giovedì 24 settembre 2015

Si apre la stagione della caccia tra polemiche e 16mila doppiette

TERAMO - Nelle montagne, campagne e boschi d'Abruzzo da lunedi sono cominciati a risuonare i colpi sordi delle doppiette, con l'apertura parziale della stagione venatoria.

Ad essere mobilitati ben 16 mila cacciatori, che dopo un assaggio di appena tre giorni a inizio settembre per la caccia a tortore, gazze e cornacchie, potranno ora impallinare, fino al 31 ottobre, i fagiani, le lepri, le quaglie e le volpi.

Poi il 3 ottobre ci sarà l’apertura alla caccia di tutte le altre specie, cinghiale compreso, con forti limitazioni nelle aree frequentate dall’orso.

Come vuole la tradizione, l’avvio della stagione venatoria è stata segnata dalle polemiche.

Da parte degli ambientalisti, che denunciano come in Italia e in Abruzzo, regione verde dei Parchi, ogni anno si consuma una strage legalizzata di cui sono vittime in media 17 milioni di uccelli più un'infinità di altri animali, ad opera degli oltre 750 mila cacciatori “che rappresentano una potente una potente lobby coesa nel rappresentare i propri interessi in sede politica”.

In Abruzzo poi alimenta le polemiche l’avvio del censimento del numero dei cervi, previsto parallelamente alla stagione venatoria che, si teme, sarà la premessa dell’apertura della caccia anche per questa specie.

Ma anche dall’altra parte, quella dei cacciatori, si contesta il divieto della braccata al cinghiale, ovvero delle battute di caccia con i cani, in ampie aree intorno al parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, che non consentiranno di ridurre in modo significativo il loro numero, perché osserva il consigliere di Forza Italia Mauro Febbo, ex assessore regionale all’agricoltura, “in questi territori la caccia al cinghiale è possibile solo con la tecnica della girata e con un cane abilitato Enci, e dove troveranno questi cani le squadre di cinghialai che dall’oggi al domani si sono visti calare questa nuova prescrizione?".

L’assessore regionale Dino Pepe ad Abruzzoweb rivendica invece il merito di aver predisposto una stagione venatoria “ascoltando e recependo finalmente le istanze e le richieste degli ambientalisti, dei cacciatori e degli agricoltori”.

Assicura che nessuno pensa di aprire la caccia al cervo, visto che il monitoraggio è richiesto dalle normative europee e pone grande enfasi sulla caccia al cinghiale specie in forte soprannumero che provoca danni ingenti all’agricoltura e minaccia anche la sicurezza dei cittadini, basti ricordare la morte del tabaccaio aquilano Cristian Carosi, che ha centrato con la sua automobile un ungulato che gli ha attraversato improvvisamente la strada.

“In questi tre mesi di caccia che si aprirà il 3 ottobre – ricorda Pepe - saranno abbattuti non meno di 15 mila capi. Ricordo inoltre che a primavera scorsa con gli abbattimenti selettivi del cinghiale, sono stati uccisi circa mille capi, e gli abbattimenti selettivi ripartiranno il 2 gennaio. In questo modo contiamo di dare una prima forte risposta ad un’emergenza che sta mettendo in ginocchio tanti nostri agricoltori”.

Aggiunge poi che nel prossimo Piano di sviluppo rurale “sono previste risorse per attivare una filiera economica intorno alla carne di cinghiale, trasformando un problema in un’opportunità. Saranno coinvolti cacciatori, mattatoi, centri di trasformazione, e punti vendita localizzati nei territori interni, con gradi benefici per tutti, anche occupazionali”.

L'apertura generale prevista per il 3 ottobre, come detto non riguarderà solo il cinghiale, ma molte specie di uccelli.

Fino al fino 20 gennaio si potrà sparare a colombaccio, tordo , alzavola, canapiglia, codone, fischione, folaga, gallinella d’acqua, germano reale, marzaiola, mestolone, moriglione, beccaccino, frullino, pavoncella e porciglione.

Fino al 30 novembre doppiette libere di centrare la coturnice e la starna, ma la caccia alla starna è vietata all’interno delle aree oggetto di piani di reintroduzione finalizzate alla stabilizzazione della specie.

Caccia aperta fino al 31 dicembre a beccaccia, merlo e allodola.

L’attività venatoria si potrà svolgere però per un massimo di tre giorni settimanali, ad esclusione del martedì e venerdì. La caccia al cinghiale è consentita, ad esclusione di quella di selezione, nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica.

Ci sono poi dei limiti posti relativamente al numero dei capi che possono essere abbattuti.

Per la lepre ad esempio un solo esemplare giornaliero, e 10 capi in tutta la stagione, per il fagiano 2 capi giornalieri e 15 stagionali, per la starna 2 giornalieri e 10 stagionali.

ll cacciatore deve dunque annotare, subito dopo l’abbattimento e in modo indelebile, negli appositi spazi del tesserino di abbattimento, la data, il numero dei capi abbattuti con indicazione dettagliata della specie ed il comune nel quale è avvenuto l’abbattimento.

E Pepe annuncia pugno di ferro contro il bracconaggio.

“Confidiamo nella correttezza dei cacciatori - avverte l'assessore - ma posso assicurare che i controlli e la repressione del bracconaggio da parte del corpo Forestale dello stato e della Polizia provinciale sarà efficace ed assidua. La caccia se ben regolamentata non solo è legittima, ma è anzi una risorsa che aiuta a tenere in equilibrio le specie che andrebbero in soprannumero, per mancanza di predatori naturali”.

Resta in prospettiva l’incognita rappresentata dal possibile apertura della caccia a ‘’bambi’’, ovvero a cervi e caprioli.

Pepe come detto assicura che non è nel novero delle cose possibili.

Il Wwf dice senza mezzi termini che l’assessore, in accordo con i cacciatori sta barando.

“Se la Regione modifica un suo regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati e chiede a degli organismi che si chiamano Ambiti Territoriali di Caccia di predisporre entro 6 mesi un 'piano quinquennale di gestione dei cervidi' chiunque può ben comprendere che la Regione sta predisponendo i passaggi necessari per aprire la caccia a cervi e caprioli – spiega l’associazione ambientalista - Del resto è esattamente quello che si era già provato a fare nella passata legislatura regionale ed è esattamente quello che chiedono da tempo le associazioni dei cacciatori”.

C’è però chi tra agricoltori in particolare nelle aree protette dove la caccia è vietata che invece fa osservare che il numero di cervi e caprioli stanno aumentando esponenzialmente, e prima o poi anche per questa specie si dovrà predisporre come per i cinghiali campagne di abbattimenti selettivi.

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