martedì 11 marzo 2014

Caccia a cervi e caprioli, «pronti 505 emendamenti per fare ostruzionismo»

In Commissione saranno ascoltate le associazioni animaliste

ABRUZZO. Mercoledì riprende in Regione Abruzzo la discussione del Regolamento sugli ungulati (cervi, caprioli e cinghiali), presentato dalla Giunta Regionale di centrodestra, nella competente Commissione.
Come richiesto dal capogruppo Walter Caporale, saranno ascoltate le associazioni Animalisti Italiani Onlus, Lav, Oipa, Enpa, Lega Nazionale del cane.
«Con 505 emendamenti sono pronto all’ostruzionismo», annuncia Caporale (che è anche presidente dell'Associazione Animalisti Italiani Onlus). «Gli abruzzesi sappiano che, se dovesse passare il Regolamento sugli ungulati (leggi per lo sterminio di caprioli, cervi e cinghiali), già approvato dalla Giunta Regionale di Gianni Chiodi, la nostra Regione perderà milioni di Fondi Europei e si potrà sparare tutto l'anno, allontanando così migliaia di turisti e danneggiando ulteriormente la nostra economia». 
«L'assessore regionale abruzzese alla Caccia», continua Caporale, «vuole far passare la mia come una battaglia ideologica, da animalista, da estremista che non conosce altre ragioni se non quelle di immolarsi per la salvezza degli animali. La mia invece è innanzitutto una battaglia di civiltà e di rispetto delle regole, dove si continuano ad approvare Leggi che non sono altro che marchette elettorali». 

Uno dei peggiori punti del Regolamento, sottolinea il consigliere regionale, è la previsione della caccia in braccata, ovvero quel tipo di attività in cui si permette ai bracchi (muta di cani), di scovare e braccare la preda fino a portarli a mira dei cacciatori. «Questo tipo di caccia è stato vietato qualche anno fa in Abruzzo, come da indicazioni dell’Ispra», fa notare Caporale, «perché i cani possono scovare specie protette, in aree sempre protette, mettendo a repentaglio anche la sicurezza dei cuccioli di orso e di altre specie non cacciabili e perché la braccata altro non è che una “furbata” per cacciare in zone in cui è vietato».

Per quanto riguarda la caccia ai cinghiali, si adduce il motivo che sono troppi e che provocano danni. «Allora, mettiamo ordine con un vero regolamento», propone Caporale. «Occorre tenere presente che la specie di cinghiale presente in Abruzzo, ed in gran parte dell’Italia, è una specie importata dai Paesi dell’Est, per il diletto dei cacciatori ed è molto più prolifica e resistente della specie autoctona (ormai scomparsa), ha praticamente invaso la regione fino ad arrivare in aree di mare. La nostra specie era montana e pedemontana. Per questa specie chiediamo che i cacciatori e le Associazioni che li rappresentano si assicurino affinché possano risarcire i danni alle agricolture che questa specie provoca (quindi non più a carico delle province e quindi non più con i soldi del contribuente). Occorrerebbe anche quantificare gli animali cacciati e pagare ogni volta una tassa per ogni capo abbattuto».

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