mercoledì 30 aprile 2014

Regione Abruzzo: emendamenti Acerbo-Caporale stoppano il Regolamento sugli ungulati

EMENDAMENTI ACERBO-CAPORALE STOPPANO PIANO DEMANIALE MARITTIMO E REGOLAMENTO CACCIA
PER NOI BISOGNA TUTELARE SPIAGGE E VISTA MARE, NO ALLA CACCIA DI CERVI E CAPRIOLI, MASSIMA ATTENZIONE PER L'ORSO

Salutiamo positivamente l'approvazione del provvedimento per i malati oncologici che è frutto dell'impegno e della costante pressione dell'opposizione. Meno condivisibile la modalità demagogica di taglio delle tasse. Su altre materie abbiamo dovuto porre un freno alle iniziative della maggioranza.

Siamo stati costretti a presentare 1000 emendamenti ostruzionistici per bloccare il nuovo Piano Demaniale Marittimo e rinviarne l'esame alla prossima legislatura come richiesto dalle associazioni ambientaliste.

E' inaccettabile che venga presentato all'ultimo momento come marchetta elettorale uno strumento di pianificazione così importante.
La politica di centrodestra e centrosinistra ha già causato la cementificazione delle spiagge e la perdita della vista mare in gran parte delle città abruzzesi. Non e' tollerabile che uno strumento dipianificazione di questo genere venga proposto all'ultimo momento senza il dovuto approfondimento. Non rinunciamo alla battaglia per difendere la spiaggia che e' un bene comune. Il PDM di cui abbiamo bisogno deve contenere norme per recuperare la vista mare e riqualificare le nostre spiagge.
Le spiagge abruzzesi sono state deturpate fin troppo, l'attività degli operatori economici va contemperata con la tutela delle spiagge quali bene demaniale, a partire dalla tutela paesaggistica e dal recupero della vista mare fino alla disponibilità di spiagge libere.
Noi non abbiamo pregiudizi e siamo disponibili a un confronto ma riteniamo illegittimo e scorretto che si porti il piano in Consiglio ora.
Se il centrodestra e il PD condividono questo Piano, noi riaffermiamo il nostro sostegno ai rilievi delle associazioni ambientaliste perchè nel 2014 non si può pensare di consentire ulteriori ampliamenti degli stabilimenti balneari nelle località dove è più forte la cementificazione come a Pescara.
Troviamo inoltre incredibile che siano stati presentati emendamenti ad personam per sanare abusi.

Oggi ci è toccato stoppare per l'ennesima volta il regolamento sugli ungulati contro il tentativo di aprire la caccia a cervi e caprioli.
Abbiamo ribadito inoltre che vanno previste precise norme per salvaguardare l'orso.

Con noi in Consiglio queste cose non passano.

Maurizio Acerbo,
candidato Presidente "Un'altra regione"

Walter Caporale,
consigliere regionale

martedì 29 aprile 2014

Regolamento ungulati Abruzzo: "vergognosa marchetta elettorale a danno del patrimonio faunistico"

ASSOCIAZIONE ANIMALISTI ITALIANI ONLUS 

COMUNICATO STAMPA DEL 29 APRILE 2014



ABRUZZO – REGOLAMENTO ABBATTIMENTO CERVI, CAPRIOLI E CINGHIALI.

IL VOTO DEFINITIVO NELL’ULTIMA SEDUTA DEL 29 APRILE, PRIMA DELLE ELEZIONI DEL 25 MAGGIO PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO REGIONALE.


CAPORALE: “Regolamento Ungulati – Vergognosa Marchetta Elettorale a danno della Patrimonio Faunistico. Chiederò il ritiro della Legge e in alternativa ostruzionismo con 1100 emendamenti, il mio voto contrario e ricorsi alla Corte Costituzionale e alla Corte dei Conti”.

Roma, 29 aprile 2014 – Ultima seduta del consiglio regionale abruzzese prima del voto del 25 maggio. Nel calderone tutte leggi “marchette elettorali” e non poteva mancare quello dedicato al voto dei cacciatori che contano in Abruzzo 16.000 unità.

Dichiarazione di Walter Caporale, Capogruppo al Consiglio regionale e Presidente dell’Associazione “Animalisti Italiani Onlus”:

"La Regione Abruzzo, Regione Verde dei Parchi, si appresta ad approvare un regolamento di Giunta in materia di gestione degli Ungulati: Caprioli, Cervi e Cinghiali. Un regolamento che vedrà il voto contrario del sottoscritto a meno che non si decida di ritararlo dall’ordine del giorno della seduta che prevede numerose leggi dell’ultim’ora. In caso di voto inizierò la mia ultima e lunga attività di ostruzionismo con la discussione di 1.100 emendamenti.

Questo regolamento sarà oggetto di Ricorso alla Corte Costituzionale e alla Corte dei Conti per il semplice motivo che all’interno non si tiene conto dei regolamenti a tutela dell’Orso Marsicano (PATOM - Piano d'Azione per la Tutela dell'Orso Marsicano), dei Fondi Europei che questa Regione percepisce per la tutela e la conservazione della specie, nonché del danno Patrimoniale alla Fauna Locale. Il sottoscritto in qualità di Presidente dell’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” ha già dato mandato all’ufficio legale di procedere con i ricorsi e le denunce del caso e soprattutto di provvedere all’individuazione dei responsabili di tale inopportuno regolamento che sta colpendo duramente la Regione dei Parchi e gli animali Protetti.

Un regolamento che rimanda ai cacciatori, che gestiscono gli Ambiti Territoriali di Caccia –ATC-, la gestione degli ungulati. E’ come raccomandare le “pecore al lupo”, naturale predatore. Innaturale è invece cedere la gestione della fauna selvatica ai cacciatori. Innaturale è chiamare un regolamento concepito per i cacciatori un Piano di Gestione della Fauna. Innaturale è, ancora una volta, osservare la solerzia con cui questa Giunta e questo Consiglio, in maniera trasversale, riesca ad approvare un documento che non è altro che una marchetta elettorale e non sia stato mai tanto solerte per rilanciare l’economia, l’occupazione e neanche tanta solerzia si è ravvisata quando i cittadini abruzzesi hanno gridato un chiaro e forte no alle attività petrolifere di cui la Regione è minacciata.

All’interno del regolamento ci sono troppi punti inaccettabili frutto di accordi con i cacciatori più che di evidenza scientifica:

1. Uno dei punti centrali e prioritari è che secondo l’articolato, la gestione degli ungulati selvatici nelle aree protette nazionali e regionali è concordata ed attuata congiuntamente dagli Enti gestori delle aree protette, dalle Amministrazioni Provinciali e dagli ATC. Non è accettabile (e illegittimo sul piano del diritto) che enti con competenza sub-regionale abbiano competenza su aree dichiarate per legge di importanza nazionale o regionale.
2. Totale azzeramento del PATOM - Piano d'Azione per la Tutela dell'Orso Marsicano – 
3. Come ESIGE il PATOM - punto 5 del PATOM sottoscritto - e, cioè, il divieto di braccata per tutte le aree importanti per l'orso (il CORE RANGE del PATOM + tutti i SIC in cui è presente l'orso) in cui si deve fare solo la girata/caccia di selezione con numero limitato delle squadre (no fino a 80ncaccaitori, ma 15 al massimo);
4. Inoltre vengono assimilati a "normali" zone di caccia tutti i SIC esterni alla Zona di Protezione Esterna del PNALM ma importantissimi per l'Orso (basta citare i Simbruini!).
5. Bisogna chiarire che, nelle more dell’approvazione del Piano Faunistico Venatorio, i piani devono essere sottoposti a Valutazione di Incidenza Ambientale di cui al DR:357/97 non solo per gli effetti sull'Orso ma anche sulle altre specie (Lupo), sia per quanto riguarda la sottrazione di prede potenziali, sia per gli aspetti sanitari (si veda la questione delle vaccinazioni dei cani), sia per gli aspetti di disturbo, sia per quanto riguarda le potenziali uccisioni per sbaglio;
Un regolamento che nei tempi, nei luoghi e nelle modalità non rispetta nessun precetto di tutela e conservazione delle specie Orso e Lupo. Un regolamento che annuncia lo sterminio ingiustificato di cervi e caprioli e una scellerata gestione dei cinghiali ad uso e consumo dei cacciatori e degli ATC. 
Ribadisco il voto contrario e il ricorso alla Corte Costituzionale e alla Corte dei Conti, salvo decisione di ritirare il regolamento in via definitiva”.

venerdì 18 aprile 2014

Abruzzo, si vota a fine aprile per cacciare cervi e caprioli Rewilding Apennines: tempi non maturi, ma possibile in futuro


Secondo Rewilding Apennines il regolamento proposto rischia di minacciare i delicati equilibri naturali, nonchè il turismo che va potenziandosi. Possibile un'apertura in futuro


Abruzzo – E’ stata rimandata alla fine di aprile, per lunedì 28, la votazione in commissione regionale del regolamento sulla caccia agli ungulati (Cinghiale, Cervo e Capriolo). Gli ambientalisti, Salviamo l’Orso, Touring Club, Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS, L.I.P.U. e ALTURA, hanno definito l’operazione “una sveltina elettorale.” Il regolamento è fortemente voluto dall’ala destra del consiglio, appena prima delle elezioni, e sembrerebbe favorire le lobby dei cacciatori. Consentirebbe di sparare a cervi e caprioli e di cacciare il cinghiale con metodi vietati nel PATOM, il Piano firmato dalla Regione Abruzzo per la tutela dell’orso marsicano. Secondo Alberto Zocchi, presidente di Rewilding Apennines, i tempi non sono ancora maturi per consentire la caccia a cervi e caprioli, le cui popolazioni sono ancora in via di espansione e consolidamento e che rappresentano un’importante attrazione turistica così come l’orso marsicano, che va tutelato con metodi di caccia al cinghiale adeguati.

La schizofrenia della Regione Abruzzo continua: anche se pressata su diversi fronti, (sull’eolico, dopo avere ricevuto una moratoria dall’ONU, ha approvato ieri una legge che tutela i rapaci, e sulle trivelle petrolifere della piattaforma Ombrina, ha constatato il parere negatico del TAR), il consiglio regionale ha evidente difficoltà a fare della natura un perno importante della sua visione politica. E così alla fine del mese si appresta a votare un regolamento che favorisce moltissimo i cacciatori e molto meno gli ecosistemi che dovrebbero rappresentare un asset importante dell’economia regionale. E le motivazioni addotte fanno acqua da tutte le parti, secondo gli ambientalisti. Rewilding Apennines è una neonata associazione, che fa capo alla più grande Rewilding Europe. Obiettivo di questa associazione è cogliere nella natura selvaggia un’opportunità per “fare economia”. La caccia non è esclusa, ma solo in un futuro più o meno prossimo. Oggi i tempi non sono maturi e le motivazioni per l’adozione di questo regolamento non sono valide.

“La principale motivazione addotta dall’Assessore Febbo per giustificare l’apertura della caccia al cervo è la presunta competizione con il camoscio d’Abruzzo,”spiega il presidente Zocchi. “Considerato che la sua presenza ricade esclusivamente all’interno di aree protette, la gestione del cervo e una sua eventuale selezione o limitazione dovrebbero ricadere nelle attività di gestione degli Enti Parco, senza alcun coinvolgimento del mondo venatorio in generale”.

Inoltre secondo Zocchi i dati relativi alle popolazioni di ungulati non sono aggiornati e comunque “i valori di densità ‘ottimale’ riportati come riferimenti nel regolamento appaiono decisamente bassi e non riferiti a dati aggiornati sulla attuale distribuzione, densità e eventuale impatto su altre specie o sugli habitat.”

Rewilding Apennines si adopera per riqualificare le aree di connessione ecologica tra le grandi aree protette in modo da creare un’unica realtà, connessa ed ecologicamente funzionale, così come indicato nel piano per la tutela dell’orso marsicano: la finalità è anche quella di potenziare il turismo.




La possibilità di sparare ora a cervi e caprioli andrebbe contro il progetto dell’associazione che sta“sta avviando un processo di promozione di attività turistiche di alta qualità, con un target prevalentemente internazionale e specializzato”, spiega Zocchi. “Appare evidente come una alta densità di fauna selvatica e la tranquillità delle aree circostanti le aree protette e delle aree di collegamento ecologico siano i presupporti per permettere gli investimenti necessari per sviluppare tali attività turistiche.”

Quindi il regolamento oggi, così come è stato proposto non funziona, perchè non tiene “in considerazione le esigenze di conservazione delle specie a livello, almeno, regionale, ed il valore potenziale e attuale della fauna selvatica nello sviluppo socio economico, con particolare attenzione al turismo naturalistico.”

Questo però non vuol dire che la caccia agli ungulati dovrà essere sempre vietata. Spiega Zocchi che“in un futuro più o meno prossimo potrà probabilmente essere possibile aprire l’attività venatoria su cervo e capriolo. Appare tuttavia evidente come ciò debba essere gestito in modo coordinato a livello regionale, sulla base di una conoscenza aggiornata e puntuale e tenendo conto dei valori aggiuntivi della fauna selvatica, non relativi alla caccia. Una caccia di tipo trofeistico sul cervo può rappresentare una ulteriore fonte di reddito per le comunità locali e va per questo tenuta in considerazione.”

Ma alcune garanzie devono restare: “Un’apertura in questo senso è perciò accettabile”, conclude Zocchi, “a patto che siano chiaramente delineate le tappe necessarie per creare una prospettiva di questo genere, che siano garantite appropriate tutele nelle aree strategiche per la conservazione delle specie e che i diversi valori rappresentati dalla fauna selvatica (venatorio, turistico, ecologico, culturale e conservazionistico) siano opportunamente tenuti in considerazione.”
A questo, spiega Zocchi, il team di Rewilding Apennines sta già lavorando.

lunedì 14 aprile 2014

Abruzzo. Cervo e capriolo utili all'economia turistica solo se rimangono vivi!

COMUNICATO STAMPA DEL 14/04/2014 


ARRIVA LA SVELTINA ELETTORALE CONTRO L'ORSO BRUNO, ALTRO CHE ACCORDO PATOM E IMPEGNO DELLA REGIONE! 

LA REGIONE PROVA AD ABBASSARE LE TUTELE PER L'ORSO SU AMPI TERRITORI E AD APRIRE LA STRADA ALLA CACCIA A CERVO E CAPRIOLO 

CERVO E CAPRIOLO UTILI ALL'ECONOMIA TURISTICA, SOLO SE RIMANGONO VIVI! 

“Ancora contro l'orso: altro che impegno per l'Orso, qui la Regione Abruzzo si attiva solo per fare gli interessi dei cacciatori a sfavore della specie simbolo della regione riducendone le tutele” è duro il commento di Salviamo l'Orso, Touring Club, Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS, L.I.P.U. e ALTURA. 

Domani torna in commissione regionale il regolamento sulla caccia agli ungulati (Cinghiale, Cervo e Capriolo) che non solo non cita neanche il PATOM, l'accordo firmato dagli enti compresa la regione per la tutela dell'Orso ma addirittura ne diminuisce le tutele. 

Uno dei problemi più importanti per l'orso è il disturbo di una forma di caccia, la “braccata”, in cui decine di cani si lanciano dietro ai cinghiali spingendoli verso i cacciatori. Un disturbo insopportabile per l'orso in un periodo molto delicato come quello che precede il letargo, importante per gli animali che devono alimentarsi tranquillamente per accumulare energie per poter passare l'inverno. Il punto 5) dell'accordo Patom, sottoscritto dalla Regione Abruzzo, prevede quanto segue (si allega integralmente il testo): 


2.2. Schema della strategia di conservazione 
5) Attività venatoria: il potenziale impatto delle attività venatorie dirette sull’orso è limitato ad una pratica venatoria, la caccia al cinghiale in braccata. E’ necessario che questa pratica sia progressivamente vietata in tutto l’areale dell’orso, partendo immediatamente con le aree critiche di presenza. Restano invece ampiamente accettabili e talvolta anche espandibili le altre forme di caccia (girata al cinghiale, carabina su altri ungulati, ecc.), eventualmente contrattando flessibilità locali e limitate nel tempo per proteggere situazioni temporanee di criticità. 

Pertanto la braccata doveva essere vietata “immediatamente” dalle aree critiche di presenza per poi estendere il divieto “progressivamente” a tutto l'areale dell'Orso, sostituita dalla meno impattante tecnica di caccia al cinghiale detta Girata (che utilizza 1-2 cani particolarmente addestrati tenuti al guinzaglio). Il PATOM è stato sottoscritto da ben 4 anni! 

L'areale dell'orso va ben oltre il Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise e la sua Zona di Protezione Esterna, interessando vasti territori verso i Simbruini, l'area del Sirente-Velino, il Genzana e la Majella. Per la sopravvivenza della popolazione appenninica di orso è fondamentale garantire la connessione tra queste aree con corridoi ecologici facilmente utilizzabili dalla specie durante l'anno. 

Invece nel Regolamento la Girata viene relegata alla sola Zona di Protezione Esterna del PNALM; dimenticando enormi territori in cui l'Orso è presente (basterà citare i Simbruini). La proposta “dimentica” i Siti di Interesse Comunitario in cui è presente l'Orso, facendo fare addirittura un passo indietro rispetto ai calendari venatori degli ultimi anni. 

Si dovrebbe prevedere, come esige il PATOM il divieto di braccata per tutte le aree importanti per l'orso (la cosiddetta “Core area” così come definita dal PATOM, oltre a tutti i SIC in cui è segnalata la sua presenza), in cui il cinghiale dovrebbe essere cacciato esclusivamente con la girata oppure, ancora meglio, con la caccia di selezione da appostamento. 

Nel Regolamento bisogna chiarire che, nelle more dell'approvazione del Piano Faunistico Venatorio, i piani devono essere sottoposti a Valutazione di Incidenza Ambientale di cui al D.P.R. 57/97 non solo per valutare gli effetti sull'orso ma anche il disturbo sulle altre specie (Lupo), sia per quanto riguarda la sottrazione di prede potenziali, sia per gli aspetti sanitari (si veda la questione delle vaccinazioni dei cani da caccia per malattie trasmissibili agli animali selvatici protetti), sia per gli aspetti di disturbo, sia per quanto riguarda le potenziali uccisioni per errore. 

Per quanto riguarda Cervo e Capriolo, l'approccio dei proponenti è volto a "spezzettare" le competenze a livello provinciale e sub-proviciale (ATC), perdendo del tutto la visione a livello regionale di cosa accade a queste specie e permettendo poi l'apertura alla caccia attraverso un semplice tratto di penna sul prossimo Calendario venatorio Regionale. Va anche qui sottolineato che la gestione degli ungulati selvatici nelle aree protette nazionali e regionali non può essere "concordata ed attuata congiuntamente dagli Enti gestori delle aree protette, dalle Amministrazioni Provinciali e dagli ATC". Non è infatti è accettabile (e probabilmente illegittimo sul piano del diritto) che enti con competenza sub-regionale abbiano competenza su aree dichiarate per legge di importanza nazionale o regionale. 

Secondo le associazioni bisogna che : 

a)i piani di gestione di cui all'art.6 della proposta non possono comunque portare all'apertura dell'attività venatoria a Cervo e Capriolo e devono essere esclusivamente propedeutici alla redazione del Piano Faunistico venatorio Regionale in cui dovrebbero confluire al fine di definire la densità presenti e ottimali e approfondire la questione dei danni. E' necessario, infatti, avere una visione complessiva a scala regionale della presenza delle specie; 

b) la regione si attivi con una pianificazione di dettaglio per la questione degli incidenti con la fauna selvatica, e’ di 2 giorni fa l’ennesimo investimento a Barisciano di una cerva gravida, rendendo obbligatorio per le province e gli altri enti: 

-l'istituzione di una banca dati degli incidenti in cui siano localizzati con GPS i punti in cui avvengono i sinistri (con entità del danno; specie ecc.); 

-privilegiare interventi di prevenzione del rischio con l'individuazione dei tratti stradali a maggiore rischio e con conseguenti contromisure di carattere strutturale o comportamentale. 

In generale, poi, bisogna prevedere nel regolamento il coinvolgimento dei Gestori dei SIC e non solo dei gestori delle Aree Protette. 

Infine vogliamo sottolineare la scarsa lungimiranza di chi ha proposto tale documento per cacciare queste due specie in quanto Cervo e Capriolo sono praticamente gli unici animali selvatici di grossa taglia facilmente osservabili in alcune aree protette dai turisti che con campagne stampa onerose cerchiamo di attrarre. Sparare a questi animali significa renderli sempre più timorosi e difficilmente osservabili. 

E’ di pochi giorni fa il dato statistico che rileva come il PNALM sia l’area protetta che attira più turismo in Italia e questo principalmente per la facilita’ con cui si può osservare la fauna selvatica L'incontro nel bosco e l’osservazione di un cervo o di un un capriolo rimangono una delle esperienze più belle per le famiglie che vengono in Abruzzo per ammirarne gli scenari naturali e gli animali fanno la loro parte , aiutano anche la nostra economia, basta non ucciderli! 

Firmato 
Augusto De Sanctis Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus 
Daniele Valfrè ALTURA Abruzzo 
Stefano Orlandini SALVIAMO L’ORSO 
Stefano Allavena LIPU Abruzzo 
Bruno Petriccione referente ambiente Touring Club Italiano – Club di territorio Pescara

lunedì 7 aprile 2014

Vastese. Emergenza cinghiali: parte il censimento e a giugno i prelievi

EMERGENZA cinghiali nel Vastese: l’Atc schiera i suoi selecontrollori togliendo le castagne dal fuoco alla Provincia.

Dove la Provincia non arriva, perché senza soldi e senza personale addetto, arriva invece l’Ambito territoriale di caccia del Vastese. Il presidente Donato D’Angelo ha affidato tutta la gestione del censimento dei cinghiali e dei successivi prelievi mediante selecontrollo all’esperto Giacomo Nicolucci. Proprio quest’ultimo ieri ha tenuto una riunione (vedi galleria fotografica in basso, ndr) con tutti i selecontrollori che già dal prossimo fine settimana entreranno in azione per un primo censimento della specie cinghiale, operazione propedeutica agli abbattimenti mediante selecontrollo che partiranno agli inizi di giugno.

«Finalmente la tanto attesa fase di contenimento della specie cinghiale entra nel vivo. – ha spiegato l’avvocato Nicolucci – Grazie alla disponibilità mostrata dall’assessore provinciale Franco Moroni, il quale ha accettato tutti i nostri suggerimenti, l’intera operazione sarà gestita non dalla Provincia, mediante il suo corpo di Polizia, come previsto in un primo momento, ma direttamente dagli Ambiti territoriali di caccia. La Polizia provinciale avrà solo un ruolo di vigilanza, come è normale che sia».

Nelle scorse settimane, incaricata proprio dall’Atc Vastese, la dottoressa Daniela Gentile ha realizzato una dettagliata mappatura del territorio, individuando i punti vantaggiosi dai quali saranno effettuati i censimenti. Si tratta di una minuziosa operazione scientifica, la prima in tutto l’Abruzzo. L’Atc Vastese dimostra così di essere un passo avanti rispetto ad altre realtà.

E così a partire dal prossimo fine settimana, i selecontrollori abilitati effettueranno un censimento della specie cinghiale, con delle osservazioni all’alba e al tramonto da quei punti vantaggiosi indicati dalla dottoressa Gentile. L’operazione prevede l’impiego simultaneo di una cinquantina di censitori, per quattro giorni consecutivi e su tutto il territorio dell’Atc. La mole di dati raccolta servirà ad avere una prima idea di massima della presenza del cinghiale sul territorio, con riferimento anche alla composizione qualitativa della popolazione di ungulati.

«A questa fase di censimento, – ha spiegato ancora Nicolucci – seguirà quella di prelievo. Un controllo della specie, con capi assegnati, effettuata praticamente a costo zero per la Provincia, perché l’intera operazione sarà a carico dell’Atc e dei selecontrollori abilitati».

Insomma i tanto vituperati cacciatori, o meglio i selecontrollori abilitati mediante i corsi approvati dall’Ispra, daranno una grossa mano, probabilmente risolutiva, all’annosa questione dei danni provocati dai cinghiali. Danni alle colture agricole, ma anche alle autovetture per via dei numerosi incidenti che ogni anno si verificano in seguito all’impatto con i grossi ungulati. La Regione Abruzzo spende ogni anno qualcosa come due milioni di euro in rimborsi per i danni causati dai cinghiali. Prevenire, anche in questo caso, è la strategia migliore.

E oltre a questo aspetto limitante sui danni, l’operazione di contenimento della specie cinghiale potrebbe rivelarsi addirittura un volano per l’economia di zona.

«Si sta inoltre lavorando, – ha aggiunto infatti l’avvocato Nicolucci – all’attivazione di una vera e propria filiera delle carni di cinghiale. Le carni derivanti dagli abbattimenti saranno monitorate dal punto di vista sanitario e ciò significa che potranno essere commercializzate finalmente “in chiaro”. Non si capisce perché in commercio, qui in Abruzzo, si debbano trovare soltanto salumi di cinghiale provenienti da altre regioni. Nel breve periodo sarà possibile trasformare anche le carni dei nostri cinghiali. Il salame di cinghiale del Vastese sarà presto una realtà, con tutte le intuibili ricadute positive per l’economia di zona. Perché la fauna selvatica, se bene gestita, non è mai un problema, anzi diventa una risorsa».

Insomma, riduzione dei danni, scomparsa del bracconaggio e del collegato mercato nero di carni senza alcun controllo sanitario e concrete prospettive di innescare una filiera e dunque un’economia attorno al cinghiale. Tutto questo è riassumibile in un solo concetto: gestione venatoria. E la gestione della specie si ottiene mediante il censimento prima e i prelievi controllati poi.