venerdì 16 dicembre 2016

Il Consiglio di Stato boccia il calendario venatorio dell'Abruzzo. Il WWF: si dà ragione alle nostre posizioni.

Comunicato stampa del 16 dicembre 2016

Il Consiglio di Stato conferma sostanzialmente le bocciature al calendario venatorio abruzzese. Il WWF: ancora una volta si dà ragione alle nostre posizioni.

“LA REGIONE ORA MODIFICHI LA SUA PESSIMA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA”

il cacciatore abruzzese come Fantozzi?
PESCARA – Il Consiglio di Stato ha emesso oggi, dietro ricorso di alcune Associazioni Venatorie e della Regione Abruzzo, una ordinanza che, nella sostanza, conferma quanto già disposto dai giudici del TAR di Pescara. Nel dettaglio seppure vengono concessi 10 giorni di caccia in più a gennaio ai turdidi (tordo bottaccio, tordo sassello e cesena), viene confermato che la caccia alla specie beccaccia non può essere consentita oltre il 31 dicembre e che quella ai turdidi non può in ogni caso andare oltre il 10 gennaio.

A costringere il WWF a opporsi era stato il calendario della Regione Abruzzo che consentiva invece di cacciarle fino al 19 gennaio. Per questo l’associazione ambientalista aveva presentato ricorso ai giudici del TAR per riportare il calendario nella legalità, fermando la pre-apertura e impedendo l’estensione del periodo di caccia ad alcune specie.

Dichiara Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle guardie ambientali WWF: “La Regione emani ora un nuovo calendario con le modifiche confermate dal Consiglio di Stato e informi debitamente i cacciatori abruzzesi affinché non vadano a caccia con le regole ritenute illegittime dai giudici”.

“Risulta davvero incomprensibile – aggiunge l’avv. Michele Pezone che ha difeso le posizioni del WWF - il tono trionfalistico usato a commento dell’ordinanza dai difensori delle associazioni venatorie che hanno proposto l’appello cautelare. Il Consiglio di Stato ha infatti confermato la statuizione del Tar Abruzzo sulla chiusura della caccia alla beccaccia al 31 dicembre anziché al 19 gennaio, e ha prolungato il periodo di caccia per il tordo bottaccio, sassello e cesena solo fino al 10 gennaio e non al 19 come richiesto dalle associazioni venatorie. Di fatto l’ordinanza del TAR Abruzzo ha ampiamente retto al vaglio del Consiglio di Stato”.

“L’ennesima sconfitta delle associazioni venatorie e della Regione Abruzzo – conclude Luciano Di Tizio, Delegato regionale del WWF Abruzzo - dovrebbe far riflette la politica regionale sulla inaccettabile gestione della fauna selvatica che ha contrassegnato le due ultime legislature. L’unica preoccupazione dei nostri amministratori è stata quella di consentire la caccia a sempre più specie e allungare quanto più possibile il periodo venatorio. Una posizione assurda, irrispettosa delle norme di legge, non condivisa nemmeno dalla parte più attenta del mondo venatorio, e inevitabilmente soggetta alla bocciatura della magistratura. Ci auguriamo che la Regione cambi finalmente passo, nell’interesse di tutti e in particolare della fauna selvatica che è, non ci stancheremo mai di ripeterlo, patrimonio della collettività dei cittadini e non trastullo della piccola minoranza dei cacciatori”.

WWF Italia Onlus, Abruzzo

lunedì 17 ottobre 2016

Cacciatore trovato morto. Nell'Aquilano, 71enne ha battuto la testa. Sul posto Cc e 118

(ANSA) - L'AQUILA, 16 OTT - Un uomo di 71 anni è morto a Barisciano (L'Aquila) mentre era a caccia nei pressi della frazione di Picenze. Da quanto appreso, il cacciatore si era diviso dal gruppo di amici con i quali era uscito. In base a una prima ricostruzione avrebbe battuto la testa dopo essere scivolato. Forse la caduta si è rivelata fatale, ma i sanitari del 118, intervenuti sul posto, non escludono un malore. Solo l'autopsia potrà chiarire la causa del decesso. Sul posto sono arrivati i carabinieri della locale stazione e della compagnia dell'Aquila.
 

domenica 16 ottobre 2016

Cacciatori nel Parco Nazionale del Gran Sasso Laga? Le Associazioni chiedono un incontro al Presidente del Parco


COMUNICATO STAMPA 14 OTTOBRE 2016

Cacciatori nel Parco Nazionale del Gran Sasso Laga?
Le Associazioni chiedono un incontro al Presidente del Parco


Questa mattina le Associazioni ambientaliste Legambiente, Mountain Wilderness, ProNatura e WWF hanno inviato una nota al Presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Tommaso Navarra, con una richiesta di incontro urgente sulle recenti decisioni assunte dal Parco in merito alla gestione del cinghiale del Parco che aprono la strada agli interventi dei cacciatori all'interno dell'area protetta.

Di seguito il testo della lettera.

Le scriventi Associazioni seguono da anni la problematica legata alla presenza dei cinghiali nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, così come in tante altre naturali protette.

Abbiamo avuto modo di visionare dal sito dell’Ente Parco la recente delibera del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco n. 33 del 12 settembre 2016 avente per oggetto “Integrazioni al piano di gestione del cinghiale”.

In precedenza, prima del Suo insediamento, lo stesso Consiglio Direttivo, con parere difforme del Direttore e del Servizio scientifico dell’Ente, aveva approvato la delibera n. 23 del 19 maggio 2016 avente per oggetto “Problematica cinghiali. Relazione Commissione Istituzionale”.

Riteniamo indispensabile un confronto al fine di essere portati a conoscenza di come l’Ente Parco intenda affrontare la problematica in oggetto, considerato che le delibere richiamate fanno esplicito riferimento ad azioni di contenimento tramite abbattimento selettivo. Al riguardo, giova ricordare che le numerosissime campagne di abbattimento di cinghiali, dentro e fuori aree naturali protette, non hanno minimamente risolto il problema che, al contrario, in alcuni casi risulta essersi aggravato.

Si sottolinea l’urgenza dell’incontro, possibilmente in giorni e orari consoni a garantire la partecipazione dei volontari rappresentanti delle associazioni scriventi.


Legambiente Abruzzo
Mountain Wilderness Abruzzo
ProNatura Abruzzo
WWF Abruzzo

Teramo, caccia alla starna: ultimatum delle Guardie Ambientali

Le Guardie Ambientali d’Italia della provincia di Teramo invitano le Atc a fare chiarezza sulla caccia alla starna.

“Abbiamo atteso sino ad oggi delucidazioni concrete da parte dei due presidenti degli Ambiti territoriali Caccia Teramani sulla questione starna, soprattutto a garanzia di una trasparenza gestionale. Alle molte sollecitazioni che ci sono giunte da parte di cacciatori che, a nostro avviso, non sono stati adeguatamente informati riguardo in particolare la caccia alla starna, abbiamo ritenuto opportuno inviare una missiva alla Regione Abruzzo per avere in merito delle delucidazioni circa la cacciabilità del volatile in Provincia di Teramo”.

In risposta alla nostra richiesta, l’Ufficio preposto alla Caccia della Regione Abruzzo ha risposto che “questa Regione non è a conoscenza di quali ATC abbiamo elaborato e dato autorizzazione ai suddetti piani” intimando agli stessi ATC di “comunicare la cacciabilità della specie attraverso mezzi idonei ad assicurare la massima conoscibilità”.

Benché siano trascorsi diversi giorni, ad oggi, da un controllo effettuato sui siti web degli A.T.C. Vomano e Salinello ancora una volta, non ve n’è alcuna traccia, sottolineano ancora le Guardie Ambientali.

“Orbene, per quanto di competenza, non sarà allora il caso che i due Presidenti Teramani Porrini e Sabini chiariscano prontamente e definitivamente la questione indicando ai cacciatori se questa è caccia consentita o no? Non sarà forse il caso, cari Presidenti ATC, di uscire fuori da questo stato catalettico ponendo fine al problema, adeguandosi prontamente alle comunicazioni ricevute dalla Regione Abruzzo!? Non è più concepibile ne condivisibile da parte nostra che i cacciatori vadano a caccia avendo il dubbio se sono legittimati a cacciare la starna, perlopiù esponendoli a rischio sanzioni in fase di controllo venatorio”.

Fonte: cityrumors.it del 15 ottobre 2016

sabato 15 ottobre 2016

L’Ente Parco Nazionale Gran Sasso-Laga apre all’ingresso dei cacciatori nel Parco

L’Ente Parco Nazionale Gran Sasso-Laga apre all’ingresso dei cacciatori nel Parco

Molti speravano che con la recente nomina del nuovo presidente del Parco, l’avv. Tommaso Navarra di Teramo, nel Consiglio Direttivo dell’Ente Parco si sarebbe vista una maggiore attenzione per la conservazione dell’ambiente del Parco. Purtroppo si sbagliavano.

Infatti una delle prime preoccupazioni del neo-presidente è stata quella di proporre al Consiglio una delibera relativa al Piano di gestione del cinghiale, nella quale si conferma, per chi non lo avesse capito, quanto già deliberato nella riunione del Consiglio direttivo del maggio 2016, che “Nelle aree del Parco dove si concentrano i danni al patrimonio agricolo verranno attivate, laddove possibile, anche misure di contenimento basate su abbattimenti selettivi da appostamento fisso o in girata”.

Questa delibera servirà forse a qualcuno per spendersi politicamente il consenso di qualche cacciatore ma non serve a nulla per quanto riguarda il problema dei danni alle colture arrecati dai cinghiali. Infatti nel Parco esiste un efficientissimo sistema di cattura dei cinghiali mediante recinti di cattura che sono già in funzione da anni, messo a punto dal Parco stesso che consentono la cattura, ogni anno di poco meno di un migliaio di capi.

Va poi considerato che la stessa caccia in braccata, assai più efficiente rispetto all’appostamento e alla girata (ma non certo ai recinti), ma anche estremamente invasiva ed a forte impatto ambientale, esercitata all’esterno del Parco non risolve certamente il problema in questo confermando le conclusioni a cui sono giunte recentissime ricerche scientifiche che dimostrano come un’intensificare degli abbattimenti spesso indiscriminati alteri la struttura demografca delle popolazioni di cinghiale spingendo le femmine a figliare piu’ spesso ed in eta’piu prematura.

Ricordiamo inoltre che gli agricoltori che operano all’interno del parco si trovano in una situazione privilegiata rispetto a quelli delle aree circostanti, in quanto nel Parco si pagano i danni arrecati dalla fauna selvatica, al contrario di quanto succede ormai da tempo al di fuori. Negli ultimi anni risulta senza tema di smentita che nel Parco le catture con i recinti siano aumentate e parallelamente le richieste di danni siano diminuite.

Ricordiamo poi che gli abbattimenti con il fucile risultano pericolosi in quanto il Parco è intensamente frequentato dai turisti, dagli escursionisti in genere, dai ricercatori di funghi e tartufi. I cacciatori autorizzati agli abbattimenti potrebbero poi, in condizioni di erba alta, scambiare i cinghiali con altre specie protette come cervi, caprioli, lupi o addirittura qualche orso, senza contare che i controlli che dovrebbero essere necessariamente effettuati quando fossero in corso gli abbattimenti sarebbero necessariamente a carico dei forestali che operano nel Parco, che sono già pochi e che dovrebbero essere distolti da altri servizi essenziali.

Il Parco poi costituisce una forte attrazione turistica importante per le comunità locali. Ma i visitatori dei parchi nazionali si aspettano di vedere animali vivi e non certo di sentire spari, che tra l’altro spaventano la fauna e la rendono quindi più difficilmente osservabile. Non sarebbe una bella immagine per il Parco e per l’Ente che lo gestisce , non solo, il provvedimento potrebbe avere una ricaduta negativa sull’afflusso di escursionisti e turisti naturalistici vanificando il buon lavoro di promozione del territorio svolto dalle cooperative e dai giovani locali negli ultimi anni.......perchè mai visitare un Parco Nazionale dove al sui interno si gira armati e si e’ autorizzati a sparare ??
 

giovedì 13 ottobre 2016

Cocullo, cacciatore ferito durante una battuta alla lepre

L'uomo è stato portato in ospedale. Sarebbe vittima di un colpo accidentale o un'incomprensione sulla posizione durante la battuta

di Federico Cifani

COCULLO. Un incidente di caccia si è verificato nelle prime ore di questa mattina (domenica 9 ottobre) nella zona montana tra Cocullo e Ortona dei Marsi. A rimanere ferito al petto e all’arcata sopraccigliare un cacciatore 70enne colpito da pallini esplosi dalla distanza da un altro partecipante alla battuta alla lepre. Le ferite lo hanno costretto ad un immediato ricovero nell’ospedale di Avezzano dove è stato trasportato dal 118.

Al momento dell’arrivo dei soccorsi il cacciatore ferito era cosciente anche se molto provato. Accertamenti sono in corso nell'ospedale di Avezzano. Sulla dinamica di quello che sembra essere proprio un incidente di caccia stanno indagando i carabinieri.

Tra le ipotesi potrebbe esserci quella di un colpo accidentale partito da un compagno di battuta posto a qualche decina di metri di distanza dal ferito. Non si esclude anche un’incomprensione tra il gruppo di cacciatori. In particolare, potrebbe essere accaduto che i partecipanti alla battuta alla lepre si sarebbero dovuti posizionare in modo diverso in attesa del passaggio del selvatico.

Fonte: ilcentro.it del 09 ottobre 2016

sabato 1 ottobre 2016

Caccia in Abruzzo. L'Assessore Pepe, il solito politico che non ammette la sconfitta

CACCIA: PEPE SU LEGITTIMITA' DEL CALENDARIO VENATORIO


tipico politico comune
(REGFLASH) Pescara, 30 set. "Il Tar, confermando le nostre aspettative, ha riconosciuto la sostanziale validità e la conseguente legittimità dell'impianto generale del calendario venatorio, la cui efficacia, esauriti gli effetti del decreto emesso prima dell'esame delle memorie difensive, è stata pertanto ripristinata, di modo che a partire da sabato 1 ottobre si aprirà la caccia in Abruzzo".
Così l'assessore alle politiche venatorie, Dino Pepe, in vista dell'apertura della caccia.
"Al di là di proclami a mezzo stampa di dubbio fondamento, a fronte delle numerose eccezioni di legittimità sollevate, il TAR ha limitato la sospensione cautelare alla parte del calendario che prolungava il prelievo di tordi e beccaccia oltre il 31 dicembre, e ciò in quanto mancherebbero informazioni sufficienti a giustificarlo. Tutto qui.
Qualcuno - osserva Pepe - riteneva e proponeva, in modo illusorio, che qualche trucchetto giuridico-amministrativo, da altri purtroppo posto in essere in passato, avrebbe consentito di salvare una o due giornate di caccia: queste pratiche discutibili, e probabilmente ai limiti della legalità penale e contabile, sono invece il principale motivo delle "particolari attenzioni" che la Regione Abruzzo si è procurata in passato sul fronte della giurisdizione amministrativa. 
In questa vicenda noi abbiamo preferito seguire le vie della correttezza istituzionale, dimostrando nelle aule giudiziarie di aver operato in conformità a leggi, regolamenti, pareri e quant'altro; così abbiamo potuto garantire ai cacciatori abruzzesi l'apertura unica al 1 ottobre che, voglio ricordare, era la prima opzione che la Regione aveva proposto alla Consulta. Abbiamo garantito anche che il calendario possa concorrere ad esplicare anche funzioni di strumento a presidio di coltivazioni e incolumità pubblica, con le numerose disposizioni che regolano e promuovono il prelievo dei cinghiali, vera e propria calamità immanente in questa fase. Su questa tematica, per inciso, mercoledì scorso, davanti al Prefetto di Chieti ed accogliendo il condivisibile appello dei numerosi sindaci presenti che avevano proposto urgenti ordinanze di abbattimento, abbiamo presentato un Piano d'azione elaborato in tempi brevissimi i cui obiettivi e interventi hanno avuto il consenso unanime di tutti i presenti.
Le azioni che metteremo in campo a partire da una sollecita modifica del Regolamento regionale per la gestione degli ungulati hanno un ambizioso obiettivo: il ripristino della caccia con le squadre nelle aree prevalentemente agricole, con presenza di abitazioni e viabilità, dove la presenza anche di pochi animali è ingombrante perché provoca danni e incidenti.
Quanto a tordi e beccacce - aggiunge Pepe - il principio di cautela invocato dal TAR (su cui qualcuno potrebbe dissentire tecnicamente, ma è una sentenza e va rispettata) deve guidare i nostri passi successivi: dobbiamo rafforzare le capacità di monitoraggio di queste ed altre specie, ed è ciò che tra l?altro ci accingiamo a fare proprio sulla base di una prescrizione del calendario in questione. La raccolta e l'elaborazione dei dati tecnico-scientifici consentirà - conclude l'assessore - di supportare maggiormente la nostra pianificazione venatoria rendendola aggiornata e inattaccabile ad altri ricorsi".

Calendario venatorio 2016-2017, esecuzione della Ordinanza del TAR Abruzzo

Si pubblica la nota RA0056151 del 30 settembre 2016 di esecuzione Ordinanza del Tar Abruzzo su Calendario venatorio 2016-2017


http://www.regione.abruzzo.it/caccia/index.asp?modello=eventoSingolo&servizio=LEE&stileDiv=sequence&b=evento129&tom=129

giovedì 29 settembre 2016

Nuova sconfitta della Regione Abruzzo sulla caccia. Soddisfazione del WWF

Comunicato stampa 29 settembre 2016

Nuova sconfitta della Regione Abruzzo sulla caccia
Il TAR Abruzzo conferma le censure al calendario venatorio e ne boccia una parte.
Soddisfazione del WWF: la tutela della fauna selvatica, patrimonio della collettività, viene prima degli interessi dei cacciatori

Da poco emessa l’ordinanza del TAR Abruzzo che, accogliendo il ricorso del WWF Italia, sospende l’efficacia del calendario venatorio 2016/17 della Regione Abruzzo per quanto riguarda l’estensione del periodo di caccia fino a gennaio ad alcune specie avifaunistiche (Beccaccia, Cesena, Tordo bottaccio, Tordo sassello).
Grande soddisfazione viene espressa da Luciano Di Tizio, delegato regionale del WWF Abruzzo: “è una sconfitta di chi ha voluto impostare la gestione venatoria senza ascoltare le nostre proposte che semplicemente chiedevano un po’ di buon senso e il rispetto delle normative italiane e comunitarie”.
Dopo che nelle scorse settimane il TAR Abruzzo aveva sospeso il calendario venatorio regionale di fatto impedendo preapertura e apertura della caccia a settembre, ieri i giudici del Tribunale abruzzese hanno ritenuto di primaria importanza il rispetto delle indicazioni dell’ISPRA, l’Istituto nazionale che fornisce pareri sulla materia venatoria, e hanno rigettato le ragioni addotte dalla Regione per giustificare il prolungamento dei periodi di caccia.
Dieci avvocati tra quelli della Regione Abruzzo e quelli delle associazioni venatorie sono intervenuti ieri in udienza a L’Aquila per difendere un indifendibile calendario venatorio. Dalla parte della fauna e della stragrande maggioranza di abruzzesi contrari alla caccia il solo avvocato del WWF, l’avv. Michele Pezone che, nonostante l’evidente disparità nei numeri è riuscito a dimostrare la fondatezza delle posizioni dell’Associazione. I giudici hanno giustamente applicato il principio di precauzione secondo il quale non è possibile allungare i periodi di caccia fino a gennaio senza studi e monitoraggi delle specie sul territorio.
“Perché la Regione Abruzzo, al pari di tante altre regioni italiane, continui a seguire i diktat delle associazioni venatorie, rimediando così sonore sconfitte davanti alla magistratura amministrativa è qualcosa di inspiegabile”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia che ha firmato il ricorso per l’Associazione. “Sono anni che puntualmente i calendari venatori abruzzesi subiscono delle pesanti censure. Viene da chiedersi se gli amministratori e i funzionari regionali agirebbero così se fossero direttamente chiamati a pagare per le loro scelte, invece di far ricadere i costi amministrativi e legali di questi comportamenti sulla testa dei contribuenti”.
Il WWF rinnova ancora una volta l’invito alla Regione a cambiare strada e ad aprire un confronto serio con il mondo ambientalista per giungere ad una gestione faunistica corretta.

L’ordinanza del TAR si trova qui:
https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=H57LXW5RW32ZBEH7T42EBHIQVU&q=Calendario+or+venatorio

martedì 20 settembre 2016

Caccia in Abruzzo: resta il blocco dell’apertura anticipata. Respinto dal TAR il ricorso dell’ARCI caccia

Caccia: resta il blocco dell’apertura anticipata. Respinto dal TAR il ricorso dell’ARCI caccia 

Il WWF: non ci sarebbero problemi se la Regione Abruzzo rispettasse la normativa e il buon senso

Il ricorso dell’ARCI caccia nazionale, che si è rivolto al TAR Abruzzo per chiedere l’annullamento della sospensione del calendario venatorio già decisa in via cautelare in attesa della discussione collegiale sul merito fissata al 28 prossimo, è stato respinto. L’apertura anticipata in Abruzzo resta dunque nei fatti vietata, così come richiesto dal WWF che è stato costretto a presentare l’ennesimo ricorso.

«Il WWF prende positivamente atto della decisione del TAR – commenta il responsabile regionale dell’associazione Luciano Di Tizio – nella convinzione che il rispetto delle regole e del buon senso sia un interesse anche del mondo venatorio. Cercare a ogni costo di allungare il periodo di caccia, anche quando mancano i presupposti tecnico-scientifici per farlo, significa voler considerare la fauna selvatica un trastullo per la minoranza dei cacciatori e non un patrimonio dell’intera collettività, da tutelare e salvaguardare, come impone la normativa europea e nazionale».

Il WWF ha presentato, come sempre, le proprie osservazioni, tese a garantire il rispetto delle regole e a salvaguardare uccelli in difficoltà cui la Regione Abruzzo avrebbe permesso di sparare pur nella totale assenza di studi aggiornati che dimostrino la possibilità di farne uccidere un certo numero (il cosiddetto “prelievo venatorio”) senza danneggiare irrimediabilmente l’intera specie. Ebbene quelle osservazioni la Regione le ha sostanzialmente ignorate costringendo l’associazione a scegliere, come spesso è accaduto negli ultimi anni, la via giudiziaria. «Ci attendevamo dal governo regionale oggi in carica – commenta il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – una maggiore attenzione nella gestione della caccia ma così non è stato: i metodi e le scelte continuano a essere quelli censurabili di sempre».

«Vorrei aggiungere – conclude Luciano Di Tizio - un particolare ringraziamento al Corpo Forestale dello Stato e a quel che resta delle Polizie Provinciali (ad esempio quella dell’Aquilano) che, nonostante le difficoltà del momento, stanno garantendo in questi giorni il massimo impegno a tutela della legalità, spesso con sacrifici anche personali. Un analogo ringraziamento va anche alle guardie venatorie volontarie che, utilizzando il proprio tempo libero, cercano di contribuire alla lotta al bracconaggio. Aggiungo una ultima considerazione rispetto al cosiddetto “problema cinghiali” semplicemente per ricordare che questo problema è stato creato dal mondo venatorio attraverso incaute immissioni e che quello stesso mondo venatorio in tanti anni non è stato capace di risolverlo. Forse è arrivato il momento di cercare altre soluzioni – ad esempio gabbie di cattura e strutture di dissuasione - che puntino alla sicurezza delle strade e alla prevenzione dei danni all’agricoltura senza preoccuparsi, come troppo spesso accade oggi, principalmente di garantire il divertimento a chi vuole solo sparare».

martedì 13 settembre 2016

Dopo la sospensione del calendario venatorio abruzzese il WWF chiede alla Forestale il massimo sforzo

Comunicato stampa del 13 settembre 2016 
 
 
sequestro di armi e munizioni da parte del CFS
Dopo la sospensione del calendario venatorio abruzzese è necessario intensificare i controlli

Il WWF chiede alla Forestale il massimo sforzo per fermare i bracconieri


Il WWF ha indirizzato questa mattina attraverso posta elettronica certificata (PEC) una nota al comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato per chiedere di intensificare i controlli nel territorio dopo la sentenza del TAR Abruzzo che, su ricorso del WWF, ha sospeso il calendario venatorio. Fino al 28 settembre nella regione non si potrà sparare ed è importante che la Forestale, unica polizia specificatamente preparata su temi ambientali, dispieghi ogni forza disponibile per impedire abusi.

Qui di seguito il testo della lettera, firmata dal Delegato regionale Luciano Di Tizio:


“Come è noto, su ricorso del WWF Italia, il TAR Abruzzo ha pronunciato in data 9/9/2016 decreto di sospensione della delibera di Giunta regionale n. 515 del 2/8/2016 con cui è stato approvato il calendario venatorio 2016-2017 
 
(https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=TO37WZT5RCU6S5ZJ26JTRMHAJA&q=).

Di fatto, i giudici amministrativi hanno accolto l’istanza di adozione delle misure cautelari monocratiche fino alla trattazione collegiale dell’istanza cautelare con riguardo all’apertura delle specie indicate nel calendario venatorio per le date previste nelle giornate del mese di settembre.

Alla luce di quanto sopra e in considerazione anche del fatto che il personale appartenente ai Corpi di polizia provinciale della nostra Regione di fatto non è più operativo in quanto trasferito nei ruoli di altri enti locali, si chiede al Corpo Forestale dello Stato di garantire per quanto possibile un maggiore sforzo nei controlli al fine di assicurare il rispetto di quanto disposto dalla magistratura. In tale campo, come sappiamo, il ruolo svolto dal Corpo Forestale dello Stato è fondamentale: infatti, seppure ogni organo di Polizia Giudiziaria sia tenuto a intervenire e svolgere indagini in materia di reati a danno di animali, Il Corpo Forestale dello Stato rimane l’unico ad avere la preparazione e la professionalità adeguate.”

WWF Italia Onlus, Abruzzo

domenica 11 settembre 2016

Su ricorso del WWF il TAR sospende il calendario venatorio in Abruzzo. Ennesima conferma del fallimento della politica regionale


Comunicato stampa dell’11 settembre 2016

Su ricorso del WWF il TAR sospende il calendario venatorio in Abruzzo

Ennesima conferma del fallimento della politica regionale sulla tutela della fauna selvatica abruzzese: cambiano le maggioranze ma continuano le scelte errate


PESCARA - Su ricorso del WWF Italia, il Presidente del TAR Abruzzo ha disposto l’annullamento della delibera n. 515 del 02/08/16 della Giunta regionale che approvava il calendario venatorio del 2016-2017.

I giudici hanno ritenuto che il calendario venatorio varato dalla Giunta D’Alfonso sia da sospendere in quanto sussistono condizioni di estrema gravita e urgenza tali da non consentire l’avvio della stagione di caccia almeno per le date previste per il mese di settembre, fino all’esame collegiale del ricorso che è stato fissato per il 28 prossimo. In attesa della trattazione in giudizio, il TAR ha ritenuto di accogliere la richiesta di misure cautelari monocratiche, avanzata dal WWF, per impedire il verificarsi di effetti irreversibili sulla fauna a seguito dell’apertura.

Dichiara Luciano Di Tizio, delegato regionale del WWF Abruzzo: “Abbiamo dato la possibilità alla Giunta D’Alfonso-Pepe di lavorare serenamente nei primi due anni dopo l’insediamento in Regione, con la speranza di vedere finalmente realizzati i doverosi compiti di un pubblico amministratore che deve occuparsi di tutela e gestione della fauna selvatica nell’interesse collettivo e non soltanto a favore della minoranza dei cacciatori: la fauna selvatica è un patrimonio collettivo e non un trastullo per pochi. Purtroppo questo salto di qualità non è avvenuto. I politici di oggi stanno dimostrando lo stesso spregio del nostro patrimonio ambientale già palesato da quelli di ieri. Eppure il WWF, prima che il calendario venatorio fosse approvato, aveva sottoposto all’attenzione della Regione Abruzzo alcuni punti di modifica che avrebbero potuto ridurre l’impatto ambientale della caccia semplicemente riconducendo il calendario nei limiti imposti dalla normativa e dal parere ISPRA! Ma nessuno di essi è stato davvero preso in considerazione e l’Associazione ambientalista è stata costretta, ancora una volta, a ricorrere ai giudici amministrativi per far valere le ragioni della fauna e dell’ambiente”.

Aggiunge l’avvocato Michele Pezone, che ha curato il ricorso per il WWF Italia: "Non posso che esprimere grande soddisfazione per questo provvedimento che ancora una volta pone il TAR de L'Aquila in una posizione di avanguardia rispetto ad altri Tribunali amministrativi nell'esigere, per la stesura del calendario venatorio, il rispetto delle indicazioni dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Auspico la conferma definitiva di questo provvedimento e il pieno allineamento dei futuri calendari con le prescrizioni dell'ISPRA, in modo da evitare il continuo ricorso alla magistratura per salvaguardare le esigenze di tutela della fauna selvatica".

A questo punto il WWF pretende che la Regione Abruzzo e gli ATC mettano in atto tutte le azioni necessarie al fine di informare i cacciatori della situazione determinatasi a seguito della decisione del TAR Abruzzo. Spetta infatti proprio a Regione e ATC impedire, così come stabilito dal giudice amministrativo, l'esercizio della caccia in Abruzzo.

“È ora importante– conclude Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle guardie ambientali del WWF - far rispettare quanto disposto dai giudici del TAR. Almeno a settembre non si potrà andare a caccia. L’azzeramento delle Polizie Provinciali, che si occupavano in maniera specializzata della vigilanza venatoria, rende più difficili i controlli, ma occorrerà accentuare gli sforzi delle altre forze di polizia, a cominciare dal Corpo Forestale dello Stato, e delle guardie volontarie perché venga imposto ovunque in Abruzzo il rispetto della legalità”.

Dante Caserta
Vicepresidente WWF Italia ONLUS

martedì 6 settembre 2016

Calendario venatorio Regione Abruzzo: il WWF ricorre al TAR Abruzzo

Comunicato stampa del 6 settembre 2016
 
Calendario venatorio Regione Abruzzo:
mancanza di un piano, anticipo dell’apertura e prolungamento dei periodi di caccia



“Il WWF Italia ha presentato un ricorso davanti al Tribunale Amministrativo Regionale di L’Aquila contro il calendario venatorio della Regione Abruzzo 2016/17”, annuncia Luciano Di Tizio, delegato regionale dell’Associazione. “Nonostante gli annunci, la gestione Pepe non si discosta molto da quella Febbo: mancanza del piano faunistico-venatorio (obbligatorio per legge), preapertura priva di qualsiasi giustificazione e prolungamento dei periodi di caccia. In pratica, anche quest’anno la Regione Abruzzo ha approvato un calendario venatorio che ripete errori già commessi che negli anni passati sono stati censurati ben 14 volte dal TAR, dal Governo nazionale e perfino dalla Corte Costituzionale”.

I principali motivi del ricorso, predisposto dall’Avv. Michele Pezone per il WWF Italia.

Mancanza di pianificazione per assenza del piano faunistico-venatorio.
In Italia la caccia è consentita solo in forma programmata al fine di consentire un prelievo “sostenibile” senza che questo determini scompensi alle specie cacciate. Per programmare è necessario avere censimenti e dati aggiornati sul numero degli individui presenti: tutto questo è assente in Abruzzo. Addirittura dal 2007 la Regione è persino priva del piano faunistico-venatorio, obbligatorio per legge e fondamentale per la gestione faunistica. Mancano quindi gli strumenti che forniscono indicazioni su specie da cacciare e sulla durata dei periodi di caccia. In una situazione del genere ci si sarebbe dovuto attestare su posizioni di massima cautela, come del resto aveva prescritto l’ISPRA – Istituto nazionale che fornisce pareri obbligatori alle Regioni sulla gestione faunistico-venatoria – che aveva indicato come opportuna un’unica apertura alla caccia il 1° ottobre. La Regione Abruzzo ha continuato invece a procedere sulla base delle richieste del mondo venatorio e ha previsto l’apertura ad alcune specie fin dal 18 settembre e in alcuni casi la preapertura fin dal 1° settembre.

Preapertura.
Per legge la caccia in Italia non deve partire prima della terza domenica di settembre. Sono consentite eccezionalmente delle preaperture per casi specifici documentabili e a valle di adeguati piani regionali, che in Abruzzo ad oggi non ci sono. La Regione Abruzzo, invece, ogni anno concede questo “regalo ai cacciatori”, consentendo la preapertura al 1° settembre: ciò determina, in un periodo estremamente delicato, una forte pressione sia sulle specie cacciabili che su quelle non cacciabili che vengono comunque disturbate dall’attività venatoria. Inoltre, la continua azione di riduzione dei controlli, quest’anno amplificata dall’avvio dello smantellamento del Corpo Forestale dello Stato e delle Polizie Ambientali provinciali, rende di fatto difficilmente controllabile l’azione dei cacciatori che dovrebbe limitarsi solo ad alcune specie, ma che nei fatti finisce per interessarne molte di più. Il WWF, pur consapevole che il ritardo nell’approvazione del calendario da parte della Regione ha reso nei fatti virtualmente impossibile fermare la preapertura, chiede al TAR di valutarne la legittimità per sancire principi che saranno condizionanti nei prossimi anni.

Prolungamento dei periodi di caccia.
Per alcune specie acquatiche (Beccaccino, Pavoncella, Moriglione, Marzaiola, Frullino, Codone, Mestolone, Canapiglia, Combattente) che vengono classificate “vulnerabili” o “in declino”, e che quindi andrebbero maggiormente protette, il calendario 2016/17 prevede addirittura il prolungamento della stagione di caccia fino al 19 gennaio 2017, invece che la chiusura al 31 dicembre 2016 come invece dovrebbe essere. Per alcune specie terresti (Torbo bottaccio, Tordo sassello, Cesena) la caccia viene prolungata fino al 19 gennaio 2017 anziché al 10 gennaio come indicato dall’ISPRA, mentre per il Colombaccio la chiusura è spostata al 5 febbraio 2017, prolungabile fino al 9 febbraio. Allo stesso modo la Regione ha deciso di prolungare la stagione di caccia per la Beccaccia al 19 gennaio 2017, nonostante il parere negativo dell’ISPRA.

Ulteriori elementi sollevati nel ricorso.
Modalità di prelievo sulla Lepre comune in contrasto con quanto stabilito dagli strumenti di pianificazione e con possibilità di incidere negativamente sulla popolazione di Lepre italica che è invece una specie protetta e quindi non cacciabile.

Prolungamento del periodo di addestramento cani che, invece dei 30 giorni stabiliti per legge, durerà oltre 4 mesi!

Ritardo nell’approvazione del calendario faunistico-venatorio: mossa questa assolutamente strumentale, attuata dalla Regione Abruzzo al fine di rendere più complessi eventuali ricorsi al TAR.

“Quello della Regione Abruzzo è uno dei calendari venatori 2016/17 che il WWF Italia ha deciso di impugnare quest’anno”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia e firmatario del ricorso al TAR Abruzzo. “Siamo stati costretti a farlo di fronte ad una politica filovenatoria della Regione Abruzzo che continua a gestire la fauna senza tenere conto che essa è un patrimonio di tutta la collettività e non l’oggetto di svago della piccola minoranza di cittadini, rappresentata dai cacciatori. Fino a quando la gestione della fauna avverrà sulla base delle richieste dei cacciatori e non su basi tecnico-scientifiche, oltre a consentire l’uccisione di tanti animali e la messa in pericolo di intere specie, si determineranno grandi problemi sociali come è avvenuto con i cinghiali, reintrodotti a scopo venatorio e gestiti solo attraverso i cacciatori, con gli effetti negativi sotto gli occhi di tutti”.


WWF Italia Onlus, Abruzzo
www.wwf.it/abruzzo
abruzzo@wwf.it

lunedì 5 settembre 2016

Regione Abruzzo pubblica informazioni utili per il mondo venatorio.

Per opportuna conoscenza si ricorda che oltre ai divieti sanciti dall'art. 21 della L. 157/92 "norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", per la caccia sono in vigore anche i seguenti divieti. 1)Limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, è vietata per dieci anni la caccia (Legge n. 353 del 21 novembre 2000 "Legge-quadro in materia di incendi boschivi"). Nel caso di trasgressioni al divieto di caccia, si applica una sanzione amministrativa non inferiore a euro 206,00 e non superiore a euro 413,00. 2)Sul luogo di caccia è fatto divieto di abbandonare i bossoli delle cartucce. Per l'abbandono di rifiuti trova applicazione l'art. 255 e successive modifiche del D. lgs. 3 aprile 2006, n. 152. 3)Divieto di caccia su terreni coperti in tutto o nella maggior parte di neve, ad esclusione della caccia di selezione agli ungulati (lett. m del comma 1 dell'art. 21 della L.157/92 e smi).

Stagione venatoria 2016/2017 - aree di sovrapposizione e aree sperimentali popolazioni lepre italica e lepre europea.

Stagione venatoria 2016/2017 - aree di sovrapposizione e aree sperimentali popolazioni lepre italica e lepre europea.

Errata corrige Calendario Venatorio stagione 2016-2017

Si comunica che sono stati corretti alcuni errori materiali del calendario venatorio per la stagione 2016-2017. Il testo aggiornato è pubblicato nel sito Caccia e Pesca Sportiva alla voce Calendario Venatorio

domenica 4 settembre 2016

Il WWF all’attacco sulla nuova stagione venatoria: in Abruzzo preapertura assieme ad altre regioni, proprio oggi, 1 settembre.

Il WWF in una nota all’attacco, polemizza sulla stagione venatoria che in Abruzzo ha da oggi, come in altre regioni, la sua preapertura. Di seguito riportiamo nota del WWF.
 

“Mentre si avvicina la nuova stagione venatoria “ufficiale” (2016/2017) anche quest’anno in numerose regioni avremo le “preaperture”. Dal 1 settembre in 9 regioni (Abruzzo, Marche, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania, Toscana e Sicilia, dove dal 1 settembre saranno cacciabili colombacci e Tortore) migliaia di animali torneranno nei mirini delle doppiette italiane. Vedremo di nuovo cacciatori in azione in stagni e lagune pronti a puntare contro anatre selvatiche come alzavole, germani e marzaiole, ma anche nei boschi all’inseguimento di colombacci e ghiandaie. Nonostante le evidenze scientifiche e le normative europee che non consentono la caccia nel periodo di fine estate, nel nostro Paese si continua ad autorizzare l’uccisione di animali selvatici proprio quando questi sono più vulnerabili. Di sovente, poi, oltre al danno si concretizza anche la beffa perché alla strage di migliaia di animali dichiarati cacciabili dalle regioni bisogna aggiungere il disturbo alle specie non cacciabili e le numerose uccisioni “accidentali” (molte specie possono essere confuse) o, peggio, veri e propri episodi di bracconaggio. Non è un caso che l’Europa (l’Italia è stata più volte richiamata dalla Commissione UE con l’avvio di procedure d’infrazione) non consenta la caccia in alcuni periodi dell’anno fra i quali rientra la fine dell’estate per le condizioni in cui si trovano numerose specie: piccoli ancora immaturi, le specie migratrici che devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso i luoghi di svernamento, la scarsità di acqua e cibo a causa delle siccità estive, degli incendi e le specie che stanno ancora nidificando. A tutto questo, in Italia si aggiunge anche un deficit di controlli, sempre più scarsi e, quindi, inefficaci, per la prevenzione e la deterrenza rispetto ai reati venatori. Situazione in peggioramento anche a causa dei vari “riordini” che interessano le Polizie Provinciali e il Corpo Forestale dello Stato. Anche se è impossibile calcolare il numero reale degli animali uccisi dalla caccia “autorizzata”, a causa delle falle nel sistema venatorio, si stima che sotto i colpi delle doppiette potranno essere abbattuti in tutta la stagione venatoria decine di milioni di animali: una mattanza compiuta dai circa 700 mila cacciatori italiani (ovvero poco più dell’1% della popolazione italiana, in diminuzione nel numero e in aumento per età media). La stragrande maggioranza degli italiani è invece contraria alla caccia, come dimostra una recente indagine Eurispes secondo la quale il 68% degli italiani si schiera contro l’attività venatoria. Le preaperture della stagione della venatoria, in Italia si inseriscono in un quadro di estrema difficoltà per la fauna selvatica, già fortissimamente segnata dagli abbattimenti illegali. In particolare per gli uccelli, secondo il rapporto di BirdLife International, uscito proprio quest’anno, nel nostro paese si arriva a un numero di uccisioni illegali pari a 5.600.000 di stima media (range da 3.400.000 a 7.800.000). La crescita di sensibilità certamente positiva nei confronti della Natura, frutto del grande lavoro di sensibilizzazione ed educazione ambientale svolto da associazioni come il WWF che nei suoi 50 anni di vita ha contribuito al miglioramento delle condizioni della fauna e nel rispetto delle norme europee. Il 2016 è l’anno del cinquantesimo anniversario dalla fondazione del WWF Italia: 5 decenni di impegno grazie all’attività di volontari, guardie ambientali, avvocati, studiosi ed esperti sempre in favore della Natura. Lazio e Marche avranno la stagione venatoria più lunga, dal 1 settembre al 9 febbraio 2017. Inoltre altre regioni continuano ad escogitare “escamotage” per impedire ricorsi alle associazioni ambientaliste: è il caso della Toscana che ha approvato la preapertura con un provvedimento “last minute” con soli due giorni d’anticipo dal via libera alle doppiette. In attesa dell’apertura ordinaria prevista per il 18 settembre non resta che sperare che il minor numero possibile di cacciatori approfitti di queste deroghe e che provvedano alla riduzione dell’inquinamento non utilizzando munizioni in piombo, elemento estremamente inquinante sia per gli uomini che per gli animali.”

Fonte: rete8.it del 01 settembre 2016

mercoledì 31 agosto 2016

Regione Abruzzo, depositata risoluzione urgente su emergenza cinghiali

L’Aquila. Alla luce dell’ultimo grave incidente automobilistico causato dai cinghiali sulle strade statali della Regione Abruzzo,
il Consigliere regionale Mario Olivieri, che da mesi sta conducendo un’azione serrata sul problema che è molto sentito nel territorio, ha depositato una risoluzione urgente in Consiglio regionale affinché siano adottati provvedimenti tempestivi per contrastare il problema della sovrappopolazione dei cinghiali nella Regione Abruzzo.

‘In queste ore due persone lottano tra la vita e la morte dopo avere tentato di evitare tre cinghiali che occupavano indisturbati una corsia della Strada Statale 652 Fondovalle Sangro.
 
Ora più che mai – dichiara Olivieri – si rende necessaria e indifferibile una presa di coscienza da parte delle istituzioni sulle problematiche relative alla diffusione del cinghiale, che stanno interessando tutto il Paese e gran parte dell’Europa, ma che in Abruzzo sono più critiche e diffuse che altrove, per via della capillare promiscuità di vaste aree protette con i territori a caccia programmata e quindi di territori a diverse finalità e impostazioni di gestione della fauna selvatica’.

‘Gli studi di settore, condotti con la collaborazione di numerose associazioni venatorie e di organizzazioni di coltivatori diretti dei comuni dell’Alto e Medio Sangro, ci hanno consentito di accertare che la criticità della sovrappopolazione del cinghiale (e gli altri Ungulati selvatici) sul territorio abruzzese, con particolare riferimento agli impatti sulle economie agrarie, deve essere affrontata prioritariamente attraverso una riqualificazione dell’intero impianto normativo e di pianificazione della gestione faunistico-venatoria regionale e non con l’adozione di misure estemporanee e provvisorie, quando non isolate dall’impianto strutturale amministrativo di competenza della Regione’, insiste.

Pertanto la risoluzione del Consigliere Mario Olivieri impegna la Regione Abruzzo a predisporre, d’intesa con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, un tavolo permanente Regione-Aree protette nazionali per la concertazione e la condivisione di un programma di gestione del Cinghiale e degli altri Ungulati selvatici in Abruzzo, promuovendo, soprattutto, l’adozione di misure operative gestionali univoche e risolutive in tutti i territori e accelerare la redazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale, ripensare e riscrivere le leggi nazionali e regionali di settore, adeguandole alle mutate realtà socio-economiche della nostra regione.

Fonte: cityrumors.it del 31 agosto 2016

martedì 16 agosto 2016

Cinghiali in Abruzzo, GADIT con WWF e stoccate a Federcaccia

Teramo. “Si tratta ormai di una vera e propria ‘emergenza’ legata all’espansione della specie senza più limitazioni o confini: in montagna fino a 10 anni fa, poi sulle colline coltivate ed oggi fino in città o in spiaggia”.
 
Gaetano Ercole
L’ha dichiarato Gaetano Ercole, presidente regionale GADIT, precisando che “le cause biologiche ed ecologiche di questo fenomeno che sta mettendo in ginocchio l’economia della nostra regione, come sostenuto da tutte le fonti autorevoli e accreditate nonché lette e rilette sulla stampa, sono molteplici. Non è questo però che interessa le GADIT in quanto sulle analisi tecniche lavorano già le autorità competenti in materia, come Regione, Province e Parchi, che da anni stanno tentando di mettere rimedio al fenomeno. Quello che interessa le GADIT, invece, è un’altro fattore di cui ancora pochi oggi parlano, che stà dietro la questione cinghiale e che condiziona caldamente le scelte della sua gestione, fattore che gli ambientalisti ed il WWF in primis sta giustamente tentando di far emergere in questi giorni. La questione è molto semplice. Gli agricoltori abruzzesi sono ormai assediati da orde di cinghiali che giornalmente dilapidano il loro reddito; sono loro gli unici a subire questa situazione che è solo l’ennesima tra le tante altre difficoltà che devono affrontare di questi tempi oltre alla burocrazia crescente, i mercati, il caro gasolio, ecc.. Ma il cinghiale costituisce una grandissima e crescente risorsa per il mondo venatorio: la presenza, anzi l’abbondanza, del cinghiale nei territori abruzzesi fa molto comodo principalmente alle squadre, che così si vedono accrescere gratuitamente i propri carnieri venatori”.

Per Ercole “ciascuna squadra ogni anno abbatte circa da 50 a 200 capi, cioè una quantitativo enorme di carne che se casomai dovesse essere venduto ‘in nero’, frutta cifre del tutto dignitose. Gli interessi comuni si incontrano proprio negli ATC dove in Abruzzo, come correttamente sostenuto dal Presidente WWF Di Tizio, si trovano maggioritariamente (circa l’80%) rappresentate le Associazioni venatorie e le Associazioni agricole ed in maniera del tutto irrilevante (5 %) quelle Ambientaliste. Ma non è finita qui: il paradosso ancora più inaccettabile è che in taluni ATC (come quelli teramani) a rappresentare le Associazioni agricole sono molto spesso cacciatori, che ovviamente faranno probabilmente gli interessi di questi ultimi. Quest’ultima precisazione forse è sfuggita casualmente al presidente Morelli! É come avere ‘il diavolo in sagrestia’. Alla luce di ciò potrebbero apparire più comprensibili le difese ‘sperticate’ sull’agire degli ATC da parte del rappresentante della Federcaccia Morelli, che guarda caso è la principale delle Associazioni venatorie abruzzesi presenti negli ATC”.

“Un invito doveroso va rivolto sempre al presidente delle Federcaccia sulle dichiarazioni apparse in un articolo stampa e di seguito riportate ‘dichiarazioni che hanno il sapore del populismo ambientalista, populismo che tante associazioni ambientaliste e agricole, in questi ultimi tempi, hanno scelto di abbandonare in nome di una collaborazione fattiva e proficua’; in primis dovrebbe essere più preciso sui nomi delle associazioni ambientaliste e agricole e non generalizzare com’è suo solito fare, in secundis e non per importanza, gli ricordiamo che la “gestione venatoria” non è sinonimo esclusivo di associazione venatoria! In tal senso la Regione Abruzzo, cui va comunque riconosciuto il merito di far fronte al fenomeno dei danni stimolando anche le Province, potrebbe valutare di affidare la gestione del cinghiale ed il suo “controllo” non solo in via esclusiva agli cacciatori ed agli ATC, cioè a chi potrebbe avere tutt’altri interessi che non quelli di ridurre la presenza della specie sui territori, ma anche a tecnici faunistici. E gli effetti di questa ‘Santa alleanza’, come l’ha definita Di Tizio del WWF, potrebbero essere già stati visti in diverse fasi della gestione del cinghiale: ad esempio a Teramo nel probabile stangheggio dell’approvazione del Piano quinquennale di controllo dello scorso anno (apparso lungamente sulla stampa locale); si vedono nei verosimili ritardi con cui ogni anno vengono avviate le operazioni di controllo; si vedono ancora nella strenua difesa delle ZRC cioè in quelle ‘riserve’ in cui la caccia chiusa favorisce la proliferazione dei cinghiali ed il suo effetto ‘serbatoio’ sui territori di caccia circostanti; si ritrovano infine nelle deboli operazioni di controllo che gli ATC hanno condotto quest’anno a caccia chiusa, cioè quando il fenomeno dei danno è massiccio”.

Ercole chiede alla Regione, che “tra pochi giorni dopo il passaggio delle competenze provinciali riotterrà (deo gratias) lo scettro della materia venatoria, di aprire un tavolo ‘equilibrato’ e senza il predominio dei cacciatori in cui modificare il Regolamento Regionale degli ungulati e inserendo delle normative per il per il rispetto degli obblighi e dei divieti verso il Regolamento stesso”.
 

giovedì 11 agosto 2016

Problematica “Cinghiali”. Il WWF: togliere la gestione ai cacciatori e affidarla a esperti della fauna selvatica

COMUNICATO STAMPA 9 AGOSTO 2016
 
 
Prendendo spunto dall’articolo sui cinghiali apparso il 6 agosto scorso su ecoaltomolise.net

Problematica “Cinghiali”
Il WWF: togliere la gestione ai cacciatori e affidarla a esperti della fauna selvatica


“Le immissioni a scopo venatorio, iniziate dagli Anni ’50, hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel creare la situazione di espansione e crescita delle popolazioni di cinghiale” (autori Pedrotti & Toso, 2001).

Non sono le considerazioni di associazioni ambientaliste, ma le conclusioni di diversi studi e rapporti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), l’organismo governativo deputato istituzionalmente a effettuare ricerca sulla fauna selvatica e a emanare pareri tecnici a favore delle pubbliche amministrazioni. È evidente, quindi, la responsabilità storica sulla proliferazione dei cinghiali delle associazioni venatorie e delle amministrazioni pubbliche loro compiacenti.

Il problema è che fino ad oggi la gestione dei cinghiali non è stata affrontata in termini scientifici, ma esclusivamente in termini di ricerca del consenso della lobby dei cacciatori. Imputare alle aree protette la responsabilità dell’aumento della specie è una sciocchezza che non ha alcun fondamento. Chi si occupa di gestione faunistica sa che i cinghiali si muovono in aree di circa 2/3 km di raggio: andrebbero fatti quindi degli studi sul posizionamento delle zone di ripopolamento e cattura e delle aree cinofile, distribuite a macchia di leopardo e create proprio dagli Ambiti Territoriali di Caccia, con l’avallo delle Province.

“La santa alleanza stipulata in questi anni tra cacciatori e Regione Abruzzo ha portato al disastro nella gestione faunistico-venatoria”, dichiara Luciano Di Tizio, delegato regionale del WWF Abruzzo. “L’esempio più evidente è proprio la gestione del cinghiale, inadeguata e carente sotto il profilo tecnico e organizzativo. La Regione Abruzzo, non da oggi, è incapace di pianificare e coordinare le attività faunistico-venatorie: da anni è priva di un Piano Faunistico Venatorio aggiornato e non si è dotata dell’Osservatorio Faunistico Regionale, previsto dal 2004 e mai realizzato. Chi parla di fauna, lo fa spesso senza avere dati certi. Come si fa a gestire un problema di cui non si conosce neppure la reale portata? È notizia di pochi giorni fa che la Regione Abruzzo non ha fornito all’ISPRA neppure i dati 2014/15 sui tesserini venatori. Come si fa a pianificare l’attività faunistico-venatoria e a ridurre l’impatto sulle attività antropiche delle specie problematiche in queste condizioni?”.

Da anni il WWF sostiene che alle imprese agricole andrebbe riconosciuto un ruolo più rilevante nella gestione del cinghiale, non solo perché costituiscono la categoria che maggiormente subisce disagi, ma perché, se coinvolte nel modo corretto, possono essere una componente strategica per la riduzione del danno. Purtroppo fino a quando le Organizzazioni agricole continueranno a farsi rappresentare da cacciatori all’interno dei comitati di gestione faunistica (Ambiti Territoriali di Caccia e Consulte provinciali per la caccia), prevarranno gli interessi venatori su quelli agricoli.

L’obiettivo, ora, di cacciatori e di alcuni funzionari della Regione Abruzzo sembra essere quello di aprire la caccia nei luoghi più agognati, le aree naturali protette. Si tratta di un’ipotesi ovviamente non condivisa dal mondo ambientalista che contiene in sé la prova del fallimento delle politiche gestionali in materia faunistico-venatoria della Regione che, oltre a non avere un Piano faunistico-venatorio da anni, non ha mai concretamente attuato le “Linee Guida per la Gestione del cinghiale nelle aree protette” (ISPRA), non ha mai fatto approvare le aree contigue dei Parchi dove gestire la caccia in modo razionale creando delle zone-cuscinetto tra parchi e resto del territorio.

In altre regioni si è riusciti a ridurre notevolmente i danni in agricoltura con una gestione un minimo più razionale delle dinamiche faunistiche. Sarebbe sufficiente decidersi a compiere le scelte sulla base delle evidenze scientifiche e non ascoltando solo le chiacchiere da bar dei cacciatori! Prevenzione dei danni, catture nelle situazioni problematiche e un sistema di indennizzi efficace proprio nelle aree protette sono soluzioni applicabili, se effettivamente si vuole ridurre il problema.

Il WWF rinnova l’invito alla Regione a organizzare, con tecnici indipendenti non legati alla lobby venatoria, un momento di confronto vero e non – come tante volte è accaduto in passato – precostituito per confermare una scelta già assunta aprioristicamente.

WWF Italia Onlus, Abruzzo
abruzzo@wwf.it

giovedì 4 agosto 2016

Calendario venatorio 2016/17. Il WWF: in arrivo i soliti regali ai cacciatori!

Comunicato stampa del 27 luglio 2016



Calendario venatorio 2016/17

Il WWF alla Regione: cambiano le maggioranze, non cambiano le scelte.

Preapertura, prolungamento dei periodi di caccia, specie da tutelare inserite tra quelle cacciabili, scarsa attenzione alla tutela dell’Orso: in arrivo i soliti regali ai cacciatori! 

 

Il WWF Abruzzo ha provveduto ad inviare le proprie osservazioni alla Regione Abruzzo sul testo fatto circolare fino ad oggi del calendario venatorio 2016/17, in vista del passaggio in Comitato Valutazione di Impatto Ambientale regionale di domani, giovedì 28 luglio.

“Dobbiamo purtroppo evidenziare che cambiano le maggioranze, ma non le scelte filovenatorie di questa Regione”, dichiara Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo. “Avevamo notato qualche timido segnale di miglioramento, in particolare in merito alle azioni per l’interferenza tra caccia e tutela dell’Orso, per cui avevamo voluto dare credito alla nuova maggioranza regionale. Dobbiamo invece prendere atto che la gestione Pepe/D’Alfonso è in sostanziale continuità con quella Febbo/Chiodi che l’ha preceduta. Questa Giunta si appresta ad approvare l’ennesimo calendario venatorio senza essersi prima dotata, come prevede la legge, del Piano Faunistico Venatorio Regionale scaduto dal 2007! Questa grave carenza pianificatoria della Regione, peraltro, è già stata più volte censurata dai giudici amministrativi nelle sentenze emesse dal TAR Abruzzo su ricorso del WWF. Mancanza di dati scientifici e scelte esclusivamente nell’interesse della lobby dei cacciatori: è questa la politica che continua a contraddistinguere la Regione Abruzzo. Un politica che solo negli ultimi anni è stata oggetto di ben 14 interventi di censura e annullamento da parte di TAR, Consiglio di Stato e perfino Corte Costituzionale”.

I principali elementi di critica evidenziati dal WWF nelle sue osservazioni:

· la caccia viene anticipata ad alcuni giorni di settembre: si tratta del solito regalo ai cacciatori per consentire loro di sparare in periodi vietati per legge. Oltretutto, anche se la preapertura è limitata ad alcune specie, finisce per avere effetti negativi per tutta la fauna, anche quella protetta;

· si consente la caccia a specie come Canapiglia, Codone, Mestolone e Frullino che vengono considerate “vulnerabili” o “in declino” e che quindi dovrebbero essere tutelate. Sul punto si è già pronunciato il TAR Abruzzo e l’Italia è sottoposta a una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea;

· prolungamento del periodo di caccia alla Beccaccia fino al 19 gennaio e al Colombaccio al 9 febbraio;

· scarsa attenzione alla tutela della Lepre italica, specie protetta, difficilmente distinguibile dalla Lepre comune, che è invece cacciabile: se non viene correttamente gestita la caccia alla Lepre comune si mettono in serio pericolo i pochi esemplari di Lepre italica presenti in Abruzzo che potrebbero essere abbattuti per errore;

· confusione nella gestione dei periodi di caccia a volpe e cinghiale nelle zone dove è presente l’Orso bruno marsicano con effetti negativi su quest’ultimo, andando contro gli impegni che la stessa Regione ha deciso di adottare per la tutela di questa preziosa specie a serio rischio di estinzione.

“A giugno come WWF Italia, insieme ad altre associazioni ambientaliste, avevamo già scritto alla Regione Abruzzo, così come a tutte le altre Regioni italiane, in vista dell’approvazione dei calendari venatori”, aggiunge il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta. “Avevamo evidenziato una serie di problemi nella gestione venatoria che peraltro rischiano di costare caro ai contribuenti italiani vista la possibile condanna dalla Commissione Europea per la procedura d’infrazione. La Regione Abruzzo non ha minimamente tenuto conto di quanto evidenziato in quella lettera. Se manterrà questa impostazione, ci obbligherà a tornare nuovamente davanti al TAR”.

WWF Italia Onlus, Abruzzo
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mercoledì 3 agosto 2016

Calendario Venatorio 2016/2017

Calendario Venatorio 2016/2017

Pubblichiamo il Calendario Venatorio per la stagione 2016-2017, approvato dalla Giunta Regionale nella seduta del 2 agosto 2016

Maggiori informazioni:

CACCIA: GIUNTA APPROVA CALENDARIO VENATORIO

(REGFLASH) Pescara, 2 ago.
E' stato approvato oggi dalla Giunta regionale il calendario venatorio 2016/2017 che mantiene sostanzialmente l'impianto dello scorso anno.
"Per la redazione del calendario - ha dichiarato l'assessore Dino Pepe si è tenuto conto dei contributi della consulta e dei pareri ISPRA e Vinca espressi e valutati prima dell'approvazione della delibera".
La "preapertura" della caccia riguarda solo le seguenti specie: tortora, cornacchia, gazza e ghiandaia, nei giorni 1, 3, 4 settembre, fino alle ore 18; dal 18 settembre si apre la caccia alle seguenti specie: fagiano, quaglia, lepre e volpe. L'addestramento dei cani è prevista invece dal 15 agosto. La caccia al colombaccio parte dal 1 ottobre e chiude il 5 febbraio, con la possibilità di proroga al 9 febbraio; la caccia alla beccaccia è possibile effettuarla dal 1 ottobre al 19 gennaio.
Tra le principali novità, invece, ci sono l'apertura della caccia al cinghiale dal primo di ottobre con la tecnica della braccata. "E' sempre consentita, continua Pepe, la caccia di selezione che si esercita tutto l'anno, anche sulla neve. Con la caccia di selezione e con l'attività di controllo si è data una risposta concreta alle esigenze del mondo agricolo per contenere i danni prodotti dai cinghiali. Con le attività di controllo nei mesi di giugno e luglio scorsi sono stati abbattuti circa mille capi". "Con questo calendario - osserva Pepe - la Regione Abruzzo è impegnata concretamente a rispettare le esigenze di conservazione dell'orso marsicano, garantendo sia l'esercizio venatorio che la tutela dell'ambiente".

(REGFLASH) 

Il disastro dei dati sulla caccia in Italia.La Regione Abruzzo non fornisce informazioni.

Rispondono solo 8 Regioni su 20, con dati incompleti e disomogenei


Il disastro dei dati sulla caccia in Italia secondo il rapporto Ispra

La regione dove si abbattono più uccelli è la Puglia, seguita da Emilia Romagna e Lazio

Alberto Sorace e Barbara Amadesi, del Servizio di consulenza faunistica dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) hanno presentato il rapporto “Analisi dei dati dei tesserini venatori per la stagione venatoria 2014-2015” che serve ad «assicurare il rispetto dei principi di rigorosa verifica e di costante monitoraggio del prelievo venatorio degli uccelli, imposti dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE».

Si tratta della prima analisi di questo tipo, richiesta all’Ispra da ministero dell’ambiente e che verrà inoltrata alla Commissione europea. Ispra evidenzia che dai dati raccolti emergono diverse criticità: «Solo otto regioni hanno fornito i dati richiesti, rappresentativi quindi di meno della metà del territorio nazionale; inoltre, solo quattro regioni hanno fornito dati sullo sforzo di caccia, informazione questa essenziale per poter valutare la sostenibilità del prelievo».

In sintesi «Le otto regioni che hanno fornito i dati di capi abbattuti nella stagione 2014-2015 hanno una superficie complessiva pari a 135014 km2 che corrisponde al 44,80% della superficie nazionale. In queste otto regioni risultano abbattuti 1.862.534 individui appartenenti a 34 specie ornitiche. Altri 95.256 uccelli sono stati abbattuti da cacciatori residenti in Puglia ed Emilia Romagna al di fuori della propria regione, ma i dati forniti non permettono di estrapolare in quale territorio regionale tali abbattimenti abbiano avuto luogo. Considerando questi abbattimenti extraregionali il totale di capi abbattuti nella stagione venatoria 2014-2015 e comunicati con i tesserini venatori è pari a 1.957.790 uccelli», con un totale di 34 specie cacciate, mentre tra le otto regioni quella dove sono stati abbattuti più uccelli è la Puglia (744.724), seguita da lontano da Emilia Romagna (376.632) e dal Lazio (258.228). Poi ci sono Sicilia (184.683); Friuli Venezia Giulia (171.294); Piemonte (75.576); Campania (51.306) – con dati che per alcune regioni ad alto tasso di bracconaggio che sembrano sottostimati – chiude la Valle d’Aosta con soli 91 esemplari uccisi.

Il rapporto Ispra dice che le pecie più cacciate nelle 8 regioni risultano: il Tordo bottaccio (309.103 capi abbattuti), Allodola (159.183), Merlo (152.520), Fagiano (151.062), Colombaccio (146.945) e aggiunge: « benché esistano delle differenze a livello di singole regioni (p.es. in Piemonte il Fagiano è la specie più cacciata mentre in Sicilia la prima specie è il Colombaccio). Si noti che il numero dei capi abbattuti di Tordo bottaccio nelle regioni considerate è sicuramente ancora più elevato del valore riportato sopra, in quanto in Puglia sono stati abbattuti 655.937 individui classificati genericamente come tordi tra i quali gli esemplari di Tordo bottaccio costituiscono molto probabilmente la stragrande maggioranza».

Per quanto riguarda il metodo di prelievo, «Le specie sono state cacciate esclusivamente in forma vagante in Valle d’Aosta, Lazio e Sicilia. In Puglia il metodo è variato tra le specie: Tortora, Allodola, Merlo, Anatidi, Rallidi, Trampolieri e Tordo (appostamento); Beccaccia e Quaglia (vagante). In Emilia Romagna, ad eccezione di Beccaccia e Beccaccino, che sono stati cacciati esclusivamente in forma 8 vagante, per le altre specie sono stati adottati entrambi i metodi di prelievo. Per il Friuli Venezia Giulia, viene riportato il metodo (vagante o da appostamento) utilizzato nelle varie decadi della stagione venatoria limitando tuttavia il dato esclusivamente alla fauna migratoria presa complessivamente, senza riportare informazioni sule singole specie. Le Regioni Campania e Piemonte non hanno fornito informazioni circa il metodo di prelievo impiegato per le diverse specie. Sono disponibili dati sullo sforzo di caccia (giornate/cacciatore) solo per Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia, anche se non è stata esplicitata la modalità utilizzata per calcolarlo e il dato non risulta uniforme per tutte le Regioni interessate».

Quello che risalta è soprattutto la mancanza e la frammentarietà dei dati di un’attività che dovrebbe essere strettamente controllata, perché, come fa notare l’Ispra, «La raccolta ed analisi di dati di dettaglio circa il prelievo venatorio sulle specie ornitiche tutelate dalla Direttiva Uccelli, oltre a rispondere a specifici obblighi comunitari, rappresenta un elemento essenziale per una corretta gestione delle specie oggetto di caccia». Invece l’ indagine evidenzia «Il sussistere di significative problematiche nell’acquisizione, organizzazione e conseguente elaborazione delle informazioni, in parte legate alle modalità di trasmissione e alla disomogeneità del formato dei dati trasmessi. Sia a causa della limitata copertura dei dati forniti, sia della disomogeneità nel formato dei dati trasmessi, si sottolinea che i dati acquisiti ad oggi per la stagione venatoria 2014-2015, relativi a poco meno della metà del territorio nazionale, non permettono di effettuare analisi sufficientemente robuste del prelievo venatorio realizzato nel nostro Paese, che assicurino una valutazione dell’influenza dei metodi e dei tassi di prelievo sulle popolazioni selvatiche adeguata a permettere un una più corretta gestione delle specie ornitiche, soprattutto per quelle caratterizzate da un cattivo stato di conservazione». Inoltre, in molti casi non è stato trasmesso il dato relativo allo sforzo di caccia e, per le Regioni per le quali tale informazione è disponibile, si riscontra una mancanza di uniformità». Eppure si tratta di un’informazione fondamentale per poter fare analisi attendibili sull’andamento temporale e la distribuzione degli abbattimenti in Italia e poter quindi utilizzare queste informazioni per verificare l’andamento delle popolazioni nell’arco della stagione venatoria e negli anni. Inoltre alcune regioni non hanno fornito i dati di abbattimento scorporati per le singole specie, ma accorpandoli in gruppi di appartenenza «Ciò non consente di valutare l’entità del prelievo sulle singole specie – sottolinea l’Ispra – e quindi di definire le più opportune misure gestionali, commisurate alle effettive esigenze specie-specifiche».

A questo si aggiunge che se cacciatore caccia fuori regione, «le Amministrazioni non prevedono all’interno dei tesserini venatori la possibilità di indicare il territorio extra-regionale in cui il prelievo viene effettuato. Al fine di monitorare l’effettivo andamento dei prelievi venatori in ambito nazionale sarebbe utile poter disporre di informazioni geografiche dettagliate (Provincia ed eventualmente istituto di gestione) anche per il prelievo effettuato fuori regione».

Insomma, un disastro fatto di dati del tutto mancanti per 12 Regioni e non omogenei e non utilizzabili direttamente per le 8 Regioni che hanno risposto. Eppure « Negli anni passati Ispra ha messo a punto e fornito alle Regioni un database in formato Access il cui impiego consentirebbe di uniformare l’acquisizione, l’archiviazione e l’elaborazione delle informazioni relative al prelievo venatorio delle specie ornitiche su scala nazionale, assicurando così una più esaustiva rendicontazione, come previsto dalla Direttiva 2009/147/CE».

Il rapporto conclude che «La realizzazione di una banca dati centralizzata, e accessibile online da parte di tutti i soggetti coinvolti, finalizzata alla condivisione dei dati disponibili e necessari all’implementazione delle politiche di conservazione previste dalla Direttiva 2009/147/CE, possa rappresentare lo strumento più idoneo al fine di risolvere le criticità riscontrate».