lunedì 29 ottobre 2012

Febbo: “Nessuna infrazione procedurale da parte della Giunta regionale”

“La Direzione Caccia ha conoscenza e consapevolezza delle competenze, dei ruoli e delle funzione che ogni organo della Regione è chiamato a rappresentare e ancor di più dell’autorità che riveste il Collegio regionale delle Garanzie statutarie”. Questo il commento dell’assessore regionale alla Caccia Mauro Febbo. “Pertanto posso rassicurare il Collegio che la Giunta regionale d’Abruzzo, nell’adozione della delibera numero 605 del primo settembre 2012 titolata ‘Indirizzi generali di gestione delle popolazioni di cinghiale e principi generali della gestione per la popolazione di cervo e caprioli’, non ha violato alcun parametro di ripartizione di ruoli e competenze degli organi della Regione.

“Il parere del Collegio – spiega Mauro Febbo – non è né obbligatorio né vincolante, anzi il Consiglio regionale può deliberare in senso contrario ai pareri del Collegio a maggioranza assoluta, come disciplina l’art. 5, comma 2 della L.R. 11 dicembre 2007, n.42, Istituzione e disciplina del Collegio regionale per le garanzie statutarie.”

“Già in altra occasione ho affermato che l’articolo 2 della Legge Regionale 10/2004, ‘Normativa organica per l’esercizio dell’attività venatoria, la protezione della fauna selvatica omeoterma e la tutela dell’ambiente’, elenca chiaramente le funzioni amministrative degli organi regionali e precisa che il Consiglio regionale esercita le funzioni amministrative di programmazione e di coordinamento ai fini della pianificazione faunistico-venatoria, mentre la Giunta regionale esercita le funzioni amministrative concernenti il controllo, i compiti d’indirizzo, di promozione, di divulgazione, di regolamentazione e coordinamento delle attività venatorie nonché il potere sostitutivo nei casi previsti dalla legge. Quindi visto che la Delibera n. 605 delinea esclusivamente provvedimenti con carattere di indirizzo, ne consegue che l’organo competente alla loro adozione era e rimane la Giunta Regionale. In ogni caso si ribadisce che gli “Indirizzi regionali”, per la loro natura e il loro intrinseco contenuto, non rappresentano alcunché di assimilabile ad un provvedimento avente natura regolamentare ma rientrano tutt’al più all’interno della categoria degli atti di alta amministrazione, di indiscutibile competenza dell’organo esecutivo”.

“Pertanto si rimarca che – conclude l’assessore regionale alla caccia - la legge Regionale 10/2004 attribuisce alla Giunta potestà non solo di indirizzo ma addirittura di regolamentazione, mentre secondo i membri del Collegio lo Statuto della Regione Abruzzo è prevalente su qualsiasi legge regionale. Gli uffici regionali sono tenuti alla stretta osservanza delle fonti normative primarie identificabili nelle leggi regionali, dalle quali non possono prescindere, nè in alcun modo è loro consentito entrare nel merito di eventuali supposti conflitti con le norme statutarie regionali, conflitti per i quali permane l’unica competenza di intervento del Consiglio”.

Fonte: maurofebbo.it del 23 ottobre 2012

martedì 23 ottobre 2012

Primo stop alla caccia a Cervo e Capriolo in Abruzzo. Il WWF: ora Chiodi ritiri ufficialmente la Delibera.

COMUNICATO STAMPA WWF ABRUZZO DEL 23 OTTOBRE 2012


Primo stop alla caccia a Cervo e Capriolo in Abruzzo.
Il WWF: ora Chiodi ritiri ufficialmente la Delibera.

Plauso all'azione del Consigliere Acerbo e degli altri 11 consiglieri di opposizione che avevano sollevato il caso.
Febbo e i suoi dirigenti inanellano sconfitte su sconfitte sul fronte venatorio.

Il WWF esprime piena soddisfazione per il parere del Collegio delle Garanzie Statutarie della Regione Abruzzo che ha riconosciuto l'invasione di campo esercitata dalla Giunta Regionale sulle prerogative del Consiglio Regionale per quanto riguarda l'apertura alla caccia a Cervo e Capriolo.

Da subito il WWF aveva segnalato le numerose incongruenze e le gravissime illegittimità del regolamento approvato dalla Giunta regionale, come, ad esempio, la possibilità per le province di autorizzare l'ingresso dei cacciatori nelle aree protette per sparare. Tale aspetto è contrario addirittura alla legge nazionale sui parchi 394/91.

Dichiara Dante Caserta, vicepresidente nazionale del WWF “In questi pochi anni la Giunta Chiodi, l'Assessore Febbo e i dirigenti dell'Assessorato Agricoltura hanno subito plurime bocciature da ogni organismo di garanzia chiamato a verificare la legittimità dei loro atti in materia di caccia. Prima il TAR, poi addirittura la Corte Costituzionale, ora anche il Collegio delle Garanzie Statutarie della stessa Regione Abruzzo sanciscono il fallimento di questa politica venatoria. E' possibile continuare in questo modo a gestire il
preziosissimo patrimonio naturalistico della regione? Chiediamo al Presidente Chiodi di revocare immediatamente la Delibera contestata poichè altrimenti la Regione Abruzzo rischia una nuova sconfitta davanti al TAR a cui dovremo comunque ricorrere visto che il parere del Collegio, seppur autorevole, non produce automaticamente l'annullamento della delibera. E' un appello che lanciamo anche per evitare ulteriore sperpero di denaro pubblico, visto che un ricorso al TAR impegnerebbe gli uffici regionali e l'avvocatura che sono pagati dai contribuenti. E' una delibera palesemente illegittima ma, soprattutto, contraria alla sensibilità della stragrande maggioranza dei cittadini abruzzesi e dei turisti che vuole vedere nei nostri parchi e nel resto del territorio animali liberi e non personaggi con un'arma a tracolla”.

In Abruzzo non si spara a Bambi: bocciata la delibera di Chiodi e Febbo

IN ABRUZZO NON SI SPARA A BAMBI: ACCOLTO RICORSO RIFONDAZIONE

IL COLLEGIO DELLE GARANZIE STATUTARIE BOCCIA DELIBERA DI CHIODI E FEBBO



I cervi e i caprioli abruzzesi sono salvi, mentre Chiodi e Febbo fanno la solita figuraccia. Il Collegio delle Garanzie Statutarie ha accolto il mio ricorso contro la delibera con cui la Giunta regionale apriva la strada alla caccia a cervi e caprioli in Abruzzo.
La delibera di giunta regionale n° 605, approvata il primo settembre 2012, e denominata "Indirizzi generali di gestione delle popolazioni di cinghiale e principi generali per la gestione delle popolazione di cervi e caprioli", è stata dichiarata in contrasto con l'articolo 13 dello Statuto regionale.
Il parere del Collegio delle Garanzie Statutarie conferma tutti i rilievi che avevo avanzato rispetto al provvedimento.

Ringrazio i colleghi consiglieri dell’opposizione (Walter Caporale, Antonio Saia, Carlo Costantini, Cesare D’Alessandro, Lucrezio Paolini, Camillo Sulpizio, Paolo Palomba, Franco Caramanico, Gino Milano, Claudio Ruffini, Giovanni D’Amico) che hanno condiviso i motivi esposti nel ricorso e con le loro firme ne hanno reso possibile la presentazione ai sensi dello Statuto*.
Il Collegio delle Garanzie Statutarie ha accolto la nostra istanza e ha definito il provvedimento dell'esecutivo «una invasione da parte della giunta regionale delle funzioni statutariamente riservate al Consiglio regionale».
Come da noi sostenuto il Collegio ha riconosciuto la natura regolamentare del provvedimento che quindi non poteva essere approvato con delibera di Giunta nonché il contrasto con la legge regionale n.10/2004 che assegna al Consiglio Regionale “le funzioni amministrative di programmazione e di coordinamento ai fini della pianificazione faunistico-venatoria”.
All’assessore Febbo consigliamo di meditare sul noto proverbio: la superbia parte a cavallo e ritorna a piedi.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC

* Possono presentare ricorso al Collegio delle Garanzie Statutarie un quinto dei consiglieri.

Ancora una sconfitta per l'Assessore Febbo. Giù il mirino da cervi e caprioli: giunta regionale bocciata sulla delibera venatoria

L’Aquila. Cervi e caprioli tirano un sospiro di sollievo. Il collegio per le garanzie statuarie della Regione Abruzzo ha accolto il ricorso di 12 consiglieri d’opposizione contro la norma di indirizzo per la gestione degli ungulati, ritenuto apripista per la caccia ai ‘bambi’.

Era stato paventato come il primo passo verso la caccia a cervi e caprioli, animali che vivono protetti nei parchi nazionali della regione. La delibera approvata dalla giunta regionale lo scorso 1 settembre è denominata “Indirizzi generali di gestione delle popolazioni di cinghiale e principi generali per la gestione delle popolazione di cervi e caprioli", ma è stata vista dal fronte ambientalista come un rapido avvicinamento dell’indice al grilletto di quei fucili pronti a sparare sui ‘bambi’.
Interpretazione diversa da quella dell’assessore regionale Mauro Febbo, che aveva stemperato il clima affermando: “Nessun permesso ad abbattere cervi e caprioli, solo una regolamentazione per gestire in modo più omogeneo delle specie selvatiche ed equilibrare il rapporto tra queste e le coltivazioni agricole”. Più che un ‘via libera’ alla caccia, Febbo avrebbe pensato ad "un censimento, di cui c’è urgenza, e uno studio appropriato delle popolazioni di questi animali che notoriamente provocano danni incalcolabili alle coltivazioni, nei boschi, ai coltivatori e, in alcuni casi, sono anche portatori di malattie che devono essere individuate e aggredite”.

Per non rischiare, il consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, raccogliendo le istanze degli animalisti e degli ambientalisti, ha contrattaccato la decisione della giunta sul piano burocratico: con un ricorso sottoscritto da Pd, Sel, Verdi e Idv si è rivolto al collegio per le garanzie statuarie della Regione.

Oggi il pronunciamento collegiale, che ha rilevato il contrasto della delibera con l’articolo 13 dello statuto dell’ente regionale: “La delibera si configura come un atto regolamentare generale e pertanto la sua emanazione è di competenza del consiglio regionale”. Tradotto: sulla materia deve pronunciarsi il consiglio. Postille circa la competenza dell’attività legislativa poco importano a cervi, caprioli, e ai meno considerati cinghiali: il mirino delle doppiette dovrà rimanere fermo su altri bersagli.

mercoledì 17 ottobre 2012

Continua la confusione venatoria in Abruzzo. La Regione pubblica sul web due versioni diverse

COMUNICATO STAMPA WWF DEL 16 OTTOBRE 2012

Doppie pubblicazioni rischiano di sviare i cacciatori, ecco l’ultima versione del calendario venatorio. Dopo la pesante sconfitta al TAR Abruzzo, la Giunta Regionale ha deciso di mettere nuovamente mano al calendario venatorio 2012/13. Nel farlo continua però a creare confusione.

Ieri è stata pubblicata sul sito della Regione Abruzzo una versione del calendario venatorio che reintroduceva la caccia a Quaglia, Beccaccia, Tortora, Allodola, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella, tutte specie che il TAR Abruzzo aveva eliminato dal precedente calendario venatorio. Oggi sullo stesso sito della Regione è stato pubblicato un altro calendario che reintroduce la caccia alla sola Beccaccia con alcune prescrizioni escludendo le altre sette specie sopra ricordate. Nel frattempo sul sito dell’ATC de L’Aquila compare il calendario venatorio pubblicato ieri.

Lo stato confusionale in cui versa la Regione su questa materia è evidente. Questa mancanza di chiarezza penalizza per primi i cacciatori.

Il WWF sta valutando le modifiche apportate e deciderà come procedere rispetto a quanto richiesto nel proprio ricorso al TAR, anche perché il calendario non è stato ancora sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale.
In ogni caso per fare chiarezza ha scritto a tutti gli ATC e ai Corpi di Polizia allegando la versione “nuova” del calendario pubblicata oggi.
L’associazione chiede, intanto, ad ATC, province, associazioni venatorie, organi di informazione di divulgare la versione odierna del calendario.
Il dato incontrovertibile è che la Regione non riesce a gestire minimante questa materia e procede attraverso atti tra loro configgenti con l’unico scopo di accontentare una ristretta categoria di soggetti a scapito dell’interesse comune, quello di conservare il capitale naturale.

martedì 16 ottobre 2012

Febbo: "lasciamo il bambi ai bambini"

CACCIA: FEBBO, REGIONE AL LAVORO PER ASSICURARE REGOLE CERTE

L'ASSESSORE: "LASCIAMO IL BAMBI AI BAMBINI" 

(REGFLASH)Pescara, 16 ott. "Negli ultimi giorni si è assistito ad una campagna denigratoria nei confronti del sottoscritto e del presidente della Regione Gianni Chiodi mistificando la realtà e, cosa ancora più grave, strumentalizzando "personaggi" come Bambi che, nell'immaginario collettivo, richiamano esclusivamente al mondo delle favole molto caro ai bambini". Questa la risposta dell'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, in merito alle insinuazioni di alcuni esponenti politici e ambientalisti di turno, dopo l'approvazione del calendario venatorio 2012/2013. "All? indomani dell'approvazione del nuovo calendario - commenta l'assessore Mauro Febbo - una parte minoritaria di ambientalisti e animalisti hanno cercato insistentemente di rovesciare e screditare il lavoro e il contenuto del calendario realizzato dai tecnici degli uffici regionali seguendo le Linee guida delle normative nazionali ed europee nonché i dati scientifici forniti dall'ISPRA. Lavoro svolto anche dopo due conferenze di servizi alla presenza delle associazioni venatorie e ambientaliste, organizzazioni agricole e mondo sanitario per accogliere parte delle richieste e delle modifiche apportate. Il lavoro svolto dal sottoscritto, unitamente alla Direzione Caccia, serve per dare risposte certe per una corretta gestione delle popolazioni di ungulati (Cervo, Capriolo e Cinghiale), così che le Province possano, eventualmente, predisporre propri regolamenti. Sia chiaro che - rimarca Febbo - né l'assessore alla Caccia né il Presidente della Regione né la Giunta né l'intero Consiglio regionale intendono praticare abbattimenti più o meno indiscriminati sugli ungulati, benché meno su cervi e caprioli, attualmente non cacciabili in Abruzzo, ma compito della Regione è attuare una corretta gestione delle popolazioni selvatiche ai fini di un equilibrato rapporto fra esse e le realtà agrosilvopastorali oltre che con le altre specie selvatiche. Oggi vi è l'urgenza di un censimento e di uno studio appropriato delle popolazioni di questi animali che notoriamente provocano danni incalcolabili alle coltivazioni, nei boschi, ai coltivatori e, in alcuni casi, come viene segnalato da autorità forestali e sanitarie, sono anche portatori di malattie che devono essere individuate e aggredite". "L'Abruzzo - sottolinea Mauro Febbo - non ha inserito nessun prelievo e/o abbattimento di Cervi e Caprioli nel proprio calendario venatorio come si è cercato e si cerca di far passare. Mi risulta, invece, che in altre Regioni, (si può avere copia dei rispettivi calendari venatori), governate da una certa parte politica come Toscana, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Puglia dove, a differenza dell'Abruzzo, hanno inserito e regolamentato il prelevamento dei cervi e caprioli. Come mai gli animalisti, il Wwf e i consiglieri Acerbo e Caporale non gridano allo scandalo nei confronti di queste Regioni dove governano? Come mai non richiamano e protestano contro le politiche del presidente Vendola e del presidente Errani? Loro sì che "sparano a Bambi"! (sic!). Quindi è del tutto evidente che si è cercato solo di strumentalizzare un argomento per travisare la realtà e montando un enorme falsità fino a scomodare il mondo delle favole. D'altronde, a riprova del buon lavoro svolto, finanche i gruppi consiliari di opposizione in Regione (PD, IDV e UDC) non hanno cavalcato la strumentalizzazione di una parte politica (animalista e ambientalista) ancora arroccata su posizioni di retroguardia e anacronistiche". "Spero vivamente - conclude Febbo - che quanto appena dichiarato faccia definitivamente chiarezza ristabilendo la verità dei fatti e documenti alla mano dimostri la volontà il lavoro svolto dalla Regione Abruzzo. In ultimo mi auguro che venga ritirato il sondaggio avanzato da un prestigioso e autorevole quotidiano regionale che, né sono convinto, è stato informato in maniera erronea e non documentata. Pertanto invito tutti a ripristinare la realtà dei fatti ed a un sereno confronto e non utilizzare più certe notizie evitando al tempo stesso di alimentare un triste sensazionalismo". 

(REGFLASH) (segret.assess.) 12/10/16

Teramo. Caccia e salute mentale

Armi. La Questura ha avviato un screenig sulle condizioni psicofisiche dei cacciatori anziani

CACCIA. MONITORAGGIO DEI CACCIATORI. La Questura di Teramo ha da tempo avviato una revisione delle pratiche relative ai detentori di armi nati sino al 1935, sui requisiti psicofisici. Agli stessi viene richiesto di produrre una certificazione medica aggiornata che ne attesti la piena efficienza psicofisica. L’iniziativa, resa possibile dalle vigenti normative in materia, mira ad evitare che soggetti non pienamente idonei possano anche involontariamente commettere imprudenze gravi con le armi.

L'INDAGINE. Nel corso della suddetta revisione si è in più casi riscontrato che i soggetti detentori di armi erano deceduti e che nessun familiare aveva messo al corrente dell’accadimento gli uffici della Polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri. Si evidenzia a tal proposito che, in caso di decesso di un soggetto detentore, coloro che con lo stesso convivono possono, volendo continuare a detenere le armi del congiunto o alienarle. In ogni caso devono chiedere alla Questura o alla Stazione dei Carabinieri più vicina le prescritte autorizzazioni. 

IL CONSIGLIO: NASCONDERE LE ARMI. Nel corso di recenti sopralluoghi per furto in abitazioni nelle quali erano presenti armi si è potuto constatare come la custodia delle stesse avvenga sovente senza la minima diligenza. Al riguardo si deve rammentare che la normativa vigente prevede che chi detiene armi deve adoperare le necessarie cautele atte ad impedire che le stesse entrino agevolmente in possesso di terzi. Al fine di prevenire le possibilità di impossessamento da parte di terzi, siano essi conviventi non autorizzati o ladri, i detentori di armi devono adoperare la massima diligenza nella custodia delle stesse, come ad esempio la conservazione in armadi blindati e chiusi a chiave, antifurti, porte blindate, ecc.

LE REGOLE PER I CACCIATORI. Anche ultimamente si sono registrati incidenti di caccia dovuti alla mancata adozione di misure minime di sicurezza. I cacciatori sono tenuti pertanto all'osservanza di alcune regole comportamentali connesse all'utilizzo di armi e di alcuni divieti quali l'introduzione in giardini e pertinenze di abitazioni private ed il rispetto di distanze di sicurezza (almeno 100 metri da case, fabbriche, terreni con bestiame o macchine agricole, ecc.).

COSA FARE IN CASO DI DECESSO. I congiunti. a) Se intendono detenere le armi del defunto devono avanzare richiesta di Nulla Osta alla detenzione alla Questura o agli uffici territoriali dell’Arma dei Carabinieri. Sulla scorta di tale richiesta, esperito positivamente l’iter procedurale previsto, il Questore rilascerà il Nulla Osta. Il soggetto che entrerà in possesso regolarmente delle armi del defunto dovrà denunciare la detenzione delle stesse, su apposito modulo, agli uffici della Questura, del Commissariato di P.S. o dell’Arma dei Carabinieri. b) Se non intendono entrare in possesso delle armi del defunto possono fare richiesta alla Questura o agli uffici territoriali dell’Arma dei Carabinieri per l’acquisizione delle stesse e la loro successiva rottamazione.
Reda Inde

lunedì 15 ottobre 2012

Abruzzo: Giunta vara modifiche calendario venatorio

(ASCA) - Pescara, 15 ott - E' stata approvata oggi, dalla Giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Caccia Mauro Febbo, una delibera di modifica al calendario venatorio vigente. ''Si tratta, e' giusto ricordalo, di un provvedimento - spiega Febbo - attuato con l'obiettivo di adeguare il calendario stesso alle osservazioni inserite nell'Ordinanza cautelare del TAR emessa in accoglimento della domanda dei ricorrenti (Animalisti italiani e WWF); la discussione del merito e' stata rimandata al mese di giugno 2013''.

Le modifiche inserite nella delibera: per quanto riguarda la Beccaccia sono state inserite delle prescrizioni ulteriori in caso di avverse condizioni metereologiche, la chiusura e' stata fissata al 31 dicembre 2012. E' stata introdotta una ulteriore prescrizione riguardante la riconsegna delle ali dei capi abbattuti agli ATC; per le aree SIC e ZPS, per la lepre e il cinghiale, le giornate di caccia settimanali sono state ridotte a 2 ed il numero di cani per squadra/equipaggi non deve essere superiore a 3. Nei siti SIC dove e' stata segnalata la presenza del Lanario o Falco pellegrino e' stata vietata la caccia al Colombaccio e alla Ghiandaia;per quanto riguarda le aree di presenza stabile dell'Orso, di cui alla cartografia pubblicata sul sito del Ministero dell'Ambiente, oltre allo slittamento delle date di apertura e chiusura della caccia al Cinghiale e alla Volpe (01 novembre 2012-31 gennaio 2013), nei siti SIC sono state applicate le misure piu' restrittive previste per la zona C1, alle altre zone ricadenti fuori la zona di protezione esterna del PNALM, sono state applicate le misure previste per la zona C2. Inoltre, e' stato vietato l'utilizzo di munizioni a palla unica contenenti piombo nelle aree in cui e' stata accertata la presenza del Nibbio reale e del Grifone.

''Voglio ricordare - conclude l'Assessore - che restiamo fiduciosi in vista del pronunciamento di merito del Tar in quanto la validita' delle scelte effettuate dalla Direzione competente sara' ampiamente sostenuta e dimostrata in quella sede. Voglio inoltre sottolineare come sia l'Assessorato sia i competenti Uffici si siano attivati in tempi rapidissimi per salvaguardare il diritto dei cacciatori all'esercizio dell'attivita' venatoria''.

Modificato il calendario venatorio abruzzese


Modifica al Calendario Venatorio 2012-2013

Con DGR 671 del 15 ottobre 2012 sono state apportate modifiche al calendario venatorio 2012-2013. Di seguito la pubblicazione del calendario venatorio modificato, con le variazioni riportate in rosso.

Silvi (TE): gli sparano sulla casa per ammazzare una tortora

SILVI. Va bene la caccia, ma sparare a pochi metri dalle case diventa davvero troppo. Accade a Silvi alta. La segnalazione arriva al Centro da un residente che abita con moglie e figlio a ridosso delle contrade Santo Stefano e San Silvestro. E’ zona di caccia. Ma c’è un limite a tutto.

Ieri mattina, appena uscito di casa, l'uomo ha trovato davanti la porta di casa una tortora impallinata e macchie di sangue sul muro della sua abitazione. Il cacciatore doveva avere una buona mira ha però preso in pieno non solo la tortora, tra il collo e un’ala, ma anche l’abitazione. «I cacciatori debbano tenersi ad una distanza di 200 metri dalle case, quanto è avvenuto ieri mattina dimostra che non è così», sbotta l'uomo, un noto professionista. «Durante il fine settimana vedo addirittura molti uomini passare col fucile in spalla di fronte la mia abitazione (a pochi metri dall'ingresso, ndc), dove abitano anche altre famiglie». E’ pericoloso e irrispettoso, e tutto sarebbe aggravato dal fatto che i cacciatori possono sparare solo nei confronti delle tortore migratorie, mentre spesso vittime dei loro colpi sono le tortore stanziali, che nella zona abbondano (come il tipo di volatile che l'uomo ha rinvenuto nel proprio cortile). «Ho chiesto più volte, invano, di fare attenzione, ma ci sono molti cacciatori che non hanno la cultura della caccia e non rispettano le regole, non avendo remore nemmeno nel passare di fronte alle abitazioni», conclude l'uomo. Il pericolo c’è ed aggravato dal fatto che i cacciatori, in questi giorni, sparano in una zona dove sono ancora in corso le operazioni legate alla vendemmia. (s.p.)



Caccia: è ora di cambiare! Associazioni chiedono un netto cambio di rotta

COMUNICATO STAMPA 13 OTTOBRE 2012 


Caccia: è ora di cambiare! 

Dopo l’ordinanza del TAR Abruzzo che ha stravolto il calendario venatorio regionale, WWF ed Associazione Animalisti Italiani ONLUS chiedono un netto cambio di rotta. 

Questa mattina a Pescara si è svolta una conferenza stampa di commento all’ordinanza del TAR Abruzzo del 10 ottobre scorso sul calendario venatorio. 

Erano presenti Marialucia Santarelli della Segreteria nazionale degli Animalisti Italiani, Dante Caserta, vicepresidente WWF Italia, Luciano Di Tizio, Presidente WWF Abruzzo, e Michele Pezone, il legale che ha seguito il ricorso di WWF ed Associazione Animalisti Italiani Onlus che ha portato all’ordinanza del TAR Abruzzo. 

L’ordinanza del TAR Abruzzo del 10 ottobre, confermando il decreto urgente dell’8 settembre, ha accolto la richiesta di sospensiva di gran parte del calendario venatorio della Regione Abruzzo avanzata dal WWF e dagli Animalisti Italiani. 

In pratica è stato completamente stravolto il calendario venatorio 2012/13 voluto dalla Giunta regionale abruzzese. 

· È vietata la caccia a Quaglia, Tortora, Allodola, Beccaccia, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella: specie in declino in Europa che devono essere tutelate e che invece la Regione Abruzzo aveva reso cacciabili senza alcuno studio che ne comprovasse la consistenza numerica, né tantomeno piani di gestione e nonostante per alcune specie (ad es. il beccaccino) il TAR Abruzzo si fosse dichiarato contrario già lo scorso anno. 

· È vietata la caccia a tutte le specie (quindi l’attività venatoria è vietata completamente) nell’area del Piano d’Azione di Tutela dell’Orso Marsicano (PATOM): la Regione Abruzzo, contraddicendo atti ed indirizzi che essa stessa ha contributo a determinare come capofila del PATOM, aveva consentito la caccia in aree contrassegnate dalla presenza dei pochi orsi rimasti, aumentando così il pericolo di uccisioni a seguito di incidenti o fenomeni di bracconaggio. 

· È vietata la caccia a tutte le specie (quindi l’attività venatoria è vietata completamente) nelle decine di Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale presenti nella nostra regione: la Regione Abruzzo, nonostante le fosse stato segnalato più volte ed in tutte le occasioni di incontro, ha inteso autorizzare la caccia nelle aree della Rete Natura2000 senza aver prima effettuato la Valutazione di Incidenza Ambientale. 

· Il TAR ha anche accolto la richiesta delle Associazioni, suffragate dal parere dell’ISPRA, in merito alla necessità di utilizzare munizioni con pallini privi di piombo in aree a rischio per determinate specie. 

È una sconfitta netta di chi ha voluto impostare la gestione venatoria sullo scontro, non solo e non tanto con le associazioni ambientaliste ed animaliste, ma con il buon senso e con le normative italiane e comunitarie. 

È una sconfitta annunciata perché sin da quando sono iniziate a circolare le prime bozze del calendario venatorio il WWF con lettere, incontri e attraverso il proprio rappresentante nella consulta regionale della caccia ha evidenziato come fossero presenti palesi vizi di legittimità. Ma purtroppo, invece di confrontarsi, la Regione ha preferito spendere soldi in procedure e ricorsi che non avevano alcuna possibilità di successo. 

È l’ennesima sconfitta di un modo di procedere teso ad inseguire, peraltro senza alcun risultato concreto, le istanze più becere e retrive di una parte dei cacciatori che ormai lo stesso mondo venatorio respinge. 

In questi ultimi anni la Giunta Chiodi, inseguendo pedissequamente le indicazioni dell’assessore Febbo, ha inanellato una serie di sconfitte che non hanno pari in Italia. 

· Calendario 2009-2010: due censure del TAR su due ricorsi distinti di WWF e Animalisti Italiani; 

· Calendario 2010-2011: approvato con Legge Regionale (e non con delibera di giunta) e poi bocciato completamente dalla Corte Costituzionale con Sentenza 20/2012 (era stato il WWF a chiedere al governo Berlusconi di impugnare la Legge); 

· Calendario 2011-2012: sospensiva del TAR su diversi punti e poi sentenza ancora più dura a maggio 2012; 

· Calendario 2012-2013: decreto urgente del TAR Abruzzo e poi ordinanza di sospensiva su ricorso congiunto di WWF ed Animalisti Italiani. 

È ora di cambiare radicalmente registro. 

La caccia deve essere riportata nell’alveo delle normative di settore, tenendo sempre presente l’interesse di tutta la collettività. 

Sappiamo bene che questo modo di procedere sta sollevando contrarietà anche nel mondo dei cacciatori: è giunto il momento di un cambiamento di rotta radicale affinché nel rispetto della legge e tenendo conto dei dati scientifici esistenti si imposti una seria gestione faunistica all’interno della quale si inquadri una corretta gestione venatoria. 

Questo dovrebbe essere l’interesse dello stesso mondo venatorio, stanco di essere preso in giro da chi promette cose irrealizzabili al solo scopo di accaparrarsene i voti. 

La Giunta Chiodi e i partiti che la sostengono hanno modo di mostrare da subito la volontà di cambiamento: deve essere immediatamente ritirata la delibera con la quale recentemente si cerca di aprire la strada alla caccia a cervi e caprioli nella nostra regione e con la quale si vorrebbe consentire l’ingresso dei cacciatori nelle aree protette in base ad accordi con le Province. Si tratta di un atto palesemente illegittimo che la stragrande maggioranza degli abruzzesi non vuole. La Giunta regionale la ritiri. Faccia risparmiare alla collettività abruzzese i soldi di un nuovo procedimento dinnanzi al TAR che la vedrebbe sicuramente soccombente.

ASS. WWF ABRUZZO
ASS. ANIMALISTI ITALIANI ONLUS

domenica 14 ottobre 2012

Febbo: proporrò alcune modifiche al calendario venatorio vigente

“L’amministrazione regionale conferma la bontà delle scelte operate e dei contenuti del calendario venatorio in quanto rispettosi del quadro normativo vigente e dei principi e delle tecniche di gestione faunistica. Ad ogni modo abbiamo deciso di apportare alcune modifiche e integrazioni al calendario venatorio vigente predisposte al fine di adeguarlo all’Ordinanza del Tar del 10 ottobre u.s. Queste saranno contenute all’interno di una proposta di Delibera che presenterò nel corso della prossima seduta della Giunta regionale in programma lunedì 15 ottobre”.

E’ quanto annuncia l’Assessore regionale alla Caccia, Mauro Febbo che torna a interrogarsi “sull’ingiustificato e discutibile trionfalismo di alcune associazioni ambientaliste riguardo proprio l’Ordinanza del Tar, che ha semplicemente confermato il Decreto di sospensiva emesso dallo stesso Tribunale Amministrativo Regionale il 7 settembre u.s. senza entrare nel merito dei contenuti del provvedimento. Nel frattempo, anche allo scopo di evitare ulteriori danni a quanti esercitano legittimamente l’attività venatoria, abbiamo apportato alcuni interventi in attesa della sentenza di merito nella quale riponiamo massima fiducia.

Queste modifiche in particolare riguardano le zone SIC, ZPS, PATOM e le specie SPEC.

Per le aree SIC e ZPS abbiamo introdotto delle misure tese a mitigare il disturbo che l’azione venatoria può indurre attraverso l’utilizzo dei cani e le pressione venatoria stessa.

Saranno ridotte, ad esempio, le giornata di caccia da 3 giornate fisse/settimana a 2 giornate fisse/settimana per quelle forme di caccia che utilizzano cani da seguita il cui numero inoltre è stato ridotto a 3 per equipaggio.

A questo proposito però mi preme sottolineare che non appare così alta l’attenzione prestata dagli ambientalisti verso quei branchi di cani randagi e inselvatichiti che sciamano liberamente in questi territori di pregio arrecando disturbi maggiori ed incontrollati.

Per le arre PATOM inoltre, si vanno ad estendere le limitazioni già previste per le ZPE (Zone di protezione esterna) del PNALM in tutte le aree individuate dal Ministero dell’Ambiente come zone di presenza stabile dell’Orso. Valgono inoltre tutte le misure e le limitazioni stabilite per le SIC e ZPS.

Per quanto riguarda le specie SPEC conformemente all’ordinanza del Tar, esse vengono sottratte al prelievo venatorio ad eccezione della Beccaccia. Per quest’ultima infatti ci si adegua alle linee guida dettate dall’Ispra”. “Inoltre – conclude Febbo – vengono introdotti per la prima volta in Abruzzo, e forse in Italia, sistemi di gestione per la Beccaccia quali ad esempio la valutazione delle classi di età degli individui abbattuti. Anche su questo aspetto l’Ispra ha espresso parere favorevole”.

Fonte: abruzzonews24.it del 15 ottobre 2012

sabato 13 ottobre 2012

Attività venatoria sospesa, intervengono i consiglieri provinciali Alfonsi e Floris

L’Aquila. In relazione alla recente decisione del TAR di sospendere, in attesa della decisione di merito, tra l’altro, l’esercizio dell’attività venatoria in alcune zone interessate dalla presenza dell’orso bruno intervengono i consiglieri
provinciali Gianluca Alfonsi ed Armando Floris: “La decisione del TAR, che va senza dubbio rispettata, ci lascia quantomeno perplessi ed insoddisfatti. La Regione Abruzzo vede precluso all’attività venatoria già il 70% del suo
territorio, in virtù della presenza di numerose aree protette nazionali e regionali e con l’interdizione alla caccia nei cd siti “Natura 2000 e nelle aree di presenza dell’orso bruno individuate dal PATOM il territorio venabile si riduce ulteriormente. La caccia in tali ultime zone non è stata mai vietata ed anzi quest’anno il calendario venatorio prevede delle importanti prescrizioni finora mai previste – affermano i Consiglieri – che consentono un controllo efficace e che, concretamente attuate, potranno ridurre il disturbo all’orso in maniera più incisiva rispetto alle precedenti stagioni venatorie. Inoltre la chiusura in dette aree della caccia al cinghiale forte competitore alimentare dell’orso avrà ripercussioni negative sia per la tutela dell’orso sia per i danni apportati all’agricoltura – continuano – a ciò si aggiunga che migliaia di cacciatori hanno già provveduto al versamento delle tasse necessarie con il conseguente rischio che sia legittimamente richiesta la restituzione delle somme versate o il risarcimento del danno subito. Riteniamo che sia assolutamente conciliabile in dette aree, come finora avvenuto in seria collaborazione con il PNALM, l’esercizio dell’attività venatoria con la tutela dell’orso marsicano (specie che anzi quest’anno ha fatto rilevare una presenza di cuccioli a detta degli esperti di carattere eccezionale) e che la presenza dei cacciatori ha altresì garantito ad oggi un costante controllo del territorio sotto tutti i punti di vista non facendo registrare alcuna significatica criticità. Crediamo siano ben altri i problemi per l’orso che andrebbero seriamente affrontati. Ci impegneremo in sede consiliare acchè il Presidente Del Corvo solleciti l’Assessore Regionale Febbo come dallo stesso preannunciato – concludono Alfonsi e Floris – ad impugnare l’atto del TAR, (che giova precisare non si è ancora pronunciato nel merito rinviando ogni decisione a giugno 2013) nonchè ad attivare ogni utile iniziativa che consenta l’avvio di una regolare stagione di caccia così come previsto dal vigente calendario

Fonte: marsicalive.it del 13 ottobre 2012

giovedì 11 ottobre 2012

Vittoria della fauna contro l’assessore dei cacciatori Febbo. Vietata la caccia a 8 specie e l'ingresso dei cacciatori in SIC, ZPS e area orso (zona PATOM)

COMUNICATO STAMPA WWF ABRUZZO - 11 OTTOBRE 2012 -

Vittoria della fauna contro l’assessore dei cacciatori Febbo

Il TAR Abruzzo conferma la decisione di inizio settembre ed accoglie le richieste di WWF ed Animalisti Italiani

Vietata la caccia a 8 specie e l'ingresso dei cacciatori in SIC, ZPS e area orso (zona PATOM)

Inoltre accolta anche la richiesta sul non utilizzo di pallini con piombo

È stata pubblicata oggi l’ordinanza del TAR di L'Aquila che, confermando il proprio decreto urgente dell’8 settembre, ha accolto la richiesta di sospensiva di gran parte del calendario venatorio della Regione Abruzzo avanzata dal WWF e dagli Animalisti Italiani. 
Pertanto: 
- è vietata la caccia a Quaglia, Tortora, Allodola, Beccaccia, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella;
- è vietata la caccia a tutte le specie (quindi l'attività venatoria è vietata completamente) nell'area del Piano d’Azione di Tutela dell’Orso Marsicano (PATOM);
- è vietata la caccia a tutte le specie (quindi l'attività venatoria è vietata completamente) nelle decine di Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale presenti nella regione Abruzzo. 
Non solo: il TAR ha ulteriormente censurato il calendario venatorio voluto dalla Regione, accogliendo le tesi delle Associazioni, suffragate dal parere dell’ISPRA, in merito alla necessità di utilizzare munizioni con pallini privi di piombo in aree a rischio per determinate specie. 
Dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia: “Oggi è un gran bel giorno per la fauna abruzzese. Vengono accolte dalla magistratura amministrativa le nostre tesi. È l’ennesima sconfitta sulla caccia inanellata dalla Regione Abruzzo che su questa materia rimedia continue brutte figure. Speriamo che questa bocciatura faccia riflettere la Giunta regionale ed i partiti che la sostengono sulla necessità di gestire l’attività venatoria in maniera corretta, ritirando, ad esempio, l’atto con il quale è stata recentemente aperta la strada alla caccia di cervi e caprioli nella nostra regione”.

TAR conferma i motivi della sospensiva. Ennesima sconfitta di Febbo. Caporale: si chiudano gli inutili e costosi uffici caccia della Regione e delle Province



CAPORALE: SI CHIUDANO GLI INUTILI E COSTOSI UFFICI CACCIA DELLA REGIONE E DELLE PROVINCE.



Dichiarazione di Walter Caporale, Capogruppo regionale dei VERDI:
“Il Tar ha confermato i motivi della sospensiva dello scorso 8 settembre in cui il Calendario Venatorio Abruzzese veniva riconosciuto inconciliabile con numerosi pareri dell’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) massimo organo in materia di caccia e non rispettose di Direttive Europee sulle specie cacciabili in declino. Alcuni provvedimenti non furono tempestivi in quanto i tempi tecnici tra l’approvazione della Delibera di Giunta che istituiva il Calendario Venatorio 2011/2013 e l’inizio della stagione venatoria non hanno permesso alle Associazioni ricorrenti e al TAR di esprimersi in tempo: per cui si sono svolte alcune giornate di pre-apertura che non dovevano svolgersi.
Il “furbetto” Assessore alla caccia Febbo e la combriccola di funzionari e dirigenti degli inutili uffici caccia della Regione hanno agito appositamente in ritardo per evitare una tempestiva sospensione della pre-apertura. Chi paga per gli errori dell’assessorato alla caccia che trova il sostegno di tutta la Giunta? Non è il caso che tra i tanti tagli si proceda alla chiusura degli uffici caccia provinciali e regionali della nostra regione? Sarebbe invece più opportuno investire in vigilanza ed evitare la circolazione continua e indisturbata di numerosi bracconieri che caratterizzano la nostra Regione”.

Calendario venatorio. Ennesima vittoria delle associazioni Animalisti Italiani Onlus e WWF Abruzzo


ABRUZZO: CALENDARIO VENATORIO 
ORDINANZA DEL TAR CONFERMA SOSPENSIVA ED INTEGRA

L'Aquila, 11/10/2012 - Il TAR Abruzzo, ha confermato in data odierna tutte le motivazioni che hanno portato lo scorso 8 settembre 2012 alla sospensione cautelare di gran parte del Calendario Venatorio abruzzese per la stagione venatoria 2012/2013 approvato con Delibera di Giunta n.492 il 30/07/2012


Dichiarazione di Marialucia Santarelli, delegata ABRUZZO Associazione “Animalisti Italiani Onlus”:

“Il Calendario Venatorio 2012/2013 è così lesivo del Patrimonio Faunistico che questa Ordinanza non solo ha confermato tutte le motivazioni che hanno portato alla sospensiva di settembre rispetto alle numerose disattenzioni delle indicazioni dell’ISPRA ma addirittura riconosce altre istanze sollevate dall’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” e dal WWF in merito all’utilizzo di munizioni atossiche per la caccia agli ungulati. Una vittoria che si aggiunge alle numerose altre. Ora adiremo la procura regionale della Corte dei Conti affinchè chi sbaglia cominci a pagare”.

Febbo: decisione TAR non significa chiusura della caccia

LE PRECISAZIONI DELL'ASSESSORE SULL'ORDINANZA SOSPENSIVA 

(REGFLASH) - PESCARA 11 OTT. - "Le decisioni della Magistratura vanno rispettate e per questo ci atterremmo a quanto stabilito dal Tar sul calendario venatorio. Restiamo comunque convinti della bontà del nostro operato e anche per questo impugneremo l'Ordinanza sospensiva dinanzi al Consiglio di Stato". Questo il commento dell'Assessore regionale alla Caccia, Mauro Febbo in merito all'Ordinanza della sezione aquilana del Tribunale Amministrativo Regionale che conferma i provvedimenti adottati in sede di Decreto monocratico. Permangono momentaneamente il divieto di caccia nei siti NATURA 2000 (Sic e Zps) e nelle aree di presenza dell'Orso individuate dal PATOM e il divieto di prelievo venatorio per le specie SPEC, con l?aggiunta dell?obbligo di adeguamento alle indicazioni ISPRA per quanto riguarda l'utilizzo di munizioni atossiche per la caccia agli ungulati. "Mi preme precisare - aggiunge Febbo - che tale decisione non comporta assolutamente la chiusura della caccia, come viene erroneamente sostenuto da più parti creando confusione e ingiustificato allarmismo. L'esercizio dell'attività venatoria può essere ad oggi svolto come da calendario sul restante territorio regionale e per tutte le specie non escluse dalla decisione del Tar. Restano cacciabili, secondo le modalità e le date previste dal calendario venatorio 2012/2013, - conclude l'Assessore Regionale Febbo - le seguenti specie: Merlo, Cornacchia grigia, Gazza, Fagiano, Ghiandaia, Lepre, Folaga, Volpe, Cesena, Tordo sassello, Tordo bottaccio, Germano reale, Gallinella d?acqua, Alzavola, Porciglione, Fischione, Colombaccio, Coturnice, Cinghiale e Starna. Per quest'ultima con Piani di prelievo approvati dalle Province". "Voglio comunque sottolineare che, proprio nella prospettiva dell?accoglimento della domanda di sospensiva, poi effettivamente intervenuto, gli Uffici competenti si sono già attivati sin dal mese di settembre per la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) sul calendario venatorio al fine di superare le censure del Tribunale amministrativo regionale". "Sono altresì al vaglio della Direzione ? conclude Febbo - ulteriori misure tendenti a restituire tempi e spazi di caccia ad oggi sottratti al mondo venatorio dal pronunciamento del Tar". 

(REGFLASH) com. ass 121011

Il TAR Abruzzo conferma bocciatura parziale del calendario venatorio

Il TAR Abruzzo con ordinanza del 10/10/2012 conferma le censure al calendario venatorio indicate nel decreto cautelare monocratico dell’ 8 settembre (n. 226/12) alle quali si aggiunge anche la bocciatura delle iniziative intraprese  dalla Giunta Regionale sull’utilizzo delle munizioni senza piombo, ritenute inadeguate.

Leggi qui l'ordinanza del TAR ABRUZZO

mercoledì 10 ottobre 2012

Caccia e orso marsicano: intervista a Augusto De Sanctis, WWF Abruzzo

Abbiamo sentito il rappresentante del WWF Abruzzo sulle motivazioni che hanno spinto l'associazione a presentare ricorso al TAR contro il Calendario Venatorio di quest'anno

Scritto da "Federica di Leonardo" il 08.10.2012

La caccia in Abruzzo è attualmente sospesa dal TAR. Il ricorso è stato effettuato dal WWF in quanto il calndario venatorio, secondo l’associazione, non tutelava sufficientemente alcune specie, fra cui l’orso marsicano.
Abbiamo sentito il rappresentante del WWF Abruzzo sulle motivazioni che hanno spinto l’associazione a presentare ricorso al TAR contro il Calendario Venatorio di quest’anno.

Secondo De Sanctis “i contenuti del calendario sono fortemente peggiorativi rispetto agli anni precedenti per quanto riguarda l’orso.”

De Sanctis ha infatti spiegato : “Quest’anno l’area di presenza dell’orso (definita dal PATOM) ha sostanzialmente tre regimi di gestione per quanto riguarda la caccia:
-modalità di caccia “libera”, senza alcun vincolo collegato alla presenza dell’Orso. Stiamo parlando di aree delle Gole del Sagittario, del Genzana, della val Roveto, della Vallelonga.
-modalità di caccia definite “C2″, in cui non è vietata la caccia al cinghiale in braccata ma vi sono vincoli per il numero di cani. Riguarda una porzione della Zona di protezione esterna (ZPE) del Parco D’Abruzzo, Lazio e Molise e i SIC esterni alla ZPE (ad esempio, i Simbruini)
-modalità di caccia C1: qui è vietata la caccia in braccata (solo girata o carabina da appostamento) oltre a vincoli maggiori per altri tipi di caccia (ad esempio, lepre). Riguarda una porzione della ZPE.

“La cosa incredibile” – ha continuato De Sanctis- è che mentre per la ZPE la ripartizione delle aree con differente regime di caccia la Regione si è dotata di uno studio sull’idoneità ambientale per l’orso di tale area (dividendo in zona, per così dire, “rossa” e zona “blu” a massima e minima probabilità di presenza di orso: a tali aree corrispondono regole più stringenti – C1 – e meno stringenti C2) per tutte le altre aree del PATOM non l’ha fatto, consentendo arbitrariamente nei SIC le forme di caccia meno vincolanti per l’orso (C2) e, addirittura, non ponendo alcun vincolo per l’orso per tutte le aree comunque inserite nel PATOM, ma non appartenenti a SIC e ZPE.
Esistono sicuramente zone “rosse” a massima presenza di orso nei SIC dello stesso valore di quelle presenti nella ZPE, ma, mentre nella ZPE a queste aree sono associati vincoli più stringenti, nei SIC vengono associati vincoli meno stringenti.

“Pertanto a nostro avviso il procedimento è viziato da manifesta illogicità, perchè la regione doveva assegnare lo stesso livello di protezione a quelle aree che hanno eguale possibilità di ospitare l’orso.

“Uno potrebbe dire: ma il nuovo studio ha riguardato esclusivamente la ZPE per cui solo lì si potevano fare distinzioni. In realtà il PATOM si fonda su uno studio tuttora vigente che già ora individua aree più o meno importanti per tutto l’areale. Sono mappe ufficiali accettate da tutti i firmatari del PATOM e sono depositate al Ministero dell’Ambiente (e visibili sul loro sito). Quindi la regione poteva avvalersi di questo studio per le altre aree esterne alla ZPE per definire diversi livelli di tutela. Non l’ha fatto.
Infine, per il principio di precauzione, se doveva scegliere per i SIC forme di tutela, doveva scegliere quelle più stringenti e non quelle meno stringenti (le C2).

Domanda: Quali sono secondo lei i limiti del modus operandi del TTR?

A.D.S.: “Il TTR è stato attivato dall’ufficio caccia della Regione Abruzzo a ottobre 2011 nel pieno delle polemiche derivanti dalle plurime censure che ha subito lo stesso ufficio caccia davanti al comitato VIA e poi davanti al TAR.
La procedura di attivazione non è stata trasparente e vi è stata una sostanziale cooptazione di vari soggetti, senza in alcun modo condividere le scelte dei partecipanti con i firmatari del PATOM, tra cui vi è anche il WWF.
In questi mesi non vi è stata alcuna comunicazione ufficiale circa lo stato di avanzamento dei lavori. Infine al WWF è stato presentato il lavoro il 3 agosto ad Avezzano, quando il calendario venatorio è stato varato il 30 luglio, quattro giorni prima!
Il TTR, sostanzialmente, si è trasformato da un organo di consulenza del PATOM ad una struttura di consulenza del solo ufficio caccia della Regione Abruzzo. Fermo restando che il WWF poteva anche rimanere fuori dal tavolo ristretto, tutto il lavoro del tavolo tecnico doveva comunque essere poi condiviso con gli altri firmatari del PATOM (come metodi, nuove cartografie, nuove linee guida sulla caccia). Invece abbiamo lette le scelte direttamente sul calendario venatorio, con nostro grande stupore.
Nulla vieta all’ufficio caccia della regione di dotarsi di propri studi, ma se si passa per il PATOM bisogna coinvolgere tutti i firmatari prima che le scelte siano operative.
Sostanzialmente il WWF ritiene illegittime sia le modalità di costituzione del tavolo sia la modalità di conduzione dello stesso. Alla fine i lavori del TTR sono diventati strumentali non tanto alla difesa dell’orso, ma al tentativo, con un’operazione di carta, di mettere al riparo il calendario venatorio dalle censure.

Nell’incontro che è avvenuto il 3 agosto abbiamo fatto emergere alcune criticità rispetto ad alcune scelte del TTR. Ad esempio, la modellistica può dare un contributo importante e, infatti, riteniamo che le mappe di idoneità per l’orso già disponibili da anni nell’ambito del PATOM costituiscono un punto importante per la pianificazione delle varie attività. Sono mappe disponibili per l’intero areale dell’orso. La modellistica, però, ha un approccio probabilistico che non “copre” tutti gli orsi presenti. Potrebbe andare bene per popolazioni numerose, ma qui ci troviamo di fronte ad una popolazione di orso sull’orlo dell’estinzione dove gli enti hanno l’obbligo di assicurare la protezione a tutti i singoli individui. Non ci possiamo permettere di perdere un solo orso. Pertanto nel tavolo abbiamo avanzato (e avremmo voluto farlo durante i lavori e non a “minestra ormai cotta”) un approccio più conservativo, ad esempio affiancando allo studio sull’idoneità ambientale, la carta reale di tutte le segnalazioni di orso. Quando si costruiscono modelli matematici (che uso io stesso in altri campi della biologia) alcune informazioni si perdono. In questo caso noi non possiamo perdere alcuna informazione se è disponibile.
Inoltre nell’elaborazione del modello non ci hanno convinto alcune scelte ad esempio, quella di “declassare” alcune aree che secondo il modello stesso sono a massima idoneità solo perchè sono vaste meno di 2500 ettari. L’orso bruno in alcune aree può frequentare per giorni e settimane gruppi di fruttiferi e addirittura singoli alberi di frutta: possiamo mandare a caccia in queste aree chiunque grazie ad una scelta fatta a tavolino, priva di solide basi scientifiche?
Ancora: il modello potrebbe essere sbilanciato “sopravvalutando” alcuni habitat e “sottovalutandone” altri. Questo perchè il modello è costruito partendo quasi esclusivamente da segnalazioni di orsi all’interno del Parco d’Abruzzo (ad esempio, le Mainarde). Lì ci sono quasi solo faggete mentre le quercete sono assenti. Questa situazione, però, è determinata esclusivamente dal fatto che i pochi orsi rimasti sono concentrati, guarda caso, nell’area protetta e dalla stessa scarsità di orsi. Gli orsi, probabilmente, potrebbero essere “forzati” (anche dalla caccia) a stare lì e non in altre aree. Ciò non vuol dire, però, che gli orsi disdegnino le ghiande dei querceti che sono posti a quote meno elevate e in aree spesso sottoposte ad attività venatoria… Magari senza caccia gli orsi frequenterebbero queste aree. Quindi bisogna stare attenti a generalizzare a tutto l’areale dell’orso modelli costruiti su dati provenienti da piccole porzioni dello stesso.
Ancora: per costruire il modello sono state scelte solo le segnalazioni di orso da settembre a novembre. In realtà l’attività venatoria parte dal primo agosto con l’addestramento cani. Pertanto dovevano essere prese anche le segnalazioni di quel mese. Questi, però, sono dettagli, perchè alla fine le mappe sono molto simili a quelle già disponibili da anni.
Abbiamo anche appreso direttamente dal ricercatore coinvolto nell’elaborazione che questo nuovo modello è già disponibile per tutto l’areale. perchè non è stato usato mentre ci si è limitati a restringerne l’applicazione alla sola ZPE?

Alcuni partecipanti al TTR usano la parola “sperimentale” per definire il loro approccio. Ricordo che:
-i SIC sono stai individuati nel 1995 e la direttiva habitat, per la quale l’orso è addirittura specie prioritaria, è del 1992;
-per l’orso sono stati spesi dalla commissione europea circa 13 milioni di euro per prorgetti come LIFE ecc.;
-ci sono molti studi sull’orso e il problema della caccia al cinghiale era riconosciuto dagli anni ’90 nell’action plan europeo sulla specie;
-dal 2006-2007 in poi sono state inserite norme nel calendario venatorio più restrittive rispetto a quelle del calendario venatorio 2012-2013 (ad esempio, era vietata sic et simpliciter la braccata nei SIC).
-nel 2011-2012 il Comitato VIA della regione aveva deciso di chiudere la caccia a tutte le specie in tutta l’area del PATOM più idonea per l’orso fino al primo di novembre. Poi il Comitato, su pressioni dell’Ufficio caccia, era tornato sui suoi passi ma il TAR ha ripristinato la prima decisione con sentenza, grazie al ricorso del WWF.

Infine, l’orso è all’estinzione e non possiamo permetterci “sperimentazioni”. Spesso ricorre a questo aggettivo chi non ha solide argomentazioni per difendere le proprie posizioni e si rifugia nella “sperimentazione” dove è ammesso anche sbagliare per definizione. E’ un termine che usano, guarda caso, i giapponesi per definire la caccia alle balene: è una sperimentazione.
Qui gli enti sono chiamati a scelte precise e non hanno più possibilità di sbagliare sulla pelle dell’orso. L’orso si salva con scelte collegiali e non con scelte unilaterali come quelle fatte dal TTR. Diciamo che i partecipanti al TTR, in considerazione dei precedenti riguardanti proprio chi presiede il tavolo tecnico (ben due sconfitte al TAR e una addirittura in Corte Costituzionale che ha stabilito l’illegittimità dell’intero calendario venatorio 2010-2011)), e cioè, la Regione Abruzzo, avrebbero dovuto adottare un surplus di attenzione. Si è andati nella direzione opposta.

D: Quali sono le alternative che proponete? E’ possibile una mediazione con il mondo venatorio? Se sì, quale sarebbe nella fattispecie un percorso auspicabile per una mediazione con il mondo venatorio?

A.D.S.: “Qui non si parla di alternativa ma di rispetto delle leggi e del PATOM. In quell’accordo era prevista la definizione delle aree contigue dove possono andare a caccia solo i residenti. Dove sono? Ricordo che sono previste dalla legge sui parchi del 1991!
La mediazione è possibile solo se le scelte sono compatibili con la tutela del’orso. Intanto bisogna ridurre, e di molto, il numero di cacciatori che hanno accesso a queste aree. Devono essere residenti. In questo modo è possibile, anche grazie ai loro timori di non andare più a caccia a furia di ricorsi, organizzare corsi per insegnare forme di caccia meno impattanti, come quella da postazione fissa e carabina (e nelle aree meno idonee la girata). Anche sui cani da certificare per la girata un conto è sovrintendere migliaia di cacciatori rispetto a poche centinaia.
Sicuramente una chiusura dell’attività venatoria fino al primo novembre sarebbe comunque necessaria per vaste aree del PATOM. L’importante è però premiare i cacciatori residenti in questi territori. Cacci magari di meno ma cacci solo tu (e, in realtà, con la diminuzione del carico venatorio ci sarebbero più prede), questa potrebbe essere una delle soluzioni.”

lunedì 8 ottobre 2012

Caccia, Febbo: vi denuncio. Il Wwf: non vediamo l’ora!

L’assessore attacca Acerbo e ambientalisti: è legale sparare a cervi e caprioli L’associazione: Tar e Consulta contro di lui. Il sondaggio del Centro a quota 3mila


PESCARA. Mauro Febbo che dice: sto pensando di denunciare alla procura Maurizio Acerbo e gli ambientalisti. Acerbo che irride in dialetto pescarese all’assessore regionale alla caccia: «È andato in cascetta», scrive sulla sua bacheca di Facebook. Gli ambientalisti del Wwf che fanno sapere a Febbo che non vedono l’ora di essere denunciati per portare le carte che dimostrerebbero una gestione non corretta dell’attività venatoria in Abruzzo. E, come se non bastasse, Federcaccia nazionale avverte dal suo sito internet che il Centro ha lanciato un sondaggio in cui chiede ai lettori di dire se siano favorevoli o contrari alla caccia aperta anche a cervi e caprioli, invitando iscritti e simpatizzanti ad andare sul sito del nostro giornale e votare (sono circa 3mila i votanti finora).

Tutto nasce dall’avviso pubblicato, il 26 settembre scorso, sul Bura (Bollettino ufficiale della Regione Abruzzo) con cui la giunta regionale autorizza, per il futuro, in Abruzzo, la caccia anche a cervi e caprioli affidando alle Province il compito di mettere a punto appositi piani. E dalla denuncia di questa situazione fatta, tre giorni fa, dal consigliere regionale di Rifondazione comunista, Acerbo, e dal successivo annuncio da parte del Wwf Abruzzo della sua intenzione di ricorrere al Tar contro l’avviso.

Ieri, l’assessore Febbo è tornato alla carica contro i suoi critici. «Il consigliere Acerbo, supportato da Wwf e animalisti», dice l’assessore regionale,« continua nella sua opera di mistificazione dei fatti rappresentando agli organi di stampa situazioni assolutamente false, peraltro contraddette chiaramente da leggi e regolamenti esistenti».

«Se il consigliere Acerbo (il Wwf e gli animalisti) avesse letto con attenzione gli “Indirizzi” (l’avviso pubblicato sul Bura ndr)», aggiunge Febbo, «avrebbe ben compreso che gli stessi riguardano la gestione degli ungulati e non solo il prelievo. L’attività di gestione, che consiste principalmente nella rilevazione della distribuzione della popolazione e nei censimenti, com’è ovvio, va svolta su territori omogenei dove la specie vive, perché gli animali selvatici non conoscono confini amministrativi: è quindi necessaria un’azione congiunta di Regione, Province ed enti gestori delle aree protette, come gli Indirizzi chiaramente prevedono. Che poi la conservazione delle specie si realizzi all’interno delle aree protette, ove è vietata la caccia, mentre all’esterno si può esercitare il prelievo venatorio è già stabilito dalla normativa in vigore (la legge 394 del 1991 per le aree protette e la legge 157 del 1992 per la protezione della fauna ed il prelievo venatorio (la caccia ndr)) a cui gli “Indirizzi” sono conformi». «Mi chiedo allora, quando il consigliere Acerbo (il Wwf e gli animalisti) afferma che di fatto sarà aperta la caccia anche a cervi e caprioli e sarà affidato alle Province di autorizzare l’ingresso dei cacciatori in aree protette, se lo fa perché non ha assolutamente compreso la materia o perché volutamente manipola i fatti?».

Secondo l’assessore Febbo, è « evidente l’intento» di Acerbo, Wwf e animalisti di «strumentalizzare qualsiasi atto provenga dall’assessorato e dalla direzione all’Agricoltura e alla caccia, l’operato dei quali viene costantemente e puntualmente contestato come se vi fosse un’unica cabina di regia, attraverso atti o comunicati stampa che spesso e volentieri danno informazioni false, errate o infondate, al punto che gli uffici competenti stanno valutando la possibilità di un’eventuale segnalazione alla Procura della Repubblica».

Il Wwf, da parte sua, non si tira indietro e invita «caldamente l'assessore e i suoi uffici ad andare realmente in Procura auspicando che portino con loro le sentenze del Tar Abruzzo e della Corte costituzionale che negli ultimi anni hanno sonoramente bocciato la gestione venatoria dell'assessore, della giunta regionale e della regione. Così sarà più semplice per il giudice farsi un'idea dello stato della caccia in Abruzzo». Il Wwf conclude dicendo che «certo non si fa intimidire da tali affermazioni».

sabato 6 ottobre 2012

Il WWF a Febbo: vada!

COMUNICATO STAMPA DEL 06/10/2012 

Caccia a cervo e capriolo: Febbo annuncia un possibile esposto in Procura per le notizie diffuse dalle associazioni. 

Il WWF: vada! Capiamo il nervosismo, difficile spiegare ai cittadini abruzzesi che si vuole aprire la caccia a cervo e capriolo entro il 31/12/2013.

Se Febbo non lo fa, ci pensa il WWF a divulgare un significativo estratto delle sue decisioni.

Il WWF è appena venuto a conoscenza di alcune dichiarazioni dell'Assessore Febbo che, sulla questione della caccia al Cervo e al Capriolo, afferma “che gli uffici competenti stanno valutando la possibilità di un’eventuale segnalazione alla Procura della Repubblica” per denunciare quello che sarebbe un complotto organizzato da una “cabina di regia” che vorrebbe screditare l'assessorato. Il WWF invita caldamente l'Assessore e i suoi uffici ad andare realmente in Procura auspicando che portino con loro le sentenze del TAR Abruzzo e della Corte Costituzionale che negli ultimi anni hanno sonoramente bocciato la gestione venatoria dell'Assessore, della Giunta regionale e della regione. Così sarà più semplice per il giudice farsi un'idea dello stato della caccia in Abruzzo. Il WWF certo non si fa intimidire da tali affermazioni e si chiede se il Governatore Chiodi e gli altri membri della Giunta condividono i toni, i contenuti e i metodi di confronto usati dall'Assessore Febbo nella sua nota. E' evidente il tentativo di buttarla “in rissa” per far perdere di vista i reali contenuti della Delibera di Giunta Regionale che l'Assessore non riesce a rivendicare pubblicamente. Febbo sostiene, tra l'altro, che l'attività di gestione da lui promossa consisterebbe principalmente “nella rilevazione della distribuzione della popolazione e nei censimenti”. Visto che le parole scritte negli atti ufficiali sono spesso più chiare delle parole dettate ai giornali anche da autorevoli rappresentanti delle Istituzioni, pensiamo sia utile proporre un semplice estratto del provvedimento da cui si evince chiaramente che Febbo vuol far sparare a cervi e caprioli anche nelle aree protette con semplice autorizzazione delle province, il tutto entro il 31/12/2013. Per carità, sempre dopo i censimenti...Il WWF si opporrà a questa mattanza.

QUI SOTTO SIGNIFICATIVI ESTRATTI DEL DOCUMENTO APPROVATO DALLA GIUNTA:

Art.3 Il prelievo venatorio degli ungulati può essere effettuato esclusivamente con le seguenti modalità:
-Cinghiale: in forma collettiva, braccata e girata, in forma individuale con tecniche selettive o con altre forme; 
-Cervidi: esclusivamente in forma individuale con tecniche selettive, quali la cerca e l'aspetto, senza l'utilizzo dei cani, con esclusione di qualsiasi forma di battuta o braccata. E' ammesso l'utilizzo dei cani da traccia esclusivamente per il recupero di capi feriti. A tale scopo i cani utilizzati devono essere in possesso di specifica abilitazione rilasciata dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana – ENCI - e il conduttore deve essere in possesso del requisito di cui al successivo art. 5 comma 1 lett. f). 

Art.6 commi 3 e 4
3.Le Province adottano Piani di Prelievo Annuale per ciascuna delle specie di cervidi. 
4. I Piani di Prelievo Annuale devono contenere: a) i dati dei censimenti annuali; b) l’individuazione delle “aree di prelievo”; c) il numero dei capi oggetto di prelievo, suddiviso per specie, classi di sesso ed età; d) l’indicazione delle modalità e dei tempi di prelievo definiti coerentemente alle linee guida ISPRA e alla normativa vigente; e) le modalità di redazione della relazione finale sul risultato dei prelievi, che indichi: il numero dei capi abbattuti distinto per classi di età e sesso, la comparazione con il Piano di Prelievo Annuale autorizzato, i dati biometrici dei capi abbattuti e lo stato sanitario della popolazione. 

Art. 7 (Armi da impiegare per il prelievo in forma selettiva dei cervidi).
Il prelievo selettivo dei cervidi può essere effettuato utilizzando esclusivamente armi con canna ad anima rigata a caricamento singolo manuale, munite di cannocchiale di puntamento. 

Art.18 comma 4
I cacciatori a singolo possono operare in regime di normale attività venatoria nei territori espressamente previsti dalle Province; essi, inoltre, previa specifica autorizzazione delle Province, possono essere utilizzati per interventi di controllo numerico della specie al di fuori del periodo cacciabile anche nelle aree vietate alla caccia quali Istituti Faunistici, Parchi Naturali e simili, nel rispetto delle linee guida dell'ISPRA. 

Art. 21 (Norme finali) 1. Le Province predispongono o adeguano i propri regolamenti in materia di caccia alle presenti linee guida, entro il 31.12.2013; 

Febbo: non escludo di rivolgermi alla Procura della Repubblica


COMUNICATO STAMPA

CACCIA, FEBBO: NON ESCLUDO DI RIVOLGERMI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

L’Assessore regionale replica alla campagna denigratoria e alle notizie infondate sulle politiche venatorie

CHIETI 06/10/2012 – “Il consigliere Acerbo, supportato da WWF e animalisti, continua nella sua opera di mistificazione dei fatti rappresentando agli organi di stampa situazioni assolutamente false, peraltro contraddette chiaramente da leggi e regolamenti esistenti. L’Assessore regionale alla Caccia, Mauro Febbo torna a replicare alle critiche mosse alla politica venatoria abruzzese per fare alcune doverose precisazioni ma soprattutto per sgomberare il campo da ogni possibile dubbio.

“Gli “Indirizzi generali per la gestione delle popolazioni di cinghiale e principi generali per la gestione delle popolazioni di cervo e caprioli” – prosegue Febbo - approvati con delibera di G.R. n. 605 del 1/9/2011, come è chiaro anche dal titolo, non costituiscono regolamento, pertanto non devono essere sottoposti al vaglio del consiglio regionale.

L’articolo 2 della Legge Regionale 10/2004, Normativa organica per l'esercizio dell'attività venatoria, la protezione della fauna selvatica omeoterma e la tutela dell'ambiente, elenca chiaramente le funzioni amministrative degli organi regionali e precisa che il Consiglio regionale esercita le funzioni amministrative di programmazione e di coordinamento ai fini della pianificazione faunistico-venatoria, la Giunta regionale esercita le funzioni amministrative concernenti il controllo, i compiti d'indirizzo, di promozione, di divulgazione, di regolamentazione e coordinamento delle attività venatorie nonché il potere sostitutivo nei casi previsti dalla legge.

Trattandosi pertanto di indirizzi, l’organo competente alla loro adozione era ed è la Giunta Regionale, per cui non sussiste nessun problema relativo alla conformità all’articolo 13 dello Statuto, come denuncia Acerbo (il WWF e gli animalisti), creando un allarmismo ingiustificato circa la legittimità dell’operato della Giunta regionale e del sottoscritto.

Inoltre – sottolinea l’Assessore regionale - se il Consigliere Acerbo (il WWF e gli animalisti) avesse letto con attenzione gli Indirizzi, avrebbe ben compreso che gli stessi riguardano la gestione degli ungulati e non solo il prelievo. L’attività di gestione, che consiste principalmente nella rilevazione della distribuzione della popolazione e nei censimenti, com’è ovvio, va svolta su territori omogenei dove la specie vive, perché gli animali selvatici non conoscono confini amministrativi: è quindi necessaria un’azione congiunta di Regione, Province ed Enti gestori delle aree protette, come gli Indirizzi chiaramente prevedono.

Che poi la conservazione delle specie si realizzi all’interno delle aree protette, ove è vietata la caccia, mentre all’esterno si può esercitare il prelievo venatorio è già stabilito dalla normativa in vigore (la L. 394/91 per le aree protette e la L. 157/92 per la protezione della fauna ed il prelievo venatorio) a cui gli Indirizzi sono conformi. Inoltre, in relazione alla presunta azione di reintroduzione e ripopolamento della specie cinghiale che sarebbe “sottintesa” negli Indirizzi, anche in questo caso è la stessa L.R. 10/04 che esclude tale possibilità, come peraltro ricorda lo stesso Acerbo.

Mi chiedo allora, quando il consigliere Acerbo (il WWF e gli animalisti) afferma che di fatto sarà aperta la caccia anche a cervi e caprioli e sarà affidato alle Province di autorizzare l’ingresso dei cacciatori in aree protette (sic!!!!!), se lo fa perché non ha assolutamente compreso la materia o perché volutamente manipola i fatti?

Mi meraviglio anche di come Acerbo e gli altri sottoscrittori dell’istanza al Presidente del Collegio delle Garanzie Statutarie non siano a conoscenza delle più elementari nozioni di gerarchia delle fonti e ritengano che degli Indirizzi possano modificare la normativa nazionale e regionale esistente, quando gli stessi Indirizzi sono stati invece adottati nel rispetto e in conformità della normativa vigente. 

Infine, per quanto riguarda la mancata previsione di azioni di prevenzione dei danni alle colture e degli incidenti stradali negli Indirizzi, si ricorda che essi prevedono la predisposizione di un piano quinquennale di gestione, con il parere vincolante dell’ISPRA: l’adozione di misure idonee ed efficaci di gestione, comprese le azioni di prevenzione danni ed incidenti, non avviene con gli Indirizzi ma attraverso uno strumento operativo quale è il piano quinquennale.

È quindi evidente l’intento del Consigliere Acerbo (di WWF e animalisti) – conclude Febbo - di strumentalizzare qualsiasi atto provenga dall’Assessorato e dalla Direzione all’Agricoltura e alla Caccia, l’operato dei quali viene costantemente e puntualmente contestato come se vi fosse un’unica cabina di regia, attraverso atti o comunicati stampa che spesso e volentieri danno informazioni false, errate o infondate, al punto che gli uffici competenti stanno valutando la possibilità di un’eventuale segnalazione alla Procura della Repubblica. Si tratta di una soluzione estrema, contraria alla mia visione della politica e dell’attività amministrativa, ma che si potrebbe rivelare necessaria per ristabilire la verità ed una corretta visione dei fatti”.

venerdì 5 ottobre 2012

Caccia. Febbo, Acerbo mostra ignoranza

Pescara, 5 ott. Dall'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, riceviamo e pubblichiamo. "Al coro di proteste e attacchi pretestuosi nei confronti del lavoro della Giunta regionale e del sottoscritto mancava all'appello il sempre puntuale Maurizio Acerbo che però, ancora una volta, accecato dal suo fondamentalismo sbaglia completamente il tiro palesando una clamorosa ignoranza". "Nelle sue critiche, accessorie alla richiesta di parere al Collegio delle Garanzie Statutarie, sulla delibera sulla conformità all'articolo 13 dello Statuto, della deliberazione di giunta regionale n. 605, del 1 settembre 2011, ed il relativo Avviso "Indirizzi generali per la gestione delle popolazioni di cinghiale e principi generali per la gestione delle popolazioni di cervo e caprioli", Acerbo dimostra di non essere a conoscenza dei fatti e soprattutto degli atti. Eccomi quindi a dover rispondere ad un altro patetico attacco politico. Acerbo dovrebbe sapere che le linee guida (che non configurano un regolamento) sono state stilate di concerto con i tecnici e gli assessore al ramo delle quattro provincie, oltre un anno fa con un lavoro che si è protratto per diversi mesi. Le linee di indirizzo si sono rese necessarie per una corretta gestione delle popolazioni di ungulati (Cervo, Capriolo e Cinghiale), dalle Marche in su tutte le regioni hanno un regolamento appropriato. Tale linee di indirizzo permettono alle Province di predisporre dei propri regolamenti uniformi per tutto il territorio regionale in modo che sulla base di essi sia possibile una corretta gestione degli ungulati. Questo non significa, come strumentalmente inteso dal consigliere Acerbo, praticare abbattimenti più o meno indiscriminati sugli ungulati, soprattutto su cervi e caprioli, attualmente non cacciabili in Abruzzo, ma una corretta gestione delle popolazioni selvatiche ai fini di un equilibrato rapporto fra esse e le realtà agrosilvopastorali oltre che con le altre specie selvatiche. La gestione avviene correttamente quando: si conosce la consistenza delle popolazioni, la loro struttura (Classi di sesso e di età)e la dinamica delle stesse (censimenti); sono fissate le densità agrosilvopastorali (n. di individui presenti su un determinato territorio che sono compatibili con le attività agro-silvo-pastoral) e biologiche (n. individui in equilibrio con l'ambiente); sulla base dei suddetti elementi viene elaborato un piano di gestione pluriennale che comprende le indicazioni per una corretta gestione delle specie interessate, ed è attivabile solo dopo parere obbligatorio e vincolante dell'ISPRA. Poiché al momento nessuna forma di gestione come sopra indicata viene effettuata (non si conosce neanche a livello di stima la consistenza di tali animali sul territorio, anche per atteggiamenti non sempre disponibili da parte dei soggetti gestori delle aree protette),in regione si pagano oggi circa 4 milioni all'anno per danni all'agricoltura ed alla zootecnia. Tutto questo potevamo, e dovevamo, farlo da 10 anni per essere pronti ad affrontare con soluzioni i problemi, come le altre regioni del centro-nord hanno fatto". "Il consigliere Acerbo poteva anche risparmiare il demagogico richiamo al Bambi, in quanto tutto il mondo scientifico, tecnico ed agricolo, oltre che venatorio, conoscono bene e da anni la realtà che non consente la fucilazione dei predetti peluche. Le linee guida destinano ampio spazio alla formazione ed acculturamento degli operatori del settore (cacciatori, agricoltori, tecnici e volontariato). Riguardo poi alla boutade del ripopolamento di cinghiali solo un'estrema disinformazione può esserne la causa. In Abruzzo non è consentito dalle leggi vigenti, e di fatto non praticato da almeno 20 anni. Per venire incontro alla confusione del collega Acerbo voglio comunicargli che il personale tecnico della Direzione è disponibile ogni momento per illustrare la realtà delle cose".
(REGFLASH) US/121005

Caccia a cervo e capriolo e non solo.... in Abruzzo si vuole far sparare anche in parchi e riserve!

COMUNICATO STAMPA WWF ABRUZZO DEL 5/10/2012


Caccia a cervo e capriolo e non solo.... in Abruzzo si vuole far sparare anche in parchi e riserve!


Il WWF al TAR contro il regolamento regionale approvato dalla Giunta Chiodi.


Atto contro la sensibilità della stragrande maggioranza degli abruzzesi, un provvedimento illegittimo che sfida in maniera pasticciata le norme nazionali sulle aree naturali protette.

Il WWF esprime la propria ferma opposizione al provvedimento varato dalla Giunta Chiodi volto ad introdurre per la prima volta in Abruzzo, la regione dei parchi, la caccia al cervo e al capriolo.
Non solo! Il nuovo regolamento demanda alle province la possibilità di autorizzare l’ingresso dei cacciatori nelle aree protette come parchi e riserve!
Il WWF, non appena letto il regolamento pubblicato sul BURA, ha iniziato a lavorare ad un ricorso al TAR per cancellare questo atto che è contrario alla sensibilità verso l’ambiente che in questi decenni è cresciuta nei cittadini abruzzesi. Ricordiamo che già nel 2004 l’allora assessore Sciarretta provò ad aprire la caccia al cervo e al capriolo. 
In poche settimane il WWF raccolse nelle piazze della regione ben 15.000 firme di abruzzesi indignati per questa ipotesi e l'allora governo regionale fece dietrofront.
Il Regolamento ora approvato contiene numerose illegittimità.
Una vera e propria enormità appare il maldestro tentativo di andare addirittura contro la Legge quadro nazionale n. 394/91 sulle aree naturali protette, che assegna esclusivamente agli enti gestori la potestà di autorizzare, in situazioni estreme, piani di abbattimento.
Il Regolamento, pur richiamando all’inizio la stipula di generici accordi con le aree protette, alla fine nell’articolato delega esclusivamente alle Province la possibilità di autorizzare i cacciatori ad entrare nei parchi per sparare, il che, oltre che inaccettabile, è anche palesemente illegittimo! Ci sono, inoltre, plurime violazioni della stessa Legge regionale sulla caccia n. 10/2004 che in alcune parti verrebbe addiritturainnovata dalla Giunta senza passare per il Consiglio!
È stupefacente che nel regolamento per la gestione di queste specie non si citino affatto le efficaci misure di prevenzione di eventuali danni a colture (recinzioni elettrificate; dissuasori olfattivi ecc.) e per gli incidenti stradali (catarifrangenti speciali, anche con emissioni sonore, per spaventare gli animali per non fare attraversare le strade).
Purtroppo in Abruzzo sono adottati, con successo, esclusivamente da alcune aree protette mentre la Regione non solo latita completamente, ma ora si dimentica addirittura di citarli!

A nulla vale il tentativo di minimizzazione operato dalla Regione sulla estrema gravità di questo Regolamento. L’atto adottato dalla Giunta parla espressamente di abbattimenti di cervidi in tutto il Titolo II non a caso intitolato “Gestione faunistico-venatoria dei cervidi”! E l’articolo 6 descrive puntualmente come si autorizzerà l’abbattimento di questi animali mentre l’articolo 7 è dedicato al tipo di armi da usare.

Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo: “Il Governo Chiodi ha preso un incredibile abbaglio, con un provvedimento inviso alla stragrande maggioranza dei cittadini di ogni colore politico. Il Cervo e il Capriolo sono i beniamini delle famiglie di turisti che in ogni stagione affollano le nostre montagne e i nostri parchi. I visitatori si aspettano di poter vedere grandi animali nelle aree protette. Considerata la difficoltà di osservare lupi e orsi, la presenza di cervi e caprioli diviene uno degli spettacoli più apprezzati. Basta andare nei social network per verificare la popolarità di queste specie, tanto che vi sono diverse cooperative e operatori economici che ne promuovono l’osservazione in natura. L’emozione che suscita l’incontro con i branchi di cervi durante un’escursione diviene così un’esperienza indimenticabile per migliaia di visitatori ogni anno. 
L’apertura della caccia, oltre a diminuirne il numero, renderebbe gli animali molto più sospettosi e, quindi, meno osservabili. La situazione nelle Alpi, dove Cervo e Capriolo si cacciano tradizionalmente, è 
completamente diversa da quella dell’Appennino centrale perché nella nostra regione, al contrario del Nord Italia, le due specie si erano estinte tantissimi anni fa e solo la reintroduzione avvenuta nel Parco d’Abruzzo negli Anni ‘70 ha portato alla rinascita di una popolazione. 
La sensibilità dei cittadini nei confronti di questi animali è cresciuta di pari passo con quella verso le aree protette. Cervo e Capriolo furono reintrodotti proprio per ricreare la catena alimentare spezzata dall’uomo tanti decenni or sono, riportando sulle montagne le prede di orso e lupo. Il divertimento di pochi non può imporsi sulla sensibilità della stragrande maggioranza degli abruzzesi. Il WWF per questo plaude al ricorso presentato dai consiglieri regionali di opposizione davanti al Collegio per le Garanzie Statutarie del Consiglio e conferma che farà ogni azione possibile, anche attraverso le vie giudiziarie, per annullare questo vergognoso provvedimento”.