martedì 26 agosto 2025

Nel Pescarese Italcaccia libera 200 fagiani per il ripopolamento faunistico

Italcaccia Pescara prosegue l'attività di ripopolamento faunistico in provincia con la liberazione di 200 esemplari di fagiano comune (Phasianus colchicus) in aree selezionate del territorio.

L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione venatoria Italcaccia di Pescara, in collaborazione con tutte le sezioni comunali, con l’obiettivo di rafforzare la
biodiversità e sostenere una gestione sostenibile della fauna selvatica. Le operazioni di rilascio hanno interessato i comuni di Pescara, Collecorvino, Città Sant’Angelo, Elice, Spoltore, Caprara, Moscufo e Castiglione a Casauria, in zone agricole e boschive ritenute idonee alla sopravvivenza e alla riproduzione naturale della specie. Gli animali, provenienti da allevamenti certificati, sono stati preventivamente ambientati in recinti di pre-liberazione per favorirne l’adattamento e ridurre il rischio di predazione. Il presidente provinciale di Italcaccia, Francesco Verì:

“Il ripopolamento non è solo un intervento venatorio, ma un’azione concreta di tutela ambientale. Abbiamo scelto di liberare gli animali in aree dove l’habitat è favorevole e dove sono in corso progetti di miglioramento ambientale. Si tratta di un intervento che coniuga la tutela dell’ambiente con le attività tradizionali del territorio, contribuendo anche a mantenere vive le tradizioni rurali e sostenere l’economia locale legata alla gestione venatoria”.

Tutte le immissioni sono state coadiuvate e controllate dalle guardie volontarie venatorie dell’associazione, Gabriele Ermesino e Gabriele Cetrullo, per garantire il
rispetto delle regole e la tutela del benessere animale. Durante tutte le fasi dell’operazione è stato assicurato il rispetto delle normative vigenti, con un monitoraggio post-rilascio per valutare la sopravvivenza e l’adattamento degli esemplari. L’iniziativa ha coinvolto decine di appassionati, cacciatori e non, con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza della gestione faunistica. Il progetto proseguirà nei prossimi anni con ulteriori azioni di ripopolamento, attività di censimento e interventi di miglioramento ambientale per favorire la fauna selvatica autoctona e l’avifauna stanziale.

 

Fonte: ilpescara.it del 19 agosto 2025 

Nel Pescarese Italcaccia libera 200 fagiani per il ripopolamento faunistico

L'iniziativa di Italicaccia ha riguardato otto comuni della provincia di Pescara nell'ambito del ripopolamento faunistico in particolare dei fagiani



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Nel Pescarese Italcaccia libera 200 fagiani per il ripopolamento faunistico
https://www.ilpescara.it/attualita/italcaccia-200-fagiani-ripopolamento-faunistico.html
© IlPescara

Nel Pescarese Italcaccia libera 200 fagiani per il ripopolamento faunistico

L'iniziativa di Italicaccia ha riguardato otto comuni della provincia di Pescara nell'ambito del ripopolamento faunistico in particolare dei fagiani



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Nel Pescarese Italcaccia libera 200 fagiani per il ripopolamento faunistico
https://www.ilpescara.it/attualita/italcaccia-200-fagiani-ripopolamento-faunistico.html
© IlPescara

ATC VOMANO, ESPLODE LA POLEMICA: ESPOSTO CONTRO IL PRESIDENTE PORRINI, SI CHIEDE IL COMMISSARIAMENTO

 Si accende lo scontro attorno all’Ambito Territoriale di Caccia “Vomano”, al centro di un duro contenzioso istituzionale e giudiziario. I rappresentanti Humberto Di Sabatino e Francesco Triozzi hanno presentato un esposto contro il presidente dell’ATC, Franco Porrini, accusato di non aver dato seguito alla sentenza del TAR Abruzzo n. 504/2025. Il provvedimento imponeva la restituzione del distretto di caccia A9 alla squadra “Lotaresco 2006”, guidata da Nico Di Pasquantonio. Secondo il Dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo, l’ATC avrebbe ignorato la decisione del tribunale, impedendo l’attività venatoria nell’area interessata e generando un possibile danno erariale. La mancata esecuzione, inoltre, potrebbe avere rilievo penale: sulla vicenda sono stati infatti chiamati ad intervenire la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica. La questione è approdata anche in Consiglio Regionale grazie a un’interpellanza presentata dal consigliere Dino Pepe. Nel frattempo, Porrini ha replicato pubblicamente sostenendo che la sentenza non prevedeva un obbligo vincolante, ma solo un “criterio di preferenza”. Il presidente ha inoltre annunciato l’esclusione della squadra “Lotaresco 2006” dalla prossima stagione venatoria per non aver raggiunto gli obiettivi di abbattimento, scelta che ha alimentato ulteriori polemiche e accuse di “tracotanza istituzionale”. Ad aggravare il quadro, spunta anche un disavanzo di gestione di oltre 60.000 euro nel bilancio 2024 dell’ATC Vomano, che solleva interrogativi sulla trasparenza amministrativa e sulla tenuta economica dell’ente. I firmatari dell’esposto chiedono ora il commissariamento immediato dell’ATC Vomano, ritenendo necessaria una gestione straordinaria per evitare nuovi danni e garantire il rispetto delle regole. La vicenda coinvolge Regione, Provincia, ANCI e autorità giudiziarie e potrebbe presto approdare in sede penale.

Fonte: certastampa.it del 22 agosto 2025 

domenica 17 agosto 2025

Troppi cinghiali, la Regione Abruzzo coinvolge i cacciatori

 Troppi cinghiali, la Regione Abruzzo coinvolge i cacciatori

Si muove la provincia di Teramo, incontro con i selecontrollori 
 
Con una nota inviata alle polizie provinciali di L'Aquila e Teramo, e datata giugno 2025, la Regione Abruzzo ha chiesto la creazione di gruppi permanenti di cacciatori specializzati pronti ad intervenire per il controllo e l'abbattimento dei cinghiali.

Una richiesta d'urgenza "motivata dall'elevato numero di incidenti stradali, nonché dal sempre crescente aumento dei danni alle colture" da parte degli ungulati. 

La richiesta, che fa seguito alla delibera di novembre 2024 sul piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica - in particolare dei cinghiali -, ha trovato una prima risposta dalla provincia di Teramo.

 Questa mattina, infatti, il presidente Camillo D'Angelo ha incontrato una rappresentanza dei cosiddetti "selecontrollori" per un confronto sulle problematiche e su come migliorare il servizio di controllo e abbattimento che in provincia di Teramo, da qualche anno, sono in capo agli Ambiti territoriali di caccia Vomano e Salinello. Dopo un ampio confronto, il presidente ha chiesto di far pervenire per iscritto proposte e volontà in vista della prossima riunione già fissata per il 25 agosto alle 10. 

Fonte: ansa.it  

giovedì 31 luglio 2025

Fauna selvatica, CIA Abruzzo: “Finalmente un cambio di passo. Ora strumenti concreti per tutelare agricoltura e sicurezza”

 "Accogliamo con favore il disegno di legge presentato dal ministro Lollobrigida: è il primo vero passo verso una revisione seria della legge 157/92, ormai inadeguata ad affrontare l’emergenza fauna selvatica che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura e minando la sicurezza pubblica anche in Abruzzo”. Così il presidente CIA Agricoltori Italiani Abruzzo, Nicola Sichetti, commenta l’incontro svoltosi a Roma tra Cia nazionale e il ministro dell’Agricoltura sulla proposta di riforma della normativa vigente sulla fauna selvatica.

“La situazione è fuori controllo, soprattutto in regioni come la nostra”, prosegue Sichetti, “dove la presenza eccessiva di cinghiali, cervi e caprioli ha ormai superato ogni soglia di tollerabilità. In Abruzzo stimiamo danni per milioni di euro ogni anno alle colture agricole, con aziende costrette a smettere di produrre o abbandonare intere aree rurali. Senza contare l’aumento costante degli incidenti stradali e i casi di incursioni sempre più frequenti nei centri abitati.”

Cia Abruzzo sottolinea l’importanza dell’inserimento nel Ddl del riconoscimento del ruolo attivo degli imprenditori agricoli nel contenimento della fauna selvatica.

“È fondamentale”, aggiunge Sichetti, “che gli agricoltori formati e abilitati possano intervenire direttamente nei piani di controllo, al fianco delle istituzioni, per proteggere le proprie produzioni e garantire la continuità dell’attività agricola. In Abruzzo molte aziende si trovano isolate, senza alcun tipo di presidio efficace: così non si può andare avanti.”

Positivo, per la Confederazione regionale, anche il rafforzamento del ruolo degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) e la previsione di una maggiore sinergia con il mondo agricolo. “Serve una regia unica e più autorevole”, dichiara Sichetti, “capace di superare l’attuale frammentazione delle competenze. Non possiamo più permetterci scarichi di responsabilità tra enti, province, forze di polizia e gestori delle aree protette.”

Infine, Cia Abruzzo rilancia con forza la necessità di un fondo nazionale per gli indennizzi automatici e di procedure rapide per il ristoro dei danni. “Non è più accettabile che gli agricoltori debbano attendere anni per vedersi riconosciuti risarcimenti, spesso parziali o insufficienti. La riforma è un’occasione storica: ora serve il coraggio politico di portarla a termine e la volontà di ascoltare chi ogni giorno presidia e lavora il territorio”, conclude il presidente.

CIA – Agricoltori Italiani Abruzzo

 

Fonte: ilnuovonline.it del 25 luglio 2025 

domenica 27 luglio 2025

CITTADINI OFENA ESASPERATI: “CACCIA AI CINGHIALI, TROPPI SPARI, QUI E’ DIVENTATO IL FAR WEST”

OFENA – “L’area della  piana di Ofena sta diventando una specie di far west per troppi colpi di carabina da parte di  coloro che vanno a caccia di cinghiali nell’ambito della pur lecita attività selettiva. Non sono tanti ma  sparano troppi colpi secondo  la gente. Di recente una schioppettata ha danneggiato un tubo per l’irrigazione che è stato centrato in pieno come attesta la fotografia. Non si saprà mai se si tratta di un colpo andato a male per errore o se si voleva rompere l’irrigatore per far  uscire acqua nei pressi  poi sicura meta dei cinghiali da abbattere”.

Le lamentele arrivano dai residenti della zona e sono state raccolte da Dino Rossi portavoce del Cospa, una associazione di allevatori, agricoltore nel comune in provincia dell’Aquila, che vorrebbe evitare di presentare denunce

“Queste pur lecite  attività selettive”, questa la protesta,  “sono pericolose in quanto i cacciatori si muovono e operano di notte ma non considerano che per il caldo molta gente di queste parti è solita andare in giro. Ma questo avviene anche la mattina presto quando molti contadini e allevatori sono già in circolazione  per cui si creano involontariamente delle situazioni di pericolo da prevenire. Si dimentica che da queste parti ci sono molte aziende e abitazioni!”

Tra l’altro i cacciatori dovrebbero operare ognuno per conto suo nella zona assegnata  ma qualcuno afferma di averne visti ben tre insieme. Insomma per la popolazione servirebbe una maggiore disciplina per regolare l’attività selettiva che non va demonizzata: “Basta seguire le regole”.

Fonte:abruzzoweb.it del 20 luglio 2025 

venerdì 25 luglio 2025

Caccia al cinghiale, ATC Vastese diffidata per presunte irregolarità nell’assegnazione dei distretti

VASTESE. L’Ambito Territoriale di Caccia Vastese finisce sotto accusa.

Con una formale diffida inviata in data 11 luglio 2025, l’avvocato Fiorenzo Cieri, in rappresentanza dell’Associazione Caccia Sviluppo Territorio Abruzzo, nella persona del sig. Stefano Cordisco, denuncia una serie di irregolarità nella gestione dell’ente, accusato di non aver dato seguito ad una specifica istanza relativa all’assegnazione dei distretti e delle zone di caccia al cinghiale.

 Secondo il regolamento regionale, l’assegnazione dei distretti deve avvenire prioritariamente in base al criterio della proporzione tra il numero di cacciatori iscritti a ciascuna squadra e l’estensione del territorio richiesto, mentre le cosiddette “zone bianche” devono essere annualmente assegnate alle squadre confinanti che ne facciano richiesta, o in mancanza, d’ufficio, secondo i criteri di viciniorità e funzionalità gestionale, con assoluto rispetto del principio di rotazione solo se previsto da accordi di macroarea.

Nella diffida si invita l’ATC a procedere senza indugio all’assegnazione dei distretti secondo i criteri stabiliti dal regolamento, escludendo ogni forma di rotazione automatica non prevista, e ad astenersi da qualsiasi condotta che possa violare o eludere le disposizioni vigenti.

Fonte: vastoweb.it del 18 luglio 2025

giovedì 17 luglio 2025

Fauna selvatica, Blasioli e Pepe: “La Regione taglia i rimborsi agli allevatori”

L’AQUILA – La gestione della fauna selvatica in Abruzzo rappresenta oggi una delle
emergenze più gravi per il settore agricolo regionale, ma la maggioranza, spiegano i consiglieri regionali del Pd, Pepe e Blasioli, continua a dimostrare totale immobilismo di fronte a una situazione ormai fuori controllo. «Anziché intervenire con misure concrete, la Giunta ha optato addirittura per una riduzione drastica delle risorse: nel bilancio 2025 i fondi destinati ai risarcimenti al settore agricolo e zootecnico sono stati infatti tagliati del 60%. Una sforbiciata di oltre 260 mila euro che lascia disponibili, ora, appena 180 mila euro, aggravando ulteriormente una situazione già fortemente compromessa» lo affermano in una nota il Vicepresidente del consiglio regionale, Antonio Blasioli, e Dino Pepe, già assessore alle politiche agricole, a commento della delibera di attuazione dei tagli in bilancio per dare copertura al disavanzo sanitario.

Secondo i Consiglieri del Pd, questa decisione rappresenta un vero e proprio schiaffo agli agricoltori abruzzesi che hanno visto le proprie aziende messe in ginocchio dai danni causati dalla fauna selvatica. «Non possiamo non ricordare – dichiarano – le recenti audizioni, in Conferenza dei Capigruppo, di quattro associazioni di settore (Confagricoltura, CIA, Copagri e LiberiAgricoltori) che hanno consegnato al presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri ben 10mila firme di agricoltori esasperati, avanzando, alla presenza dell’assessore
all’agricoltura Emanuele Imprudente, puntuali richieste per una gestione più efficace della problematica. Non ultima, una proposta di modifica della legge regionale per l’esercizio dell’attività venatoria e la protezione della fauna selvatica».
«Ad oggi, nessuno degli impegni assunti in quella sede è stato rispettato – proseguono Blasioli e Pepe -. Al contrario, si continua a tagliare risorse già di per sé insufficienti senza una concreta e fondata indicazione su come e dove reperire i fondi necessari. Il Dipartimento Agricoltura intanto subisce, per il triennio 2025-2027, una riduzione di circa 4 milioni di euro
(3,7 milioni), e non vi è alcuna certezza sulle risorse disponibili. Risorse tuttavia fondamentali per sostenere il settore primario abruzzese e garantire servizi essenziali agli imprenditori agricoli».
«La situazione relativa ai contributi si fa sempre più drammatica: nel corso di questi 6 anni di governo di centrodestra, il pagamento degli indennizzi è stato drasticamente ridotto, con rimborsi che coprono appena il 15-20% dei danni effettivamente riscontrati. Di fronte a questa inadeguatezza del sistema, molti agricoltori hanno smesso persino di presentare denuncia, completamente sfiduciati da un meccanismo che non li tutela minimamente.
 
È necessario e urgente un cambio di passo, va attivato un sistema di monitoraggio omogeneo, trasparente e costantemente aggiornato, fondato su criteri scientifici condivisi e riconosciuti.
Solo attraverso questo approccio sarà possibile calibrare correttamente le azioni, valutare i risultati ottenuti e rendere finalmente trasparente il rapporto tra fauna, territorio e attività imprenditoriali. Occorre poi garantire risarcimenti tempestivi e adeguati per tutti i danni causati dalla fauna. I fondi in bilancio per gli indennizzi erano già gravemente insufficienti, a seguito del taglio del 60% le risorse si sono ancora di più assottigliate e per questo motivo vanno subito ripristinate».

«È fondamentale incentivare inoltre le misure di autodifesa per gli agricoltori: la prevenzione deve essere sostenuta con risorse adeguate per l’installazione di recinzioni, sistemi dissuasivi efficaci e protezioni specifiche per allevamenti e colture. Bisogna dare subito attuazione alle
richieste del mondo agricolo abruzzese, a partire dalla revisione complessiva delle leggi regionali in materia di gestione e disciplina dei danni causati dalla fauna selvatica e dell’esercizio venatorio, anche nell’ottica di rimuovere definitivamente gli ostacoli burocratici
che impediscono la partecipazione attiva degli agricoltori nelle decisioni che li riguardano direttamente. Anche perché Il problema della gestione della fauna non riguarda soltanto la tutela delle colture e della produzione agricola, ma coinvolge anche l’incolumità delle
persone, come dimostrano purtroppo i numerosi e sempre più frequenti incidenti stradali causati dalla presenza incontrollata di animali selvatici sulle nostre strade».

«La maggioranza di centrodestra» concludono i consiglieri regionali del Pd «ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità e fornire risposte concrete a una emergenza che non può più essere ignorata o affrontata con tagli indiscriminati alle risorse. Gli agricoltori abruzzesi meritano rispetto e soluzioni efficaci, non l’ennesima dimostrazione di immobilismo e superficialità»
 

lunedì 30 giugno 2025

Bracconaggio, l’ATC L’Aquila chiama la Guardia Agroforestale: “Servono più controlli sul territorio”

 L’Aquila – A seguito dei recenti episodi di bracconaggio verificatisi nel territorio, l‘ATC dell’Aquila si rivolge  alla Guardia Agroforestale italiana sezione L’Aquila, richiedendo un supporto concreto e costante attraverso servizi di vigilanza  estesi su tutto il territorio di competenza. È fondamentale porre una particolare attenzione al rigoroso rispetto delle procedure previste per lo svolgimento corretto della caccia di selezione.

Dopo vari sopralluoghi effettuati insieme al presidente Alessandri e dopo aver attentamente individuato le criticità presenti, le Guardie Agroforestali,  metteranno in atto  un piano di  prevenzione efficace che possa garantire il pieno rispetto di tutte le direttive emanate da Regione e ATC.

Fonte: terremarsicane.it del 24 giugno 2025 

giovedì 26 giugno 2025

Imprudente: approvato il calendario venatorio 2025/2026

(REGFLASH) L'Aquila, 16 giu. - “La Giunta regionale dell’Abruzzo ha dato il via libera al Calendario venatorio per la stagione 2025/2026, che stabilisce l’inizio dell'attività venatoria il primo settembre e la conclusione a fine gennaio” - lo annuncia il vicepresidente ed assessore regionale ad Agricoltura, Caccia e Pesca, Emanuele Imprudente.

“Quest’anno ci eravamo prefissati l’obiettivo di approvare il calendario venatorio entro la data prevista dalla legge 157/92, cioè il 15 giugno – dichiara Imprudente – consentendo di evitare così le incertezze legate ad eventuali ricorsi amministrativi e assicurando certezza agli operatori del settore”.

“Anche questo calendario, come quello degli scorsi anni – prosegue il vicepresidente Imprudente - è stato redatto con la massima attenzione alla tutela ambientale e ai delicati equilibri degli habitat di alcune zone del nostro territorio, ed è frutto della partecipazione e della ricerca della massima condivisione con tutti i portatori d’interesse, coinvolti in occasione delle riunioni delle conferenze preposte”.

“Le aperture anticipate - spiega ancora il vicepresidente - sono state concesse solo per le specie indicate da ISPRA (gazza, cornacchia, ghiandaia e colombaccio), mentre per il prelievo ordinario abbiamo ritenuto di confermare la linea seguita negli ultimi anni, che ha consentito all’Abruzzo, contrariamente alla quasi totalità delle altre Regioni, di non vedersi impugnato e sospeso il calendario”. 
Confermati i 4 mesi di prelievo del cinghiale nelle aree consentite e l'addestramento cani dal 1 settembre.
 
 (REGFLASH) US 250616

lunedì 23 giugno 2025

La Regione autorizza la caccia di 28mila uccelli, per il WWF si torna all’anno zero

Il Governo regionale torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la Giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del WWF e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli. L’associazione del panda che sorride incalza decisioni e scelte in materia

“Nella riunione della Conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 – spiegata la delegata WWF Abruzzo Filomena Ricci – si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800.000 piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture”.

“Ovviamente la Regione Abruzzo nella discussione del 12 giugno scorso non si è fatta sfuggire l’occasione di provare a fare l’ennesimo regalo ai cacciatori e si è espressa favorevolmente a questa procedura, accordandosi per consentire l’abbattimento di quasi 28.000 uccelli di queste specie. Un accanimento senza alcuna giustificazione verso piccoli uccelli indifesi che pesano meno delle cartucce con cui vengono abbattuti: un fringuello pesa in media solo 20 grammi… Sono passati vent’anni da quando la Regione Abruzzo provò ad autorizzare una simile deroga (allora si trattava di storni e passeri comuni). E nel 2004, grazie ai ricorsi del WWF, la caccia a questi piccoli uccelli fu definitivamente bloccata. Il Consiglio di Stato annullò il calendario venatorio di quell’anno e la Giunta fu costretta ad abolire l’articolo della legge regionale che prevedeva la caccia in deroga, in quanto la Commissione Europea, allarmata dal WWF, aveva rilevato contrasti con la normativa europea”.

“È sconcertante vedere – dichiara Filomena Ricci, delegata del WWF Abruzzo – come ogni occasione venga sfruttata per provare a smantellare il patrimonio faunistico-ambientale della nostra regione. Prima il tentativo di taglio del Parco regionale Sirente-Velino, poi il taglio della Riserva regionale del Borsacchio, poi la condanna a morte di quasi 500 cervi e ora la caccia a migliaia di fringuelli e storni. Invece di preoccuparsi dei veri problemi di noi abruzzesi sembra che l’unico interesse della Giunta sia accontentare i cacciatori”.

La Regione ha chiesto le proprie quote di abbattimento, ma per autorizzare queste uccisioni dovrà ora mostrare le motivazioni, cosa ben difficile considerato che nella nostra regione non esiste documentazione che provi danni all’agricoltura attribuibili a queste specie. A dimostrazione dell’approssimazione della Regione nell’affrontare il tema della gestione faunistica. È bene chiarire che la strada per arrivare a consentire concretamente la caccia sarà lunga e tortuosa e come per il Parco Sirente-Velino, la Riserva del Borsacchio e la caccia ai cervi, il WWF farà di tutto per impedire la strage di 28.000 animali la cui unica colpa è di essere l’oggetto del divertimento per i cacciatori.

Il WWF, insieme alle altre associazioni nazionali, ha già trasmesso una diffida formale a tutte le Regioni – compresa l’Abruzzo – affinché non vadano avanti su questa scelta. Non esistono, infatti, motivazioni oggettive che giustifichino tali deroghe, se non la volontà di mantenere le promesse elettorali a scapito della tutela della biodiversità. È una deriva pericolosa che aprirà nuovi contenziosi con l’Unione europea, con potenziali ricadute economiche sulle amministrazioni e responsabilità personali per gli amministratori coinvolti, ma anche su tutti i cittadini che dovranno pagare le eventuali sanzioni inflitte dall’Unione Europea.

 

Fonte: rete8.it del 21 giugno 2025 

a caccia in deroga a fringuelli e storni non è giustificata: già diffidata la Regione Abruzzo e tutte le altre».
A scriverlo è il Wwf Abruzzo che critica la decisione assunta dall'amministrazione regionale guidata dal presidente Marco Marsilio.

«Il governo regionale», si legge in una nota dell'associazione, «torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del Wwf e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli».

L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».



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Il Wwf sulla caccia a storni e fringuelli: "Già diffidata la Regione Abruzzo"
https://www.ilpescara.it/attualita/wwf-caccia-storni-fringuelli-diffida-regione-abruzzo.html
© IlPescara

«La caccia in deroga a fringuelli e storni non è giustificata: già diffidata la Regione Abruzzo e tutte le altre».
A scriverlo è il Wwf Abruzzo che critica la decisione assunta dall'amministrazione regionale guidata dal presidente Marco Marsilio.

«Il governo regionale», si legge in una nota dell'associazione, «torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del Wwf e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli».

L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».

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Il Wwf prosegue: «Ovviamente la Regione Abruzzo nella discussione del 12 giugno scorso non si è fatta sfuggire l’occasione di provare a fare l’ennesimo regalo ai cacciatori e si è espressa favorevolmente a questa procedura, accordandosi per consentire l’abbattimento di quasi 28.000 uccelli di queste specie. Un accanimento senza alcuna giustificazione verso piccoli uccelli indifesi che pesano meno delle cartucce con cui vengono abbattuti: un fringuello pesa in media solo 20 grammi… Sono passati vent’anni da quando la Regione Abruzzo provò ad autorizzare una simile deroga (allora si trattava di storni e passeri comuni). E nel 2004, grazie ai ricorsi del Wwf, la caccia a questi piccoli uccelli fu definitivamente bloccata. Il Consiglio di Stato annullò il calendario venatorio di quell’anno e la giunta fu costretta ad abolire l’articolo della legge regionale che prevedeva la caccia in deroga, in quanto la Commissione Europea, allarmata dal Wwf, aveva rilevato contrasti con la normativa europea».



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Il Wwf sulla caccia a storni e fringuelli: "Già diffidata la Regione Abruzzo"
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«La caccia in deroga a fringuelli e storni non è giustificata: già diffidata la Regione Abruzzo e tutte le altre».
A scriverlo è il Wwf Abruzzo che critica la decisione assunta dall'amministrazione regionale guidata dal presidente Marco Marsilio.

«Il governo regionale», si legge in una nota dell'associazione, «torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del Wwf e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli».

L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».

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Il Wwf prosegue: «Ovviamente la Regione Abruzzo nella discussione del 12 giugno scorso non si è fatta sfuggire l’occasione di provare a fare l’ennesimo regalo ai cacciatori e si è espressa favorevolmente a questa procedura, accordandosi per consentire l’abbattimento di quasi 28.000 uccelli di queste specie. Un accanimento senza alcuna giustificazione verso piccoli uccelli indifesi che pesano meno delle cartucce con cui vengono abbattuti: un fringuello pesa in media solo 20 grammi… Sono passati vent’anni da quando la Regione Abruzzo provò ad autorizzare una simile deroga (allora si trattava di storni e passeri comuni). E nel 2004, grazie ai ricorsi del Wwf, la caccia a questi piccoli uccelli fu definitivamente bloccata. Il Consiglio di Stato annullò il calendario venatorio di quell’anno e la giunta fu costretta ad abolire l’articolo della legge regionale che prevedeva la caccia in deroga, in quanto la Commissione Europea, allarmata dal Wwf, aveva rilevato contrasti con la normativa europea».



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Il Wwf sulla caccia a storni e fringuelli: "Già diffidata la Regione Abruzzo"
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«La caccia in deroga a fringuelli e storni non è giustificata: già diffidata la Regione Abruzzo e tutte le altre».
A scriverlo è il Wwf Abruzzo che critica la decisione assunta dall'amministrazione regionale guidata dal presidente Marco Marsilio.

«Il governo regionale», si legge in una nota dell'associazione, «torna a stupire per l’accanimento contro la fauna selvatica. Dopo la caccia ai cervi che la giunta Marsilio-Imprudente avrebbe voluto far partire già dallo scorso anno e che finora è stata fermata solo grazie ai ricorsi del Wwf e di altre associazioni ambientaliste e animaliste, ora è il turno di storni e fringuelli».

L'associazione ambientalista e animalista prosegue: «Nella riunione della conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025 si sono stabilite, su richiesta delle Regioni, le quantità di piccoli uccelli abbattibili in deroga al principio generale di protezione. Le Regioni italiane hanno concordato di far uccidere ai cacciatori più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come appunto il fringuello e lo storno, attraverso una forzatura del sistema delle “deroghe” previste dalla direttiva Uccelli 2009/147/Ce che protegge l’avifauna a livello europeo. Storni e fringuelli, infatti, sono specie protette in tutti i Paesi dall’Unione Europea e possono essere abbattuti solo tramite le “deroghe” consentite in via eccezionale, come in caso di documentati danni alle colture».

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Il Wwf prosegue: «Ovviamente la Regione Abruzzo nella discussione del 12 giugno scorso non si è fatta sfuggire l’occasione di provare a fare l’ennesimo regalo ai cacciatori e si è espressa favorevolmente a questa procedura, accordandosi per consentire l’abbattimento di quasi 28.000 uccelli di queste specie. Un accanimento senza alcuna giustificazione verso piccoli uccelli indifesi che pesano meno delle cartucce con cui vengono abbattuti: un fringuello pesa in media solo 20 grammi… Sono passati vent’anni da quando la Regione Abruzzo provò ad autorizzare una simile deroga (allora si trattava di storni e passeri comuni). E nel 2004, grazie ai ricorsi del Wwf, la caccia a questi piccoli uccelli fu definitivamente bloccata. Il Consiglio di Stato annullò il calendario venatorio di quell’anno e la giunta fu costretta ad abolire l’articolo della legge regionale che prevedeva la caccia in deroga, in quanto la Commissione Europea, allarmata dal Wwf, aveva rilevato contrasti con la normativa europea».



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Il Wwf sulla caccia a storni e fringuelli: "Già diffidata la Regione Abruzzo"
https://www.ilpescara.it/attualita/wwf-caccia-storni-fringuelli-diffida-regione-abruzzo.html
© IlPescara

sabato 21 giugno 2025

Abruzzo, caccia senza confini: 27mila nuove specie abbattibili

 Abruzzo: il nuovo calendario venatorio consente l’abbattimento di 27mila storni e fringuelli, specie protette dal ’92. Scatta la protesta animalista

La decisione è di quelle che fanno discutere, e che promettono di scatenare un vero e proprio putiferio nel mondo ambientalista e venatorio. La Regione Abruzzo, con l’approvazione della Conferenza Stato-Regioni, ha autorizzato con il nuovo calendario venatorio 2025-2026 l’abbattimento in deroga di 8.221 storni e 19.317 fringuelli.

 Un totale di oltre 27mila uccellini, specie che erano protette e non cacciabili addirittura dal lontano 1992. Una scelta destinata a fare rumore, un po’ come già accaduto per la questione dei cervi da abbattere.

 Secondo le normative vigenti, una misura così drastica può essere applicata solo in casi eccezionali, e per motivi ben specifici. Si parla di tutela delle colture o della sicurezza pubblica, e solo in assenza di “altre soluzioni soddisfacenti”. Ma le associazioni animaliste e ornitologiche sollevano dubbi proprio su questa interpretazione, contestando la necessità e la scientificità di tale provvedimento.

Contro questa decisione si sono immediatamente mobilitate tre importanti associazioni di tutela dell’avifauna: la Stazione Ornitologica Abruzzese, la Lipu Abruzzo e l’Associazione per la Tutela dei Rapaci. In una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Marco Marsilio, al vicepresidente con delega alla Caccia, Emanuele Imprudente, e all’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), hanno chiesto spiegazioni su quello che definiscono «un provvedimento scientificamente e legalmente privo di fondamento».

La protesta: “Innocui, senza impatto sulle colture, scelta inaccettabile”

Massimo Pellegrini (Stazione Ornitologica Abruzzese APS), Stefano Allavena (Delegato Regionale Abruzzo per la Lega Italiana Protezione Uccelli) e Fabio Borlenghi (Responsabile per l’Abruzzo dell’Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei Loro Ambienti) hanno messo nero su bianco le loro perplessità. «Il fringuello – hanno scritto – è un uccello di appena 20 grammi, innocuo e senza alcun impatto sulle colture agricole. È inspiegabile come si possa giustificare un intervento di abbattimento per quasi 20.000 esemplari, quando nemmeno nel Piano faunistico regionale si fa menzione di danni a esso attribuibili». Un’accusa chiara, che mette in discussione la base scientifica della decisione regionale.

Le associazioni contestano inoltre la logica adottata per determinare il numero massimo di animali abbattibili. Questa, infatti, non si baserebbe su dati reali di presenza o danni effettivi, ma solo sul numero dei cacciatori presenti in ogni regione. «Così si scambia un criterio di comodo per una valutazione scientifica», hanno chiarito Pellegrini, Allavena e Borlenghi, evidenziando una potenziale discrepanza tra le finalità dichiarate e i metodi di calcolo.

A sollevare ulteriori perplessità tra le associazioni ambientaliste su storni e fringuelli è un altro rischio concreto: quello di confusione con specie affini ma meno comuni, come la peppola e il frosone. Il timore è che i cacciatori possano non saper distinguere correttamente le specie prima dello sparo, mettendo a repentaglio la vita di uccelli rari e protetti. «Autorizzare la caccia a una specie così simile ad altre più rare – hanno concluso – espone a un danno irreparabile la biodiversità locale».

 Le associazioni non usano mezzi termini, parlando di un provvedimento «in contrasto con la vocazione naturalistica dell’Abruzzo, Regione dei parchi». Per questo, preannunciano battaglia legale, avvertendo che «decisioni simili non rafforzano la gestione faunistica, ma la espongono a inevitabili ricorsi». La partita è aperta, e il futuro di questi 27mila uccellini è appeso a un filo. Sarà interessante vedere come si evolverà la vicenda e quali saranno le risposte della Regione Abruzzo di fronte a questa mobilitazione.

Fonte: abruzzo.cityrumors.it del 19 giugno 2025 

Legittima la legge sulla rappresentanza dei cacciatori negli Atc abruzzesi

 La Corte costituzionale ha considerato legittima la legge regionale dell’Abruzzo sulla rappresentanza dei cacciatori nei comitati di gestione degli Atc.

La presenza delle diverse componenti è sufficiente a garantire il pluralismo e la rappresentanza d’interessi diversi, il consiglio regionale ha il diritto di scegliere il meccanismo col quale ripartire tra le diverse associazioni venatorie i seggi assegnati ai cacciatori nel comitato di gestione degli Atc: basandosi su questo principio la Corte costituzionale ha considerato infondata (sentenza 82/25) la richiesta di legittimità costituzionale sollevata dal Tar dell’Abruzzo, cui s’erano rivolte Arcicaccia, Libera Caccia ed Enalcaccia lamentando la disproporzionalità introdotta dal terzo comma dell’articolo 3 della legge regionale 11/23.

Come sistema elettorale la maggioranza aveva infatti scelto un proporzionale basato sul metodo D’Hondt, o delle più alte medie (si divide «il numero degli iscritti di ogni associazione per numeri progressivi da uno fino a quello pari ai seggi da assegnare, così da ottenere quozienti ai quali rapportare l’assegnazione del seggio»), che – è risaputo – «produce un effetto di compressione della proporzionalità» a favore delle sigle, associazioni o partiti, più grandi; ne era derivata, come previsto, una «marcata sovrarappresentazione della Federcaccia».
Il pluralismo riguarda i rapporti tra categorie

Non si può pretendere, si legge nella sentenza, che la legge garantisca il pluralismo anche all’interno d’ogni categoria: ciascuna, infatti, «esprime interessi in linea astratta confliggenti [con quelli delle altre], e viceversa tendenzialmente omogenei all’interno, o perlomeno assunti come tali dal legislatore statale».

Il comitato di gestione è adeguatamente bilanciato nel momento in cui rappresenta le esigenze sia dei cacciatori, sia degli agricoltori, sia degli ambientalisti, e tiene conto del parere delle istituzioni; non si può pensare che ogni sigla debba trovare spazio in proporzione ai propri iscritti: «è nel rapporto tra categorie di associazioni che si valuta il grado di rappresentatività dell’organo direttivo».

Peraltro persino i sistemi elettorali meno distorsivi «e più marcatamente proporzionali» falliscono nell’obiettivo «di conseguire quel perfetto rapporto tra peso delle liste e seggi»; e il legislatore regionale è pienamente titolato a ridurre la proporzionalità del meccanismo che disciplina l’elezione di organi esecutivi, «per i quali si avverte con particolare evidenza la necessità di [ottenere] stabili maggioranze decisionali».

 

Fonte: cacciamagazine.it del 19 giugno 2025 

giovedì 13 marzo 2025

Presentata nella consulta la prima bozza del Calendario venatorio 2025/26. Nelle osservazioni del WWF Abruzzo preoccupazione per le pre-aperture, l’allungamento dei periodi di caccia, il prelievo di alcune specie e l’impatto nelle terre dell’orso

 

Comunicato stampa dell’11 marzo 2025 

 

Presentata nella consulta la prima bozza del Calendario venatorio 2025/26 

Nelle osservazioni del WWF Abruzzo preoccupazione per le pre-aperture, l’allungamento dei periodi di caccia, il prelievo di alcune specie e l’impatto nelle terre dell’orso 

 

La prima bozza di Calendario venatorio 2025/2026 è stata presentata in fase di consulta e il WWF Abruzzo ha fatto pervenire le proprie osservazioni sia agli Uffici regionali sia a quelli dell’ISPRA. 

“Dato atto alla Regione Abruzzo di aver migliorato, negli ultimi anni, il Calendario venatorio che presenta indubbiamente minori criticità rispetto ad annualità passate, anche grazie ai molteplici ricorsi presentati e vinti dal WWF e dalle Associazioni ambientaliste – commenta Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo – continuano però a persistere forti preoccupazioni rispetto alle giornate di pre-apertura e all’allungamento dei periodi di caccia, al prelievo di alcune specie e all’impatto nelle terre dell’orso.” 

Assolutamente non condivisibile è l’aver riconfermato, come per l’anno scorso, l’anticipo della caccia al cinghiale al 1° ottobre nelle aree con presenza dell’orso marsicano, quando, invece, negli anni passati la caccia aveva inizio da novembre. Il mese di ottobre è ancora un periodo molto delicato per l’orso che va alla ricerca di cibo per acquistare peso prima dell’inverno. È assolutamente inopportuno che si faccia questa scelta, che da un lato andrebbe a causare un disturbo per la specie e dall’altro andrebbe a vanificare il percorso fatto insieme a una parte del mondo venatorio che si era formato rispetto a queste tematiche.  

Per restare in tema orso, il WWF Abruzzo segnala ormai da diversi anni, l’omissione delle disposizioni previste dalla Delibera di Giunta n. 480 del 05 luglio 2018 che definisce la perimetrazione dell’Area Contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Attenendosi a quanto previsto dalla L. 394/91 e s.m.i., infatti, bisognerebbe adeguare il carico venatorio, definire modi e tempi di caccia distinti per l’Area Contigua e soprattutto permettere la caccia ai soli residenti, come succede ad esempio per il versante laziale del Parco. 

Persistono le pre-aperture alla caccia nel mese di settembre per alcune specie, contrariamente a quanto riportato nei Calendari venatori di qualche anno fa, quando, la Regione Abruzzo, anche adeguandosi alle prescrizioni dell’ISPRA, aveva programmato l’apertura unica al 1° ottobre. Nel Calendario venatorio 2025/2026, invece, compaiono alcune giornate di pre-apertura della caccia a settembre per specie come gazza, cornacchia, ghiandaia e colombaccio e di apertura generale a settembre per quaglia, fagiano, cornacchia, gazza e ghiandaia. Rispetto al calendario venatorio dell’anno scorso, la Regione Abruzzo vuole aumentare le specie e le giornate di caccia a settembre, come al solito, a discapito delle popolazioni faunistiche. Il WWF Abruzzo richiede l’apertura generale della stagione venatoria al 1° ottobre, per tutte le specie cacciabili, evitando ogni forma di apertura e di pre-apertura a settembre. L’apertura a ottobre va a ridurre gli impatti negativi della caccia sulla fauna selvatica, anche su quella non cacciabile, in quanto, come è noto, a settembre molte specie sono ancora nella fase di cura della prole. Inoltre, si potrebbe ottimizzare la vigilanza venatoria (sempre meno presente sul territorio a causa dello smantellamento delle Polizie provinciali) e ridurre il fenomeno del bracconaggio che avviene soprattutto quando, durante il mese di settembre, la caccia è consentita solo ad alcune specie.  

Altro punto sollevato dal WWF Abruzzo è la richiesta di escludere dalla caccia la coturnice, la starna e l’allodola che allo stato attuale delle conoscenze, non hanno popolazioni in grado di sostenere il prelievo venatorio. 

Rispetto ai periodi di conclusione della caccia, invece, Il WWF chiede la chiusura della stagione venatoria per tutte le specie di uccelli al 31 dicembre, secondo il principio di garanzia della completa protezione delle specie. Ad esempio, per la beccaccia pare inverosimile che si continui a prevedere la caccia fino al 19 gennaio (10 gennaio nelle Aree Natura 2000), quando l’Ordinanza del Consiglio di Stato n.8713/2016, chiede di fissare come data ultima il 31 dicembre o che la caccia al fagiano sia estesa nel mese di dicembre quando l’ISPRA indica il 30 novembre come limite massimo. 

La proposta di calendario venatorio abruzzese non contiene alcun riferimento alle disposizioni di legge in merito al divieto di caccia nelle aree percorse dal fuoco, non dando alcun riferimento ai cacciatori circa le modalità di corretto comportamento in caso di esercizio venatorio su tali aree (caccia sempre vietata per 10 anni, limitatamente ai soprassuoli delle aree boscate), come peraltro ricordato già dal 2023 dal WWF Italia con una specifica nota inviata a tutte le regioni. 

“In conclusione – commenta Claudio Allegrino, responsabile Guardie WWF Abruzzo – nel calendario venatorio della Regione Abruzzo sono ancora presenti evidenti criticità, da sempre sottolineate dal WWF. Ci auguriamo che il parere dell’ISPRA possa accogliere le osservazioni della nostra Associazione e che gli altri Enti territoriali deputati alla salvaguardia della fauna si esprimano sui punti più critici, in modo da limitare i possibili impatti che ancora persistono nella programmazione venatoria abruzzese.”   

 

domenica 16 giugno 2024

Caccia, Pepe (PD): errori grossolani nella Legge regionale

 PESCARA – “Sono davvero errori grossolani quelli che la Regione Abruzzo a guida centro destra sta commettendo sulle politiche relative alla caccia. Due giorni fa il Tar ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della Legge Regionale n.11 del 2023 in tema di nomina dei rappresentanti nei Comitati di Gestione degli ATC e, sempre pochi giorni fa, le associazioni dei cacciatori hanno chiesto di fermare l’iter procedurale del calendario venatorio 2024-2025, per rivedere e correggere la bozza dell’Assessore, chiamando in causa direttamente il Presidente Marsilio”, dichiara il Consigliere regionale Dino Pepe.

“Per quanto riguarda la legge Regionale sui Comitati di Gestione degli ATC – prosegue il Consigliere – la Regione ha scelto di inserire una seconda soglia di sbarramento a quella già prevista dalla norma precedente, finendo per favorire oltremodo alcune Associazioni con più iscritti rispetto al principio di proporzionalità della rappresentanza. Sostanzialmente un ‘premio di maggioranza’! Ora la questione passerà al vaglio della Corte Costituzionale. Se quest’ultima dovesse ritenere, come rilevato dal Tar, che la doppia soglia di sbarramento viola i principi di uguaglianza e proporzionalità, la Legge verrà dichiarata incostituzionale e di conseguenza sarà annullata”.
“Più volte le opposizioni,  nella passata legislatura, hanno chiesto di modificare la norma, passata in Consiglio in modo frettoloso e senza il necessario confronto con tutte le associazioni, proprio al fine di evitare contenziosi – aggiunge Pepe -. Sul calendario venatorio 2024-2025, come detto, le associazioni lamentano atti e procedure confuse e contraddittorie che mortificano ancora una volta il ruolo della caccia anche come strumento di gestione e conservazione della fauna selvatica e del territorio: un elemento fondamentale che dovrebbe suggerire a Marsilio e Imprudente un confronto costante con la categoria e con tutti i portatori d’interesse.  Basti pensare agli aumenti dei danni da fauna selvatica, ormai senza controllo e senza programmazione”.
“Ancora una volta sulla caccia abbiamo la conferma della assoluta assenza di una visione di insieme e di una strategia da parte della maggioranza regionale. Purtroppo dopo 6 anni siamo di fronte solo a promesse mancate”, conclude il Consigliere Pd.
 

giovedì 13 giugno 2024

Calendario Venatorio: Imprudente e Marsilio, dialogo costruttivo con le associazioni

(REGFLASH) L'Aquila, 12 giu. - Un confronto, quello che si è tenuto oggi all'Aquila, voluto dalle  associazioni venatorie abruzzesi (Federcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia e ANUUMigratoristi) con il Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, e il vice Presidente con delega all’agricoltura e alla caccia Emanuele Imprudente, per discutere del nuovo Calendario Venatorio 2024-2025.

Le associazioni chiedono di fermare l'iter procedurale, di rivedere le restrizioni proposte e di avviare un dialogo costruttivo con tutte le parti coinvolte per trovare soluzioni equilibrate e sostenibili.

“Le associazioni venatorie – ha commentato il vice Presidente Imprudente - hanno richiesto alcune modifiche al documento sottolineando l'importanza della caccia anche come strumento di gestione e conservazione della fauna selvatica, sostenendo che alcune restrizioni imposte vadano modificate e sia avviato un percorso di confronto ulteriore con le associazioni locali. È stato un incontro molto costruttivo. Abbiamo ascoltato le loro richieste di modificare in alcuni punti la proposta di calendario per andare incontro alle istanze del territorio che sono poi quelle delle associazioni venatorie in tutta Italia. Abbiamo spiegato che la nostra bozza di calendario è oggi in attesa dei pareri dell'ISPRA e del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale che è di nuova istituzione all'interno del Ministero. Successivamente faremo le valutazioni tenendo conto delle esigenze, del punto di equilibrio e di quello che dovrà essere l'attività venatoria complessiva della nuova stagione 2024-2025”. (REGFLASH)

giovedì 23 maggio 2024

Sulmona. Caccia al cinghiale senza requisiti: indaga la polizia. Regione striglia l’Atc

SULMONA. E’ stata iscritta nel registro di braccata senza possedere i requisiti stabiliti dalla legge. A finire nel mirino della polizia provinciale e della regione è una squadra di caccia dell’ambito territoriale di Sulmona. Il caso è stato sollevato dall’ex presidente dell’Atc, Cesarino Mariani, che aveva presentato un esposto. Le attività investigative della polizia sono andate avanti per tre mesi e, in attesa di ulteriori sviluppi, si è mossa la regione Abruzzo che ha redarguito territoriale di riferimento. “Dal controllo svolto”- scrive il dipartimento agricoltura della regione-“ è emerso che numerosi componenti della squadra non risultavano in regola con i documenti per esercitare l’attività venatoria con la conseguenza che, a giugno 2022 quando era fissato il termine ultimo per presentare la domanda, la squadra non aveva i requisiti per l’iscrizione al registro per la mancanza del numero minimo legale di dieci cacciatori”. La regione ha quindi richiamato l’Atc ad un controllo più attento dei presupposti per l’iscrizione delle squadre. 

 

Fonte: ondatv.tv del 20 maggio 2024

giovedì 7 marzo 2024

Regione Abruzzo eroga una pioggia di contributi pubblici alle associazioni venatorie

 

Comunicato stampa del 7 marzo 2024

 

Regione Abruzzo eroga una pioggia di contributi pubblici alle associazioni venatorie

Il WWF Abruzzo evidenzia che con i soldi dei cittadini abruzzesi si acquista e si ristruttura anche la sede di Federcaccia, mentre il Centro Recupero della Fauna Selvatica di Pescara non riceve i fondi previsti per legge

 

Con la pubblicazione sul Bollettino Regionale delle Disposizioni finanziarie per la redazione del Bilancio di previsione finanziario 2024- 2026 della Regione Abruzzo (Legge di stabilità regionale 2024), sono stati pubblicati gli elenchi degli enti e delle associazioni che, a vario titolo, hanno ottenuto un contributo a fondo perduto.

Spiccano tra queste associazioni quelle venatorie che complessivamente hanno ricevuto ben 115.000 euro.

Queste, nel dettaglio, le prebende alle associazioni venatorie abruzzesi:

 

  • Associazione Nazionale Libera Caccia – Sezione provinciale L’Aquila euro 10.000
  • Associazione Italcaccia – Sezione provinciale di Pescara euro 5.000
  • Federazione Italiana della Caccia – Sezione provinciale di Chieti euro 100.000

Le motivazione dei contributi sono diverse, si va da contributo straordinario per le spese di funzionamento per la Liberacaccia, al contributo per le attività associative e le spese di funzionamento per l’Italcaccia fino al arrivare addirittura al contributo per l’acquisto e ristrutturazione di una sede e di veicoli per vigilanza e attrezzature per la Federcaccia.

 “Quello che sconcerta - sottolinea Filomena Ricci, delegata del WWF Abruzzo - è che il governo regionale abruzzese ha deciso di finanziare con danaro pubblico Associazioni che nascono per tutelare gli interessi dei cacciatori e sicuramente non quelli della comunità intera come l’ambiente e la fauna a scapito di altri enti pubblici come il benemerito Centro Recupero della Fauna Selvatica (CRAS) di Pescara che da anni rappresenta l’unico riferimento per l’Abruzzo per il soccorso ed il recupero degli animali protetti.”

Nella stessa Legge di stabilità regionale 2024 è indicato che le provvidenze annuali in favore del Centro Recupero della Fauna Selvatica sono pari a zero, nonostante due normative regionali ne prevedano il finanziamento annuale da parte della Regione Abruzzo.

Inoltre, in Abruzzo manca una rete che organizzi il sistema per il primo intervento, la raccolta, il trasporto e la consegna al Centro Recupero.

“Tutto questo - conclude Filomena Ricci - avviene nonostante l’opinione pubblica e anche la giurisprudenza abbiano acclarato che l’interesse alla caccia non debba prevalere rispetto all’esigenza della tutela della fauna selvatica.”

domenica 28 gennaio 2024

Civitella Roveto (Aq). Cacciatore ferito da proiettile durante una battuta di caccia

Civitella Roveto. Spara per colpire un animale ma il proiettile ferisce un uomo. L’incidente è avvenuto oggi pomeriggio sulle montagne di Civitella Roveto, nella Valle Roveto.

Un uomo di 59 anni D.D.F., cacciatore, è rimasto ferito da un colpo da arma da fuoco, sparato da un altro cacciatore, che sembrerebbe abbia scambiato erroneamente l’uomo per un animale selvatico, presumibilmente un cinghiale.

Entrambi i cacciatori sono originari di di Roccavivi di San Vincenzo Valle Roveto. Quello ferito è stato trasportato in ospedale, lo stanno sottoponendo a un intervento ma non sarebbe in pericolo di vita.

 

Fonte: marsicalive.it del 27 gennaio 2024

giovedì 11 gennaio 2024

Agricoltore centrato da un colpo di fucile, Torto (M5s): "Marsilio e il centrodestra sono i veri responsabili"

 La deputata del Movimento 5 Stelle, Daniela Torto interviene sul ferimento dell'agricoltore 34enne ferito mentre lavorava sul suo terreno a San Vito Chietino

"È inaccettabile che qualcuno debba rischiare di morire mentre lavora nei campi o passeggia in un parco per l’incoscienza di pochi. Troppo spesso nel nostro Paese, dietro una finta attività sportiva chiamata caccia si celano vere e proprie esecuzioni a cielo aperto di animali selvatici".

La deputata del Movimento 5 Stelle, Daniela Torto interviene sul ferimento dell'agricoltore 34enne centrato da un colpo di fucile mentre lavorava sul suo terreno a San Vito Chietino.

"Ormai cacciare è diventato solo un modo per farsi foto sorridenti in mimetica con ai piedi dei cacciatori animali insanguinati. Non è così che si tutela il nostro ambiente e, a questo punto, neppure le nostre comunità.

Marsilio e il centrodestra sono i veri responsabili di questa indegna situazione. I loro partiti continuano a favorire la lobby della caccia con pericolosi provvedimenti. Queste sono le conseguenze del programma elettorale per l'Abruzzo e del blitz in legge di bilancio dell'anno scorso con l'emendamento Foti che ha inaugurato questa brutta stagione di pericolo, minaccia e morte estendendo la caccia anche nelle aree urbane.

 Un augurio di buona guarigione alla vittima del triste episodio nel lancianese, sperando che la politica si dimostri più responsabile e non si debba assistere più a episodi del genere".

 

Fonte: chietitoday.it del 06 gennaio 2024

sabato 6 gennaio 2024

PERICOLO CACCIA 🛑 FA RIFLETTERE IL FERIMENTO DI UN AGRICOLTORE DA PARTE DI UN CACCIATORE A SAN VITO CHIETINO


🙅🏻 PERICOLO CACCIA
🛑 FA RIFLETTERE IL FERIMENTO DI UN AGRICOLTORE DA PARTE DI UN CACCIATORE A SAN VITO CHIETINO
 
Il ferimento di un agricoltore trentaquattrenne intento a lavorare nel suo terreno in località Castellana a San Vito Chietino da parte di un cacciatore ripropone il tema della pericolosità dell’attività venatoria svolta da parte di soggetti che finiscono per rappresentare un vero e proprio pericolo per agricoltori, escursionisti e semplici cittadini. È poi molto grave che, da quanto si apprende dagli organi di stampa, il responsabile dell’accaduto si sia allontanato non fornendo le sue generalità, cercando così di sottrarsi alle necessarie indagini.
Secondo i dati forniti dall’Associazione “Vittime della caccia” nella stagione venatoria 2022/23 in tutta Italia, sono stati uccisi 13 cacciatori (1 in Abruzzo) e 9 non cacciatori, e sono stati feriti 44 cacciatori (1 in Abruzzo) e 13 non cacciatori, per un totale di 79 persone rimaste uccise o ferite nei circa 5 mesi della stagione venatoria. Un numero impressionante per quella che a tutti gli effetti è una attività ludica. A far riflettere è soprattutto il dato dei 22 “non cacciatori” rimasti uccisi o feriti a causa della imperizia o negligenza di chi è autorizzato a muoversi in natura armato di armi, fucili o carabine che siano, estremamente pericolose.
Quanto è accaduto a San Vito rappresenta il tragico epilogo di una serie di comportamenti irresponsabili che vengono denunciati con sempre maggiore frequenza. I cacciatori sparano spesso senza rendersi conto di chi si trova nelle prossimità, si avvicinano troppo alle case e ai centri abitati, in orari sbagliati e senza rispetto per le proprietà altrui e per il diritto di tutti di vivere o lavorare in campagna o fare un’escursione in montagna senza rischiare la vita solo perché una stretta minoranza si diverte a sparare.
La mancanza di controlli sul territorio rende molti cacciatori sempre più arroganti anche nei confronti dei proprietari di terreni e case isolate quando provano a chiedere il semplice rispetto delle norme che regolano questa pericolosa attività. La Regione, del resto, da anni non organizza corsi per guardie venatorie volontarie, le Polizie provinciali sono state praticamente cancellate e dove sono rimaste ci sono pochissimi agenti operativi sul territorio, i Carabinieri-forestali sono comunque pochi e impegnati in un gran numero di attività.
Inoltre, la tendenza ad allargare i periodi di caccia – come ha fatto la Regione recentemente con il piano cinghiali – oltre a non aver alcun effetto positivo sulla limitazione dei danni all’agricoltura, finendo addirittura per aumentarli come affermato dai tecnici indipendenti che studiano questo fenomeno, fa crescere il rischio per cittadini, agricoltori ed escursionisti di rimanere impallinati, o peggio.
Bene farebbe la Regione Abruzzo a intraprendere la strada percorsa da altre regioni, che in virtù dello smantellamento delle polizie provinciali e del passaggio delle competenze su caccia e pesca da province a regioni, hanno istituito le polizie regionali, anche riassorbendo e/o integrando con nuove assunzioni il personale che si occupa di vigilanza che nella nostra Regione oramai non esiste più.
 
Comunicato del 06 gennaio 2024 WWF Abruzzo