mercoledì 1 settembre 2010

Cinghiali a Teramo: la difesa dell'assessore

Cinghiali: la difesa dell'assessore
Si schierano con Di Michele 3 sigle di cacciatori




di Barbara Gambacorta
VAL VIBRATA. La battaglia mossa dalle associazioni venatorie aderenti al coordinamento provinciale nei confronti dell'assessore alla caccia, Giuseppe Di Michele, fa registrare nuove prese di posizione da parte di alcune sigle del settore che scendono in campo in difesa dell'amministrazione provinciale e della gestione attuale della caccia al cinghiale. La sezione di Teramo dell'Urca (Unione regionale cacciatori dell'Appennino) si dissocia infatti pubblicamente da quelle che ritiene «inopportune, ingiuste e false accuse rivolte all'operato dell'assessore e del settore che lui stesso coordina», e ribadisce, «il personale apprezzamento per quanto fatto» e il suo «totale appoggio alle istituzioni preposte alla gestione dell'attività venatoria nel territorio provinciale». Della stessa opinione anche l'Enal Caccia provinciale che con una nota esprime il pieno sostegno per la programmazione della caccia al cinghiale fatta dalla Provincia e ribadisce la piena disponibilità riscontrata dall'assessore Di Michele nell'accogliere le istanze del mondo dei cacciatori e il suo atteggiamento «molto scrupoloso e attento» nei confronti di chiunque abbia manifestato un problema. Della stessa opinione anche la sezione teramana dell'Associazione cinghialai d'Abruzzo che «si stupisce sempre di più la sfrontatezza della maggior parte delle associazioni venatorie nell'affrontare il tema della caccia al cinghiale senza aver prima sentito i cacciatori che praticano tale attività venatoria». L'associazione spiega poi di aver riunito lo scorso 27 luglio i capibattuta di tutte le squadre di caccia al cinghiale in un incontro disertato dalle associazioni "contestatrici". In quell'occasione i cinghialai hanno ritenuto di mantenere l'attuale programmazione esistente - senza quindi il passaggio di gestione agli ambiti territoriali - poiché il sistema ha, secondo loro, garantito «un corretto e sicuro svolgimento delle attività di caccia al cinghiale». L'associazione ritiene poi «che anche la gestione settimanale delle squadre sia mantenuta alla Provincia» per evitare che gli ambiti territoriali debbano impegnare soldi e personale sottraendoli quelle poche risorse finanziarie disponibili per il ripopolamento della selvaggina.

Da "Il Centro" del 29 agosto 2010

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