giovedì 31 ottobre 2019

Mariani replica al WWF: chi rappresenta la comunità non può permettersi visione parziale della realtà


L’Aquila. “Pochi giorni fa ho affidato ai mezzi di comunicazione una mia riflessione sulla tutela dei Parchi e l’attività venatoria quale contributo alla discussione che la regione Abruzzo sta svolgendo sul Piano faunistico. In risposta alle mie valutazioni WWF ha diramato un comunicato che ritengo di cattivo gusto e dai toni inaccettabili parlando di “target elettorale interessante” ed esprimendo giudizi che poco hanno a che fare con la soluzione dei problemi”. A replicare all’associazione ambientalista italiana è Sandro Mariani, consigliere regionale del centro sinistra e capogruppo di Abruzzo in Comune.

“Sento dunque la necessità di dover precisare alcune questioni”, spiega il consigliere regionale del centro sinistra,” innanzitutto, essendo stato chiamato dagli elettori a rivestire un ruolo nelle Istituzioni, è mio dovere avere a cuore la tutela dell’ambiente e delle specie animali tanto quanto la tutela dei cittadini che vivono in prossimità dei Parchi e la tutela dei cacciatori. Chi è chiamato a rappresentare una comunità non può permettersi una visione parziale della realtà. A questo proposito invito i vertici del WWF, onde evitare una raccolta firme che certifichi i disagi e la crescente insofferenza, ad una passeggiata tra le popolazioni di quelle aree che oggi, purtroppo, hanno la percezione di non trarre alcun vantaggio ma solo aggravi dai Parchi esistenti. Popolazioni, stremate dai terremoti e dalle calamitá naturali, delle quali il WWF dovrebbe occuparsi, in modo da sviluppare una visione più ampia sul presente e sul futuro di questi territori”.
“Riguardo le aree contigue che, ribadisco, valuto inadeguate nella nostra regione”, precisa Mariani, “corre l’obbligo ricordare che l’articolo 32 comma1 della legge 394 del 1991 non prevede un obbligo in capo alle regioni di istituire tali aree, bensì la facoltà di farlo laddove “occorre intervenire per assicurare la conservazione dei valori delle aree protette stesse”. La legge quadro lascia alle Regioni, d’ intesa con gli Enti Parco e i Comuni, la valutazione circa l’opportunità di avere aree protette adiacenti ai Parchi. Sono questi i motivi per cui dopo 30 anni dalla stesura del testo normativo, in Italia solo una parte minoritaria di Parchi si è dotata di aree contigue protette. L’Abruzzo “regione verde d’Europa” detiene il primato italiano con un territorio sottoposto a tutela e protezione per oltre il 30%, i Parchi devono essere per il nostro territorio una grande risorsa, il rischio e di farli diventare solo un ostacolo”.
“Riguardo poi le pubblicazioni riportate da WWF in merito alla gestione dei cinghiali”, continua Sandro Mariani, “problema peraltro sorto proprio con l’istituzione dei Parchi, è bene precisare che queste non confermano affatto che il prelievo compiuto dai cacciatori sia negativo per il controllo delle popolazioni, ma evidenziano la necessità di una gestione corretta dello stesso prelievo e di varie metodiche di cattura e abbattimento per ottenere risultati favorevoli. In verità, sulla base di una posizione ideologica, si vuole escludere il ruolo regolatore dell’attività venatoria senza avere soluzioni alternative per risolvere un problema evidente e sotto gli occhi di tutti”.
“Voglio concludere ribadendo la mia disponibilità al dialogo ponendo al centro i diritti dei cacciatori ad esercitare l’attività venatoria, le esigenze di chi a ridosso di quelle aree vive e lavora ogni giorno e la tutela delle aree protette. Una discussione seria in cui nessuno riproponga toni intimidatori che”, conclude, “voglio precisare, non ottengono l’obiettivo di scalfire la mia posizione ma solo quello di qualificare chi li usa”.

Fonte: abruzzolive.it del 18 ottobre 2019

mercoledì 30 ottobre 2019

Aree contigue, il WWF replica duramente a Mariani: le leggi si rispettano, non farle danneggia cacciatori aree interne

L’Aquila. “Assolutamente inadeguato ed eccessivamente limitante risulterebbe introdurre, in un territorio come quello abruzzese, le cosiddette aree contigue”. Queste dichiarazioni del consigliere regionale Sandro Mariani della Lista “Abruzzo in Comune”, diffuse nei giorni scorsi, che offrono lo spunto per una riflessione da parte del WWF Abruzzo.

“È innanzitutto paradossale che un rappresentante delle Istituzioni chieda la non applicazione di una legge”, tuona il WWF nella nota, “l’istituzione delle “aree contigue” è prevista infatti dalla legge quadro sulle aree naturali protette del 1991 e quindi dovrebbero essere operative da quasi 30 anni. La lobby dei cacciatori e la totale accondiscendenza della classe politica regionale alle loro richieste hanno di fatto impedito l’applicazione di questo strumento, fondamentale per assicurare una corretta gestione della fauna (ma non solo) nelle fasce di rispetto intorno ai tre grandi parchi nazionali presenti nella nostra regione”.

“All’interno delle aree contigue infatti”, precisa l’associazione ambientalista italiana, “possono andare a caccia solo i residenti. Si tratta di una misura importante dal punto di vista faunistico perché limita la pressione venatoria sulle aree a margine di quelle tutelate, ma anche auspicata dai cacciatori dell’entroterra che vedono in qualche modo compensato il fatto che le aree protette, dove la caccia è vietata, si trovano quasi tutte nelle zone interne. Chiederne la non istituzione vuol dire cercare di tutelare gli interessi dei cacciatori della costa e delle città che evidentemente per qualcuno rappresentano un target elettorale interessante”.

“Il consigliere Mariani racconta poi dei cinghiali che mangiano nei bidoni di immondizia dei centri urbani e da questo fa discendere l’esigenza di aumentarne ancora di più la caccia”, sottolinea il WWF, “nulla di più sbagliato come dimostrano i fatti e le ricerche scientifiche condotte in tutta Europa. I cacciatori sono infatti i principali responsabili dell’aumento del numero dei cinghiali, sia perché sono stati coloro che li hanno introdotti in gran parte d’Italia a scopo venatorio (peraltro facendoli arrivare dall’est Europa e immettendoli senza alcun protocollo scientifico), sia perché è proprio l’attività venatoria a creare dispersione nei branchi con il conseguente aumento del numero dei nati ogni anno”.

“Il problema dei cinghiali”, spiega l’associazione, “che riguarda effettivamente alcune aree della nostra regione, non si risolve aumentando la caccia, ma anzi limitandola e procedendo caso mai a catture mirate che vadano a ridurre i danni alle colture e a incidere direttamente sulle dinamiche riproduttive. Del resto non si capisce di quanto si voglia ulteriormente aumentare l’attività venatoria sul cinghiale visto che ormai tra la stagione ordinaria e la gestione della caccia di selezione del cosiddetto selecontrollo, che tutto è tranne che un controllo selezionato, il cinghiale viene cacciato praticamente tutto l’anno”.

“In ultimo una cosa il consigliere Mariani la dice giusta”, prosegue il WWF nella nota, “l’Abruzzo ha bisogno di un piano faunistico-venatorio. Fa piacere che anche il consigliere Mariani se ne sia accorto. Aggiungiamo solamente che sarebbe stato sicuramente più utile se il consigliere Mariani lo avesse detto nei 5 anni in cui è stato al governo della Regione e se lo avesse fatto approvare quando era nelle sue facoltà. Detto questo il WWF auspica che il nuovo piano nasca nell’interesse del patrimonio faunistico regionale, che appartiene a tutti, e non nell’interesse dei cacciatori. Se la Giunta regionale vorrà lavorare nella direzione dell’interesse collettivo e non a tutela di quello particolare”, conclude, “come WWF saremo pronti a dare il nostro contribuito al confronto”.

Fonte: abruzzolive.it del 16 ottobre 2019

martedì 29 ottobre 2019

Il consigliere regionale Mariani chiede subito un nuovo piano faunistico e dice no alle aree contigue

L’Aquila. Sandro Mariani, consigliere regionale nonché capogruppo consiliare dei “Abruzzo in Comune”, dice la sua sull’istituzione di un nuovo e aggiornato piano faunistico e si scaglia contro l’istituzione delle aree contigue del parco “Il piano faunistico in discussione nella nostra regione e gli interventi di associazioni che con posizioni diverse, a livello nazionale, hanno portato nuovamente alla ribalta i temi dell’attività venatoria e della tutela dei parchi, obbligano oggi ad una attenta riflessione per assicurare da una parte, che le comunità faunistiche siano distribuite sul territorio regionale nelle migliori condizioni quantitative e qualitative e dall’altra, garantire a chi caccia l’esercizio dell’attività venatoria.


La regione Abruzzo ha bisogno, in tempi brevi, di un piano faunistico che sia nuovo e aggiornato punto di riferimento per coordinare e armonizzare tutti gli interventi di gestione e pianificazione che riguardano la fauna selvatica presente sul nostro territorio, assegnando maggiori responsabilità gestionali e di controllo agli Atc territoriali, le strutture più adeguate poiché a contatto diretto e costante con le aree di riferimento. Assolutamente inadeguato ed eccessivamente limitante risulterebbe introdurre, in un territorio come quello abruzzese, le cosiddette Aree contigue.

Oggi, come già nel 2018, quando peraltro eravamo al governo della Regione, ribadisco la necessità di ritirare la delibera 480, delibera non pubblicata che prevede l’istituzione delle aree contigue, che avrebbe come unico risultato quello di un insopportabile aggravio per numerosi Comuni e privati cittadini di zone già sottoposte a limiti, progetti e restrizioni di diverso tipo. È utile ricordare che la legge quadro sulle aree contigue non fu altro, già dalla sua apparizione nell’ordinamento giuridico, che il frutto di un conflitto ideologico fra mondo venatorio e associazioni ambientalistiche: da una parte si riteneva necessario mantenere l’attività di caccia per controllare alcune popolazioni di specie, dall’altra si escludeva a priori l’attività venatoria nei parchi. Riproporre, oggi, questo conflitto in Abruzzo non porterebbe a nessun risultato, tranne quello negativo di inasprire la tensione tra due diritti. L’esperienza degli ultimi anni e le immagini dei cinghiali che mangiano nei bidoni della spazzatura in diverse città, ci insegnano che se è fondamentale difendere le aree dei Parchi regionali e nazionali lo è altrettanto non escludere la presenza e l’attività dell’uomo come azione regolatrice e di controllo su alcune specie. Pertanto, l’unica discussione seria e analitica da fare è quella in seno alla Commissione regionale che dovrà celermente licenziare il piano faunistico abruzzese”.

Fonte: abruzzolive.it del 13 ottobre 2019

giovedì 10 ottobre 2019

Contadino impallinato da cacciatore a Colledimacine


COLLEDIMACINE - E' stato raggiunto da pallini al braccio, alla mano e alla testa, mentre era a lavoro su un terreno di sua proprietà.

I carabinieri forestali stanno indagando per fare chiarezza sul ferimento di un contadino, F.S., di Colledimacine.

Secondo una prima ricostruzione, mercoledì mattina, l’uomo sarebbe stato raggiunto da una fucilata e vedendo in prossimità del suo terreno alcuni cacciatori, ha individuato il presunto colpevole.

Ne è nata una lite e il cacciatore, S.C., ha chiamato il 112 spiegando di essere in pericolo perché un contadino lo stava accusando di averlo impallinato.

Una volta giunti sul posto, i carabinieri hanno trovato soltanto il cacciatore mentre la presunta vittima era nel frattempo andata al pronto soccorso dell’ospedale di Lanciano.

Qui i medici hanno estratto una serie di pallini, sparati da un fucile da caccia.

L'uomo deve essere ancora ascoltato dai militari dell’Arma.

Fonte: abruzzoweb.it del 04 ottobre 2019

giovedì 3 ottobre 2019

Regione Abruzzo. Approvato l'ennesimo calendario venatorio 2019-2020

Calendario Venatorio 2019-2020 
 

Con DGR n.581 del 30.09.2019, sono state approvate le "Modifiche al Calendario Venatorio Regionale 2019-2020 approvato con la DGR n. 497/2019, per conformazione al provvedimento cautelare del Tar n. 189/2019 e per il recepimento delle valutazioni relative al giudizio VINCA".
 
Con Det. DPD 023/493, è stato dato atto del testo coordinato del calendario venatorio 2019-2020, di cui alle DGR 497/2019 e DGR 581/2019. 
 

mercoledì 2 ottobre 2019

Oggi si apre la stagione venatoria. Arcicaccia bacchetta l'assessore Imprudente

Mercoledì 2 ottobre si apre finalmente la caccia in Abruzzo. Purtroppo in ritardo e tra mille incertezze; ma i cacciatori abruzzesi dovranno aspettarsi ogni anno un simile calvario? Abbiamo chiesto chiarimenti a Massimo Sordini Presidente Provinciale di Arci Caccia Teramo: il nuovo Assessore alla caccia, Imprudente di nome e di fatto, subentrato dopo le ultime elezioni, purtroppo, ha prestato orecchio a cattivi consiglieri che lo hanno convinto a fare scelte che ci hanno portato ad arrivare ad ottobre senza aver addestrato i cani e senza aver cacciato un giorno.
 Il Piano Faunistico Venatorio, lasciato già pronto dall’Assessore precedente, è rimasto lettera morta e il Calendario Venatorio è stato approvato in maniera tardiva, non solo con questo handicap di partenza, ma ignorando praticamente tutte le indicazioni dell’ISPRA e senza sottoporre la procedura al VINCA. In questo modo il Calendario è stato facilmente preda del ricorso presentato dagli animalisti.
In attesa del pronunciamento del TAR, l’Assessore ha fatto produrre un nuovo Calendario surreale, con due versioni, una scritta in nero, che accoglie le indicazioni ISPRA e una in rosso, valida in caso di vittoria in tribunale. Beh una cosa simile non si è mai vista e se il ricorso è arrivato puntuale sulla prima versione immaginiamoci cosa succederà con la seconda.
Noi, per i cacciatori Abruzzesi, chiediamo serietà: un Calendario approvato nei tempi fissati dalla legge, sorretto da dati scientifici, dal Piano Faunistico Venatorio e dotato di tutte le autorizzazioni necessarie. Un calendario, infine, che ci dia la certezza di andare a caccia senza essere continuamente bloccati, perdendo giornate preziose. Concludo facendo un grande in bocca al lupo a tutti i cacciatori, accompagnandolo con una richiesta: siate più corretti e lungimiranti di chi vi amministra.