sabato 30 maggio 2015

Teramo. Abbattimenti dei cinghiali Provincia sotto attacco

I presidenti degli Ambiti di caccia: piano inefficace, pericoloso e contro le norme La replica di Di Sabatino: funziona, nelle prime due settimane eliminati 150 capi.

TERAMO. Sono sul piede di guerra gli esponenti degli ambiti territoriali di caccia (Atc) del Vomano e del Salinello per il piano di contenimento dei cinghiali varato dalla Provincia, ritenuto fallimentare e pericoloso per cacciatori e colture tanto da chiedere l’intervento di prefetto e questore affinchè si raccordino sul problema con la polizia provinciale e il corpo forestale a tutela del rispetto delle norme.

 
Secondo Francesco Sabini, presidente dell’Atc Salinello, prima dell’approvazione del piano quinquennale, avvenuta senza l’apertura di un tavolo tecnico per concordare le strategie con i cacciatori, servivano un censimento dei cinghiali, e un piano di valutazione dei danni che gli ungulati provocano sul territorio. Sulla stessa linea Franco Porrini dell’Atc Vomano che sottolinea come il censimento sia una procedura obbligatoria prevista da un regolamento regionale, che la Provincia avrebbe ignorato modificando oltre tutto i periodi di intervento (il piano di contenimento doveva finire il 30 giugno, invece è stato prorogato al 12 luglio) e il numero dei capi da abbattere. «Senza censimento», spiegano i due, «il contenimento avviene in maniera scriteriata e può accadere che gli agricoltori possano subire danni causati dalle squadre operative. Ma l’Ufficio caccia dell’ente è stato sordo alle istanze che vengono dal mondo venatorio, agricolo e ambientale, riproponendo un ‘copia e incolla’ dei piani precedenti, con abbattimenti casuali». «Basti pensare che di recente», gli fa eco Sabini, «nella zona di ripopolamento e cattura di Castellalto sono state impiegate 98 persone per l’abbattimento di un solo cinghiale. Invece in zone dove il problema ha i tratti di una calamità tipo Bisenti, Tossicia, Arsita, Isola e Castelli, gli interventi sono inesistenti».

Nel mirino dei cacciatori finisce anche il metodo con cui vengono eseguiti gli abbattimenti: secondo gli Atc era da preferire la postazione fissa piuttosto che il metodo della girata, applicato secondo i cacciatori in forma anomala dalla Provincia. «La girata prevede un cane e cinque unità», spiegano i due presidenti, «mentre l’Ufficio caccia sta di fatto applicando braccate con squadre da 15 persone e tre cani». Tra le illegalità denunciate da Sabini e Porrini c’è poi l’assenza di personale in possesso delle specifiche abilitazioni previste dal regolamento regionale, che solleverebbe responsabilità civili e penali in caso di incidenti di caccia.

Sulla polemica, difendendo il decisionismo della Provincia, è intervenuto il presidente Renzo Di Sabatino, che così ha replicato: «Non si tratta di una riapertura della caccia ma di interventi straordinari attuati da selecontrollori per ridurre drasticamente i danni alle colture e le risorse pubbliche impiegate per risarcire gli agricoltori». Di Sabatino sostiene che il piano è stato approvato dall’Ispra e che le modalità sono quelle previste dal regolamento regionale, snocciolando i numeri delle prime due settimane: 150 cinghiali abbattuti; su 54 squadre, 45 partecipano attivamente nei territori assegnati; 4 squadre operano in distretti dove la presenza degli ungulati è meno invasiva e c’è un tetto agli animali da abbattere (massimo 6); 5 non hanno aderito al Piano.

Fonte: ilcentro.it del 29 maggio 2015

Nessun commento: