giovedì 2 agosto 2012

Casalbordino. Ha confessato il cacciatore che ha ferito mortalmente Gabriele Di Tullio


E' un uomo di Casalbordino, denunciato a piede libero per Omicidio colposo e omissione di soccorso


Omicidio colposo e omissione di soccorso. Sono queste le accuse per le quali T.F., 60 anni, di Casalbordino, è finito sul registro degli indagati. Resta a piede libero. Il bracconiere ha confessato dopo un lungo interrogatorio negli uffici della Procura della Repubblica di Vasto. E’ stato lui ad aver ucciso,con un colpo di fucile imprudentemente sparato nelle notte tra domenica e lunedì scorsi, Gabriele Di Tullio. Sono stati i carabinieri della Compagnia di Ortona e quelli della stazione di Casalbordino a identificarlo dopo aver aver ispezionato i fucili di alcuni cacciatori nei giorni successivi al  mortale ferimento dell’ex operaio della Sevel. Di Tullio, come si ricorderà, aveva raggiunto nella tarda serata di domenica un appezzamento di terreno del fratello, in località in  località San Pietro Sud. Voleva raccogliere sul campo pannocchie di granturco da portare a casa. Ma dalle figlie, di 20 e 12 anni, non è più tornato. L’uomo è stato raggiunto da un pallettone calibro 12, alla gamba sinistra, sparato da un cacciatore, appostato poco lontano – 50-60 metri -, che lo ha scambiato per un cinghiale. Il proiettile, come è stato poi accertato in sede di esame autoptico gli ha reciso l’arteria femorale. E’ rimasto a terra tutta la notte, morendo dissanguato. A trovarlo, all’alba di lunedì, un nipote.
Le indagini, subito partite, si sono concentrate sui cacciatori della zona: solo chi è del posto poteva sapere che nella zona dove è avvenuta la disgrazia vi fossero cinghiali. La svolta si è avuta quando la moglie di T.F., è andata in caserma, a Casalbordino, per denunciare la scomparsa del marito. Il cacciatore, infatti, dopo essersi reso conto di quel che era successo a San Pietro Sud, è fuggito, ha raggiunto alcuni parenti in Liguria.  I carabinieri, come hanno riferito oggi in conferenza stampa nella sede del Comando provinciale, il colonnello Giuseppe Cavallari, e il capitano della Compagnia di Ortona, Gianfilippo Manconi (foto in alto a sinistra), sono andati a casa dell’uomo, hanno controllato le armi e le munizioni da lui detenute e hanno scoperto che potevano essere compatibili con quella usate per ferire Di Tullio. Indizi. La verità è arrivata ieri sera, quando è il cacciatore è rientrato a Casalbordino. Sottoposto a interrogatorio dal pm Giancarlo Ciani, titolare dell’inchiesta, è crollato ed ha raccontato quel che era avvenuto. 

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