lunedì 17 settembre 2012

Abbattimento cinghiali. La Provincia di Chieti ritira la delibera e scoppia la polemica


Abbattimento cinghiali. La Provincia ritira la delibera e scoppia la polemica
Di Pasquale: «Provincia e Regione responsabili dei sinistri»

CHIETI. Il programma di contenimento dei cinghiali è stato ritirato.
Parola del consigliere con incarico speciale alla Caccia, alla Pesca e alla Raccolta dei funghi della Provincia di Chieti, Giovanni Staniscia.
La delibera avanzata dalla Provincia prevede l’abbattimento selettivo e straordinario dei cinghiali in attesa che si adotti un regolamento definitivo. L’Ente al momento non è dotato di un regolamento sulla caccia al cinghiale come le altre Province abruzzesi. L’iniziativa è stata avversata da Claudio Allegrino coordinatore delle guardie giurate volontarie Wwf sceso in campo per difendere i cinghiali nelle aree protette e da Nicola Tinari capogruppo di Rifondazione Comunista-Federazione della Sinistra che ha definito il documento della Provincia «lacunoso, frettoloso e demagogico».
«PIANO RITIRATO»
Per il consigliere Staniscia il piano di contenimento è uno strumento utile per limitare i danni al patrimonio agricolo da parte dei cinghiali.
Ma a fronte di dubbi e perplessità di più soggetti, ha fatto sapere, «è stato ritirato per procedere ad ulteriori approfondimenti e per avviare consultazioni con le confederazioni agricole, con i gestori delle aree protette e con le associazioni venatorie».
Il consigliere ha poi sottolineato che la presenza di numerosi cinghiali nelle aree protette del Wwf è un dato di fatto che compromette anche l’esistenza di altre specie protette. «Il caso emblematico è quello della Lecceta di Torino di Sangro dove la sopravvivenza delle tartarughe, specie che si intende salvaguardare, è stata messa a serio rischio (anzi pare che di tartarughe non se ne trovino più), proprio a causa del proliferare dei cinghiali».
Il consigliere ha poi chiarito altri due aspetti criticati da Allegrino: il primo riguarda il controllo del commercio illegale di carne, materia, ha specificato Staniscia, «della Guardia di Finanza o del Nas Carabinieri»; il secondo concerne la consegna di recinti elettrificati agli agricoltori in difesa dagli attacchi.
«Su questo punto», ha detto, «non abbiamo avuto alcuna richiesta in tal senso da parte degli agricoltori e certo non possiamo girare il territorio per dispensare recinti come se si trattasse di caramelle».
Il consigliere ne ha anche per Tinari. «Ricordo che il programma di contenimento», ha detto, «è stato ritirato anche su sua specifica richiesta in Consiglio provinciale e che non c’è nulla di demagogico dietro un’iniziativa che punta a scongiurare danni alle persone e all’agricoltura non più tollerabili (come era stato fino a qualche tempo fa). E che le situazioni di emergenza, come quelle che viviamo a causa del proliferare dei cinghiali, sono governate da norme e iter procedurali diversi da quelli che lui richiama e che si applicano ad un Piano, che deve essere ancora redatto, e non ad un programma di contenimento».

PROVINCIA E REGIONE RESPONSABILI
Anche il tecnico Antonio Di Pasquale è intervenuto sull’argomento cinghiali sollevando problemi di responsabilità in capo a Provincia e Regione. Secondo Di Pasquale sono numerosi i sinistri stradali provocati dall’attraversamento di cinghiali e tante le richieste di risarcimento danni intentate dai conducenti contro l’Ente Provincia. «E’per questo», ha detto Di Pasquale, «che la Provincia ha estrema fretta ad adempiere perché ha capito che fra poco, acquisiti i giusti atti pubblici richiesti, sarà chiamata da tutti coloro che nell’arco degli ultimi cinque anni hanno avuto simili problemi, a rispondere delle decine e/o centinaia di migliaia di euro di danni causati dalla fauna selvatica alla circolazione stradale, all’agricoltura ed alle persone per loro gravi e reiterate inadempienze».
Lo stesso Di Pasquale ha raccontato di essere stato protagonista di un incidente avvenuto la notte del primo marzo 2012, causato dell’attraversamento della sede stradale da parte di un cinghiale di grossa taglia in località Cipollaro di Casoli. Di Pasquale ha denunciato la Provincia di Chieti (esonerata poi dalla compagnia assicurativa) ed ha chiesto a Regione e Provincia copia di tutti gli atti afferenti i sinistri stradali, causati dalla fauna selvatica, avvenuti nel territorio ricompreso fra Casoli, Fara San Martino, Civitella M.R. e Lama dei Peligni e denunciati negli ultimi 10 anni.
Secondo Di Pasquale le responsabilità in capo ai due Enti sono quelle riportate nella sentenza del Tribunale di Vasto del 7 luglio 2012. La Provincia, in caso di incidenti, è responsabile «di aver effettuato ripopolamenti in numero eccessivo; di aver individuato aree di ripopolamento manifestamente inidonee; della mancata segnalazione delle aree di ripopolamento con la specifica cartellonistica; di aver scelto, per il ripopolamento, animali allevati in cattività. Mentre la Regione sarà responsabile per il mancato esercizio dei poteri sostitutivi in caso in inerzia dell’ente provinciale nella redazione dei piani faunistico–venatori e dei piani di miglioramento ambientale; per la mancata o insufficiente attivazione dei propri poteri di controllo sulla densità e l’inidonea ubicazione della fauna; per omessa segnalazione alla provincia o al comune competente della presenza di determinata fauna selvatica in area interessata dal traffico veicolare; per la mancata effettuazione degli abbattimenti mirati dove la presenza della fauna selvatica è divenuta eccessiva ed ha già arrecato danni a terzi.
Ai profili di corresponsabilità della Regione e della Provincia, ha concluso Di Pasquale, «si deve poi aggiungere la possibile ricorrenza di un ulteriore titolo di responsabilità in capo agli enti territoriali o alle società cui sono affidati i servizi di gestione e manutenzione della strada lungo la quale si è verificato il sinistro (per lo più Comuni o Anas o le concessionarie di tratti autostradali), sui quali incombe non solo l’onere di custodire le strade con manutenzione costante, ma anche quello di attuare tutte le misure atte a scongiurare i rischi di sinistri provocati dalla fauna selvatica e a tutelare l’incolumità di terzi».
m.b.


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