martedì 13 luglio 2010

Scandalo "cacciopoli": che fine fanno i soldi?

Dopo l’inchiesta de “La Padania” interpellato il Tesoro sulle risorse “stornate” da Fidasc e Federcaccia

Cacciopoli/2 – Anche Montecitorio s’interroga
“Caro ministro, che fine fanno i fondi Coni?”

Stefania Piazzo

Cacciopoli, atto secondo. Dopo che la Padania ha interrogato il mondo venatorio, agonistico, sportivo, sulla gestione della Fidasc e di Federcaccia, rispettivamente la prima federazione associata al Coni, dal quale riceve contributi pubblici per l’esercizio non della caccia in senso stretto, quanto dell’uso delle sue armi in attività agonistica e, a seguire, appunto, di Federcaccia, che ha legami stretti e profondi, anche economici, con la federata Coni, ebbene, arriva al ministro Tremonti un’interrogazione parlamentare. Insomma, qualcosa si muove.
Anche la politica inizia a interrogarsi. E il punto non è, una volta tanto, dividersi in schieramenti pro o contro la caccia. Il cuore di tutto sta in una domanda: come sono gestiti i fondi? Perché ci sono intrecci tra pubblico e privato? Che c’entra un’associazione federata al Coni, allo spirito olimpico, con un’altra federazione che non gareggia ma si diletta a sparare agli animali e pur incassando fondi pubblici, è pure in debito? Che si legge nel documento presentato dal deputato Pdl Francesco Biava?
Eccolo qua: parte da lontano, l’onorevole, ricordando che le sette associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale dalla legge 157/92, percepiscono annualmente dal ministero del Tesoro lo storno addizionale di 5,16 euro, pagate da ogni singolo cacciatore per un esborso globale di circa 4 milioni di euro.

Bene. Entra in scena un altro soggetto, la Fidasc, associazione entrata a far parte del Coni dopo che erano state estromesse dal Coni, per legge, le associazioni venatorie. La Fidasc spara alle sagome, fa lavorare su fantocci i cani. Ma non fa battute di caccia.
Ma Biava allunga il passo e dice: “Tale associazione sembrerebbe non avere nulla a che vedere con lo sport e men che meno con le attività olimpiche”. L’onorevole dubbio si solleva perché…“La Fidasc – coincidenze peraltro evidenziate da La Padania domenica scorsa – è presieduta da Felice Buglione, dirigente della Federazione italiana della caccia e ha come vice Domenico Coradeschi, presidente della Federcaccia di Arezzo e intestatario di un’azienda faunistico venatoria a Collacchioni (San Sepolcro), in cui si svolgono – riferisce l’atto ispettivo – gare Fidasc anche con sparo su selvaggina”.
Poi prosegue…: “Risulterebbe che la Fidasc riceva un contributo annuale di 130mila euro l’anno da Federcaccia la quale verserebbe annualmente a Greentime, società di riferimento di Federcaccia una parte della somma introitata dalla Fidasc”, interrogativi che anche La Padania aveva avanzato. L’interrogazione peraltro conferma quanto da noi scritto, ovvero che il presidente di Greentime e il presidente di Federcaccia risulterebbe essere Gianluca Dall’Olio. “Risulterebbe anche che sul quindicinale “Caccia & Tiro” edito da Greentime, compaia, ad ogni numero, un articolo di Felice Buglione, probabile frutto dell’accordo tra la Fidasc del Coni, Federcaccia e Greentime”. Domandona: si chiede, se, per caso, “il Governo non intenda abolire il finanziamento improprio alle associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, destinando diversamente – e in modo migliore – questa grande quantità di risorse il cui utilizzo, da parte delle stesse associazioni, meriterebbe una seria verifica da parte delle autorità competenti, anche alla luce della grave situazione economica che sta interessando il nostro Paese e visti i sacrifici che tutte le categorie economiche sono chiamate a sostenere”. Risulterebbe, infatti, che solo Federcaccia in base al numero di iscritti, incassi 1,8 milioni di euro. Non pochi.
Ed ecco lo straonorevole domandone finale a Tremonti. Non è, per caso, signor ministro, che “il Governo non ritenga opportuno intervenire per verificare la compatibilità e la legittimità del finanziamento pubblico alle associazioni venatorie con le attività da esse svolte e, se del caso, provvedere alla verifica sulla opportunità e sulla legittimità di permanenza della Fidasc nel Coni?”.
L’Olimpo risponda.

Articolo del quotidiano "La Padania" dell' 11 luglio 2010

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