Comunicato stampa 8 settembre 2020
Il WWF: «Il Piano Faunistico Venatorio non sia un’occasione persa per la fauna abruzzese»
Il Piano,
adottato dalla Giunta, è in discussione in commissione regionale prima
dell’approdo in Consiglio, ma l’associazione del Panda chiede profonde
modifiche
La fauna selvatica “appartiene” allo Stato e quindi a tutti i cittadini, non solo ai pochi cacciatori
***
In discussione da oggi in sede di commissione regionale
il Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR), adottato a fine agosto dalla Giunta con DGR n. 522/C.
Si tratta di uno strumento che si attendeva da anni, fondamentale per la gestione
e la programmazione delle azioni volte alla conservazione della fauna abruzzese. Un’occasione importante da non vanificare.
Dopo aver
presentato osservazioni in fase di VAS e VINCA, il WWF Abruzzo,
attraverso l’Avv. Antonello Santilli, Presidente del WWF Abruzzo
Montano, ha partecipato oggi all’audizione nella Terza commissione del
Consiglio regionale, ribadendo le proprie critiche al Piano.
Innanzitutto non convince l’impostazione generale del documento,
sbilanciato sulle specie di interesse
venatorio a discapito di quelle tutelate da normative nazionali e
comunitarie. Mancano analisi e pianificazione rispetto a molte presenze
faunistiche di interesse protezionistico, in contrasto
con quanto prevedono sia la legge quadro nazionale (Legge n. 157/92)
sia quella regionale (Legge n. 10/2004) che pongono l’accento in
particolare sulla conservazione delle specie protette.
«Il
Piano in discussione – sottolinea il Delegato Abruzzo del WWF Italia
Filomena Ricci – è vocato più al “venatorio” che al “faunistico” e lo fa
con clamorose omissioni: dimentica ad esempio tutto
il gruppo dei Chirotteri e non prende in alcuna considerazione specie
come l’Istrice, l’Aquila reale e il Falco pellegrino, giusto per citare
solo alcune delle più note. E non solo questo: nella trattazione
delle specie manca un quadro esaustivo dei fattori di minaccia e delle
azioni di mitigazione previste; per gli animali considerati in declino o
in forte stress non vengono esplicitati obiettivi quantificabili,
misurabili e raggiungibili che portino al miglioramento
dello status delle popolazioni».
Per l’Orso bruno marsicano, simbolo dell’Abruzzo, manca nel Piano
una visione organica degli obiettivi da raggiungere per la conservazione di questa sottospecie unica al mondo. «La Regione – sottolinea Dante Caserta,
Vicepresidente del
WWF Italia – deve definire azioni innovative e coraggiose e individuare
strumenti operativi che vadano a potenziare la conservazione nei
corridoi di connessione e nelle aree di espansione: la sfida per l’Orso
marsicano si vince al di fuori delle grandi aree
protette».
Il Piano,
dimostrandosi prono ai soli interessi venatori, peraltro neppure
condivisi da tutti i cacciatori, ipotizza in più passaggi la possibilità
di far sparare ai Cervidi. Un’ipotesi che
non si può prendere in alcuna considerazione
per diverse ragioni: lo scadente stato attuale delle conoscenze su
queste specie; il loro ruolo fondamentale nella catena alimentare
(rappresentano, ad esempio, un’importante fonte trofica
per il Lupo); la pressione immensa che l’eventuale caccia ai Cervidi
comporterebbe nelle aree di presenza dell’Orso bruno marsicano, al di
fuori dei Parchi, aggiungendo ulteriore stress in aree dove la caccia ad
altre specie è già permessa. Il Piano, del resto,
per Cervo e Capriolo, ma anche per il Cinghiale (le popolazioni
di ungulati in genere) riporta dati raccolti per una o al massimo due
annualità e se la programmazione deve basarsi su queste sole tabelle si
parte con un impianto metodologico falsato.
Rispetto ai
danni alle colture agricole manca inoltre uno studio complessivo degli
interventi di prevenzione: il PFVR avrebbe dovuto rappresentare
l’occasione per attivare azioni sperimentali, riportate a scala
ampia e monitorate nel tempo, per studiare come la messa in sicurezza
delle colture e delle infrastrutture viarie possa far diminuire i danni e
in che percentuale questo avvenga. Invece…
«Il Piano
adottato dalla Giunta – aggiunge Claudio Allegrino, coordinatore
regionale delle Guardie WWF – omette di effettuare considerazioni in
merito alla vigilanza venatoria in Abruzzo, che ha subito un grave
ridimensionamento delle unità preposte per l’accorpamento del Corpo
Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri e per lo smantellamento
di fatto delle Polizie Provinciali. La Regione non ha predisposto, in
questi ultimi anni, alcun provvedimento per sanare
queste carenze. Sarebbe necessario, invece, un intervento immediato per
l’istituzione di un Corpo di Polizia Regionale che possa ripristinare
l’organico come indicato dal Piano Nazionale di contrasto al
bracconaggio approvato dalla Conferenza Stato-Regioni
nel marzo 2017».
Il WWF
chiede che si apra una fase di riflessione più approfondita sul Piano
che porti a revisioni e integrazioni, alla luce delle osservazioni già
inviate.
«Evitiamo di
sciupare una importante occasione – conclude Filomena Ricci – e
soprattutto ricordiamoci sempre che la fauna “appartiene” allo Stato e
quindi a tutti i cittadini, non già alla sempre più esigua
minoranza dei cacciatori».