giovedì 25 febbraio 2021

Terreni agricoli esclusi alla caccia in Abruzzo. La Regione ammette l’errore

COMUNICATO STAMPA DEL 24 FEBBRAIO 2021 

Terreni agricoli esclusi alla caccia in Abruzzo 

La Regione ammette l’errore e comunica modalità per esercitare questo diritto 

Il WWF: “Ci sono voluti sei mesi per poter ottenere il rispetto della legge!” 

 


In questi giorni i cittadini che avevano fatto richiesta alla Regione Abruzzo di poter sottrarre alla caccia il proprio terreno o fondo agricolo, alla luce dell’approvazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale, hanno ricevuto una comunicazione dal Dipartimento Agricoltura che, finalmente, consente di poter esercitare tale diritto (senza la costruzione di muri o recinti, ma solo con apposizioni di tabelle) che inizialmente l’Ente aveva arbitrariamente negato a tutti. 


Evidentemente le diffide che i cittadini abruzzesi avevano inviato, a seguito del primo diniego ricevuto, hanno sortito effetto: la Regione Abruzzo si è resa conto di aver commesso un grave “errore” ed è tornata ad applicare la norma. 

Il WWF Abruzzo aveva lanciato una campagna web subito dopo l’approvazione del Piano faunistico-venatorio per evidenziare come si potesse finalmente esercitare il diritto di far escludere dalla caccia il proprio terreno.  

Sono ormai tanti i cittadini che segnalano il fastidio arrecato loro dai cacciatori che arrivano a ridosso delle abitazioni creando non pochi disagi a chi vive, lavora o vuole semplicemente passeggiare nei suoi terreni. È assurdo che quello che può essere vietato a un escursionista, sia invece consentito ad una persona armata di fucili estremamente pericolosi, come dimostrano le decine di vittime della caccia che si registrano ogni anno.   

Dichiara Claudio Allegrino, coordinatore delle Guardie Giurate Volontarie del WWF Abruzzo: “La Regione Abruzzo ha ostacolato in ogni modo l’esercizio di questo diritto, ovvero quello di poter impedire la caccia sul proprio territorio: al contrario di altre Regioni non ha provveduto a pubblicizzare quanto previsto dalla legge, non ha predisposto spazi sul sito web istituzionale con riferimento alle modalità, alle disposizioni generali e alle condizioni di ammissibilità riferite alle richieste di sottrazione dei fondi agricoli all’attività venatoria, non ha indicato a quale Servizio dovesse essere presentata la richiesta, non ha reso disponibile la modulistica, ma anzi ha inviato ai cittadini che avevano fatto regolare richiesta di interdizione alla caccia dei propri terreni, lettere fuorvianti con riferimenti normativi sbagliati”. 

“Le nostre doglianze - aggiunge Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo, - anche questa volta si sono dimostrate corrette. Dispiace constatare come la materia venatoria e quella sulla tutela della fauna selvatica vengano ancora oggi considerate dall’Amministrazione regionale come affare di pochi e non di interesse comune. Già da settembre 2020 il WWF Abruzzo ha chiesto alla Regione di applicare la legge sul divieto di caccia sui propri terreni: ci sono voluti 6 mesi per poter ottenere tale diritto, chiaramente sancito dalla normativa nazionale”. 

Il WWF Abruzzo si riserva comunque di ricorrere a ulteriori iniziative per tutelare gli interessi dei cittadini che vogliono esercitare il proprio diritto di non vedere cacciatori sui propri terreni. I tempi e le condizioni richiesti per inviare la documentazione appaiono infatti ben poco funzionali e non compatibili con l’esercizio di un diritto riconosciuto dalla legge. 


 

giovedì 11 febbraio 2021

Chiude finalmente domani la stagione venatoria 2020/21. Il WWF: Confermata dal Covid la forte influenza dei cacciatori sulla politica

Comunicato del 9 febbraio 2021

Tanti gli incidenti gravi, quattro in Abruzzo con due morti, per una pratica pericolosa e inutile

Chiude finalmente domani la stagione venatoria 2020/21


Il WWF: “Confermata dal Covid la forte influenza dei cacciatori sulla politica mentre ISPRA ribadisce l’inutilità della caccia in braccata per limitare i danni da cinghiale. La questione ancora irrisolta della chiusura dei fondi agricoli prevista dalla legge 157/95: la Regione è in errore”

Domani, 10 febbraio, sarà l’ultimo giorno della stagione venatoria 2020/2021: la Regione infatti, dopo aver esteso di un mese la caccia al Cinghiale, con una ulteriore proroga ha scelto di far sparare al Colombaccio anche nella prima decade di febbraio. La pandemia in corso ha confermato quanto sia forte l’influenza del mondo venatorio sulla politica. In Abruzzo, come in diverse altre regioni, sono state emanate ordinanze per permettere anche durante le fasi di lockdown lo spostamento dei cacciatori oltre i confini comunali. Questi provvedimenti, in contrasto con i DPCM emanati per arginare l’emergenza sanitaria, hanno creato vere e proprie disparità di trattamento tra i “normali” cittadini, costretti a rimanere a casa, e i cacciatori, liberi di muoversi mettendo a rischio la salute di tutti.

L’Abruzzo e le altre regioni di fatto hanno aggirato le restrizioni in vigore con l’infondata motivazione di uno “stato di necessitaÌ per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture e il potenziale pericolo per la pubblica incolumità”, dimenticando che la caccia è un’attività ludica il cui esercizio spesso contrasta con le esigenze di tutela degli agricoltori e con la gestione faunistica che la legge affida allo Stato e non ai cacciatori. La strumentalità di questi atti è stata resa ancor più evidente dal fatto che con questa motivazione si è autorizzato l’esercizio della caccia anche, per esempio, agli uccelli migratori o agli uccelli acquatici che di certo non determinano danni o pericoli per l’incolumità pubblica.

Con la stessa motivazione è stata autorizzata la caccia ai cinghiali in braccata: una modalità che, oltre a rendere di fatto impossibile il rispetto delle norme anti-Covid, ha effetti deleteri sul controllo della specie (con aumento dei danni, per dispersione dei branchi, e delle popolazioni per anticipo della maturità sessuale nelle femmine), come recentemente ribadito anche dall’ISPRA, in coerenza con numerose pubblicazioni scientifiche in materia, in un parere rilasciato sulla proroga al calendario venatorio proprio della Regione Abruzzo.

Unico elemento positivo l’approvazione, dopo anni di colpevole ritardo, del Piano Faunistico Venatorio Regionale: un Piano che ha tuttavia enormi limiti perché tutto spostato sugli interessi del mondo venatorio. A seguito dell’approvazione di tale Piano, il WWF Abruzzo ha condotto una campagna per ricordare che i cittadini possono veder riconosciuto il diritto a vietare la caccia sul proprio terreno. Purtroppo la Regione Abruzzo ha risposto ai tanti che hanno fatto richiesta per esercitare tale diritto, di recintare o costruire muri lungo tutto il perimetro della proprietà, con evidente esborso di ingenti capitali. Nella nota di risposta la Regione ha citato erroneamente un articolo della legge sui cosiddetti “fondi chiusi”, ma i cittadini hanno invece il diritto di vietare la caccia in base all’art. 15, commi 3 e 5, L. 157/92, che in occasione dell’approvazione di un nuovo Piano Faunistico Venatorio prevede che si possa ottenere la chiusura dei propri fondi alla caccia con la sola apposizione di tabelle, senza altri costi o oneri. Agli oltre 40 abruzzesi che si sono rivolti al WWF Abruzzo fornendo copia delle domande inviate alla Regione, l’associazione sta fornendo indicazioni su come vedere riconosciuto il proprio diritto.

Da ultimo non va dimenticato il pesante costo in vite umane che si registra anche quest’anno a livello nazionale e che ha coinvolto non solo i cacciatori, ma anche persone estranee, a conferma della pericolosità sociale di questa pratica. In Abruzzo, purtroppo, abbiamo avuto almeno quattro casi legati alla stagione venatoria: un incidente nel territorio di Montebello di Bertona dove un uomo uscendo di casa è stato ferito a una gamba da un colpo di fucile sparato da un anziano cacciatore a circa 200-250 m di distanza; un cacciatore di Tornimparte ferito durante una battuta al cinghiale; un cacciatore di Cappelle sul Tavo che si è ucciso inciampando nel proprio fucile; un incidente mortale che ha coinvolto un cercatore di tartufi di Gessopalena raggiunto da un colpo sparato da cacciatori che partecipavano a una battuta al cinghiale.

WWF Italia ONLUS, Abruzzo
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