venerdì 29 agosto 2014

Impallinato il calendario venatorio Abruzzo dalle Associazioni di protezione ambientale

Per le associazioni di protezione ambientale: la proposta della Giunta D’Alfonso è simile a quelli della Giunta Chiodi-Febbo. Persa l’ occasione, sostengono, per dimostrare discontinuità con il passato-filo venatorio della Regione Abruzzo.

Sulmona, 26 agosto - Il Calendario Venatorio relativo alla stagione di caccia 2014/15 approvato l’11 agosto dalla nuova Giunta regionale ha ignorato le raccomandazioni inviate dalle più importanti associazioni ambientaliste a livello nazionale e regionale per chiedere che si tenesse conto delle richieste dell’Unione Europea (UE), finalizzate alla tutela di specie di uccelli in sensibile diminuzione. 

Il Calendario Venatorio appena approvato ripropone tutte le peggiori criticità del passato: anche quest’anno viene consentita l’apertura anticipata a tortora e quaglia, per le quali l’UE ha chiesto la protezione totale, visto che si trovano in uno sfavorevole stato di conservazione, e inoltre viene confermata la possibilità di prolungare la caccia al colombaccio fino al mese di febbraio, quando l’attività venatoria arreca chiaramente un notevole disturbo a molte specie già in attività riproduttiva. E’ quanto scrivono oggi in una nota congiunta Luciano Di Tizio (WWF Abruzzo), Stefano Allavena (LIPU Abruzzo), Stefano Orlandini (Salviamo l’Orso), Mario Marano Viola (Mountain Wilderness Abruzzo), Piera Lisa Di Felice Pro Natura Abruzzo.


“Il calendario venatorio, prosegue la nota, consente la caccia anche ad altre specie di uccelli che risultano essere in diminuzione. Per questo, l’Unione Europea ha chiesto di non includere tra le specie cacciabili la coturnice, la pavoncella e il moriglione, mentre qui in Abruzzo questi animali si possono abbattere.L’UE ha chiesto inoltre di sospendere la caccia ad altre 12 specie fino a quando non saranno stati adottati piani di gestione e programmi di conservazione per le specie e per i relativi habitat. Ebbene la Regione ha interdetto la caccia solamente a quelle legate agli ambienti umidi, in Abruzzo ben poco rappresentati e per giunta quei pochi esistenti già inclusi in aree protette. Era per la protezione di altre che bisognava intervenire e cioè per beccaccia, allodola, starna, tortora e quaglia. Nulla è stato fatto per la loro tutela, anzi…

Ma ancora più grave è che la Regione Abruzzo non solo non ha adottato alcun provvedimento concreto per la tutela dell’orso, così come previsto dal Piano d’Azione Nazionale per la Tutela dell’Orso Bruno Marsicano (PATOM), ma, rinnegando la proposta iniziale portata in consulta regionale, ripristina la caccia al cinghiale nella zona di protezione esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo nel periodo 1 ottobre – 31 dicembre invece di posticiparla così come lo scorso anno, al periodo 1 novembre – 31 gennaio, per evitarne la coincidenza con il periodo in cui l’orso e’ in piena attivita’ e si alimenta (iperfagia) per affrontare il letargo invernale. Inoltre, non tenendo conto del parere dell’Ispra, non viene mantenuta l’assegnazione in forma esclusiva delle zone di caccia al cinghiale alle singole squadre.

Misure molto gravi che rimettono in discussione anche quelle minime forme di tutela dell’Orso Marsicano nell’esercizio dell’attività venatoria nella Zona di Protezione Esterna del Parco d’Abruzzo, che è, a tutti gli effetti, habitat fondamentale dell’orso.Non possiamo inoltre non rilevare con grande amarezza l’inspiegabile schizofrenia della Regione che non piu tardi dello scorso 27 Marzo ha firmato un protocollo d’intesa per l’attuazione delle azioni prioritarie per la tutela dell’orso bruno marsicano, insieme a Lazio , Molise e Ministero Ambiente in cui la regolamentazione dell’esercizio venatorio e’ una delle azioni piu’ importanti e poi inspiegabilmente licenzia un calendario venatorio fortemente peggiorativo rispetto a quelli prodotti dalla precedente giunta regionale.

Il T.A.R. Abruzzo, con la sentenza del 12 giugno 2013, evidenziava che la Regione Abruzzo ha mancato di proteggere l’orso marsicano, evitando di normare in maniera più stringente l’attività venatoria nelle aree di maggiore presenza della specie”. Con questa sentenza i giudici amministrativi avevano censurato l’operato della Regione, in particolare, per la Zona di protezione Esterna (ZPE) del PNALM, bocciando la suddivisione in aree C1 e C2, in quanto quest’ultima consentirebbe “in modo illegittimo una gestione di caccia semiliberizzata, con grave nocumento per la sopravvivenza del plantigrado”. Nonostante sia già stato approvato dalla Giunta Regionale, il Calendario Venatorio attende ancora di essere sottoposto a Valutazione d’incidenza (VINCA) cioè al giudizio dell’ apposito Servizio regionale. Sono possibili quindi ancora modifiche e le associazioni per la protezione ambientale sperano che gli Uffici tecnici della Regione facciano prevalere al più presto le istanze scientifiche ai fini della tutela della fauna selvatica piuttosto che gli interessi di parte del mondo venatorio”. 

Fonte: corrierepeligno.it del 26 agosto 2014

Nessun commento: