venerdì 31 maggio 2013

Cinghiali, la Provincia di Chieti autorizzerà il piano di abbattimento

CHIETI. La Provincia di Chieti ha avviato l’iter consiliare per elaborare, definire e autorizzare i piani di abbattimento dei cinghiali, alla luce dei problemi di ordine pubblico causati di recente dalla presenza di questa specie nel territorio provinciale, finanche lungo la costa. E’ quanto è emerso nel corso dell’incontro sul tema convocato dal Presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, al quale hanno partecipato i funzionari dell’Ente, il Presidente della Commissione consiliare Caccia e Pesca, Franco Moroni, e il Consigliere delegato alla Caccia, Giovanni Staniscia. Si tratta dell’unica possibilità d’intervento consentita dalla legge alle Province al di fuori dei periodi di caccia e in via d’urgenza, pertanto l’Ente ha deciso di procedere rapidamente in tal senso. 

I piani di abbattimento sono mirati al contenimento della fauna selvatica, in particolare della presenza del cinghiale nei nostri territori, tra l’altro, per motivi sanitari, per tutelare il patrimonio zootecnico, storico e artistico e per ragioni di protezione dei fondi coltivati e degli allevamenti, nel rispetto delle disposizioni di legge. Le attività di controllo saranno coordinate da figure denominate “selecontrollori”, personale altamente qualificato e ben individuato, in possesso di regolare licenza di caccia.

“Ci muoveremo d’intesa con il locale ATC – proseguono i Consiglieri Moroni e Staniscia – per rendere efficace e coerente il percorso. Sottoporremo al Consiglio provinciale nei prossimi giorni il “Disciplinare per il contenimento della specie cinghiale”, necessario e propedeutico all’autorizzazione dei piani di abbattimento. Infine – concludono i Consiglieri – alla luce dell'odierno incontro indetto dalla Regione Abruzzo sul tema, la Provincia di Chieti convocherà un tavolo tecnico con Comuni, Prefetto, ASL, Guardia Forestale, ATC e associazioni venatorie per approfondire la questione e per valutare eventuali ulteriori proposte operative".

lunedì 27 maggio 2013

Cinghiali ancora a spasso sulla Trignina: Febbo organizza un summit

FRESAGRANDINARIA. Nuovo incontro ravvicinato con un cinghiale. Questa volta a rischiare di essere sbranato è stato un anziano. L’uomo stava facendo una passeggiata nella vallata quando da una siepe è spuntato fuori un grosso esemplare femmina seguito da tre piccoli cinghiali. L’anziano spaventato ha urlato e questo ha innervosito l’animale. Fortunatamente in aiuto del pensionato è arrivato un pendolare. L’anziano comunque è sotto choc. Fortunatamente dopo l’ultimo appello lanciato dal consigliere provinciale D’Amico, Febbo annuncia buone notizie:

“Alcune delle problematiche che Camillo D’Amico ha sollevato nella sua missiva erano già a conoscenza dell’Assessorato e degli uffici competenti. Per questo è stata convocata una riunione, per il prossimo 31 maggio, nel corso della quale se ne discuterà insieme a Province, Prefetture e Organizzazioni professionali. Ci tengo a precisare però che la competenza su questa tematica è delle Province e non certo della Regione che nell’ambito delle proprie funzioni sta facendo tutto il possibile. E’ chiaro che la situazione è critica anche in virtù del sempre crescente numero di cinghiali presenti sul territorio ed è necessario un’azione congiunta da parte di tutti gli attori. A questo proposito abbiamo già sollecitato un intervento da parte delle Province, che come D’Amico sa bene sono gli enti competenti, ad interventi mirati al contenimento delle popolazioni e di conseguenza a prevenire ove possibile i danni causati dai cinghiali. Tra l’altro è bene ricordare che il 15% dei fondi che la Regione trasferisce alle Province per il rimborso dei danni stessi, secondo quanto stabilito dalla L.R.10/2013, deve essere destinato proprio agli interventi di prevenzione. In considerazione delle ridotte disponibilità di bilancio destinate a questo capitolo era stato previsto anche uno stanziamento tramite la Misura 2.1.6 del Programma di Sviluppo Rurale, in favore di imprenditori agricoli singoli e associati. Tra gli interventi previsti c’erano quelli mirati alla conservazione della biodiversità ed alla coesistenza tra le attività agricole-zootecniche attraverso la realizzazione di recinzioni fisse ed elettrificate per la difesa delle colture e del bestiame dalla fauna selvatica: chiedo a D’Amico se è stata utilizzata a pieno questa opportunità? Io credo di no. Naturalmente trovo fuori luogo il riferimento alla provenienza della carne che si mangia nei ristoranti abruzzesi, ai controlli o alle questioni fiscali che certo non sono di competenza della Regione Abruzzo. Comunque ribadisco la massima disponibilità ad affrontare le problematiche già da subito nel corso della riunione di venerdì prossimo”. 

Emergenza cinghiali, la Regione se ne frega

La denuncia della Copagri che chiede l'intervento dell'assessore Mauro Febbo

La Regione Abruzzo continua a ignorare l’emergenza cinghiali e intanto i danni arrecati alle colture agricole dagli ungulati si moltiplicano. E a pagare, ovviamente, sono i cittadini. Che tra l’altro pagano due volte: prima perché subiscono i danni alle colture o alle autovetture, poi perché i rimborsi della Regione non sono altro che denaro pubblico, dei contribuenti appunto, soldi che potrebbero essere spesi diversamente e meglio. Sulla delicata questione interviene, ancora una volta, Camillo D’Amico, in qualità di vicepresidente della Copagri, con una lettera aperta indirizzata all’assessore regionale “competente” Mauro Febbo.
«La problematica dell’alto numero di cinghiali presenti nel territorio non può più essere elusa. I danni alle produzioni agricole sono elevatissimi ed i rimborsi concessi sono parziali e tardivi. Tardare ancora in un’azione decisa ed incisiva è colpevole e delittuoso. Potrebbero essere utili campagne di contenimento in quelle aree dove più alta e certificata è la densità degli ungulati. Per troppo tempo si è fatto finta di nulla, sottacendo il problema, coprendo così i soliti furbi che dell’illegale caccia al cinghiale senza calendario né confini hanno fatto un vero e proprio “mestiere”. I locali pubblici servono il cinghiale cucinato in forme diverse e per l’intero anno solare. Ma questa carne da dove arriva? Quali garanzie ci sono sul piano sanitario? Il costo pagato dai ristoratori è tassato dal fisco? E’ la Regione che deve prendere decisioni ed iniziative concrete. Per questo chiedo all’assessore Febbo di inserire l’argomento nella prima utile riunione del tavolo verde regionale».
Un allarme, anche di tipo sanitario, che sarà ignorato anche questa volta. Sia dalla Regione, in particolare dall'assessore Febbo, sia dalla Asl. Si aspetta, magari, una bella intossicazione su larga scala. D'Amico continuerà a rilanciare il problema, ignorato da tutti, ma farebbe bene a rivolgersi direttamente in Procura. 

sabato 18 maggio 2013

Provincia Chieti, mancata regolamentazione caccia al cinghiale: per D'Amico è 'un dazio elettorale'

Chieti. “Il centrodestra è ostaggio della casta insita in quella parte di cacciatori che traggono profitti e guadagni dall’indiscriminata ed incontrollata caccia ai cinghiali”.

Così tuona il consigliere provinciale del Pd teatino Camillo D’Amico, che lamenta la mancanza di interesse da parte della maggioranza per ciò che riguarda i danni provocati dai cinghiali a produzioni agricole, cose e persone. Il politico definisce la cosa un vero e proprio “dazio elettorale”, divenuto dopo quattro anni “assolutamente intollerabile anche perché la caccia di frodo che s’unisce a un mercato illegale delle carne affatto controllata sanitariamente rappresenta un incivile cedimento. Una semplice passione non può diventare un mestiere ben remunerato fiscalmente non tassato”.

D’Amico ricorda che proprio il Pd aveva proposto una regolamentazione alla caccia del cinghiale unitamente al controllo del territorio per l’intero anno solare con la possibilità di una verifica al primo anno di applicazione.

Ma “il centrodestra a guida Udc alla provincia di Chieti lo ha bloccato – precisa il consigliere - e fu uno dei primi atti senza nulla fare in questi quattro anni di governo. Alla luce dei frequenti incidenti stradali, di quelli accaduti alle persone dove anche decessi ci sono stati, dell’increscioso aumento dei danni alle colture agricole, del considerevole consumo che si verifica nei locali pubblici senza garanzie di seri controlli sanitari e di un incontrollato fenomeno della caccia di frodo, non più è rinviabile regolamentarne il prelievo senza mirare all’eradicazione della specie noi chiediamo di agire. Per sola carità di patria sottaciamo il mai accertato pericolo che anche da noi non ci siano casi di cinghiali contaminati come avvenuto in provincia di Vercelli. Questo è il momento dell’assunzione delle responsabilità. Chi non se la sente o non ne ha il coraggio deve fare un passo indietro. E’ quello che chiediamo a chi si mette di traverso per trovare una sana e partecipata decisione all’assumere iniziative atte a ridurre l’alto numero dei cinghiali presenti nel nostro territorio. Non siamo sfavorevoli ai cacciatori ma contro chi strumentalizza il loro mondo per fini squisitamente personali ed elettorali. Al presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, chiediamo di rimuovere la delega alla caccia e pesca al consigliere delegato Giovanni Staniscia che è risultato un freno alle politiche attive dell’ente e non certo un valore aggiunto”.