martedì 30 dicembre 2014

domenica 21 dicembre 2014

4 cani uccisi a fucilate in Abruzzo nelle ultime 24 ore, la condanna della Lndc. "Cacciatori soggetti socialmente pericolosi"

Considerando che il bracconaggio in Italia è praticato per l’81 per cento da cacciatori muniti di regolare licenza (fonte Cabs – Committe Against Bird Slaughter), non si può non arrivare alla conclusione che colui che pratica attività venatorie è, non di rado, un soggetto socialmente pericoloso al quale è stata data la possibilità di detenere e di usare un’arma.

L’Aquila. Lega Nazionale per la Difesa del Cane condanna con durezza le barbare esecuzioni perpetrate a fucilate da ignoti nei confronti di quattro poveri cani, avvenute nelle province di L’Aquila e Teramo nel giro di poco più di 24 ore.Tre delle vittime, una mamma con i suoi due cuccioli, sono state ritrovate in una discarica abusiva di Capistrello in località Piani Palentini. I corpi degli animali sono stati trasferiti all’Istituto Zooprofilattico di Avezzano per gli esami autoptici che si spera – si legge in una nota della Lega – risultino di supporto alle indagini in corso da parte del Corpo forestale dello Stato.

Ancora più inquietante la vicenda riguardante il Border Collie ucciso a Castelli,frazione Villa Rossi, il cui proprietario gestisce con il Parco nazionale del Gran Sasso un chiusino di cattura dei cinghiali. Il cane è stato ritrovato appeso a un cancello, il che fa pensare a un gesto intimidatorio nei confronti di un’attività che ostacola il bracconaggio e suggerisce come maggiori indiziati dell’atto criminoso i cacciatori di frodo.

Atti criminosi, in nessun altro modo possono infatti essere definiti quelli citati – rileva la Lega per la difesa del cane – laddove spietatezza e indole malavitosa sono un binomio pressochè indissolubile e collaudato in Abruzzo con maggior riguardo alla provincia aquilana. Considerando che il bracconaggio in Italia è praticato per l’81 per cento da cacciatori muniti di regolare licenza (fonte Cabs – Committe Against Bird Slaughter), non si può non arrivare alla conclusione che colui che pratica attività venatorie è, non di rado, un soggetto socialmente pericoloso al quale è stata data la possibilità di detenere e di usare un’arma.

Un’ulteriore dimostrazione di questa tesi arriva dalle uccisioni indiscriminate che periodicamente vengono commesse nei confronti di specie protette anche da leggi internazionali quali i lupi e orsi, azioni per le quali molto di rado si riesce a risalire ai responsabili.

Preso atto che la provincia aquilana è soggetta e non da oggi a infiltrazioni delinquenziali di ogni genere, la Lega Nazionale per la Difesa del Cane sollecita un maggior rigore nel controllo del territorio da parte degli organi di vigilanza; territorio che sembra ormai sfuggito al controllo dello Stato nonostante le dichiarazioni dell’ex prefetto di L’Aquila Iurato il quale, lasciando il suo incarico nel 2012, affermava incredibilmente che la criminalità non era in aumento. Mentre anche queste recentissimi uccisioni di innocenti animali sembra testimoniare il contrario.

Coldiretti Chieti, è allarme cinghiali

(ph. Ansa.it)
(ANSA) - CHIETI, 19 DIC - Rumorosa protesta della Coldiretti di Chieti sotto la Prefettura per denunciare un autentico 'allarme cinghiali con gli agricoltori in ginocchio'.Gli agricoltori hanno dato vita a questo sit-in per chiedere "al prefetto di Chieti l'intervento a favore delle imprese agricole e dei cittadini perché l'emergenza cinghiali sta assumendo un livello non più tollerabile, con una acclarata totale mancanza di equilibrio ambientale sul territorio e l'incapacità da parte degli enti preposti di garantirlo".

domenica 14 dicembre 2014

Abruzzo, “mamma volpe e due cuccioli uccisi ed esposti”. Rabbia ambientalista

Le volpi uccise ed abbandonate
“La Regione Abruzzo autorizza i cacciatori a sparare e uccidere per limitare il numero delle volpi sul territorio. E loro si divertono. Li inviti a nozze. È come andare a giocare a freccette la domenica. I cacciatori vedono infatti le volpi come un fastidio, perché queste si nutrono delle specie che più fanno loro gola: le lepri, i fagiani…” afferma al fattoquotidiano.it Cristiana Graziani, medico veterinario e ambientalista abruzzese. A settembre è partita la stagione venatoria, e dal primo ottobre al primo febbraio le doppiette abruzzesi possono mirare alle volpi, che proprio in questo periodo allevano i loro cuccioli. Basta essere in possesso di due tesserini (uno venatorio, l’altro di abbattimento), e della licenza di caccia.
La Regione Abruzzo autorizza i cacciatori a sparare e uccidere per limitare il numero delle volpi sul territorio

“Chiedo un giro di vite sugli esami di abilitazione all’attività venatoria. E seri controlli su chi va in montagna e spara – aggiunge Cristiana Graziani -. Occorre valutare bene anche il profilo psicologico dei cacciatori. La situazione è grave. Io abito in campagna, e sento sparare in continuazione. Sembra di stare in Siria”. Qualche giorno fa tre volpi, una mamma e due cuccioli, sono state ammazzate e poi sinistramente esposte dalle parti di Roio, frazione dell’Aquila. Le carcasse dei poveri animali sono ancora lì. Chi è stato? Hanno agito normali cacciatori, o dei “selecontrollori”, quei cacciatori esperti incaricati di colpire volpi o cinghiali per controllarne il numero? Anche di notte o d’estate. E perché quella sorta di messaggio raccapricciante in codice? “Approvando a semafori spenti il calendario venatorio 2014/2015, si è data la stura a ogni tipo di possibile barbarie sugli animali” conclude la Graziani.
“È dal 2005 che si discute di un Piano regionale faunistico-venatorio e di un Osservatorio regionale faunistico. Due strutture che i cacciatori non vogliono”
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“È dal 2005 che in Abruzzo si discute di un Piano regionale faunistico-venatorio e di un Osservatorio regionale faunistico. Due strutture che però i cacciatori non vogliono, perché comporterebbero vincoli e freni alla loro facoltà di sparare e ammazzare tranquillamente” spiega Walter Caporale, presidente nazionale dell’associazione “Animalisti Italiani Onlus”. “Anche l’attuale Giunta D’Alfonso è prigioniera delle doppiette, che gestiscono e profondono un sacco di soldi, per esempio attraverso i classiciripopolamenti del sistema faunistico, tra i principali brodi corruttivi di coltura dei nostri amministratori locali”. Caporale non ci sta: “L’un per cento della popolazione italiana, tanti sono i cacciatori, continua a tenere sotto scacco la classe politica. I peggiori nemici della natura e degli animali sono state le Province. Eppure quasi il 75 per cento degli italiani, secondo un recente sondaggio Eurispes, vorrebbe l’abolizione della caccia”.

“Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra”, cantava Gaber. “Nei confronti della caccia sono sicuramente due facce della stessa medaglia. Persino Nichi Vendola ha fatto regali ai cacciatori – osserva ancora Walter Caporale -. La lobby venatoria è potente quasi quanto quella delle armi. Gli animali non votano, non portano voti. Ecco perché nessuno li difende veramente”. Erano un milione e mezzo, dieci anni fa, i cacciatori da Bolzano a Lampedusa. Ne restano 700mila. Alta l’età media, sui settant’anni. Quasi nessun giovane oggi imbraccia il fucile e prende la via della montagna o del bosco alla ricerca di tortore, merli, cornacchie, quaglie e fagiani, allodole e tordi e germani reali, un’ora prima che faccia giorno, fino al tramonto. Secondo l’associazione “Vittime della caccia”, solo quest’anno, fino alla fine di novembre, in 56 giorni effettivi di attività venatoria sono stati 14 i morti e 48 i feriti di caccia. E non tutte le vittime del “fuoco amico” erano cacciatori.

Copagri Abruzzo, “Prolungare la stagione venatoria per il cinghiale”

Allungare il periodo di caccia al cinghiale per contenerne il numero elevato presente sul territorio e limitare i danni che questi animali provocano agli agricoltori. E’ la richiesta che la Copagri Abruzzo, confederazione degli agricoltori, ha inviato all’assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo, Dino Pepe, il primo ottobre scorso.

Abbiamo avanzato una formale richiesta all’assessorato regionale il 1 ottobre scorso per prevedere un prolungamento del periodo della caccia al cinghiale nella stagione venatoria corrente – scrive il vice presidente del Copagri, Camillo D’Amico – in ragione della successiva impossibilita’ ad intervenire se non con mezzi e metodi straordinari e controllati (selecontrollo) che richiedono tempi e procedure lunghe e complesse. Non abbiamo ottenuto alcuna risposta e il silenzio cosi’ lungo tenuto, manifesta, a nostro avviso, una risposta negativa.

D’Amico chiede il coinvolgimento dei presidenti degli ambiti territoriali di caccia e un tavolo tecnico per la verifica degli abbattimenti mirati e selettivi dei cinghiali nelle aree di riserva, concludendo:

Ci giungono segnalazioni dall’intera regione che il numero della popolazione di cinghiali presenti sul territorio e’ ancora troppo alto: i danni che potrebbero causare alle coltivazioni potrebbero essere notevoli, cosi’ come il pericolo per l’incolumita’ delle persone. Noi chiediamo insistentemente di prevedere un prolungamento della stagione venatoria.

venerdì 12 dicembre 2014

Abruzzo, quattro cani uccisi a fucilate in 24 ore

Tre animali sparati a Capistrello probabilmente da cacciatori. Un'altra bestiolina uccisa dai bracconieri a Castelli

une dei cani uccisi (ph. il centro.it)
PESCARA. Quattro cani uccisi a fucilate in poco più di 24 ore. Una barbarie che "unisce" l'Abruzzo: tre animali uccisi a Capistrello, uno a Castelli. In quest'ultimo caso si tratta di un intimidazione: l'animale apparteneva a un agricoltore che gestisce un chiusino di cattura dei cinghiali nel Parco nazionale Gran Sasso-Laga. Un'attività che ostacola il bracconaggio. E proprio dei cacciatori di frodo sono indicati come potenziali carnefici dell'animale. Per quel che riguarda invece i tre animali uccisi nella Marsica non si esclude nessuna ipotesi. La strage potrebbe essere opera di qualche cacciatore, oppure di qualcuno che voleva liberarsene, o anche un modo assurdo per combattere il randagismo dilagante. Indipendentemente dalle cause resta il barbaro gesto di chi uccide degli animali indifesi.

I tre cani uccisi a Capistrello sono stati abbandonati in una discarica abusiva sui Piani Palentini. A trovare gli animali, meticci che somigliano a pastori maremmani, è stato un animalista, Alessandro Simeoni. "Ho subito sollecitato l'amministrazione comunale ad intervenire", commenta Simeoni, " è intervenuta la Forestale e ho informato dell'accaduto anche i carabinieri": Sul posto sono arrivati gli agenti della stazione della Forestale di Civitella Roveto che, dopo il sopralluogo, hanno ordinato al Comune la rimozione delle carcasse che saranno trasportate all'istituto zooprofilattico di Caruscino, ad Avezzano. I cani, un mamma con due cuccioli, sono sttai uccisi con colpi di arma da fuoco. Sul caso sono al lavoro i forestali.

La forestale, insieme ai carabinieri, lavora anche per scoprire chi abbia ucciso il cane trovato morto a Castelli, in frazione Villa Rossi. L'animale di razza Border Collie è di proprietà di un agricoltore che gestisce con il Parco nazionale Gran Sasso-Laga un chiusino di cattura dei cinghiali. La povera bestiolina è stata prima uccisa a fucilate e poi appesa ad un cancello.

Già nelle scorse settimane erano stati registrati atti di sabotaggio al chiusino. «Si tratta di un atto di inaudita violenza e gravità - commenta Silvia De Paulis, facente funzioni di Direttore dell'Ente - che colpisce e amareggia quanti, con il Parco, sono impegnati nella realizzazione del Piano per il contenimento del cinghiale». La carcassa dell'animale è stata trasferita all'Istituto Zooprofilattico «G. Caporale» di Teramo che sta effettuando la necroscopia per determinare la causa di morte. Sulla vicenda indagano i Carabinieri e il Coordinamento Territoriale per l'Ambiente del Parco della Forestale.

Il Parco ribadisce che lo strumento della cattura dei cinghiali adottato dall'Ente «risulta preferibile ad altri sistemi per efficacia, economicità e sicurezza, oltre che per il beneficio economico che deriva al territorio dall'avvio di una filiera legata alla lavorazione e alla commercializzazione della carni di cinghiale, come è avvenuto positivamente nel territorio di Amatrice e sta avvenendo a Castelli.

«Ogni gesto di violenza e di intimidazione va fermamente condannato», dichiara il presidente del Parco, Arturo Diaconale. «L'Ente è tuttavia consapevole che tali gesti sono segnali relativi a un problema avvertito con gravità in un territorio che deve essere preservato. Il Parco è deciso a continuare a portare avanti una politica di contenimento e ritiene opportuno un incontro con tutti i cittadini per individuare le soluzioni più condivise e mitigare il conflitto per il bene di tutti».

sabato 6 dicembre 2014

Scafa (Pe). Cacciatore ferito alla coscia da una fucilata

L'incidente di caccia in un boschetto, ricoverato al policlinico di Chieti un sessantenne di Caramanico

Incidente di caccia in una zona boschiva di Scafa, in provincia di Pescara. Vi è rimasto ferito un cacciatore 60enne di Caramanico Terme, investito da un colpo partito probabilmente in maniera accidentale da un fucile. Soccorso per una ferita alla coscia destra, l'uomo è stato prima curato dai sanitari del 118 del Distaccamento di Scafa e poi trasferito in elicottero nell'ospedale di Chieti. Nella zona dell'incidente sono al lavoro i carabinieri della Stazione di Scafa e della Compagnia di Popoli.

Montorio al Vomano (Te). Cacciatore ucciso durante la battuta al cinghiale

Colpito per errore da una fucilata, è precipitato in una scarpata: la vittima ha 46 anni ed è di Bellante

la salma del cacciatore (ph. ilcentro.it)
MONTORIO. L'ennesimo incidente di caccia in Abruzzo si è consumato in pochi istanti nelle colline di Montorio. Intorno alle 16.30 , durante una battuta di caccia al cinghiale, un colpo di fucile sparato accidentalmente da un altro cacciatore ha ucciso Giuseppe Ciabattoni, teramano di 46 anni. In squadra con lui il fratello, che sembra sia il cacciatore dal quale sarebbe partito il colpo accidentale. La vittima, morta sul colpo, è il figlio di Mario Ciabattoni, il pensionato di Bellante che due anni fa uccise a fucilate la vicina di casa e condannato in appello a 13 anni di reclusione. Giuseppe Ciabattoni, raggiunto dai pallettoni, è precipitato in una piccola scarpata. I soccorsi sono scattati immediatamente e sul posto sono arrivate le ambulanze e l'elicottero del 118. Ma per lui non c'è stato nulla da fare. L'uomo faceva parte, insieme al fratello, di una squadra arrivata in mattinata a Montorio proprio per partecipare alla caccia alla cinghiale nella zona di Leognano.

In mattinata un altro incidente di caccia si era registrato in un boschetto di Scafa, in provincia di Pescara: l'uomo è stato colpito alla coscia e ora è ricoverato al policlinico di Chieti.