caccia nella quale si sarebbero potute uccidere oltre 1000 tortore!

Il risultato di questa piccola “furbata” della Regione è che la caccia in Abruzzo è totalmente ferma fino al 22 settembre.

Resterà da valutare se questi continui atti illegittimi da parte della Regione in materia venatoria siano di interesse per la Corte dei Conti essendo palese che ci si trova di fronte a provvedimenti giudicati più volte illegittimi adottati con grande dispendio di denaro pubblico e personale che andrebbero destinati a tante altri settori molto più utili per la collettività.





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mercoledì 18 agosto 2021

TAR: sospeso fino all’8 settembre il calendario venatorio della Regione Abruzzo

Comunicato stampa del 18 agosto 2021 

Sospeso fino all’8 settembre il calendario venatorio della Regione Abruzzo a seguito del ricorso presentato dalle Associazioni ambientaliste WWF, ENPA, LIPU, LAV e LNDC 

Il TAR sancisce un importante principio: l’interesse prevalente deve essere quello della tutela e della conservazione della fauna selvatica 



È stato sospeso interamente il calendario venatorio della Regione Abruzzo fino alla prossima udienza dell’8 settembre, a seguito del ricorso presentato nei giorni scorsi dalle Associazioni ambientaliste WWF, ENPA, LIPU, LAV, LNDC curato dagli avvocati Michele Pezone ed Herbert Simone. 

 

Ancora una volta la Regione Abruzzo produce un documento che regola l’attività venatoria senza considerare gli interessi generali della tutela della fauna selvatica, come gli ricordano i giudici del TAR. Troppi sono gli attacchi per la fauna contenuti nel documento che regola la caccia in Abruzzo per la prossima stagione venatoria, le Associazioni hanno evidenziato molteplici criticità che possono mettere in pericolo specie di rilevante interesse conservazionistico. 

Nella versione impugnata del calendario venatorio, si prevede incredibilmente la caccia alla Tortora selvatica per la quale l’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che si occupa a livello nazionale di rilasciare pareri alle Regioni in merito ai calendari venatori) aveva chiesto la totale sospensione del prelievo, evidenziando che la specie è indicata in precario stato di conservazione (SPEC 1 in BirdLife International) e richiamando la moratoria dell’attività venatoria richiesta dal Ministero della Transizione ecologica. Il calendario venatorio della Regione Abruzzo, incurante sia delle indicazioni ministeriali e dell’ISPRA sia dello stato di conservazione della Tortora, consente di sparare alle tortore, addirittura anche in periodo di pre-apertura, venendo meno, in maniera del tutto assurda, persino a quanto contenuto nel Piano Faunistico Venatorio della stessa Regione Abruzzo che ammette espressamente che “i risultati di un modello preliminare evidenziano che i livelli attuali di pressione venatoria sono molto probabilmente insostenibili”. 

Non mancano altre preoccupanti pre-aperture come quella prevista per la Quaglia, tra le specie con uno stato di conservazione insoddisfacente (categoria SPEC 3 - “in declino a livello europeo”) già nelle giornate dell’11 e del 12 settembre e poi nelle giornate del 19, 25 e 26 settembre o l’apertura della caccia il 19 settembre per le specie Alzavola, Canapiglia, Codone, Folaga, Porciglione, Germano reale, Gallinella d’acqua, Marzaiola, Fischione, Mestolone, Beccaccino, Frullino. L’ISPRA, nel proprio parere raccomanda un’apertura generale della caccia a tutte le specie ornitiche al 2 ottobre in modo da permettere un completo sviluppo degli ultimi nati, evitare il rischio di confusione con specie non cacciabili e il disturbo generato dalla presenza di un numero elevato di cacciatori sul territorio in una fase ancora delicata del ciclo biologico di diverse specie. 

Ma le problematiche sono anche altre: l’allenamento dei cani da caccia consentito nei trenta giorni che precedono l’apertura della caccia, e cioè a partire già dal 19 agosto mentre l’ISPRA nel suo parere aveva evidenziato come tale data sia prematura e riteneva di posticipare ai primi giorni di settembre l’epoca di addestramento; o anche il mancato divieto di caccia alle foci dei fiumi per 500 metri dalla costa e per 100 metri a destra e sinistra degli assi fluviali, inserito nei precedenti calendari venatori e quest’anno riportato in modo del tutto assurdo e incomprensibile esclusivamente ai SIC/ZPS (e, cioè, praticamente alla sola foce alla sinistra orografica del fiume Sangro). Le foci fluviali abruzzesi assolvono un ruolo fondamentale per la migrazione di ritorno non solo per le specie strettamente acquatiche, ma anche per quelle temporaneamente legate alle zone umide, rappresentando importanti aree di riposo e svernamento. 

Ancora una volta la Regione Abruzzo omette di gestire l’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, istituita con Delibera di Giunta regionale n. 480 del 5 luglio 2018. L’art. 32 comma 3 della L. 394/91 (Legge quadro per le aree protette) prevede che nelle aree contigue la caccia sia “riservata ai soli residenti dei comuni dell'area naturale protetta e dell'area contigua”, ma nel calendario venatorio abruzzese il passaggio viene “dimenticato”: si prevedere una densità venatoria di un cacciatore ogni 40 ettari nell’Area Contigua del PNALM anziché limitare l’attività venatoria ai soli cacciatori residenti nel Comuni dell’Area contigua. Si ricorda che l’Area contigua è uno degli obiettivi espressamente previsti dal PATOM (Piano d'Azione nazionale per la tutela dell'orso bruno Marsicano) finalizzata appunto ad aumentare la tutela dell’Orso. 

Ora sarà tutto fermo fino all’8 settembre, quando si discuterà nel merito del calendario venatorio, si eviteranno alcune giornate di pre-apertura della caccia, in particolare per la Tortora ed è rimandato l’addestramento dei cani: diversi animali saranno salvati dalle doppiette e verrà evitato il disturbo sul territorio. Resta però l’amarezza di dover discutere la programmazione venatoria attraverso ricorsi e atti giudiziari invece di aprire un dialogo costruttivo con la Regione Abruzzo basato sul concetto di dover come prima istanza tutelare il prezioso patrimonio faunistico che condivide con noi il territorio. 

 

Abruzzo: “Dopo gli incendi si fermi la caccia per salvaguardare una fauna già stressata”

COMUNICATO STAMPA DEL 13 AGOSTO 2021 

 

La richiesta di Legambiente, LIPU e WWF Abruzzo al presidente della Regione e all’assessore 

“Dopo gli incendi si fermi la caccia per salvaguardare una fauna già stressata” 

 


Nei giorni scorsi le rappresentanze abruzzesi di Legambiente, Lipu e WWF hanno indirizzato un appello urgente al presidente della Regione Marco Marsilio e all’assessore Emanuele Imprudente, inviandolo per conoscenza anche al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, per chiedere interventi immediati a tutela della fauna selvatica in un territorio colpito così gravemente dagli incendi, con particolare riferimento all’attività venatoria.  

La vastità degli incendi che hanno interessato alcune aree dell’Abruzzo ha provocato e sta tuttora provocando notevolissimi danni, sia diretti che indiretti, alla fauna e agli habitat naturali, con un numero imprecisabile di animali deceduti e numerosi siti, anche di notevole valore faunistico, distrutti dal fuoco. Un quadro a dir poco critico, che purtroppo si prolungherà nel tempo e che potrebbe ulteriormente aggravarsi con l’apertura della stagione venatoria.  

In una situazione ancora di piena emergenza, la caccia danneggerebbe gravemente anche alcune specie migratorie già in difficoltà nel reperire il cibo, in particolare dove gli incendi hanno parzialmente o interamente distrutto zone caratterizzate da boschi e macchia mediterranea.  

Le Associazioni hanno chiesto per questo il blocco dell’apertura della caccia per la stagione 2021/22, un provvedimento definito “doveroso, ragionevole e responsabile”, previsto del resto dall’art.19 della L.157/92 che disciplina l’attività venatoria in Italia. WWF, LIPU e Legambiente la ritengono una scelta doverosa: sarebbe auspicabile un blocco totale, oppure andrebbe almeno, come minimo, prevista la chiusura dell’attività venatoria per una superficie del territorio agro silvo pastorale, oggi destinata alla libera caccia, pari alle superfici naturali e seminaturali perse a causa delle fiamme. 

Considerando, inoltre, che l’articolo 10 della legge 353/2000 “legge quadro in materia di incendi boschivi” prevede il divieto assoluto di caccia per un periodo di 10 anni su tutti i terreni boscati percorsi dal fuoco, le tre Associazioni hanno chiesto di adottare provvedimenti immediati che impongano tale divieto nelle aree incendiate e in quelle limitrofe, dove hanno trovato e troveranno rifugio gli animali scampati agli incendi. In queste zone si verificano infatti fenomeni di sovraffollamento, sfruttamento intensivo delle risorse e accentuazione della competizione alimentare, causati dalla distruzione delle reti alimentari e dagli spostamenti della fauna superstite, con conseguente aumento della mortalità. È inaccettabile che questa fauna già stressata debba subire un’ulteriore pressione qual è quella rappresentata dall’attività venatoria. Il divieto, per essere efficace, dovrà essere accompagnato dall’attivazione di tutte le procedure necessarie e da una opportuna sorveglianza perché vengano rispettate le disposizioni di legge. 


 

giovedì 24 giugno 2021

Abruzzo: approvato il calendario venatorio 2021-2022

 

Si provvede a pubblicare il calendario venatorio per la stagione 2021-2022, approvato dalla Giunta Regionale nella seduta del 21 giugno 2021.

mercoledì 23 giugno 2021

Caccia in terreni privati: SOA patrocina ricorso al TAR contro la Regione Abruzzo

Comunicato stampa del 22 giugno 2021

Caccia in terreni privati: SOA patrocina ricorso al TAR contro la Regione Abruzzo.

Chiesto lo stop all'ingresso dei cacciatori nelle proprietà in caso di opposizione dei proprietari.


La Regione Abruzzo ha dato parere negativo a diversi cittadini proprietari di terreni agricoli che avevano chiesto di vietare l'accesso dei cacciatori nelle loro proprietà per ragioni connesse ai rischi per la propria incolumità, all'inquinamento da piombo e a questioni etiche.

Dichiara Massimo Pellegrini, presidente della SOA "La Stazione Ornitologica Abruzzese ha patrocinato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di uno dei proprietari che si è visto negare il sacrosanto diritto di decidere su quali attività possano svolgersi sui propri terreni. Un cacciatore oggi può fare ciò che è vietato, ad esempio, a un ricercatore o un fotografo naturalistico. Una situazione veramente intollerabile".

Dichiara l'Avv. Herbert Simone "Il ricorso mira intanto a dimostrare gli errori procedurali in cui sono incorsi i funzionari della regione, nonostante le precise e tempestive motivazioni e interpretazioni giurisprudenziali fornite dal cittadino che aveva fatto richiesta. Poi si evidenzia l'illogicità e il difetto di istruttoria rispetto alle numerose motivazioni alla base della domanda del cittadino di vietare la caccia nella proprietà, a partire dai rischi oggettivi per la propria incolumità e di quella dei propri cari, considerato che l'attività venatoria provoca decine di vittime ogni anno, anche tra non cacciatori. Tra i motivi quello relativo all'inquinamento da piombo, visto che i pallini che vengono dispersi sui terreni sono costituiti da questo metallo che si accumula nel terreno provocando un inquinamento persistente su cui pure l'ISPRA si è espressa con un documento tecnico inequivocabile. Non si capisce perché un cittadino debba vedersi spargere materiale inquinante sul proprio terreno senza potersi opporre efficacemente".

Dichiara l'Avv. Michele Pezone "Oltre ai motivi specifici, abbiamo anche sollevato la questione della costituzionalità delle norme che permettono ai cacciatori di entrare nei terreni privati senza alcuna preventiva autorizzazione. Il ricorrente aveva sottolineato nella richiesta inviata alla regione le proprie convinzioni etiche rispetto al rifiuto della violenza insita nell'attività venatoria e alla volontà di educare figli e nipoti al rispetto della vita degli animali selvatici. Il tutto cozza, ovviamente, con la possibilità per i cacciatori di entrare liberamente e sparare agli animali sul terreno altrui, con gli inermi proprietari che devono assistere a queste scene cruente. Crediamo che sia venuto il tempo di abrogare del tutto queste norme discriminatorie riconoscendo al proprietario di un terreno di decidere liberamente cosa farne attraverso l'apposizione di semplici tabelle, senza dover spendere decine di migliaia di euro per enormi recinzioni che sono pure dannose dal punto di vista ambientale".


STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE
Info: 3683188739

giovedì 10 giugno 2021

WWF: «È priva di fondamento l’ipotesi di aprire la caccia al Cervo in Abruzzo»


Comunicato stampa del 7 giugno 2021

Le riflessioni del WWF sulle recenti dichiarazioni del Direttore del PNALM

«È priva di fondamento l’ipotesi di aprire la caccia al Cervo in Abruzzo»


In occasione di un recente incontro a Casali d’Aschi sulla convivenza Uomo-Orso, il Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM) ha svolto alcune considerazioni, riportate dalla stampa, sulla possibilità di aprire la caccia al Cervo al di fuori dell'area protetta.

A detta del Direttore sarebbe possibile (anzi, necessario!) ipotizzare un contenimento non solo al Cinghiale (attività già peraltro attuata da anni con scarsissimi risultati concreti), ma anche al Cervo: per il direttore Sammarone l'attività venatoria sarebbe capace di alimentare non meglio definiti riflessi economici e si potrebbero coinvolgere i giovani nella gestione di un eventuale flusso turistico legato alla caccia.

Gli argomenti sollevati, gli stessi da sempre portati avanti dal mondo venatorio, meritano alcuni approfondimenti.

In base a quali considerazioni tecniche ed ecologiche si può oggi affermare la necessità di dover contenere e ridurre la popolazione di Cervo in Abruzzo? Lo stesso Piano Faunistico Venatorio della Regione Abruzzo, documento indispensabile per programmare le azioni sulla fauna approvato meno di un anno fa, prevede che ci siano ulteriori verifiche sullo stato della popolazione di Cervo, in quanto per la sua stessa redazione vengono utilizzati dati relativi a una sola annualità, il 2018, sicuramente non sufficienti per avere un quadro esaustivo della presenza e della diffusione della specie. Prima soltanto di ipotizzare un qualsiasi intervento, bisogna dotarsi di approfonditi strumenti di conoscenza, quali ad esempio, la distribuzione puntuale sul territorio regionale, la dinamica, il trend e lo status delle popolazioni, i rapporti sesso/età… di tutto questo si conosce pochissimo. Senza poi tralasciare il fatto che il Cervo ha un ruolo fondamentale nella catena alimentare, rappresentando, ad esempio, un’importante fonte trofica per il Lupo.

È poi noto che molta dell’eventuale pressione venatoria sui Cervidi andrebbe a ricadere nelle zone di presenza dell’Orso bruno marsicano al di fuori delle aree protette, aggiungendo ulteriore stress in territori dove la caccia ad altre specie è già permessa.

Anche il riferimento agli aspetti economici e ai flussi turistici legati alla caccia non sembra poggiare su dati realistici. È noto che il numero di cacciatori sta (fortunatamente) diminuendo in tutta Italia essendo passati dagli oltre 2 milioni degli Anni ’70 a meno di 500.000 nel 2020, in gran parte anziani. Le presenze turistiche evidenziano invece come la natura sia un settore in forte crescita: basta ricordare i dati della scorsa stagione estiva, quando migliaia di persone hanno scelto di visitare l’Abruzzo e le sue aree protette. Il turismo venatorio, mordi e fuggi, è in contrasto con la prima forma di accoglienza, rappresentando peraltro un serio pericolo per chi vuole semplicemente passeggiare in natura come testimoniano i dati sulle vittime della caccia che vengono resi noti ogni anno.

Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, che si accinge a festeggiare i 100 anni dalla sua istituzione, e le altre aree naturali protette della nostra regione possono vantare un modello di turismo naturalistico fatto di guide, percorsi, rifugi, microricettività, attività esperienziali e scoperta, che potrebbe essere, questo sicuramente, esportabile anche in altre aree interne. I giovani dell’Abruzzo montano hanno bisogno di un altro tipo di politica, di progetti, di crescita culturale che portino per esempio al potenziamento dell’agricoltura e della pastorizia sostenibili, in modo che sempre più giovani possano essere nelle condizioni di scommettere per il proprio futuro su queste attività; non certo di chi gira armato sulle nostre montagne divertendosi a sparare ad animali indifesi!


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domenica 16 maggio 2021

Cia Abruzzo: “Mondo agricolo trascurato dalla modifica della legge sui danni da fauna selvatica”

Chieti. Più che colpi di fucile sembrerebbero fermi e pungenti colpi di fioretto, quelli riportati verbalmente nelle ultime dichiarazioni di  Mia-Agricoltori Abruzzo: “Il mondo agricolo non è stato tenuto minimamente in considerazione nella modifica dell’art. 44 della Legge Regionale 10/04 nei punti in cui disciplina il controllo della fauna selvatica, eliminando dall’emendamento da noi proposto la parte nella quale venivano reinseriti i cacciatori formati, apportando, inoltre, ulteriori modifiche peggiorative alla legge in vigore creando solo confusione”. Lo ha affermato il Presidente di Cia-Agricoltori Italiani Abruzzo, Mauro Di Zio, in seguito all’ultima seduta del consiglio regionale che aveva come oggetto la modifica dell’art. 44 della legge “Normativa organica per l’esercizio dell’attività venatoria, la protezione della fauna selvatica omeoterma e la tutela dell’ambiente”.

“Fatto di assoluta gravità, dal momento che sappiamo che la Polizia Provinciale e le guardie venatorie, per l’esiguo numero in cui sono presenti in Abruzzo, non sono sufficienti per intervenire in maniera efficace per ridurre i danni alle colture agricole, provocati dalla massiccia presenza della fauna selvatica”, aggiunge Di Zio sottolineando il fatto che l’Abruzzo attualmente sia l’unica regione italiana a precludere agli agricoltori la possibilità di ricoprire il ruolo di Presidente negli Ambiti Territoriali di Caccia. Nel 2020, i danni da fauna selvatica risultavano superiori ai due milioni di euro e la crescita di questi ultimi sembra non volersi arrestare. “Ormai è stato superato ogni limite di buon senso”, dichiara l’associazione di categoria che chiede l’immediata modifica della legge così come richiesto lo scorso febbraio.“Su questo punto saremo intransigenti e non escludiamo manifestazioni di piazza, chiamando a raccolta tutto il mondo agricolo se non si provvede nell’immediato”, continua Di Zio, concludendo che “A breve saranno inoltre inviate ulteriori proposte per una revisione dei regolamenti e leggi regionali attinenti il settore agricolo, al fine di risolvere l’annoso problema dei danni alle colture agricole e dei relativi indennizzi provocati dalla fauna selvatica”.

 Fonte: abruzzolive.it del 15 maggio 2021

domenica 7 marzo 2021

Caccia, l’Abruzzo tra le regioni con più vittime

Caccia, 14 morti e 48 feriti nella stagione 2020-2021. L’Abruzzo tra le regioni in cui i dati su morti e feriti della caccia sono più elevati.

Si è chiusa con 14 morti e 48 feriti la stagione di caccia 2020-2021 terminata il 30 gennaio scorso, secondo quanto pubblicato dall’Associazione vittime della caccia- Avc, sul proprio sito on line (“www.vittimedellacaccia.org”) dove si rileva anche che è stata riscontrata “una valanga di illeciti, reati, crimini, crudeltà“.


L’associazione precisa che in ambito venatorio ci sono stati 9 morti e 41 feriti, che sono stati in totale 10 i cacciatori morti e 33 quelli feriti mentre fra la cosiddetta “gente comune” – quindi al di fuori dell’ambito della caccia – sono morte 4 persone e 5 sono rimaste ferite.

“Mai come in questa stagione – osserva l’Avc – la Regione Toscana si è distinta per un risultato negativo così impressionante, con ben 11 persone impallinate (3 morti e 8 feriti), incontrastata vincitrice, ha battuto tutti sia per feriti che per morti”. Con 5 vittime (tra morti e feriti) seguono Abruzzo, Sardegna e Sicilia.

L’associazione vittime della caccia sottolinea che “rimane sempre il picco di età dai 50 ai 70 anni come fascia maggiormente interessata da soggetti responsabili di vari illeciti/reati/crimini, sia in ambito venatorio che in ambito extravenatorio”.

Alla luce di questi risultati, l’Ente Nazionale Protezione Animali chiede al Governo “di non rinviare l’adeguamento dei massimali delle assicurazioni per l’attività venatoria e di vigilare sull’applicazione della legge 157 del 1992, articolo 12. Che la caccia sia pericolosa, non solo per chi la pratica ma anche per chi si trovi casualmente coinvolto, lo dicono i dati che ogni anno assomigliano sempre più a un bollettino di guerra”.

Lo scorso dicembre, ricorda l’Enpa, “il Governo, nella persona del ministro delle Politiche Agricole, ha emanato un decreto relativo all’adeguamento dei massimali delle assicurazioni. Una misura che si riferisce alle coperture assicurative della responsabilità civile e agli infortuni, prevista dalla legge quadro. Chiediamo dunque al Governo di vigilare. Dopo le gravissime decisioni delle regioni in tempo di Covid, che hanno concesso lo spostamento tra comuni a chi praticava la caccia al cinghiale, ogni altro segnale di favoritismo verso il mondo venatorio sarebbe un’offesa per tutti i cittadini”.


Fonte: ilcapoluogo.it del 06 marzo 2021 

giovedì 25 febbraio 2021

Terreni agricoli esclusi alla caccia in Abruzzo. La Regione ammette l’errore

COMUNICATO STAMPA DEL 24 FEBBRAIO 2021 

Terreni agricoli esclusi alla caccia in Abruzzo 

La Regione ammette l’errore e comunica modalità per esercitare questo diritto 

Il WWF: “Ci sono voluti sei mesi per poter ottenere il rispetto della legge!” 

 


In questi giorni i cittadini che avevano fatto richiesta alla Regione Abruzzo di poter sottrarre alla caccia il proprio terreno o fondo agricolo, alla luce dell’approvazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale, hanno ricevuto una comunicazione dal Dipartimento Agricoltura che, finalmente, consente di poter esercitare tale diritto (senza la costruzione di muri o recinti, ma solo con apposizioni di tabelle) che inizialmente l’Ente aveva arbitrariamente negato a tutti. 


Evidentemente le diffide che i cittadini abruzzesi avevano inviato, a seguito del primo diniego ricevuto, hanno sortito effetto: la Regione Abruzzo si è resa conto di aver commesso un grave “errore” ed è tornata ad applicare la norma. 

Il WWF Abruzzo aveva lanciato una campagna web subito dopo l’approvazione del Piano faunistico-venatorio per evidenziare come si potesse finalmente esercitare il diritto di far escludere dalla caccia il proprio terreno.  

Sono ormai tanti i cittadini che segnalano il fastidio arrecato loro dai cacciatori che arrivano a ridosso delle abitazioni creando non pochi disagi a chi vive, lavora o vuole semplicemente passeggiare nei suoi terreni. È assurdo che quello che può essere vietato a un escursionista, sia invece consentito ad una persona armata di fucili estremamente pericolosi, come dimostrano le decine di vittime della caccia che si registrano ogni anno.   

Dichiara Claudio Allegrino, coordinatore delle Guardie Giurate Volontarie del WWF Abruzzo: “La Regione Abruzzo ha ostacolato in ogni modo l’esercizio di questo diritto, ovvero quello di poter impedire la caccia sul proprio territorio: al contrario di altre Regioni non ha provveduto a pubblicizzare quanto previsto dalla legge, non ha predisposto spazi sul sito web istituzionale con riferimento alle modalità, alle disposizioni generali e alle condizioni di ammissibilità riferite alle richieste di sottrazione dei fondi agricoli all’attività venatoria, non ha indicato a quale Servizio dovesse essere presentata la richiesta, non ha reso disponibile la modulistica, ma anzi ha inviato ai cittadini che avevano fatto regolare richiesta di interdizione alla caccia dei propri terreni, lettere fuorvianti con riferimenti normativi sbagliati”. 

“Le nostre doglianze - aggiunge Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo, - anche questa volta si sono dimostrate corrette. Dispiace constatare come la materia venatoria e quella sulla tutela della fauna selvatica vengano ancora oggi considerate dall’Amministrazione regionale come affare di pochi e non di interesse comune. Già da settembre 2020 il WWF Abruzzo ha chiesto alla Regione di applicare la legge sul divieto di caccia sui propri terreni: ci sono voluti 6 mesi per poter ottenere tale diritto, chiaramente sancito dalla normativa nazionale”. 

Il WWF Abruzzo si riserva comunque di ricorrere a ulteriori iniziative per tutelare gli interessi dei cittadini che vogliono esercitare il proprio diritto di non vedere cacciatori sui propri terreni. I tempi e le condizioni richiesti per inviare la documentazione appaiono infatti ben poco funzionali e non compatibili con l’esercizio di un diritto riconosciuto dalla legge. 


 

giovedì 11 febbraio 2021

Chiude finalmente domani la stagione venatoria 2020/21. Il WWF: Confermata dal Covid la forte influenza dei cacciatori sulla politica

Comunicato del 9 febbraio 2021

Tanti gli incidenti gravi, quattro in Abruzzo con due morti, per una pratica pericolosa e inutile

Chiude finalmente domani la stagione venatoria 2020/21


Il WWF: “Confermata dal Covid la forte influenza dei cacciatori sulla politica mentre ISPRA ribadisce l’inutilità della caccia in braccata per limitare i danni da cinghiale. La questione ancora irrisolta della chiusura dei fondi agricoli prevista dalla legge 157/95: la Regione è in errore”

Domani, 10 febbraio, sarà l’ultimo giorno della stagione venatoria 2020/2021: la Regione infatti, dopo aver esteso di un mese la caccia al Cinghiale, con una ulteriore proroga ha scelto di far sparare al Colombaccio anche nella prima decade di febbraio. La pandemia in corso ha confermato quanto sia forte l’influenza del mondo venatorio sulla politica. In Abruzzo, come in diverse altre regioni, sono state emanate ordinanze per permettere anche durante le fasi di lockdown lo spostamento dei cacciatori oltre i confini comunali. Questi provvedimenti, in contrasto con i DPCM emanati per arginare l’emergenza sanitaria, hanno creato vere e proprie disparità di trattamento tra i “normali” cittadini, costretti a rimanere a casa, e i cacciatori, liberi di muoversi mettendo a rischio la salute di tutti.

L’Abruzzo e le altre regioni di fatto hanno aggirato le restrizioni in vigore con l’infondata motivazione di uno “stato di necessitaÌ per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture e il potenziale pericolo per la pubblica incolumità”, dimenticando che la caccia è un’attività ludica il cui esercizio spesso contrasta con le esigenze di tutela degli agricoltori e con la gestione faunistica che la legge affida allo Stato e non ai cacciatori. La strumentalità di questi atti è stata resa ancor più evidente dal fatto che con questa motivazione si è autorizzato l’esercizio della caccia anche, per esempio, agli uccelli migratori o agli uccelli acquatici che di certo non determinano danni o pericoli per l’incolumità pubblica.

Con la stessa motivazione è stata autorizzata la caccia ai cinghiali in braccata: una modalità che, oltre a rendere di fatto impossibile il rispetto delle norme anti-Covid, ha effetti deleteri sul controllo della specie (con aumento dei danni, per dispersione dei branchi, e delle popolazioni per anticipo della maturità sessuale nelle femmine), come recentemente ribadito anche dall’ISPRA, in coerenza con numerose pubblicazioni scientifiche in materia, in un parere rilasciato sulla proroga al calendario venatorio proprio della Regione Abruzzo.

Unico elemento positivo l’approvazione, dopo anni di colpevole ritardo, del Piano Faunistico Venatorio Regionale: un Piano che ha tuttavia enormi limiti perché tutto spostato sugli interessi del mondo venatorio. A seguito dell’approvazione di tale Piano, il WWF Abruzzo ha condotto una campagna per ricordare che i cittadini possono veder riconosciuto il diritto a vietare la caccia sul proprio terreno. Purtroppo la Regione Abruzzo ha risposto ai tanti che hanno fatto richiesta per esercitare tale diritto, di recintare o costruire muri lungo tutto il perimetro della proprietà, con evidente esborso di ingenti capitali. Nella nota di risposta la Regione ha citato erroneamente un articolo della legge sui cosiddetti “fondi chiusi”, ma i cittadini hanno invece il diritto di vietare la caccia in base all’art. 15, commi 3 e 5, L. 157/92, che in occasione dell’approvazione di un nuovo Piano Faunistico Venatorio prevede che si possa ottenere la chiusura dei propri fondi alla caccia con la sola apposizione di tabelle, senza altri costi o oneri. Agli oltre 40 abruzzesi che si sono rivolti al WWF Abruzzo fornendo copia delle domande inviate alla Regione, l’associazione sta fornendo indicazioni su come vedere riconosciuto il proprio diritto.

Da ultimo non va dimenticato il pesante costo in vite umane che si registra anche quest’anno a livello nazionale e che ha coinvolto non solo i cacciatori, ma anche persone estranee, a conferma della pericolosità sociale di questa pratica. In Abruzzo, purtroppo, abbiamo avuto almeno quattro casi legati alla stagione venatoria: un incidente nel territorio di Montebello di Bertona dove un uomo uscendo di casa è stato ferito a una gamba da un colpo di fucile sparato da un anziano cacciatore a circa 200-250 m di distanza; un cacciatore di Tornimparte ferito durante una battuta al cinghiale; un cacciatore di Cappelle sul Tavo che si è ucciso inciampando nel proprio fucile; un incidente mortale che ha coinvolto un cercatore di tartufi di Gessopalena raggiunto da un colpo sparato da cacciatori che partecipavano a una battuta al cinghiale.

WWF Italia ONLUS, Abruzzo
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giovedì 28 gennaio 2021

La caccia in braccata non serve. Lo dice anche l'ISPRA. Il WWF: “Ora si cambi passo nella gestione venatoria”

Comunicato stampa del 25 gennaio 2021

La caccia in braccata non serve per contenere né le presenze di cinghiali né i danni da questi causati, questa volta è la voce autorevole dell’ISPRA ad affermarlo

Il WWF: “Ora si cambi passo nella gestione venatoria”


Nel parere richiesto dalla Regione Abruzzo per il prolungamento della caccia al cinghiale al 31 gennaio, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), unico ente dello Stato deputato al rilascio dei pareri alle Regioni su caccia e fauna selvatica, pur dando assenso alla proroga, evidenzia chiaramente che la caccia collettiva in braccata non è lo strumento utile per contenere né la popolazione di cinghiale né i danni provocati dalla specie. Anzi l’Istituto precisa che il prolungamento della caccia al cinghiale difficilmente “avrà un qualche tangibile effetto nel contenimento dei danni che ci potranno essere tra la primavera e l'estate prossime”.

Le motivazioni sono quelle che più volte il WWF Abruzzo ha sostenuto e portato all’attenzione delle amministrazioni regionali che si sono susseguite: la caccia in braccata modifica la struttura delle popolazioni, comporta cambiamenti al ciclo riproduttivo favorendo la prolificità delle femmine, rischia di frammentare i gruppi familiari ed è per questo spesso controproducente rispetto all’obiettivo conclamato di ridurre il numero degli individui e i relativi danni. Favorisce inoltre una maggior mobilità dei cinghiali verso aree meno disturbate come quelle più prossime ai centri urbani o zone agricole più antropizzate, dove aumenta il rischio di danni, di incidenti stradali e di diffusione di malattie portate dalla specie.

“È arrivato il momento di affrontare il problema con dati ed evidenze scientifiche alla mano – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo - e non utilizzare il pretesto dei danni da cinghiale per concedere sempre di più all’attività venatoria ottenendo come risultato solo quello di destabilizzare ulteriormente le popolazioni, come chiaramente afferma anche l’ISPRA. In Abruzzo si potrà cacciare il cinghiale fino al 31 gennaio, ma difficilmente i danni all’agricoltura e il rischio di impatto con autoveicoli saranno ridotti e allora a chi giova? Solo a un piccolo gruppo di cittadini che tra l’altro utilizzano una tecnica di caccia invasiva e impattante che crea disturbo anche a molte altre specie di animali.”

Il mondo agricolo, ma anche tutti i cittadini che rischiano gli impatti con gli autoveicoli, hanno il diritto di vedere affrontanti in modo serio le problematiche inerenti le loro attività lavorative e la loro incolumità.

“Il parere dell’ISPRA sulla caccia in braccata – dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia – fa cadere gli assunti delle ultime ordinanze della Regione Abruzzo e di diverse altre regioni secondo i quali l’attività venatoria rappresenterebbe uno stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo potenziale per la pubblica incolumità. Questo parere deve essere l’occasione per rivedere gli interventi sul territorio in materia di fauna selvatica e attività venatoria e per aprire un confronto tra le parti che miri davvero a risolvere le problematiche cambiando l’impostazione che per troppo tempo ha considerato la caccia come unica soluzione: questo miope approccio in realtà ha solo peggiorato la situazione sia per la diffusione delle popolazioni di cinghiale sia per la gestione dei danni”.


WWF Italia ONLUS, Abruzzo
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Spoltore: muore cacciatore per colpo fucile partito accidentalmente

Un cacciatore di 65 anni, di Cappelle sul Tavo, è morto questa mattina a Caprara, nel territorio di Spoltore, per un colpo che sarebbe partito accidentalmente dal fucile che imbracciava.
L’uomo è deceduto sulla strada provinciale 12, mentre era a caccia. In base a una prima ricostruzione sarebbe scivolato e gli sarebbe partito accidentalmente un colpo dal fucile che imbracciava e che lo avrebbe raggiunto al petto. Per lui non c’è stato nulla da fare nonostante l’allarme e l’arrivo sul posto del personale del 118, con l’elicottero e l’ambulanza, e i carabinieri della stazione di Spoltore e della compagnia di Pescara, coordinata dal capitano Antonio Di Mauro. I militari dell’Arma stanno ricostruendo quanto accaduto.

Fonte: rete8.it del 27 gennaio 2021

giovedì 21 gennaio 2021

L'Aquila. Cacciatore sorpreso con arma illegalmente modificata. Sequestrata carabina

Bracconaggio, carabinieri forestali sequestrano carabina durante battuta di caccia: denuciato proprietario

L’arma era utilizzata con un caricatore non consentito

L’Aquila. Durante i controlli sulla caccia, una pattuglia dei Carabinieri Forestali di Barisciano (AQ) ha proceduto al sequestro di una carabina cal.30-60 con caricatore da dieci colpi, durante una battuta di caccia al cinghiale, in loc. Bosco San Valentino, frazione di Pescomaggiore.

Il proprietario dell’arma, V.E. di anni 68, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria, per il reato di caccia con mezzi non consentiti (art.13, Legge 157/1992) poiché la Legge prevede l’uso di tale tipologia di arma con un caricatore contenente al massimo cinque proiettili.

Per tale violazione, la pena prevista è un’ammenda fino a 1549.00 euro.

Fonte: abruzzolive.it del 18 gennaio 2021