lunedì 31 ottobre 2011

Casalbordino (Ch). Cacciatore ferito da una fucilata

L'uomo ricoverato in ospedale per una ferita a un braccio



CASALBORDINO. Un cacciatore è rimasto ferito ieri da un colpo esploso durante una battuta di caccia. L'uomo è ricoverato nell'ospedale di Vasto per una ferita d'arma da fuoco alla spalla destra. Non è in pericolo di vita ma al momento del soccorso era stato allertato anche il servizio elicottero del 118.L'incidente è avvenuto popo prima delle 12,30 nelle vicinanze di un centro vacanze in contrada Termini, in una zona attraversata dal fiume Sinello, ad alcuni chilometri dal centro abitato di Casalbordino. In una zona di campagna si trovavano alcuni amici alle prese con una battuta di caccia. Per cause un corso di accertamento, un colpo esploso da uno dei fucili, di rimbalzo ha preso D.G., 47 anni. L'uomo si è accasciato al suolo tra le grida prodotte dal dolore causato dall'esplosione. Aveva tutto il braccio destro e parte del petto sanguinanti.I colleghi cacciatori, dopo aver cercato di tamponare la ferita con alcuni indumenti, hanno chiamato il servizio di emergenza sanitaria del 118 che ha così attivato i soccorsi.Sul posto è arrivata l'autolettiga dell'ospedale di Vasto e da Pescara è decollata l'eliabulanza.Dopo la prima visita del medico è stato deciso di trasferire il ferito nell'ospedale San Pio. Così l'elicottero, atterrato nelle vicinanze, è stato fatto ripartire. D.G. è stato così trasportato nell'ospedale vastese per le prime cure. Nel primo pomeriggio è stato comunque sottoposto ad intervento chirurgico per la rimozione della pallottola e per la ricomposizione di alcuni tendini e tessuti. La prognosi è riservata ma l'uomo non è in pericolo di vita.Sulla vicenda sono in corso accertamenti dei carabinieri della caserma di Casalbordino che hanno acquisito le testimonianze dei colleghi del ferito. Non c'è stata alcuna intenzionalità in ciò che è accaduto. Non appena le condizioni di salute lo consentiranno, i carabinieri, che fanno parte della compagnia di Ortona coordinata dal capitano Gianfilippo Manconi, ascolteranno anche il ferito.








domenica 30 ottobre 2011

Caos caccia in Abruzzo

COMUNICATO STAMPA DEL 29/10/2011




Caos caccia in Abruzzo. Enormi le responsabilità della Regione Abruzzo e dell'assessorato all'Agricoltura.


Le associazioni: si dia immediata esecuzione all'ordinanza del TAR Abruzzo, molte specie a rischio.




La Regione Abruzzo deve immediatamente eseguire l'ordinanza del TAR Abruzzo che ha sospeso il cuore del calendario venatorio (orari di caccia, periodi di caccia e modalità di caccia). Per questo WWF, Animalisti Italiani e Lega per l'Abolizione della Caccia hanno inviato ieri una diffida al presidente Chiodi, all'Assessore Febbo, al Direttore della Direzione Agricoltura De Collibus e al responsabile dell'Ufficio Caccia Recchia. Infatti, secondo le associazioni, la posizione espressa ieri da Febbo e dall'assessorato all'agricoltura non sono in linea con l'ordinanza del TAR.Le associazioni ricordano che il TAR ha censurato i punti più importanti del calendario venatorio approvato dalla Giunta Regionale che ora non esistono più e devono essere sostituiti immediatamente con un atto della stessa Giunta. Per capire la portata del provvedimento del TAR basti pensare che per ben 27 specie, quasi tutte quelle cacciabili, la Regione Abruzzo aveva aperto la caccia con periodi difformi dall'indicazioni dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca dell'Ambiente (ISPRA) senza dare – secondo l'ordinanza del TAR - adeguata motivazione scientifica a tali importanti scostamenti. In allegato al comunicato riportiamo una tabella con tali difformità e una seconda tabella con alcuni dati di alcune specie cacciabili secondo la Regione e in forte declino in tutta Europa. Pertanto ora la Regione Abruzzo dovrà per tutte queste specie chiudere la caccia anticipatamente rispetto a quanto previsto dal Calendario adeguandosi anche alle indicazioni dell'ISPRA !sulle modalità di caccia. Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “La Regione sta causando un caos senza precedenti sulla caccia. Questa è la quarta sconfitta di Febbo, della Giunta Regionale e della maggioranza sulla caccia in poco più di due anni. La Regione ha perso finora 3 volte al T.A.R. e lo scorso anno lo stesso Governo Berlusconi ha dovuto impugnare davanti alla Corte Costituzionale il calendario venatorio approvato direttamente dal Consiglio Regionale. Tutto ciò avrebbe consigliato maggiore cautela a chi deve tutelare in primis gli interessi generali promuovendo la conservazione della fauna selvatica che è patrimonio indisponibile dello Stato. Invece ques'anno è andata in scena una vicenda ancora più surreale a discapito delle azioni di tutela e conservazione anche di specie importanti quale l'Orso marsicano. Basti pensare che il Calendario venatorio è stato cambiato tre volte in poco più di due mesi sotto le nostre diffide ed osservazioni, con tentativi di aggirare !le stesse indicazioni date dall'ISPRA sul disturbo della caccia sull'Orso bruno. Su questo aspetto siamo arrivati al punto che il comitato Valutazione Impatto Ambientale della Regione ha prescritto alla Direzione Agricoltura di adeguarsi ad un parere dell'ISPRA che chiariva che tutte le modalità di caccia con cani provocano disturbo all'Orso marsicano. Cosa ha fatto la Direzione Agricoltura? Lo ha applicato con forte ritardo e comunque rendendo possibile la caccia alla Lepre con 4 cani per cacciatore nelle aree di massima importanza per l'Orso: si tratta della specie simbolo della regione per la quale il Parco d'Abruzzo per evitare il disturbo aveva chiuso alcuni sentieri agli escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracolla! Comunque, nonostante queste continue giravolte, il TAR ha censurato lo stesso e pesantemente il calendario venatorio. Evidentemente tutte queste lezioni non bastano perchè le dichiarazioni dell'Assessore Febbo rilasciate a se!guito dell'ordinanza del TAR e la sibillina e stringata nota d!ivulgata dalla direzione Agricoltura ci hanno lasciato senza parole soprattutto per quanto riguarda gli orari di caccia. Per questo ora li abbiamo diffidati nuovamente e li abbiamo avvisati che siamo determinati a perseguire ogni strada perchè siano pienamente rispettate le direttive comunitarie, le norme nazionali, le sentenze e le ordinanze, anche per eventuali danni che potrebbero verificarsi alla fauna selvatica, che è patrimonio indisponibile dello Stato”.Secondo le associazioni all'assessorato evidentemente è completamente sfuggito che il TAR L'Aquila con una sentenza passata in giudicato già nel 2010 aveva censurato la regione Abruzzo sulle modalità di formulazione degli orari giornalieri di caccia. Ora il T.A.R. Abruzzo ha dovuto reiterare la stessa censura. Pertanto il Calendario Venatorio è ora sprovvisto dell'indicazione degli orari di caccia. L'Assessorato pare aver dimenticato che è la stessa Legge Regionale 10/2004 sulla caccia che obbliga ad indicare chiaramente nel calendario gli orari di caccia giornalieri. E' del tutto evidente che in assenza di una riformulazione del punto bocciato da parte di chi è competente non si può andare a caccia. Il richiamo fatto dalla Regione alle indicazioni contenute nella legge nazionale sulla caccia è privo di senso perchè lì vi sono indicazioni generiche senza orari precisi in quanto gli orari di alba e tramonto variano di decine di minuti tra i quattro angoli del territ!orio nazionale. Inoltre il TAR non solo ha censurato gli orari e i periodi di caccia ma anche le modalità di caccia stabilite dalla regione in difformità con l'ISPRA.Le associazioni intervengono anche sulla questione della creazione dell'Osservatorio Faunistico Regionale in cui l'assessore Febbo ripone grandi speranze. Se l'assessore è così convinto della necessità di un approccio scientifico ai problemi faunistici, compresi quelli venatori, come mai non ha applicato le indicazioni dell'ISPRA, massimo organo scientifico dello Stato in materia? Il Regolamento predisposto dalla Direzione Agricoltura sul funzionamento dell'Osservatorio faunistico, ora in discussione al Consiglio Regionale, rende evidente che tale struttura nasce strumentalmente per cercare di “autocertificare” la bontà dell'operato della Giunta senza avere controlli esterni. Un osservatorio faunistico, prima di pensare alla caccia, in teoria dovrebbe supportare le politiche di una regione che ha centinaia di specie di alto valore conservazionistico, gran parte delle quali non cacciabili, e che ospita 3 parchi nazionali, 1 parco regionale e decine di riserve regional!i. Dovrebbe indicare alla Regione i dati faunistici utili alla redazione dei piani più svariati, da quello dei trasporti a quello paesaggistico, passando anche agli aspetti di sanità animale (basti pensare al caso dell'aviaria). Sarà un caso ma sull'operatività dell'Osservatorio Regionale dovrebbe decidere tutto la Direzione Agricoltura e non avranno alcun peso gli enti parco e le aree protette (che pure raccolgono la gran parte dei dati faunistici della Regione!), la direzione parchi e la direzione sanità della stessa Regione, le principali associazioni che studiano i vertebrati da decenni. Insomma, è palese la volontà di far nascere un osservatorio piegato agli interessi dei cacciatori. Sarà l'ennesima occasione persa per una Regione che non vuole fare i conti rispetto ai propri doveri per la tutela della Biodiversità?

venerdì 28 ottobre 2011

Incredibile Febbo su bocciatura TAR: sta tutto a posto!

CACCIA: FEBBO, APPLICATE LE NORME. PRESTO NOSTRO RICORSO


(REGFLASH) Pescara, 28 ott. L'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, in ordine alla sospensiva del Tar sul caldendario venatorio precisa che "tale sospensiva riguarda in sostanza gli orari giornalieri e il discostamento delle date di chiusura della caccia per alcune specie rispetto alle linee guida fornite dall'ISPRA in merito alla redazione dei calendari venatori". In relazione agli orari giornalieri, l'Assessore ha spiegato che "la Regione si è preoccupata, come ormai da anni, di dare certezze sia ai cacciatori che agli organi preposti alla vigilanza, quindi nulla di diverso in questo calendario c'era rispetto a calendari di anni precedenti. In applicazione della sentenza, di fatto si dovrà far espresso riferimento soltanto alla legge 157/92 che recita "La caccia è consentita da un'ora prima del sorgere del sole fino al tramonto". Secondo Febbo "è ben chiaro come questa generica indicazione può generare facilmente interpretazioni del tutto arbitrarie e quindi discutibili rispetto alla certezza degli orari indicati dalla Regione e comunque utilizzati ufficialmente dall'aeronautica militare. Non di poco conto appare questa certezza, se si considera che in caso di incidenti, la contestazione da parte della vigilanza, potrebbe configurarsi in modo completamente diverso dall'incidente di caccia, deprecabile ma sempre possibile". In ordine poi alla questione del discostamento delle date di chiusura rispetto alle linee guida dell'ISPRA, "il TAR ne rileva soltanto la inadeguata motivazione. Ora chiaramente in questa fase la Regione provvederà ad adeguare le date come da ordinanza di sospensiva, ma sta già predisponendo ricorso al Consiglio di Stato, contro un'ordinanza che non si condivide. Ribadisco - sottolinea Febbo - che l'ordinanza è solo una sospensiva mentre la decisione di merito è rinviata ad aprile 2012 e quindi appare del tutto ingiustificato il solito trionfalismo del WWF, in quanto al momento l'attività venatoria può continuare senza sostanziali variazioni. Riferisco infine che la Regione ha attivato percorsi mai avviati prima in Abruzzo che condurranno per la prima volta ad una vera gestione tecnico-scientifica della fauna e dell'ambiente scevra di qualsiasi condizionamento passionale e di parte da qualunque direzione provengano. Ne è riprova che finalmente viene attivato l'osservatorio faunistico regionale presentato nel recente convegno del 21 ottobre, in cui i migliori scienziati e tecnici faunistici italiani, hanno dato indicazioni operative alle quali ci si atterrà, a dimostrazione dell'impegno e serietà con cui il sottoscritto intende gestire il settore. Il convegno tra l'altro, ha ricevuto il plauso di tutti i partecipanti venuti anche da altre regioni d'Italia". (REGFLASH) US/11/10/28

giovedì 27 ottobre 2011

Ecco l'ordinanza del TAR

N. 00357/2011 REG.PROV.CAU.
N. 00574/2011 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA
Il Tribunale Amministrativo Regionale per l' Abruzzo
(Sezione Prima)
ha pronunciato la presente
ORDINANZA
sul ricorso numero di registro generale 574 del 2011, proposto da:

Associazione Italiana Per il World Wide Fund For Nature Ong.Onlus, Animalisti Italiani Onlus, Lega Per L'Abolizione della Caccia Onlus, rappresentati e difesi dall'avv. Michele Pezone, con domicilio eletto presso Vittorio Avv. Isidori in L'Aquila, via Avezzano, 11 Fab/B;

contro
Regione Abruzzo in Persona del Presidente P.T., rappresentato e difeso dall'Avvocatura Dello Stato, domiciliata per legge in L'Aquila, Complesso Monumentale S. Domenico;
per l'annullamento
previa sospensione dell'efficacia,
DELLA DELIBERAZIONE N. 543 DEL 3.8.2011 (CALENDARIO VENATORIO 2011-2012)

Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Regione Abruzzo in Persona del Presidente P.T.;
Vista la domanda di sospensione dell'esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;
Visto l'art. 55 cod. proc. amm.;
Visti tutti gli atti della causa;
Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 26 ottobre 2011 il dott. Alberto Tramaglini e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

- Considerato che il parere ISPRA del 23 maggio 2005 evidenzia che “per diverse specie i periodi e le modalità di prelievo … risultano più estesi rispetto a quelli indicati” nel documento denominato “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge comunitaria 2009, art. 42” e che tali previsioni “non sono condivisibili da parte di questo Istituto che, pertanto, esprime parere sfavorevole alla loro adozione”;
- Considerato che le osservazioni provenienti da “organo scientifico e tecnico di consulenza” (art. 7 l. 157/1992” possono essere disattese dall’amministrazione, che però ha l’onere di esprimere le valutazioni che l’hanno portata a disattendere il parere;
- Rilevato che gli atti del procedimento non esprimono tale adeguata motivazione;
- Ritenuta altresì la fondatezza dei rilievi riguardo al capo A, punto 4, del calendario nella parte in cui fissa “orari convenzionali” per il sorgere ed il tramontare del sole su tutto il territorio regionale;
- Ritenuto che talune questioni non siano in questa sede rilevanti essendo le stesse inerenti alle date di apertura, mentre gli altri aspetti devono essere trattate nella più adeguata sede di merito, implicando le stesse valutazioni complesse (anche dal punto di vista della legittimità costituzionale) che esorbitano dalla fase cautelare;
P.Q.M.


Il Tribunale Amministrativo Regionale per l'Abruzzo
Accoglie la domanda cautelare nei limiti indicati in motivazione e per l'effetto sospende l’efficacia dei relativi capi dell’atto impugnato;
Fissa per la trattazione del ricorso l'udienza pubblica del 4 aprile 2012.
Compensa le spese della presente fase cautelare.
La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.
Così deciso in L'Aquila nella camera di consiglio del giorno 26 ottobre 2011 con l'intervento dei magistrati:
Cesare Mastrocola, Presidente
Paolo Passoni, Consigliere
Alberto Tramaglini, Consigliere, Estensore


L'ESTENSORE

IL PRESIDENTE


DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 27/10/2011
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

Il TAR Abruzzo boccia ancora una volta il calendario venatorio!

COMUNICATO STAMPA WWF DEL 27/10/2011

Il TAR censura la Regione Abruzzo sul Calendario Venatorio su ricorso del WWF, degli Animalisti Italiani e della Lega per l'Abolizione della Caccia.

Crolla il cuore del calendario venatorio, periodi di caccia da rifare completamente.


Il TAR di L'Aquila ha sospeso una buona parte del calendario venatorio della Regione Abruzzo, accogliendo il ricorso presentato da WWF, Animalisti Italiani e Lega Abolizione della Caccia.

Dichiara l'Avv.Michele Pezone, che ha curato il ricorso per le associazioni “Nel nostro ricorso abbiamo sollevato numerose questioni circa la legittimità del comportamento della Giunta Regionale che, nel formulare il calendario venatorio 2011-2012, aveva largamente disatteso il parere dell'Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione dell'Ambiente (ISPRA), massimo organismo scientifico dello Stato. In particolare la Giunta Regionale ha completamente stravolto i periodi di caccia per le singole specie che erano stati suggeriti dall'ISPRA, allungando il periodo di caccia per ben 27 di queste. Il T.A.R. ha ritenuto che la Giunta Regionale non ha motivato adeguatamente tutti questi abnormi scostamenti dai periodi indicati dall'ISPRA. Inoltre il TAR ha censurato la Regione anche sugli orari di caccia”.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “E' l'ennesima sconfitta della Regione Abruzzo in materia venatoria. L'ordinanza del TAR colpisce il cuore stesso del Calendario Venatorio, i periodi di apertura della caccia. La deriva filovenatoria della Direzione Agricoltura e del relativo ufficio caccia e l'estremismo dell'Assessore Febbo stanno causando un vero e proprio kaos nel settore della caccia a discapito della conservazione delle specie. Ad agosto abbiamo prima visto abortire, grazie alla nostra determinazione e all'opposizione di alcuni consiglieri regionali di minoranza, il tentativo da parte della maggioranza di varare il calendario venatorio per legge regionale. Da agosto in poi, la Giunta ha varato ben tre diverse versioni del Calendario, cosa che non l'ha messa al riparo dalle censure del T.A.R. Ora la Giunta Regionale deve gettare la spugna ed arrendersi all'evidenza, adeguando immediatamente i periodi di caccia per tutte le specie alle indicazioni d!
ell'ISPRA.”

mercoledì 19 ottobre 2011

Calendario venatorio Abruzzo: modifiche ed integrazioni del 17 ottobre 2011



Riportiamo di seguito la DGR n. 694 del 17 ottobre 2011con la quale sono state apportate modifiche e integrazioni al calendario venatorio regionale 2011/2012.


Nello specifico è stata introdotta, al Capo M, una specifica regolamentazione dell'attività venatoria nella zona A del PATOM relativamente alla caccia alla lepre, alla coturnice e alla volpe.



Al Capo M, viene aggiunto il punto 19) come segue: " nella zona A del PATOM è adottata la seguente regolamentazione:
 la caccia alla lepre con il cane può essere esercitata, dal cacciatore singolo o dalla squadra, con una muta composta da un numero massimo di quattro cani, fino al 31 ottobre; dal 1 novembre fino alla chiusura della caccia alla lepre non vi sono limiti al numero di cani che è consentito utilizzare;
 la caccia alla coturnice, fermo restando quanto previsto al punto 9) del capo b) del calendario venatorio, può essere esercitata fino al 31 ottobre con un solo cane per cacciatore; dal 1 novembre fino alla chiusura della caccia alla coturnice non vi sono limiti al numero di cani che è consentito utilizzare;
 la caccia alla volpe con il cane è vietata fino al 31 ottobre; dal 1 novembre fino alla chiusura della caccia alla volpe, tale forma di caccia è consentita secondo le disposizioni di cui al capo b) del calendario venatorio.

venerdì 14 ottobre 2011

Caccia in zona A del PATOM: tutte le inadempienze e le incapacità dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Abruzzo

In Abruzzo la polemica sull’apertura della caccia in zone importanti per l’Orso non si placa.
La discussione, che vede impegnato l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Abruzzo e l’ ‘Ufficio Programmazione gestione faunistico venatoria’ nelle persone del dottor Franco Recchia e dell’ingegner Luigi De Collibus, e il WWF , si protrae dall’inizio di agosto.

A tutt’oggi però, le indicazioni della Regione Abruzzo sulla questione non sono ancora chiare.

Abbiamo intervistato sull’argomento il dottor Augusto De Sanctis, Coordinatore delle Oasi abruzzesi per il WWF.

Domanda: In che modo è regolamentata la caccia nella zona di protezione esterna del PNALM (ZPE) e nella zona A del PATOM? Secondo quale normativa?


Augusto De Sanctis: Bisogna chiarire in primo luogo che non vi è piena coincidenza tra ZPE del Parco e zona A del Patom, in quanto la zona di protezione esterna deriva da provvedimenti legislativi e amministrativi che risalgono a decenni or sono. Recentemente il PNALM ha anche chiesto l’ampliamento della ZPE stessa. La zona A del Patom è stata invece individuata da due anni con procedure scientifiche attraverso raffinate analisi statistiche che hanno permesso di associare alle diverse zone del territorio un diverso valore per quanto riguarda il livello di idoneità per la vita dell’orso. Tali tecniche utilizzano i dati reali di localizzazione degli orsi – ad esempio seguendo orsi dotati di radiocollare – incrociandoli con i dati ambientali, come la presenza di bosco, la distanza dalle strade ecc. Per questo non vi è sovrapposizione tra i confini delle due aree.
In queste zone la caccia è normata in primo luogo dal Calendario Venatorio varato dalla Regione Abruzzo. Nella ZPE del Parco esiste un’intesa, richiamata dal calendario venatorio, tra Parco stesso e Provincia, ma riguarda esclusivamente il cosiddetto “carico venatorio”, che permette di avere una densità di cacciatori per ettaro minore rispetto alle aree esterne alla ZPE. Restano invariati, rispetto a tutte le altre aree, i periodi di caccia e le specie cacciabili. L’intesa tra PNALM e provincia prevede che il parco possa vietare alcune forme di caccia in alcune aree di presenza della specie (come ad esempio le aree di tana). In ogni caso è il calendario venatorio con le eventuali prescrizioni del comitato V.I.A. a decidere a quali specie si caccia e come.



D:Nel periodo in cui l’orso è alla ricerca di cibo nella ZPE e nella zona A del PATOM che tipo di caccia è permessa e a quali animali?

A.D.S.: La situazione, a caccia aperta, è ancora in divenire e cambia ormai quasi ogni giorno. L’Assessorato all’Agricoltura è riuscito a cambiare già due volte il calendario in poco più di due mesi e si appresta a farlo per la terza volta. Ricordo che a norma di legge il calendario venatorio dovrebbe essere varato a giugno! Il 3 agosto scorso il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale (Comitato V.I.A.) della Regione Abruzzo, su richiesta del PNALM, aveva chiuso completamente la caccia a qualsiasi specie e in qualsiasi modalità nell’intera area A del PATOM fino al 30 ottobre. Nel resto della regione si sarebbe aperta la caccia il 18 settembre, con tanto di preapertura su alcune specie al 3 settembre. Successivamente il comitato V.I.A. il 13 settembre, a soli 5 giorni dall’apertura generale della stagione venatoria, su richiesta dell’Assessorato all’Agricoltura e senza alcun dato scientifico, ha tolto inopinatamente questa prescrizione riaprendo la caccia a tutte le specie, ponendo alcune limitazioni solo per la caccia al Cinghiale rispetto al resto d’Abruzzo (prevedendo la caccia esclusivamente con carabina da appostamento dal 18 settembre al 30 ottobre e poi la caccia in girata dall’1 Novembre al 18 dicembre). Sulle altre specie la caccia era – è – aperta come nel resto del territorio. Questa seconda decisione del V.I.A. è stata veramente incredibile e illogica perchè da un lato si limitava la caccia con i cani al cinghiale (sono, infatti, i cani a causare il maggiore disturbo all’orso) ma nello stesso tempo si riapriva la caccia alle altre specie, sempre con il cane (come la caccia alla Volpe). Ovviamente il WWF ha contestato duramente questa decisione e gli stessi cacciatori hanno protestato, anche di più rispetto alla prima decisione del V.I.A., perchè solo pochissimi di loro hanno già conseguito il permesso da selecontrollori per poter sparare da appostamento con carabina. Ricordo che i cacciatori pagano le tasse in primavera e, quindi, era ovvia la disparità di trattamento conseguente ad una decisione presa a soli 5 giorni dall’avvio della stagione. A nostro avviso, anche senza richiamare le più importanti questioni collegate al disturbo sull’orso, la chiusura sic et simpliciter della caccia fino al 30 ottobre avrebbe alla fine provocato meno tensioni tra i cacciatori perchè tutti sarebbero stati trattati nello stesso modo. Avrebbero magari recriminato un po’ ma almeno non si sarebbero sentiti vittime di una vera e propria ingiustizia. Inoltre i cacciatori avrebbero capito che per il prossimo anno sarebbe stato necessario fare pratica e prepararsi a modificare profondamente il loro modo di cacciare. In ogni caso non sarebbero mica rimasti a casa, potevano comunque andare a caccia fin dal 18 settembre nelle altre zone dell’ambito esterne all’area A importante per l’Orso.
Lo scorso 6 ottobre, dopo una nota di diffida scritta dall’avvocato del WWF a ogni singolo membro del Comitato V.I.A., il Comitato V.I.A. ha riesaminato nuovamente la questione. La Direzione Parchi, al contrario di quanto fatto dalla Direzione Agricoltura, ha chiesto espressamente all’ISPRA, il massimo organo scientifico nazionale, se la caccia con cani, anche quella su altre specie diverse dal cinghiale, costituisca o meno un fattore di disturbo per l’Orso. La risposta dell’ISPRA è stata inequivocabile: tutte le forme di caccia vagante con l’ausilio del cane (quindi anche quelle a Lepre, Coturnice, Volpe ecc.) sono fonte di disturbo per l’Orso. Il Comitato V.I.A. ha quindi “ri-riformulato” il suo parere imponendo alla Direzione Agricoltura di adeguare il Calendario Venatorio al parere dell’ISPRA. Oggi, ad oltre 5 giorni dalla decisione del V.I.A. ed a caccia aperta, la Direzione Agricoltura non ha ancora ottemperato e per questo il nostro avvocato ha dovuto mandare una diffida al Dr. Recchia e al Dr. De Collibus. Quindi in questo preciso momento, si caccia ancora con le pochissime prescrizioni poste per la sola caccia al Cinghiale. Peraltro è fatto noto che le forze dell’ordine sono, nei fatti, impossibilitate a far rispettare il divieto di caccia al cinghiale con il cane per un semplice motivo: se qualcuno ferma un cacciatore questi potrà sempre dire di stare a caccia non di cinghiali ma di volpi, con i cani; una cosa attualmente permessa nella Zona A del Patom.

D: Chi può cacciare nella zona A del PATOM? E in quelle in cui è segnalata la presenza dell’orso? Di che numero di cacciatori si tratta?

A.D.S.: 
L’area A del PATOM interseca il territorio di diversi Ambiti Territoriali di Caccia (Peligno; Avezzano; Roveto-Carseolano). Sono alcune migliaia i cacciatori ammessi, tenendo poi conto del fatto che la Direzione Agricoltura della Regione Abruzzo ha introdotto nel calendario venatorio il cosiddetto Comparto Unico per la migratoria. Sostanzialmente, tutti i cacciatori della regione possono muoversi senza rispettare gli Ambiti in cui è suddiviso il territorio. Teoricamente dovrebbero almeno rispettare l’indice di densità venatoria ma il kaos è a livelli tali che nutriamo seri dubbi sul reale rispetto di questo limite. Il comparto unico è una cosa estremamente grave in quanto salta completamente il cosiddetto legame tra cacciatore e territorio, favorendo quel nomadismo venatorio che proprio la legge 157/92 aveva cercato di limitare. Basti pensare che la 157/92 prescrive che gli ambiti territoriali di caccia in cui i cacciatori possono iscriversi devono avere dimensioni sub-provinciali mentre qui si parla di un ambito unico che coincide con il territorio regionale! Questa decisione della regione stride con le posizioni che negli ultimi anni aveva pubblicamente preso l’attuale responsabile dell’ufficio caccia della Regione. Tra l’altro così non si fa altro che aumentare le tensioni tra i cacciatori dell’interno, visto che da un lato si vedono piovere vincoli e dall’altro devono accettare l’arrivo di orde di cacciatori dalla costa nelle loro aree. Sarebbe importante mantenere un saldo legame tra territorio e cacciatore: è un fattore chiave – anche se non l’unico – per rendere i cacciatori più responsabili. Il varo delle cosiddette aree contigue attorno ai Parchi, previste dalla Legge sui Parchi 394/91 e in cui far cacciare solo i residenti, risolverebbe il problema. Quindi da un lato abbiamo le leggi che vanno in un senso e l’assessorato all’agricoltura che con solerzia degna di miglior causa si muove nella direzione opposta. Perchè non investono il loro tempo, pagato non solo dai cacciatori della costa ma da tutti i cittadini, per varare le aree contigue, previste da 15 anni da una legge dello stato?
In passato nel PNALM, ma anche in altri paesi europei, è accaduto che gli orsi venissero uccisi nella ZPE o nelle zone contigue alle aree protette. In che modo un’ipotesi del genere oggi è scongiurata con certezza? Cosa è cambiato rispetto agli anni 80 o cosa è diverso rispetto, per esempio, al caso dei Pirenei in cui i cacciatori si sono ritrovati a sparare per “legittima difesa”?
Quasi dieci orsi morirono anni fa nella ZPE durante braccate al cinghiale. In ogni caso ogni anno per sbaglio in Italia muoiono alcune decine di persone in cosiddetti incidenti di caccia. Stiamo parlando di umani che sparano ad altri umani. Basta solo questo per certificare l’esistenza di un concreto e reale pericolo diretto di uccisione per l’orso bruno, a parte la questione disturbo causato dai cani.

D.: Quanto è importante secondo lei che nella ZPE del PNALM e nella zona A del PATOM gli orsi non vengano disturbati e come quantificherebbe l’eventuale disturbo arrecato dai cacciatori? Quale tipo di caccia, a prescindere da cosa preveda il calendario venatorio, è più dannosa per l’orso?


A.D.S.: La caccia più dannosa è senz’altro la braccata, con decine di cani lanciati nei boschi. Teoricamente siamo riusciti a vietarla qualche anno fa in alcune aree, ma ci sono i problemi relativi all’attuazione e alla sorveglianza che ho ricordato prima. In ogni caso per noi qualsiasi forma di caccia crea un disturbo, su una popolazione di orsi che è già fortemente stressata da cause antropiche. Basti pensare che attualmente alla mortalità naturale si aggiunge un numero di animali che muoiono per cause collegate all’uomo (bracconaggio; incidenti stradali ecc.) del tutto insostenibile. Se si prosegue in questo modo perdiamo l’orso nell’Appennino e dovremo cambiare finanche i simboli dei nostri parchi! Estinzione è per sempre, diceva uno slogan del WWF. In questo contesto è del tutto evidente che una persona, anche senza cani, che spara con un fucile crea un disturbo inaccettabile per l’orso, provocando, ad esempio, l’allontanamento dalle aree migliori per l’alimentazione. Basti pensare che in questo periodo ci sono le femmine che devono immagazzinare quante più energie per poi poter allattare i cucciori. Più disturbo, meno tempo per alimentarsi, meno energie e latte, meno cuccioli prodotti. La popolazione appennica di orso si salva agendo su due variabili demografiche: solo con più nascite e con meno morti aumenta la popolazione. Il PNALM quest’anno è arrivato giustamente a vietare l’accesso ad alcuni sentieri ai semplici turisti, al massimo dotati di telecamera e binocolo. Si vuole sostenere che una persona che vaga sparando con un fucile, anche dieci volte di seguito in dieci minuti, non crea disturbo? Per la nostra esperienza il disturbo attuale nelle aree A del PATOM è forte. Peraltro segnaliamo che non computeremo fino in fondo il reale impatto della caccia fino a quando la caccia stessa non sarà limitata in maniera importante. Solo allora capiremo quante risorse trofiche sono attualmente rese inaccessibili, totalmente o temporaneamente, dal disturbo venatorio, visto che la caccia non è stata mai sospesa in queste aree. Lì capiremo le reali potenzialità del territorio, in parte inespresse a causa della caccia. Sarà un caso che la maggiore densità di orsi si ha nel Parco, quando anche altre aree esterne al parco sono molto idonee alla specie. Chi vive in campagna in aree aperte alla caccia sa qual è il disturbo causato dai cacciatori: spesso si è svegliati dai colpi di fucile. E’ così difficile ammettere che un orso in tana può essere disturbato in un momento delicatissimo dai colpi di fucile?

D.: Qual è secondo lei il modo migliore per impostare e risolvere il contendere sulla caccia nella ZPE? Il PATOM potrebbe essere uno strumento efficace? Che peso ha il parere del PNALM nella strategia che lei proporrebbe?


Il ruolo del PNALM è fondamentale, come accaduto anche in questa vicenda, visto che la chiusura nella zona A è stata richiesta da questo Ente. Devo dire, però, che l’orso si salva se tutti fanno il loro dovere. E’ il tempo della responsabilità, anche personale, perchè gli enti e le istituzioni funzionano se le persone che vi lavorano fanno quello che devono. Per questo siamo intervenuti con diffide personali e divulgando i nomi dei membri del comitato V.I.A. che avevano votato contro le misure volte alla tutela dell’Orso, altrimenti sembra che la responsabilità è sempre di qualcun altro. Il PATOM è lo strumento che tanti enti hanno sottoscritto per salvare l’Orso. Forse alcuni enti che hanno firmato possono anche aver pensato di poter fare solo bella figura. In questi giorni si sta giocando una partita importante, tra chi intende piegare il PATOM a qualsiasi esigenza diversa rispetto alla tutela dell’Orso e chi invece vuole attuare pienamente l’accordo, leggendolo integralmente e non richiamando solo le parti che fanno comodo. Posso dire che solo quando vedremo la Direzione Agricoltura della Regione spendere il 90% del suo tempo-lavoro per varare le aree contigue riservate ai cacciatori residenti, misura prevista espressamente dal PATOM, iscriveremo questo settore della Regione tra chi vuole realmente e concretamente attuare il PATOM. 
Una volta realizzate le aree contigue riservate ai cacciatori del luogo, sarà sempre necessario prevedere un divieto di caccia nell’area A del Patom almeno nei periodi autunnali importanti per l’orso, visto che un colpo di fucile non suona in maniera diversa per l’orso se è sparato da un forestiero o da un residente. I cacciatori del posto potrebbero però usufruire di tale territorio in maniera del tutto esclusiva nel restante periodo in cui la caccia sarebbe aperta, fermo restando che lo dovranno fare adottando forme di caccia in generale meno impattanti (ad esempio, uso della carabina da appostamento) e comunque attuando quelle che prevede la 157/92 e, cioè, un prelievo realmente sostenibile delle varie specie, con censimenti preventivi, piani di abbattimento, quote di prelievo per cacciatore ecc. Ovviamente il WWF sarebbe per iniziative ancora più drastiche tenuto conto dello stato pietoso in cui versa l’attività venatoria in Italia, ma vedremo cosa decideranno gli Enti coinvolti nel PATOM.

D.: In un articolo apparso su bighunter.it si afferma che l’assessore Febbo ha dichiarato che “questo assessorato ha chiesto al Ministero dell’Ambiente “l’affidamento delle azioni relative alla gestione venatoria nelle aree interessate dal Patom”. A chi sono affidate ora le azione relative alla gestione venatoria delle
aree interessate dal PATOM? Potrebbe spiegarci quale sarebbero gli effetti di questo eventuale affidamento all’assessorato all’Agricoltura?

A.D.S.: Il PATOM è uno strumento che funziona quando gli enti si siedono attorno ad un tavolo con un unico obiettivo, quello di salvare l’orso, ognuno cercando di svolgere bene il proprio ruolo. La collegialità è fondamentale. Primogeniture non devono esserci, anche se il PNALM giustamente ha responsabilità importanti visto che gestisce direttamente il territorio con la più alta concentrazione di orsi. Figuriamoci se può candidarsi a tale ruolo, che comunque non esiste, un assessorato che finora è stato completamente assente in questo tavolo e che si risveglia, in maniera piuttosto scomposta, solo perchè ha visto nel PATOM un possibile limite alla caccia. Alcuni mesi fa, prima che scoppiasse questo kaos, avevamo consigliato caldamente all’Assessorato all’agricoltura di agire con prudenza e senza strappi, anche perchè sprovvisto di adeguate forze – e ragioni – per sostenere le posizioni che ha portato avanti finora. Basti pensare che l’assessorato, dopo il primo voto del Comitato V.I.A., ha ammesso di non avere neanche la cartografia del PATOM per attuare le prescrizioni! Un gesto di buona volontà sarebbe stato quello di non attivare il comparto unico sulla migratoria. Non ci hanno ascoltato e in tre mesi abbiamo dovuto assistere ad uno spettacolo piuttosto triste, con tentativi di approvare un calendario venatorio in pieno agosto con legge regionale e non con atto amministrativo (legge naufragata solo per la nostra opposizione e per l’ostruzionismo di alcuni consiglieri regionali), continue giravolte sul calendario fin da giugno, ben tre pareri del comitato V.I.A. sul calendario venatorio, di cui due rilasciati a caccia aperta. Senza considerare la confusione su altre specie come la Coturnice. Insomma, se il PATOM fosse una squadra di calcio, con questo curriculum di certo l’assessorato all’agricoltura dovrebbe avere la sensibilità di avvicinarsi al PATOM in punta di piedi e sottovoce, chiedendo permesso agli altri per allenarsi, ascoltando in silenzio i consigli dei veterani del PATOM. Stando possibilmente, e a lungo, in panchina per imparare a memoria gli schemi e le regole. Altrimenti, dopo il giallo sventolato dall’ultimo comitato V.I.A., si rischia il cartellino rosso…

venerdì 7 ottobre 2011

Pescara. Cacciatori picchiano un avvocato, 9 denunce

La lite nei pressi di Carpineto, il professionista passeggiava sul suo asinello e ha fatto notare che si sparava troppo vicino alla strada

Il legale aggredito e lasciato a terra ferito nelle campagne, la sorella ha avvertito il 112
Sette persone coinvolte sono di Civitella Casanova una di Collecorvino e un’altra di Pescara Indagano i carabinieri
CLAUDIA FICCAGLIA


CARPINETO DELLA NORA. Una battuta di caccia finisce in rissa e 9 persone vengono denunciate. Il fatto è accaduto nelle campagne di Carpineto della Nora, a confine con Civitella Casanova. Coinvolti otto cacciatori e un avvocato del luogo, che stava passeggiando a cavallo del suo asinello.
Quando il gruppo di cacciatori ha incrociato l’avvocato, si è acceso un diverbio sembra per motivi banali, per una battuta di troppo, che si è trasformato in una violenta lite.
Dalla ricostruzione dei carabinieri di Civitella Casanova, sembra che i fatti si siano svolti in questo modo. La squadra di cacciatori si trovava in contrada Colle, nel territorio di Carpineto della Nora, sulle tracce di cinghiali. Uno dei cacciatori, R.F., mentre era nei pressi della propria auto, parcheggiata su una strada che dalla provinciale si interna nelle campagne, è stato raggiunto dall’avvocato, L.C., che stava facendo una passeggiata a dorso del suo asinello. Tra i due sarebbe nata subito un’accesa discussione, innescata dalla domanda dell’avvocato, il quale chiedeva spiegazioni sul perché i cacciatori stessero sparando così vicino alla strada. Sembra che dall’alterco verbale si sia passati subito alle mani e che le urla abbiano richiamato gli altri compagni di squadra del cacciatore. L’intenzione era quella di separare i due contendenti, ma l’intervento non ha ottenuto il risultato sperato, contribuendo, invece, a surriscaldare ancora di più gli animi. In pochi istanti tutti i presenti sono stati coinvolti direttamente o indirettamente in una zuffa furibonda, quasi un pestaggio nei confronti dell’avvocato che alla fine è stato lasciato a terra, ferito, con il setto nasale rotto e sanguinante.
L’allarme ai carabinieri è scattato solo alcune ore dopo, quando qualcuno ha avvertito la sorella del professionista di quanto accaduto e la donna ha avvisato il 112. Sul posto si è portata la pattuglia radiomobile dei carabinieri della compagnia di Penne, coordinati dal capitano Massimiliano Di Pietro, e successivamente sono sopraggiunti anche quelli della stazione di Civitella Casanova. L’avvocato è stato subito condotto in ospedale, dove sono state riscontrate lesioni di una certa importanza e contusioni su varie parti del corpo, giudicate guaribili in 25 giorni. Gli otto cacciatori protagonisti della rissa, R.F, R.A., R.L., I,V., M.P., M.A., I.R.A. e F.G., sei di Civitella Casanova, uno residente a Collecorvino e un altro di Pescara, non hanno subìto conseguenze fisiche, tranne il primo, che ha 10 giorni di prognosi. Tutte le persone coinvolte nella rissa sono state denunciate in stato di libertà. Sono in corso ulteriori indagini per stabilire le singole responsabilità.


martedì 4 ottobre 2011

L' OFR serve solo per “timbrarsi in casa” i pareri in campo venatorio

COMUNICATO STAMPA DEL 04 OTTOBRE 2011

La Giunta regionale propone un Osservatorio Faunistico Regionale “fantasma”.

Esclusi dal confronto i protagonisti della ricerca in campo faunistico: aree protette, associazioni di specialisti e università.

Appello delle associazioni al Consiglio regionale: bloccare l'iter, così l'OFR serve solo per “timbrarsi in casa” i pareri in campo venatorio.

Le associazioni LIPU, WWF, ALTURA, Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS e Societas Herpetologica Italica contestano fortemente la proposta di regolamento approvata dalla Giunta Regionale per l'Osservatorio Faunistico Regionale. La proposta è approdata in Consiglio Regionale ed è in discussione presso la Terza Commissione.

Il Regolamento prevede che l'attività dell'osservatorio possa in teoria spaziare su molteplici fronti della ricerca e monitoraggio in campo ambientale, sovrapponendosi addirittura alle competenze di altre direzioni della Regione (come la Sanità, in campo veterinario) e di altri Enti, come gli Enti Parco. Il tutto, però, in maniera autoreferenziale, accentrando sulla Direzione Agricoltura della Regione, che ha quasi esclusivamente competenze in materia venatoria, i poteri che riguardano i monitoraggi faunistici anche di specie protette. La Direzione Agricoltura approverà direttamente il programma di attività dell'O.F.R., quando i monitoraggi faunistici sono di enorme importanza per molti settori della Regione. Se da un lato potrebbe apparire utile allargare le competenze dell'O.F.R., dall'altro, con queste premesse, la associazioni ritengono di poter dubitare della reale intenzione della Regione Abruzzo di costituire un centro effettivamente collegato al monitoraggio e a!
llo studio della Fauna e non meramente un piccolo ufficio completamente strumentale all'attività venatoria. Infatti l'O.F.R. darà i pareri sulle questioni venatorie!

Per le associazioni rischia di essere quindi un'operazione di piccolo cabotaggio e particolarmente miope in quanto il monitoraggio ambientale interessa trasversalmente moltissime delle attività della Regione Abruzzo per le quali la regione stessa ha dei precisi obblighi. I dati faunistici servono alla corretta applicazione delle Direttive “Acque” 60/2000/CEE, “Uccelli” 147/2009/CEE, “Habitat“ 43/92/CEE, alla redazione e al costante monitoraggio di piani e programmi quali, a mero titolo di esempio, il piano paesistico e quello di tutela delle acque. Sono tutte questioni su cui un efficiente ed efficace Osservatorio Faunistico Regionale potrebbe svolgere un importante ruolo di supporto.

A riprova della scarsa lungimiranza della Giunta Regionale, la bozza di Regolamento è stata valutata solo con le Province, ancora enti che hanno competenza in materia venatoria, lasciando fuori dalla discussione chi ha maggiormente contribuito alla ricerca scientifica in campo faunistico in Abruzzo. Nonostante gli slogan circa l'adozione nella nostra Regione di metodi che premino il merito, sono state però escluse dalla discussione quelle organizzazioni che hanno prodotto il 95% delle pubblicazioni scientifiche (stiamo parlando delle riviste scientifiche del mondo accademico) riguardanti l'avifauna e l'erpetofauna della Regione. Se si considerano, poi, le ricerche pubblicate su riviste scientifiche internazionali dotate di Impact Factor, quelle su cui si fonda il sapere scientifico nei vari campi della scienza (dalla medicina alla fisica passando per le scienze sociali), la Giunta regionale non ha ascoltato nessuno degli studiosi operanti in Abruzzo aventi nel proprio cur!
riculum tali pubblicazioni. A mero titolo di esempio, gli ornitologi e gli erpetologi afferenti alle organizzazioni scriventi hanno pubblicato su riviste quali Journal of Zoology - London, Journal of Canadian Zoology, AMBIO (che è la rivista dell'Accademia reale delle Scienze svedese), Ardea, Acta Herpetologica, Ibis ecc.

Sono state altresì escluse le aree protette nazionali e regionali, che tutelano un'importante percentuale di territorio regionale, in questi anni hanno prodotto numerosi studi faunistici (basti pensare ai numerosi LIFE approvati dall'Unione Europea sui vertebrati come Orso bruno, Lupo e Camoscio). Spesso tali studi sono gli unici sulla quale la Regione Abruzzo può (o, sarebbe meglio dire, potrebbe) basarsi per impostare le proprie politiche affinchè esse siano realmente sostenibili. Nonostante ciò neanche gli Enti Parco e le Riserve regionali appaiono essere state ascoltate, così come le Università.

Tale approccio dell'Assessorato all'Agricoltura appare volto, quindi, ad evitare strenuamente il confronto con quegli attori che più hanno contribuito alle conoscenze faunistiche nella Regione e confligge clamorosamente con l'asserita volontà di provvedere a molteplici iniziative in campo faunistico .

Le associazioni rimarcano, infine, le gravissime lacune amministrative dell'atto approvato dalla Giunta, evidenziate dagli stessi uffici regionali (basti pensare che avevano previsto una “sede legale” per un Osservatorio che amministrativamente costituirebbe un mero ufficio della Regione!)

Le associazioni chiedono quindi al Consiglio Regionale di bloccare l'iter autorizzativo per recuperare quel confronto che è completamente mancato. La ricerca faunistica non può essere piegata alle sole esigenze del mondo venatorio!



Federcaccia L'Aquila: più caccia per noi altri

Oggi, 4 Ottobre 2011, incontro tra il Consiglio Provinciale aquilano, i Presidenti degli Ambiti Territoriali della Federazione Italiana della Caccia ed il Presidente della Provincia dell'Aquila, Antonio Del Corvo, nonché l'assessore preposto al ramo, Giuseppe Tiberio.

Federcaccia L’Aquila spiega: “motivo dell'incontro, chiesto dalla nostra Federazione, è l'iniquità del Calendario Venatorio Regionale per l'esercizio dell'attività venatoria e l'intempestività e inattuabilità delle misure previste dal medesimo atto normativo con l'attuazione delle aree Patom nella Provincia di L'Aquila”.

Prosegue ancora Federcaccia: “Le gravi penalizzazioni imposte al corretto e consuetudinario esercizio venatorio, da sempre effettuato sul nostro territorio provinciale nel massimo rispetto del territorio e della fauna protetta ivi presente, saranno oggetto di un confronto con le Autorità Politiche che garantiscono l'attuazione delle politiche gestionali del territorio con il concorso degli ATC”.

“Verrà inoltre sollecitato, ancora una volta, all'Assessore ed al Presidente, lo stanziamento delle somme necessarie per il funzionamento della prevista Commissione d'esame per l'abilitazione all'esercizio dell'attività venatoria, ferma dal 2010 in presenza di circa 100 candidati che devono sostenere la prova”.

“Inoltre, verrà discusso il mancato inserimento della specie Colombaccio sin dalla pre-apertura nel Calendario Provinciale , così come la quaglia, anche quest'anno abbondantemente presenti sul nostro territorio provinciale, che hanno di fatto impedito l'esercizio venatorio per tali specie invece proficuamente esercitato nella contigua regione Lazio, tutto ciò per favorire esclusivamente i "cugini" di Pescara, Chieti e Teramo che hanno interesse a cacciare il colombaccio anche nel mese di gennaio”.

Infine, conclude Federcaccia L’Aquila. “Il rispetto per i cittadini delle zone interne, in particolare quindi della Provincia dell'Aquila, deve essere una priorità per i nostri Rappresentanti politici, tale da non escludere le minoranze dal tavolo delle discussioni e decisioni. Non mancheremo di far conoscere l'esito dell'incontro a tutti gli amici cacciatori che condividono con noi il malcontento e la delusione per le decisioni assunte in violazione di diritti costituzionalmente garantiti per la nostra categoria”.


lunedì 3 ottobre 2011

Caccia in zona A di difesa dell’orso marsicano

L'Aquila, 2 ott 2011 - Lipu, Altura e Pro-Natura condividono pienamente l’interrogazione a risposta scritta immediata presentata dal Consigliere regionale Maurizio Acerbo il 29 settembre scorso, nella quale si chiede al Presidente della Giunta Regionale Chiodi quali misure intenda prendere per tutelare adeguatamente i pochi orsi marsicani rimasti, minacciati, nel momento particolarmente delicato che precede l’inverno, quando cioè devono accumulare notevoli scorte di grasso per superare il difficile periodo invernale, da una pressione venatoria intensa che provoca notevoli disturbi e interferenze in zone intensamente frequentate dagli orsi nel periodo autunnale, in quanto particolarmente ricche di risorse alimentari, ma purtroppo fuori dal Parco nazionale d’Abruzzo. Senza contare il grave e costante pericolo di uccisioni di orsi scambiati per cinghiali, nonché di altre specie rare e protette.

E’ questo, in ordine di tempo, l’ultimo episodio che dimostra come l’Assessorato all’Agricoltura della Regione e il Comitato VIA della Regione medesima non facciano praticamente nulla per evitare che la specie simbolo dell’Abruzzo si estingua. La Giunta Regionale ha approvato con delibera dell’agosto 2010 il piano per la tutela dell’orso marsicano, il cosiddetto PATOM, che fornisce indicazioni chiare, basate sui risultati di rigorose ricerche scientifiche, su quello che si può fare e non si può fare, nel Parco nazionale e nelle zone circostanti, non meno importanti per la sopravvivenza dell’orso dell’area interna al Parco, per evitare il tracollo di questo piccolo nucleo.

Per presumibili quanto miopi calcoli di ritorno elettorale l’Assessorato all’Agricoltura non ha esitato a spingere sul Comitato VIA affinchè venisse cancellata la precedente decisione del 3 agosto di evitare la caccia nella zona più importante per l’orso fino al 1° novembre. E il Comitato non ha esitato ad annullare la precedente decisione, malgrado che fosse stata adottata su richiesta del Parco nazionale sulla base delle informazioni e dei dati contenuti nel PATOM. E non è certo questa la prima volta il cui il Comitato VIA autorizza interventi che o sono fonte di notevole disturbo per l’orso ed altre specie di mammiferi o di uccelli, di importanza prioritaria a livello comunitario, oppure sono causa di consumo ed alterazioni irreversibili del territorio essenziale per la vita di queste specie, come l’enorme centrale fotovoltaica in via di completamento a cavallo tra i comuni di Villavallelonga e di Collelongo.

Si tratta di una situazione chiaramente insostenibile. Ammettano chiaramente i competenti organi regionali di non avere alcuna intenzione di fare qualche cosa di concreto per evitare l’estinzione dell’orso marsicano, e pesanti impatti su altre specie di grande importanza. E se ne trarranno quindi le conseguenze a livello di opinione pubblica, ministeriale e comunitario. Se così non è vanno adottate senza ulteriori indugi sia la costituzione dell’area contigua al Parco d’Abruzzo, prevista dalla Legge 394 sulle aree protette di vent’anni fa e rimasta finora lettera morta, sia l’applicazione seria e concreta delle indicazioni e delle prescrizioni contenute nel PATOM, per la cui applicazione, tra l’altro, proprio la Regione Abruzzo è il capofila.




domenica 2 ottobre 2011

La caccia mette in pericolo gli orsi marsicani

PESCARA. La sopravvivenza e la capacità riproduttiva dell'Orso bruno marsicano, animale simbolo del Parco nazionale d'Abruzzo, sono in pericolo dopo che il comitato Via, nella riunione del 13 settembre scorso, «ha rinnegato la decisione di chiudere la caccia fino al primo novembre». Sono le ragioni che hanno convinto il capogruppo di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo a presentare un'interrogazione al presidente Chiodi. «Nonostante il parere contrario del Parco e le prescrizioni poste a tutela della specie simbolo della Natura italiana, ormai ridotta a poche decine di individui, oltre al parere contrario degli stessi funzionari istruttori della Regione», spiega Acerbo, si è dunque deciso in mondo «irresponsabile di cancellare la precedente decisione del 3 agosto scorso, volta ad assicurare una stretta tutela delle aree a forte presenza autunnale di Orso bruno marsicano con la chiusura di tutta l'attività venatoria fino al primo novembre nelle aree A identificate dall'accordo Patom per la tutela dell'Orso bruno marsicano, quindi di evitare qualsiasi possibile disturbo o danno ad una specie a serio rischio di estinzione». Acerbo vuole sapere quali provvedimenti intenda prendere il governatore «per annullare la decisione ultima del Comitato Via, e tornare a quella assunta nella riunione del 3 agosto», considerato inoltre che il provvedimento, arrivato su richiesta della Direzione Agricoltura, «era stato avanzato al solo fine di permettere di aprire la caccia in questi territori proprio nel periodo in cui le femmine si trovano a dover accumulare le necessarie riserve di grasso fondamentali per la riproduzione. Risorse utili per la fase del parto in tana e poi allattare i cuccioli fino alla primavera successiva». Il consigliere del Prc ricorda che la sopravvivenza e la capacità riproduttiva degli orsi dipende strettamente dalle possibilità di sfruttare le risorse trofiche «ed è palese il disturbo causato dall'attività venatoria a questa specie come a diverse altre in un periodo così delicato della loro vita».