venerdì 29 agosto 2014

Abruzzo. Ecco la stagione di caccia tra doppiette e polemiche

Gli ambientalisti contro l’assessore Di Matteo ma anche l’ex Febbo critica il calendario venatorio


PESCARA La definizione del calendario venatorio, in vista della nuova stagione di caccia, accende le polemiche. Gli ambientalisti stigmatizzano la continuità con le scelte del passato e puntano il dito contro l’assessore ai Parchi, Donato Di Matteo, noto per essere un appassionato cacciatore. L’ex assessore alla Caccia, ovvero l’attuale consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, considera invece «peggiorative» le decisioni assunte dalla giunta D’Alfonso, ma da un punto di vista diametralmente opposto a quello delle associazioni. La stagione venatoria, in Abruzzo, avrà inizio il prossimo 21 settembre e si concluderà il 21 gennaio successivo. Nelle giornate del 6 e 7 settembre scatterà la pre-apertura, che riguarderà soltanto alcune specie e non includerà la Zona di protezione esterna del Parco nazionale D’ Abruzzo, Lazio e Molise, le Zone di protezione speciale (Zps) e i Distretti di gestione per la caccia alla coturnice. Lungo e corposo il cahier de doleance degli ambientalisti abruzzesi, rappresentati da Wwf, Lipu, Salviamo l’Orso, Viola Mountain Wilderness e Pro Natura. «Il calendario venatorio appena approvato ripropone tutte le peggiori criticità del passato – accusano le associazioni - Anche quest’anno viene consentita l’apertura anticipata a tortora e quaglia, per le quali l’Unione Europea ha chiesto la protezione totale, visto che si trovano in uno sfavorevole stato di conservazione, e inoltre viene confermata la possibilità di prolungare la caccia al colombaccio fino a febbraio, quando l’attività venatoria arreca grande disturbo a molte specie già in attività riproduttiva». A rischio anche altre tipologie di uccelli. «L’Unione Europea ha chiesto di non includere tra le specie cacciabili la coturnice, la pavoncella e il moriglione, mentre in Abruzzo questi animali si possono abbattere – rimarcano gli ambientalisti – L’Europa, inoltre, ha esortato a sospendere la caccia ad altre 12 specie, fino a quando non saranno stati adottati piani di gestione e programmi di conservazione, mentre la Regione ha interdetto la caccia solamente alle specie legate agli ambienti umidi, che in Abruzzo sono scarsamente rappresentate e in larga parte già incluse nelle aree protette, lasciando campo libero all’abbattimento di beccaccia, allodola, starna, tortora e quaglia». Destano preoccupazione anche le possibili ripercussioni sugli orsi: «La Regione non solo non ha adottato alcun provvedimento a loro tutela, così come previsto dal Piano d’Azione Nazionale per la Tutela dell’Orso Bruno Marsicano, ma ha rinnegato la proposta iniziale, portata in consulta regionale, ripristinando la caccia al cinghiale nella zona di protezione esterna del Parco Nazionale d’ Abruzzo, nel periodo 1 ottobre–31 dicembre, anzichè posticiparla, come lo scorso anno, al periodo 1 novembre–31 gennaio, per evitare la coincidenza con il periodo in cui l’orso è in piena attività e si alimenta per affrontare il letargo invernale». Le criticità rilevate, si traducono in una secca bocciatura. «È stata persa l’occasione per dimostrare discontinuità con il passato filo-venatorio della Regione – concludono le associazioni - In tempi non sospetti segnalammo quanto fosse particolare un assessore all'Ambiente e ai Parchi amante della caccia, non avvezzo a parchi ed aree protette, come Donato Di Matteo e il nuovo calendario venatorio, purtroppo, ci dà ragione». Di segno opposto i rilievi dell’ex assessore competente Mauro Febbo, che ha inviato una lettera aperta ai cacciatori abruzzesi. «Esprimo amarezza e delusione per il calendario emanato dalla Regione, penalizzante e ben lontano da quello dell’anno precedente – sono le parole di Febbo – Sono tanti gli aspetti discutibili, dall’allenamento posticipato all’invenzione della caccia specialistica alla beccaccia, dal divieto del trasporto di armi nei comparti Coturnice, che è materia nazionale e dunque è stata trattata in maniera incostituzionale, fino alle prescrizioni penalizzanti per la lepre e alla riduzione dei periodi di caccia».
Stefano Buda

Nessun commento: