lunedì 30 giugno 2025

Bracconaggio, l’ATC L’Aquila chiama la Guardia Agroforestale: “Servono più controlli sul territorio”

 L’Aquila – A seguito dei recenti episodi di bracconaggio verificatisi nel territorio, l‘ATC dell’Aquila si rivolge  alla Guardia Agroforestale italiana sezione L’Aquila, richiedendo un supporto concreto e costante attraverso servizi di vigilanza  estesi su tutto il territorio di competenza. È fondamentale porre una particolare attenzione al rigoroso rispetto delle procedure previste per lo svolgimento corretto della caccia di selezione.

Dopo vari sopralluoghi effettuati insieme al presidente Alessandri e dopo aver attentamente individuato le criticità presenti, le Guardie Agroforestali,  metteranno in atto  un piano di  prevenzione efficace che possa garantire il pieno rispetto di tutte le direttive emanate da Regione e ATC.

Fonte: terremarsicane.it del 24 giugno 2025 

giovedì 26 giugno 2025

Imprudente: approvato il calendario venatorio 2025/2026

(REGFLASH) L'Aquila, 16 giu. - “La Giunta regionale dell’Abruzzo ha dato il via libera al Calendario venatorio per la stagione 2025/2026, che stabilisce l’inizio dell'attività venatoria il primo settembre e la conclusione a fine gennaio” - lo annuncia il vicepresidente ed assessore regionale ad Agricoltura, Caccia e Pesca, Emanuele Imprudente.

“Quest’anno ci eravamo prefissati l’obiettivo di approvare il calendario venatorio entro la data prevista dalla legge 157/92, cioè il 15 giugno – dichiara Imprudente – consentendo di evitare così le incertezze legate ad eventuali ricorsi amministrativi e assicurando certezza agli operatori del settore”.

“Anche questo calendario, come quello degli scorsi anni – prosegue il vicepresidente Imprudente - è stato redatto con la massima attenzione alla tutela ambientale e ai delicati equilibri degli habitat di alcune zone del nostro territorio, ed è frutto della partecipazione e della ricerca della massima condivisione con tutti i portatori d’interesse, coinvolti in occasione delle riunioni delle conferenze preposte”.

“Le aperture anticipate - spiega ancora il vicepresidente - sono state concesse solo per le specie indicate da ISPRA (gazza, cornacchia, ghiandaia e colombaccio), mentre per il prelievo ordinario abbiamo ritenuto di confermare la linea seguita negli ultimi anni, che ha consentito all’Abruzzo, contrariamente alla quasi totalità delle altre Regioni, di non vedersi impugnato e sospeso il calendario”. 
Confermati i 4 mesi di prelievo del cinghiale nelle aree consentite e l'addestramento cani dal 1 settembre.
 
 (REGFLASH) US 250616

lunedì 23 giugno 2025

La Regione autorizza la caccia di 28mila uccelli, per il WWF si torna all’anno zero

Il Governo regionale torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la Giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del WWF e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli. L’associazione del panda che sorride incalza decisioni e scelte in materia

“Nella riunione della Conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 – spiegata la delegata WWF Abruzzo Filomena Ricci – si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800.000 piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture”.

“Ovviamente la Regione Abruzzo nella discussione del 12 giugno scorso non si è fatta sfuggire l’occasione di provare a fare l’ennesimo regalo ai cacciatori e si è espressa favorevolmente a questa procedura, accordandosi per consentire l’abbattimento di quasi 28.000 uccelli di queste specie. Un accanimento senza alcuna giustificazione verso piccoli uccelli indifesi che pesano meno delle cartucce con cui vengono abbattuti: un fringuello pesa in media solo 20 grammi… Sono passati vent’anni da quando la Regione Abruzzo provò ad autorizzare una simile deroga (allora si trattava di storni e passeri comuni). E nel 2004, grazie ai ricorsi del WWF, la caccia a questi piccoli uccelli fu definitivamente bloccata. Il Consiglio di Stato annullò il calendario venatorio di quell’anno e la Giunta fu costretta ad abolire l’articolo della legge regionale che prevedeva la caccia in deroga, in quanto la Commissione Europea, allarmata dal WWF, aveva rilevato contrasti con la normativa europea”.

“È sconcertante vedere – dichiara Filomena Ricci, delegata del WWF Abruzzo – come ogni occasione venga sfruttata per provare a smantellare il patrimonio faunistico-ambientale della nostra regione. Prima il tentativo di taglio del Parco regionale Sirente-Velino, poi il taglio della Riserva regionale del Borsacchio, poi la condanna a morte di quasi 500 cervi e ora la caccia a migliaia di fringuelli e storni. Invece di preoccuparsi dei veri problemi di noi abruzzesi sembra che l’unico interesse della Giunta sia accontentare i cacciatori”.

La Regione ha chiesto le proprie quote di abbattimento, ma per autorizzare queste uccisioni dovrà ora mostrare le motivazioni, cosa ben difficile considerato che nella nostra regione non esiste documentazione che provi danni all’agricoltura attribuibili a queste specie. A dimostrazione dell’approssimazione della Regione nell’affrontare il tema della gestione faunistica. È bene chiarire che la strada per arrivare a consentire concretamente la caccia sarà lunga e tortuosa e come per il Parco Sirente-Velino, la Riserva del Borsacchio e la caccia ai cervi, il WWF farà di tutto per impedire la strage di 28.000 animali la cui unica colpa è di essere l’oggetto del divertimento per i cacciatori.

Il WWF, insieme alle altre associazioni nazionali, ha già trasmesso una diffida formale a tutte le Regioni – compresa l’Abruzzo – affinché non vadano avanti su questa scelta. Non esistono, infatti, motivazioni oggettive che giustifichino tali deroghe, se non la volontà di mantenere le promesse elettorali a scapito della tutela della biodiversità. È una deriva pericolosa che aprirà nuovi contenziosi con l’Unione europea, con potenziali ricadute economiche sulle amministrazioni e responsabilità personali per gli amministratori coinvolti, ma anche su tutti i cittadini che dovranno pagare le eventuali sanzioni inflitte dall’Unione Europea.

 

Fonte: rete8.it del 21 giugno 2025 

a caccia in deroga a fringuelli e storni non è giustificata: già diffidata la Regione Abruzzo e tutte le altre».
A scriverlo è il Wwf Abruzzo che critica la decisione assunta dall'amministrazione regionale guidata dal presidente Marco Marsilio.

«Il governo regionale», si legge in una nota dell'associazione, «torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del Wwf e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli».

L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».



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Il Wwf sulla caccia a storni e fringuelli: "Già diffidata la Regione Abruzzo"
https://www.ilpescara.it/attualita/wwf-caccia-storni-fringuelli-diffida-regione-abruzzo.html
© IlPescara

«La caccia in deroga a fringuelli e storni non è giustificata: già diffidata la Regione Abruzzo e tutte le altre».
A scriverlo è il Wwf Abruzzo che critica la decisione assunta dall'amministrazione regionale guidata dal presidente Marco Marsilio.

«Il governo regionale», si legge in una nota dell'associazione, «torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del Wwf e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli».

L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».

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Il Wwf prosegue: «Ovviamente la Regione Abruzzo nella discussione del 12 giugno scorso non si è fatta sfuggire l’occasione di provare a fare l’ennesimo regalo ai cacciatori e si è espressa favorevolmente a questa procedura, accordandosi per consentire l’abbattimento di quasi 28.000 uccelli di queste specie. Un accanimento senza alcuna giustificazione verso piccoli uccelli indifesi che pesano meno delle cartucce con cui vengono abbattuti: un fringuello pesa in media solo 20 grammi… Sono passati vent’anni da quando la Regione Abruzzo provò ad autorizzare una simile deroga (allora si trattava di storni e passeri comuni). E nel 2004, grazie ai ricorsi del Wwf, la caccia a questi piccoli uccelli fu definitivamente bloccata. Il Consiglio di Stato annullò il calendario venatorio di quell’anno e la giunta fu costretta ad abolire l’articolo della legge regionale che prevedeva la caccia in deroga, in quanto la Commissione Europea, allarmata dal Wwf, aveva rilevato contrasti con la normativa europea».



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Il Wwf sulla caccia a storni e fringuelli: "Già diffidata la Regione Abruzzo"
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«La caccia in deroga a fringuelli e storni non è giustificata: già diffidata la Regione Abruzzo e tutte le altre».
A scriverlo è il Wwf Abruzzo che critica la decisione assunta dall'amministrazione regionale guidata dal presidente Marco Marsilio.

«Il governo regionale», si legge in una nota dell'associazione, «torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del Wwf e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli».

L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».

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L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».

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Il Wwf prosegue: «Ovviamente la Regione Abruzzo nella discussione del 12 giugno scorso non si è fatta sfuggire l’occasione di provare a fare l’ennesimo regalo ai cacciatori e si è espressa favorevolmente a questa procedura, accordandosi per consentire l’abbattimento di quasi 28.000 uccelli di queste specie. Un accanimento senza alcuna giustificazione verso piccoli uccelli indifesi che pesano meno delle cartucce con cui vengono abbattuti: un fringuello pesa in media solo 20 grammi… Sono passati vent’anni da quando la Regione Abruzzo provò ad autorizzare una simile deroga (allora si trattava di storni e passeri comuni). E nel 2004, grazie ai ricorsi del Wwf, la caccia a questi piccoli uccelli fu definitivamente bloccata. Il Consiglio di Stato annullò il calendario venatorio di quell’anno e la giunta fu costretta ad abolire l’articolo della legge regionale che prevedeva la caccia in deroga, in quanto la Commissione Europea, allarmata dal Wwf, aveva rilevato contrasti con la normativa europea».



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Il Wwf sulla caccia a storni e fringuelli: "Già diffidata la Regione Abruzzo"
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sabato 21 giugno 2025

Abruzzo, caccia senza confini: 27mila nuove specie abbattibili

 Abruzzo: il nuovo calendario venatorio consente l’abbattimento di 27mila storni e fringuelli, specie protette dal ’92. Scatta la protesta animalista

La decisione è di quelle che fanno discutere, e che promettono di scatenare un vero e proprio putiferio nel mondo ambientalista e venatorio. La Regione Abruzzo, con l’approvazione della Conferenza Stato-Regioni, ha autorizzato con il nuovo calendario venatorio 2025-2026 l’abbattimento in deroga di 8.221 storni e 19.317 fringuelli.

 Un totale di oltre 27mila uccellini, specie che erano protette e non cacciabili addirittura dal lontano 1992. Una scelta destinata a fare rumore, un po’ come già accaduto per la questione dei cervi da abbattere.

 Secondo le normative vigenti, una misura così drastica può essere applicata solo in casi eccezionali, e per motivi ben specifici. Si parla di tutela delle colture o della sicurezza pubblica, e solo in assenza di “altre soluzioni soddisfacenti”. Ma le associazioni animaliste e ornitologiche sollevano dubbi proprio su questa interpretazione, contestando la necessità e la scientificità di tale provvedimento.

Contro questa decisione si sono immediatamente mobilitate tre importanti associazioni di tutela dell’avifauna: la Stazione Ornitologica Abruzzese, la Lipu Abruzzo e l’Associazione per la Tutela dei Rapaci. In una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Marco Marsilio, al vicepresidente con delega alla Caccia, Emanuele Imprudente, e all’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), hanno chiesto spiegazioni su quello che definiscono «un provvedimento scientificamente e legalmente privo di fondamento».

La protesta: “Innocui, senza impatto sulle colture, scelta inaccettabile”

Massimo Pellegrini (Stazione Ornitologica Abruzzese APS), Stefano Allavena (Delegato Regionale Abruzzo per la Lega Italiana Protezione Uccelli) e Fabio Borlenghi (Responsabile per l’Abruzzo dell’Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei Loro Ambienti) hanno messo nero su bianco le loro perplessità. «Il fringuello – hanno scritto – è un uccello di appena 20 grammi, innocuo e senza alcun impatto sulle colture agricole. È inspiegabile come si possa giustificare un intervento di abbattimento per quasi 20.000 esemplari, quando nemmeno nel Piano faunistico regionale si fa menzione di danni a esso attribuibili». Un’accusa chiara, che mette in discussione la base scientifica della decisione regionale.

Le associazioni contestano inoltre la logica adottata per determinare il numero massimo di animali abbattibili. Questa, infatti, non si baserebbe su dati reali di presenza o danni effettivi, ma solo sul numero dei cacciatori presenti in ogni regione. «Così si scambia un criterio di comodo per una valutazione scientifica», hanno chiarito Pellegrini, Allavena e Borlenghi, evidenziando una potenziale discrepanza tra le finalità dichiarate e i metodi di calcolo.

A sollevare ulteriori perplessità tra le associazioni ambientaliste su storni e fringuelli è un altro rischio concreto: quello di confusione con specie affini ma meno comuni, come la peppola e il frosone. Il timore è che i cacciatori possano non saper distinguere correttamente le specie prima dello sparo, mettendo a repentaglio la vita di uccelli rari e protetti. «Autorizzare la caccia a una specie così simile ad altre più rare – hanno concluso – espone a un danno irreparabile la biodiversità locale».

 Le associazioni non usano mezzi termini, parlando di un provvedimento «in contrasto con la vocazione naturalistica dell’Abruzzo, Regione dei parchi». Per questo, preannunciano battaglia legale, avvertendo che «decisioni simili non rafforzano la gestione faunistica, ma la espongono a inevitabili ricorsi». La partita è aperta, e il futuro di questi 27mila uccellini è appeso a un filo. Sarà interessante vedere come si evolverà la vicenda e quali saranno le risposte della Regione Abruzzo di fronte a questa mobilitazione.

Fonte: abruzzo.cityrumors.it del 19 giugno 2025 

Legittima la legge sulla rappresentanza dei cacciatori negli Atc abruzzesi

 La Corte costituzionale ha considerato legittima la legge regionale dell’Abruzzo sulla rappresentanza dei cacciatori nei comitati di gestione degli Atc.

La presenza delle diverse componenti è sufficiente a garantire il pluralismo e la rappresentanza d’interessi diversi, il consiglio regionale ha il diritto di scegliere il meccanismo col quale ripartire tra le diverse associazioni venatorie i seggi assegnati ai cacciatori nel comitato di gestione degli Atc: basandosi su questo principio la Corte costituzionale ha considerato infondata (sentenza 82/25) la richiesta di legittimità costituzionale sollevata dal Tar dell’Abruzzo, cui s’erano rivolte Arcicaccia, Libera Caccia ed Enalcaccia lamentando la disproporzionalità introdotta dal terzo comma dell’articolo 3 della legge regionale 11/23.

Come sistema elettorale la maggioranza aveva infatti scelto un proporzionale basato sul metodo D’Hondt, o delle più alte medie (si divide «il numero degli iscritti di ogni associazione per numeri progressivi da uno fino a quello pari ai seggi da assegnare, così da ottenere quozienti ai quali rapportare l’assegnazione del seggio»), che – è risaputo – «produce un effetto di compressione della proporzionalità» a favore delle sigle, associazioni o partiti, più grandi; ne era derivata, come previsto, una «marcata sovrarappresentazione della Federcaccia».
Il pluralismo riguarda i rapporti tra categorie

Non si può pretendere, si legge nella sentenza, che la legge garantisca il pluralismo anche all’interno d’ogni categoria: ciascuna, infatti, «esprime interessi in linea astratta confliggenti [con quelli delle altre], e viceversa tendenzialmente omogenei all’interno, o perlomeno assunti come tali dal legislatore statale».

Il comitato di gestione è adeguatamente bilanciato nel momento in cui rappresenta le esigenze sia dei cacciatori, sia degli agricoltori, sia degli ambientalisti, e tiene conto del parere delle istituzioni; non si può pensare che ogni sigla debba trovare spazio in proporzione ai propri iscritti: «è nel rapporto tra categorie di associazioni che si valuta il grado di rappresentatività dell’organo direttivo».

Peraltro persino i sistemi elettorali meno distorsivi «e più marcatamente proporzionali» falliscono nell’obiettivo «di conseguire quel perfetto rapporto tra peso delle liste e seggi»; e il legislatore regionale è pienamente titolato a ridurre la proporzionalità del meccanismo che disciplina l’elezione di organi esecutivi, «per i quali si avverte con particolare evidenza la necessità di [ottenere] stabili maggioranze decisionali».

 

Fonte: cacciamagazine.it del 19 giugno 2025