Comunicato stampa del 30 gennaio 2019
La Regione non si smentisce e regala all’ultim’ora (per evitare ricorsi?) altri dieci giorni ai cacciatori.
Saldi di fine legislatura e il colombaccio ne fa le spese.
In Provincia di Chieti revocate le ZRC per favorire l’inutile caccia di selezione
La Regione Abruzzo non si smentisce e con i saldi di fine legislatura
regala altri dieci giorni ai cacciatori per andare in giro a sparare al
colombaccio, prolungando il periodo di caccia alla specie - già molto
lungo - fino al 10 di febbraio.
Il solito atteggiamento prono al volere dei cacciatori peraltro ammantato di quella "furbizia" terra-terra che spinge l'assessorato dei cacciatori
(in Abruzzo dovrebbe essere questa la giusta denominazione) a
modificare il calendario venatorio pochi
giorni prima della scadenza fissata in precedenza, così da impedire
qualsiasi nostro ricorso alla magistratura amministrativa che
puntualmente sanziona le politiche filovenatorie e contra legem della Regione.
La fauna, invece di essere patrimonio indisponibile di tutti,
continua ad essere ostaggio dei cacciatori - già responsabili della
reintroduzione dei cinghiali e quindi di tutti i danni che ne derivano -
e dei politici che gli vanno dietro alla ricerca di
qualche voto...
Ma non basta: l’atteggiamento filo cacciatori della Regione si misura
anche con un altro recentissimo provvedimento. È stata da pochi giorni
approvata una Delibera di Giunta che revoca le Zone di Ripopolamento e
Cattura (ZRC) in Provincia di Chieti. Questo
per rendere tali zone libere all’attività venatoria e consentire la
caccia di selezione al fine di limitare la presenza dei cinghiali che
nel territorio teatino stanno creando particolari problemi. Tutto questo
a dispetto di tre dati di fatto importanti;
- La Regione continua a far finta di non accorgersi che le scelte sin qui attuate di contenimento dei danni attraverso la caccia sono fallimentari: si spara ai cinghiali oramai praticamente tutto l’anno e i danni non sono in alcun modo diminuiti.
- Se non bastasse l’esperienza anche la scienza, con uno studio condotto in tutta Europa, ha evidenziato che la caccia nei fatti aumenta i problemi: i branchi destrutturati sono fonte di maggiori danni mentre l’eliminazione delle femmine adulte provoca una anticipata fertilità delle giovani con aumento numerico degli individui presenti nel territorio.
- Il problema è stato creato dai cacciatori con l’introduzione di cinghiali a scopo venatorio. Sperare che lo risolvano proprio coloro che hanno voluto il soprannumero e che hanno tutto l’interesse ad avere sempre a disposizione animali da uccidere è francamente nella migliore delle ipotesi un atteggiamento di una ingenuità sconcertante.
WWF Italia Onlus, Abruzzo