lunedì 24 giugno 2013

Rifondazione Comunista. Allarme cinghiali:Provincia di Chieti inerte da anni.Si passerà ora dai proclami ai fatti? Ne dubitiamo!!

Le ultime settimane hanno riportato all'attenzione della cronaca la problematica della proliferazione di cinghiali sul territorio della nostra Provincia. I recenti fatti di Fresagrandinaria e Pollutri, che seguono altri avvenimenti avvenuti soprattutto nel vastese, hanno portato l'allarme ad altissimi livelli.


Il Partito della Rifondazione Comunista si è già espresso nei mesi scorsi chiedendo "una oculata e attenta valutazione e gestione", in occasione della presentazione in Consiglio Provinciale di una delibera piuttosto lacunosa per la "caccia selettiva".

In occasione della seduta del Consiglio Provinciale del 12 settembre scorso la delibera fu, come da noi richiesto, ritirata con l'impegno ad approfondire la questione e a ripresentare la delibera entro Gennaio.

Son passati mesi, in cui l'Amministrazione Di Giuseppantonio è tornata nel silenzio più totale. Un silenzio squarciato soltanto negli ultimi giorni del mese scorso con un nuovo "annuncio" del Presidente Di Giuseppantonio e che mostra la totale confusione di questa Giunta sulla questione.

Per non parlare del Consigliere Staniscia che è arrivato a dare la responsabilità del numero elevato di cinghiali e dei danni da essi causati alla presenza nel nostro territorio di troppe riserve e aree protette, ovviamente dimenticandosi (o facendo finta) che la proliferazione di oggi è figlia di una completa assenza di gestione faunistico-venatoria che questa specie necessita a prescindere e che non ammette di essere abbandonata ad una caccia senza regole, limitata a pochi mesi l'anno.

Un piano di gestione del cinghiale, l’unica cosa che manca e di cui si dovrebbe dotare la Provincia di Chieti (qualcuno dica a Staniscia che è la sua delega) non può essere fatto in maniera improvvisata, senza prima pianificare l'intero sistema di gestione della specie, tanto attraverso un miglioramento della caccia in forma collettiva, quanto agendo sugli habitat, quanto attuando finalmente un'ipotesi di prelievo quali-quantitativo come accade in tutti gli altri paesi d'Europa e nelle regioni italiane più avanti in materia.

Non dimentichiamo poi che, a seguito della tragica morte di Gabriele Di Tullio a Casalbordino, il Presidente aveva annunciato l'avvio di una imponente e massiccia campagna anti-bracconaggio da parte della Polizia Provinciale. Anche di quest'annuncio stiamo ancora aspettando conseguenti atti e fatti concreti. Il bracconaggio appare ancora oggi uno sporti illecito molto diffuso.

La gestione della fauna selvatica (tra cui i cinghiali) è normata con precisione e dettaglio. La normativa non soltanto stabilisce quali sono le responsabilità della Provincia, tra i vari Enti, ma individua anche ben precise direzioni. Quella più importante è il fare riferimento al manuale redatto dall'ISPRA(Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale). Tale manuale è disponibile su internet ed è scaricabile e consultabile dal link:http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-linee-guida/linee-guida-per-la-gestione-del-cinghiale .

E' questo un manuale che, come è facilissimo accertare tramite una rapida verifica presso tantissime province di tutta Italia, è stato consultato e adottato per piani di gestione del cinghiale in tutta Italia. Tranne che in Provincia di Chieti.

Per quanto riguarda le Aree Protette, che Staniscia (ma non solo) accusa di essere le "colpevoli" della proliferazione del cinghiale, l'ISPRA non ha dimenticato tale situazione. Infatti, sempre sul sito dell'Istituto scientifico, è disponibile anche un manuale specifico per la gestione del cinghiale nelle Aree Protette.


Per avere la dimostrazione della possibilità della gestione del cinghiale nelle aree protette e dell'applicazione dell'apposito manuale scientifico (a cui la normativa obbliga a fare riferimento) non c'è bisogno di andare molto lontani dai confini della Provincia di Chieti, basta semplicemente volgere lo sguardo verso il Parco Nazionale "Gran Sasso e Monti della Laga" (come si può verificare al linkhttp://www.gransassolagapark.it/albOnline/2012/PNGSLdocumento11784-allegato1.pdf ).

Quindi la Provincia di Chieti, che ha diverse Aree Protette sul suo territorio ma che comprendono una porzione non maggioritaria dello stesso, non ha un piano di gestione del cinghiale. Mentre il Parco Nazionale "Gran Sasso e Monti della Laga", che è interamente un'Area Protetta, ha un suo piano di gestione del cinghiale.

No, il problema non è la presenza delle Aree Protette. Se piani di gestione attivi ed operativi esistono in Parchi Nazionali, se piani di gestione sono attivi ed operativi in moltissime Province d'Italia, se esistono manuali scientifici la cui valenza è addirittura riconosciuta nella normativa, se si afferma che in Provincia di Chieti non è possibile metter mano alla questione, la risposta alla domanda "dov'è il problema?" è una sola: in Provincia di Chieti...

Forse è anche il caso di ricordare che la Regione Abruzzo ha di recente avvisato che non sosterrà più economicamente i danni cagionati dagli irsuti suidi se le province non attueranno un sistema pianificato di controllo della specie.

Il Partito della Rifondazione Comunista torna quindi, esattamente come già fatto nel settembre scorso, a invitare il Consigliere Staniscia, il Presidente Di Giuseppantonio e l'intera Amministrazione ad intervenire realmente e senza ulteriore ritardo sulla questione, evitando improvvide dichiarazioni alla stampa ma attivandosi concretamente, magari ponendo lo sguardo a tutte le realtà territoriali che già si son attivate per affrontare la questione.

Il Consigliere provinciale PRC, Nicola Tinari
Il Segretario provinciale PRC Chieti, Riccardo Di Gregorio

Comunicato Stampa del 24 giugno 2013

Nessun commento: