giovedì 25 settembre 2014

Abruzzo. La rivolta dei cacciatori «Blocchiamo la stagione»

Federcaccia e altre associazioni attaccano la Regione: il calendario venatorio è inaccettabile, andiamo al Tar. L’assessore replica: tanti altri lo condividono

TERAMO. «Meglio bloccare tutto che subire una situazione così penalizzante». Nel giorno della riapertura dell’attività venatoria i cacciatori dichiarano guerra alla Regione. Per alcune delle associazioni di categoria il calendario regionale che disciplina la caccia, aperta ufficialmente da oggi, è «illeggibile e in molte parti illegale». Così le doppiette sono pronte a darsi la zappa sui piedi presentando un ricorso al Tar che annulli l’atto contestato impendendo di fatto la pratica di una disciplina ormai da anni al centro di contestazioni e polemiche. Nel mirino di Federcaccia, Liberacaccia, Anuu, Prosegugio e Amici di Scolopax finisce in particolare l’assessore regionaleDino Pepe, il cui operato nel settore venatorio viene definito «inutile, anzi dannoso». I cacciatori sono inviperiti per il fatto che la Regione, dopo ben due incontri con le associazioni di categoria, abbia rimodulato il calendario già pubblicato in agosto apportando modifiche che restringono ancora di più la loro attività. «Questo è il calendario peggiore d’Italia», sbotta Ermano Morelli, presidente regionale di Federcaccia, «l’assessore ci ha ascoltati ma non ha fatto nulla di quanto abbiamo proposto». Tra le contestazioni mosse dalle doppiette c’è ad esempio il vincolo in base al quale oggi riapre la caccia a fagiano e quaglia ma non a lepre e soprattutto volpe, considerata una specie invasiva e portatrice di malattie come la rogna e il cimurro che possono contagiare anche i cani. Incomprensibile, a detta delle associazioni venatorie, è anche la limitazione del periodo in cui si può cacciare la beccaccia. L’ultimo giorno in cui si potrà sparare a questo pennuto è stato anticipato dal 19 al 10 gennaio, ma a causa di ulteriori prescrizioni secondo i cacciatori il termine scadrà addirittura il 31 dicembre. «E’ una limitazione immotivata», evidenzia Morelli, «visto che le più recenti indicazioni a livello europeo considerano stabile la presenza della beccaccia sul territorio e quindi non più a rischio». Secondo le associazioni venatorie, però, la Regione è «asservita» all’Ispra, l’istituto nazionale che tiene sotto controllo le specie protette, e per questo si rivolgono ai capigruppo in consiglio sollecitando un incontro nel quale rimettere mano al calendario. Se anche questa opzione si rivelerà inefficace, i cacciatori ricorreranno all’extrema ratio del ricorso al Tar che farà tacere del tutto le doppiette.

«Il calendario venatorio ricalca quello dell’anno scorso», è la replica immediata di Pepe, «con alcune modifiche dettate dalle prescrizioni dell’Ispra». L’assessore ricorda di essere andato anche a Roma per discutere con i responsabili dell’istituto e spiega di essersi trovato di fronte un «percorso obbligato». Secondo lui è necessario comunque un confronto positivo con le associazioni. «Ce ne sono tante che condividono questo percorso», tiene a precisare, «e concordano sul fatto che abbiamo molto lavoro da fare». L’obiettivo è promuovere il “prelievo sostenibile” di selvaggina concordando gli interventi anche con le associazioni ambientaliste e degli agricoltori. «Mancano però strumenti di programmazione come il piano faunistico e l’osservatorio sulla caccia», conclude Pepe, «e nel mese e mezzo passato dal mio sarebbe stato un po’ difficile risolvere tutto».

A parziale sostegno di Pepe e della Regione interviene l’Arcicaccia, che in una nota definisce «perfettibile ma accettabile» il calendario e giudica deleterio l’eventuuale ricorso al Tar delle associazioni capeggiate da Federcaccia, che bloccherebbe tutta la stagione venatoria.
Gennaro Della Monica

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