giovedì 24 dicembre 2020

La Lega abruzzese sulla deroga per gli spostamenti dei cacciatori: "Clamore ingiustificato"

La Lega abruzzese sulla deroga per gli spostamenti dei cacciatori: "Clamore ingiustificato"Il gruppo consiliare regionale della Lega interviene in merito alle polemiche relative all'ordinanza della giunta Marsilio per i cacciatori


Un clamore ingiustificato e polemiche sterili in merito all'ordinanza della giunta regionale relativa alla deroga per gli spostamenti dei cacciatori al di fuori del Comune in Abruzzo. Lo hanno dichiarato i consiglieri della Lega Salvini Abruzzo al consiglio regionale, in merito alla richiesta degli ambientalisti fatta al Governo di impugnare l'ordinanza.

Secondo le associazioni, lo ricordiamo, sarebbe un trattamento discriminatorio verso tutti gli altri cittadini che non possono nemmeno fare una passeggiata in montagna per la zona arancione, ma la Lega ribadisce che lo stesso provvedimento è stato firmato dalle Regioni Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Umbria ma solo in Abruzzo è scoppiata la polemica. "Ricordiamo il fine riportato nella suddetta ordinanza ovvero la necessità di proseguire con lo svolgimento dell’attività venatoria per “uno stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo potenziale per la pubblica incolumità” . Un provvedimento insito di valore scientifico e di prove oggettive, acclarate in tutta Europa, anche in Paesi in cui la situazione epidemiologica è ben più grave è consentito il prosieguo dell’attività venatoria nel rispetto delle normative vigenti.



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domenica 13 dicembre 2020

Caccia libera. Il WWF: “Scelta assurda della Giunta Marsilio-Imprudente in piena emergenza COVID”

 

Comunicato del 13 dicembre 2020 

Il WWF: “Scelta assurda della Giunta Marsilio-Imprudente in piena emergenza COVID” 

Fuori dal proprio comune non si può passeggiare ma sparare sì! 

Si continua a millantare il falso: la caccia non fa diminuire cinghiali e danni ma anzi li aumenta 

Con l’Ordinanza n.108 del 12/12/2020 “Misure di gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 in area arancione”, il Presidente della Giunta regionale Marco Marsilio e l’Assessore Emanuele Imprudente dispongono la possibilità per i cacciatori di muoversi anche al di fuori del proprio comune di residenza, domicilio o abitazione per svolgere l’attività venatoria. 

Nessuno può andare in montagna a fare una passeggiata o un’escursione, ma ai cacciatori si consentirà di girare liberamente in gruppo per uccidere gli animali. Non si può andare a trovare un parente o un amico in un comune limitrofo a quello di residenza, ma ai cacciatori si consente di percorrere decine e decine di km per recarsi in comuni molto lontani dalla propria residenza considerato che gli Ambiti Territoriali di Caccia entro cui si possono muovere sono estesi e ricomprendono anche metà territorio provinciale. 

In un momento critico come quello che stiamo vivendo, quando diversi esercizi commerciali hanno dovuto sospendere l’attività, alcuni ordini di scuola stanno tuttora svolgendo la didattica a distanza e a tutti i cittadini è chiesto di attenersi scrupolosamente alle indicazioni, a un gruppo limitato di persone viene concesso di derogare alle norme nazionali e spostarsi a piacimento sul territorio. 

“Quello che contestiamo fortemente – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo – è l’assunto secondo il quale l’attività venatoria rappresenterebbe uno stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo potenziale per la pubblica incolumità come si legge nell’Ordinanza. In realtà è esattamente il contrario: la caccia sta facendo crescere il numero di cinghiali e i danni alle colture. La Giunta regionale continua a fare certe esternazioni non supportate da alcuna evidenza scientifica né dato oggettivo: basta constatare come la popolazione di cinghiali, nonostante subisca una pressione venatoria ormai costante tutto l’anno tra caccia ordinaria e di selezione e ora anche durante il lockdown, non si riesce affatto a controllare. Si pensi a intervenire, anche con canali di finanziamento dedicati, alla messa in sicurezza delle colture e delle infrastrutture viarie, gli interventi da effettuare sono ormai noti nella copiosa bibliografia di riferimento. Al di là degli aspetti legali della vicenda che saranno comunque valutati dai nostri legali, il dato che rimane è sempre il solito: la classe politica regionale ha più a cuore gli interessi particolari di una categoria come quella dei cacciatori che gli interessi generali”. 



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giovedì 26 novembre 2020

Il WWF: i cacciatori cercano appigli per sparare a dispetto della zona rossa

 

Comunicato stampa del 23 novembre 2020  

I cacciatori cercano appigli per sparare a dispetto della zona rossa “per controllare la popolazione dei cinghiali”, un problema che loro stessi hanno creato e che non si risolve con l’attività venatoria.

Il WWF: “Richieste inaccettabili. La Regione difenda tutti i cittadini” 

 

Apprendiamo dagli organi di stampa che un gruppo di cacciatori pretenderebbe dalla Regione di poter continuare l’attività venatoria anche nel momento drammatico che stiamo vivendo. Sarebbe addirittura in programma una manifestazione davanti alla sede del Consiglio regionale durante la quale i caposquadra cinghialai chiederebbero la chiusura delle scuole e la riapertura della caccia. Varie attività sono chiuse, non ci è permesso fare visita agli affetti più cari né di muoverci liberamente sul territorio, ma per i cacciatori quello che conta è andare a sparare. La giustificazione sarebbe quella di intervenire sulla popolazione di cinghiali che a loro avviso sarebbe causa di ingenti danni all’agricoltura e di incidenti stradali.  Vale la pena di ricordare che la responsabilità della eccessiva presenza dei cinghiali in tante parti d'Italia, Abruzzo compreso, è proprio dei cacciatori che chiesero e ottennero negli anni passati pesanti immissioni a scopo venatorio di animali provenienti dall'est europeo stravolgendo totalmente gli equilibri.    

"Più volte siamo intervenuti sulla questione – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo - portando dati e citazioni basati su qualificati studi scientifici che sottolineano come l’attività venatoria, andando a colpire soprattutto gli adulti al contrario della mortalità naturale che incide in particolare sulle classi giovanili, innesca nei cinghiali risposte compensative che addirittura ne accrescono la presenza. Le popolazioni vengono destrutturate e questo comporta riproduzione precoce delle femmine, maggior numero di nati e aumento del tasso di dispersione tra i giovani, come ben noto a chi affronta il problema basandosi su evidenze scientifiche e non su percezioni e impressioni non di rado interessate”.    

Basterebbe un’analisi oggettiva e scientificamente rigorosa dei dati per far emergere come la caccia non sia la soluzione per il contenimento delle popolazioni di cinghiali, che infatti crescono anche dove l’attività venatoria, con le varie forme di caccia ordinaria e di selezione, è praticamente permessa tutto l’anno. Come sarebbe utile confrontare i dati di riduzione dei danni da fauna selvatica alle colture in presenza di adeguati sistemi di protezione come le recinzioni elettrificate. La Regione Abruzzo con una comunicazione del 19 novembre, ha già previsto l’intervento per attività di controllo delle popolazioni di cinghiali della Polizia provinciale, delle Guardie Venatorie Volontarie e dei proprietari e conduttori dei fondi autorizzati per il controllo, che potranno intervenire in terreni in conduzione o di proprietà anche al di fuori del territorio comunale e anche dopo le 22:00, considerando l’attività quale “intervento di pubblica utilità”, definizione peraltro assolutamente priva di riscontro visti i risultati.  

“Si continuano a proporre soluzioni semplicistiche per la gestione delle popolazioni di cinghiali che hanno un effetto puramente propagandistico e non certo risolutivo del problema – dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. - La strategia che attribuisce ai cacciatori il compito di contrastare un problema che loro stessi hanno determinato è  inutile e spesso dannosa, ad esempio quando si autorizza la braccata con i cani, che arreca disturbo a tutta la fauna, anche quella protetta e preziosa (basterà citare l’Orso marsicano), e contribuisce ad aumentare il tasso di dispersione dei cinghiali e di conseguenza produce un aumento proprio di quei danni, alle coltivazioni e alla sicurezza stradale, che si vorrebbero contenere”.     

Il WWF chiede, dunque, alla Regione Abruzzo di mantenere il divieto all’attività venatoria che vige in zona rossa non cercando scorciatoie per concedere a un piccolo gruppo di persone la possibilità di muoversi nel territorio, aumentando il rischio di contagio, quando a tutta la popolazione viene chiesto di attenersi scrupolosamente alle limitazioni. 



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domenica 8 novembre 2020

E il Wwf propone: niente spari nei giorni festivi

«Troppi episodi, più o meno gravi, che coinvolgono sia cacciatori sia persone estranee all’attività venatoria». Il Wwf Abruzzo interviene con una serie di proposte all’indomani dell’ennesimo incidente di caccia nelle campagne abruzzesi. Per l’associazione «le cause degli incidenti sono il più delle volte da ricercare nel mancato rispetto delle distanze minime da strade e centri abitati, dalla tendenza a sparare senza inquadrare con sicurezza il “bersaglio”, dalla pratica della braccata, un tipo di caccia tra le più cruente, che richiede comunque un grado di perizia maggiore e un’ottima conoscenza dell’habitat circostante e che può risultare ancora più rischiosa se praticata in zone frequentate da civili». «Continueremo sempre a sottolineare come la caccia sia per molti aspetti incompatibile con altre attività di fruizione degli spazi naturali», dichiara Filomena Ricci, delegato del Wwf Abruzzo, «oggi molto più frequentati rispetto a qualche decennio fa. Tutto ciò è incompatibile con l’azione armata». Il Wwf Abruzzo chiede di attuare con urgenza una serie di provvedimenti: incrementare l’attività di vigilanza, limitare l’uso di armi in grado di sparare a grandi distanze, effettuare maggiori verifiche sulle licenze di caccia, in particolare per le persone sopra i 65 anni di età, intensificare i controlli anche in ordine all’uso e alla detenzione di sostanze alcoliche prima e durante l’attività venatoria, vietare l’attività di caccia nei giorni festivi e nelle aree frequentate da escursionisti e fruitori della natura. (s.so.)

Fonte: ilcentro.it del 03 novembre 2020

domenica 1 novembre 2020

Gessopalena, battuta di caccia al cinghiale: sparano e uccidono un altro cacciatore

A Gessopalena, in provincia di Chieti in Abruzzo, un 72enne cacciatore solitario è morto per una fucilata. Sequestrate le armi dei colleghi

In un bosco di Gessopalena (Chieti) un cacciatore è morto colpito al petto da un proiettile calibro 12 sparato da un gruppo di colleghi che erano non molto distanti in battuta di caccia al cinghiale. La vittima, Antonino Di Gregorio, 72 anni, di Piane d' Archi (Chieti), era invece in caccia solitaria in località Coccioli, vicino a un suo podere.

L'incidente mortale è avvenuto oggi alle 13.30. A nulla sono valsi i tentativi di salvarlo da parte dei sanitari del 118. L'elicottero giunto da Pescara è dovuto subito rientrare. La vittima è stata trovata esanime sul ciglio della strada dallo stesso gruppo di cacciatori, 7-8 in tutto. I loro fucili sono stati sequestrati.

Al vaglio degli inquirenti c'è in particolare la posizione di un cacciatore di 48 anni, residente nella confinante Roccascalegna (Chieti), il quale avrebbe sparato il colpo mortale. Indagano i carabinieri della compagnia di Lanciano, diretti dal maggiore Vincenzo Orlando. Per accertare cause e modalità della sciagura il pm di Lanciano Francesco Carusi ha disposto l'esame autoptico.

Fonte: larepubblica.it del 01 novembre 2020

martedì 27 ottobre 2020

Il Wwf sull'uomo ferito da un colpo di fucile: "L'Abruzzo non può trasformarsi in un campo di battaglia"

Il Wwf sull'uomo ferito da un colpo di fucile: "L'Abruzzo non può trasformarsi in un campo di battaglia"

Il Wwf sull'uomo ferito da un colpo di fucile: "L'Abruzzo non può trasformarsi in un campo di battaglia"

A dirlo è il Wwf Abruzzo commentando il caso dell'uomo di 71 anni ferito da un colpo di fucile sparato da un cacciatore sabato scorso a Montebello di Bertona al confine con il territorio comunale di Penne. 

L'associazione ambientalista, che parla di «assurdo incidente» segnala spari a ridosso delle abitazioni e delle aree protette, denuncia troppi scarsi controlli e invita i cittadini proprietari di terreni a chiedere alla Regione (sono gli ultimi giorni che c'è questa possibilità) il divieto di caccia nei propri fondi agricoli.

«La zona è a ridosso della riserva naturale regionale e oasi Wwf Lago di Penne», sottolinea il direttore dell'Oasi Fernando Di Fabrizio, «dove da tempo il personale segnala spari anche di notte tra l’area protetta e il centro abitato. Il territorio vestino non può trasformarsi in un campo di battaglia. Si tratta di aree limitrofe alla nostra riserva, frequentate da appassionati di natura, escursionisti e da tante persone impegnate nei lavori agricoli. Da anni segnaliamo, insieme ai residenti della zona, la pericolosità di una simile pressione venatoria». 


Il Wwf Abruzzo segnala anche che «alla caccia ordinaria, già di per sé pericolosa per la pubblica incolumità com’è dimostrato, purtroppo, da decine di incidenti, si aggiunge quella effettuata dai cacciatori-selettori che utilizzano armi di grande gittata, come le carabine, anche vicino ai centri abitati. In pratica tra la caccia ordinaria e quella di selezione molte aree della nostra regione sono interessate da una costante pressione venatoria». 

«Non è tollerabile che i cittadini rischino di essere feriti da colpi di fucile uscendo di casa o nei propri terreni privati», afferma Filomena Ricci, delegato del Wwf Abruzzo, «si organizzi una sorveglianza reale e degna di questo nome che tuteli chi vuole fruire del territorio facendo passeggiate, escursioni, osservazioni o lavorando il proprio terreno agricolo. È davvero assurdo che ci si debba preoccupare della propria incolumità mentre si svolgono queste attività, mentre a un piccolo gruppo di cittadini, che ha come hobby quello di uccidere animali, sia consentito di scorrazzare ovunque». 

Il Wwf infine ricorda che chi vuole vietare la caccia o l’ingresso dei cacciatori nei propri fondi o terreni agricoli ha ancora qualche giorno di tempo per tutelarsi: può richiederlo alla Regione Abruzzo (si veda l'immagine che segue) entro il 27 ottobre, scrivendo al Dipartimento dello Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca. 


Fonte: ilpescara.it del 26 ottobre 2020




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Coldiretti: «L’Atc Salinello riveda le ultime decisioni»

TERAMO. «Il numero dei cinghiali presenti in Italia ha superato abbondantemente i due milioni di cui almeno centomila in Abruzzo e circa il 30% in provincia di Teramo, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città mettendo a rischio la sicurezza sulle strade». È l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento alle lamentele e preoccupazioni scaturite nel Teramano dopo la decisione del consiglio dell’Atc (ambito territoriale di caccia) Salinello di istituire, pur con il voto contrario di Coldiretti, nuove e più ampie “zone di rispetto venatorio” precluse alla caccia in cui i cinghiali si riprodurranno indisturbati. «Una decisione scellerata che, determinando un aumento esponenziale degli esemplari in circolazione, favorirà di fatto solo i cacciatori (che avranno più cinghiali da cacciare) ma penalizzerà le imprese agricole, che già ora devono fare i conti con conseguenze economiche insostenibili», dice Giulio Federici, direttore Coldiretti Teramo, che chiede l’immediata convocazione di un nuovo consiglio e una rivisitazione delle decisioni prese.

 

Fonte: ilcentro.it del 25 ottobre 2020

Montebello di Bertona (Pe). Ferito alla gamba dal colpo di fucile sparato a 200 metri

Incidente di caccia in località Campo Mirabello: 71enne trasportato a Chieti con l'eliambulanza, l'arma era in mano a un 78enne denunciato per lesioni personali colpose

PESCARA. Incidente di caccia nel primo pomeriggio a Montebello di Bertona. Un uomo di 71 anni, che stava andando a trovare un parente, è stato colpito da un colpo di fucile partito inavvertitamente dall'arma di un 78enne distante circa 200 metri e impegnato in una battuta di caccia al cinghiale.

L'incidente è avvenuto in località Campo Mirabello. L'uomo, le cui iniziali sono B.F., è stato soccorso dagli operatori del 118 e trasportato con l'eliambulanza del 118 di Pescara all'ospedale S.S. Annunziata di Chieti per una ferita alla gamba. Le indagini per ricostruire l'accaduto sono affidate ai carabinieri della Compagnia di Penne. Il 78enne denunciato per "lesioni personali colpose".

 

Fonte: ilcentro.it del 24 ottobre 2020

giovedì 1 ottobre 2020

Il WWF diffida gli ATC: «Nelle aree contigue la caccia solo per i residenti»


Comunicato stampa del 25 settembre 2020

Nella regolamentazione venatoria “dimenticata” la fascia esterna del Parco d’Abruzzo

Il WWF diffida gli ATC: «Nelle aree contigue la caccia solo per i residenti»

Il WWF ha inviato ieri una diffida agli ATC presenti nel territorio dell’area contigua del versante abruzzese del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (ATC Avezzano; Roveto-Carseolano; Sulmona; Subequano), perché si attivino al fine di evitare che siano ammessi nei propri territori cacciatori non residenti nell’area protetta e nell’area contigua.

L’istituzione delle aree contigue è prevista dall’art. 32 della Legge quadro sulle aree protette (394/1991). La norma riconosce a questi territori un importante valore dal punto di vista della conservazione. Sono, infatti, “aree-cuscinetto” limitrofe ai parchi nazionali, fungono da corridoi faunistici e garantiscono una protezione maggiore per gli animali rispetto alle zone più lontane dai Parchi grazie alla predisposizione di regolamentazioni che limitano il rischio di mortalità dovuto a cause antropiche. In particolare nelle aree contigue è di fondamentale importanza far sì che l’attività venatoria sia limitata, così come la norma nazionale definisce chiaramente, ai soli residenti. Una limitazione ancor più necessaria quando nei territori sono presenti specie dall’elevato interesse conservazionistico quali l’Orso bruno marsicano. È noto, infatti, che la sfida per la conservazione dell’Orso si gioca ben oltre le aree protette e si può vincere soltanto se si darà a questo animale la possibilità di espandere e consolidare il proprio areale al fuori dei Parchi.

La Regione Abruzzo con la Deliberazione di Giunta n. 480/2018 ha perimetrato l’area contigua e non può “dimenticarsene” nel momento della predisposizione dei calendari venatori: in quello 2020/2021 ne fa solo un veloce accenno, mentre con una nota dell’11/09/2020 il Dipartimento Agricoltura chiede agli ATC presenti nei territori dell’area contigua la ridefinizione del nuovo carico venatorio.

Il WWF ricorda invece le indicazioni normative presenti nella legge quadro nazionale, negli stessi atti della Regione Abruzzo (oltre al riferimento presente nel calendario venatorio) e chiede che gli ATC facciano in modo di ammettere all’attività venatoria in area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise esclusivamente i residenti nell’area protetta e nell’area contigua stessa.

La Regione Abruzzo e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise dal canto loro intervengano per le rispettive competenze affinché le aree contigue (che si attendono dal 1991!), perimetrate nel 2018 e lasciate da allora nel limbo, vengano finalmente anche formalmente istituite e se ne predisponga la regolamentazione necessaria perché specie come l’Orso bruno marsicano abbiano le tutele che le leggi nazionali impongono e che a livello locale non si possono ignorare né far finta di non conoscere.



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martedì 29 settembre 2020

Arcicaccia Abruzzo: si comincia male, chiediamo certezze e sicurezza per i cacciatori

A tre giorni dall’apertura la Regione, ormai nel pallone più completo, ha prodotto documenti sulle Zrc contraddittori che hanno mandato gli Atc nel caos. Così abbiamo avuto ambiti bloccati o altri che nella completa anarchia hanno operato con modi da Far West. Siamo di fronte all’ennesima sconfitta di questa Giunta sulle tematiche venatoria, errori dei quali, come sempre, a pagare le conseguenze saranno in primis contadini e cacciatori, oltre ovviamente la società civile ed in generale il territorio. Restano aperti molti capitoli e sospese diverse domande: Chi pagherà la tabellazione dei nuovi confini? Chi avvertirà i cacciatori degli spostamenti dei confini di fatto già attivi sul territorio?

Chiediamo alla Regione chiarimenti che permettano ai cacciatori di iniziare la stagione attrezzati con il giusto bagaglio di certezze.


Fonte: arcicaccianazionale.it del 28 settembre 2020

 

giovedì 17 settembre 2020

La Regione Abruzzo approva il Piano Faunistico Venatorio. Il WWF: ora 30 giorni per chiedere il divieto di caccia sui propri terreni

Comunicato stampa del 16 settembre 2020 

Con 15 anni di ritardo la Regione Abruzzo approva il Piano Faunistico Venatorio, ma perde l’occasione per definire obiettivi di tutela per molti animali protetti 

Il WWF: «Lavorare ora per avvio di ricerche e studi sul patrimonio faunistico regionale» 

Ogni cittadino ha intanto 30 giorni per chiedere il divieto di caccia sui propri terreni 


Il Piano Faunistico Venatorio Regionale abruzzese è stato approvato dal Consiglio Regionale 15 anni dopo la scadenza del precedente. Un passo importante di cui va dato atto alla Regione, ma che non può soddisfare totalmente le Associazioni ambientaliste, in particolare il WWF che chiedeva di rivedere l’impostazione generale del documento, troppo sbilanciato sulle specie di interesse venatorio a discapito di quelle tutelate da normative nazionali e comunitarie. Mancano, infatti, nel PFVR analisi e pianificazione rispetto a molte presenze faunistiche di interesse protezionistico, in contrasto con quanto prevedono la legge quadro nazionale e quella regionale. Si è persa l’occasione per realizzare un documento completo sulla tutela della fauna della nostra Regione e per definire specifici indirizzi di gestione finalizzati alla conservazione delle specie e non solo alla pianificazione venatoria.  


Ora però esiste un documento da cui partire e su cui lavorare attraverso ricerche e studi finalizzati alla conservazione e incremento del patrimonio faunistico regionale. L’invito che il WWF rivolge alla Regione è sempre lo stesso: reimpostare l’approccio fino ad oggi seguito che vede la fauna come “selvaggina” a disposizione dei cacciatori, avviando un nuovo modello di gestione in cui la tutela del patrimonio faunistico sia al centro dell’azione di governo regionale e la caccia sia solo una attività consentita nei limiti fissati dalla legge e dal reale stato di conservazione delle specie. 

E proprio sulla tutela della fauna, l’approvazione del PFRV apre ad una importante possibilità: veder riconosciuto il diritto dei cittadini a vietare la caccia sul proprio terreno. La normativa nazionale sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e sul prelievo venatorio prevede infatti la possibilità per il proprietario o il conduttore di un fondo di chiedere l’esclusione dei propri terreni dalla cosiddetta gestione programmata della caccia (art. 15, commi 3° – 6°, Legge n. 157/1992): per ottenere tale esclusione il proprietario o il conduttore deve inoltrare, entro trenta giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio, al Presidente della Regione richiesta motivata da esaminarsi entro i termini fissati dalla normativa sugli atti amministrativi (art. 2 della legge n. 241/1990 e s.m.i.). 

Il WWF invita la Regione Abruzzo a rendere immediatamente applicabile tale previsione normativa fornendo tutte le informazioni per esercitare questo diritto. 

La richiesta dev’essere accolta se non ostacola l’attuazione della pianificazione faunistico-venatoria (art. 10 Legge n. 157/1992). È accolta, inoltre, in casi specificatamente individuati con norme regionali, quando l’attività venatoria sia in contrasto con l’esigenza di salvaguardia di colture agricole specializzate nonché di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o a fine di ricerca scientifica, ovvero quando sia motivo di danno o di disturbo ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale.  

Si attende quindi l’imminente pubblicazione sul BURA per far partire i 30 giorni entro i quali fare la richiesta di esclusione dei terreni, ma la Regione Abruzzo non ha al momento provveduto, come sarebbe suo dovere nell’interesse dei cittadini tutti, a fare in modo che i proprietari/conduttori siano adeguatamente informati della possibilità di esercitare tale diritto. Non risulta infatti sul sito web istituzionale alcun riferimento alle modalità, alle disposizioni generali e alle condizioni di ammissibilità riferite alle richieste di sottrazione dei fondi agricoli all’attività venatoria, né è chiarito a quale servizio debba essere presentata la richiesta e non è presente idonea modulistica.  

Il WWF, nelle more che la Regione dia un segnale, suggerisce intanto a tutti gli interessati di scrivere una comunicazione via email o posta elettronica certificata (PEC) alla Regione per anticipare la volontà di vietare la caccia nei propri fondi e fornisce al riguardo una traccia. 

 

 

Abruzzo: fondi da sottrarre alla caccia. Come fare? 

Possiedi un fondo o un terreno in Abruzzo? 

Vuoi vietare la caccia o l’accesso ai cacciatori? 

 

È possibile farlo senza spendere soldi per realizzare recinzioni o altri manufatti costosi. Il proprietario o il conduttore che intenda vietare la caccia nel proprio fondo può richiederlo alla Regione, entro trenta giorni dalla pubblicazione del nuovo Piano faunistico-venatorio.  

Il nuovo Piano faunistico-venatorio è stato appena approvato dall’assemblea legislativa della Regione Abruzzo, ma quest’ultima non ancora ha disposto la modulistica, né ha pubblicizzato le disposizioni generali e le condizioni di ammissibilità riferite alle richieste di sottrazione dei fondi agricoli all’attività venatoria.  

Scrivi alla Regione Abruzzo, Dipartimento dello Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca chiedendo le modalità e la modulistica per sottrarre il tuo fondo alla caccia, anticipando chiaramente nel testo la volontà di vietare la caccia nei tuoi terreni.  

Posta Elettronica Certificata (PEC): dpd@pec.regione.abruzzo.it  

oppure Posta Elettronica ordinaria: dpd@regione.abruzzo.it 

 

 



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mercoledì 16 settembre 2020

CONSIGLIO: PEPE, “APPROVAZIONE PIANO VENATORIO MERITO LAVORO CENTROSINISTRA”

L’AQUILA  –  “L’ultimo Piano Faunistico Venatorio venne approvato nel 1992 ed è scaduto nel 2005 – e dopo un lungo lavoro di istruttoria voluto dalla passata Giunta regionale di centrosinistra e portato avanti dal sottoscritto oggi, finalmente, il Piano sarà discusso, e speriamo approvato senza intoppi, in Consiglio Regionale”.

Lo dichiara l’ex Assessore regionale al ramo, Dino Pepe, consigliere regionale del Pd,  alla vigilia del Consiglio Regionale di oggi  in cui ratificato il nuovo Piano Faunistico Venatorio della Regione Abruzzo.

“L’iter per la definizione di questo importante strumento di pianificazione per il nostro territorio ha avuto inizio nel dicembre 2016, grazie all’attento e scrupoloso lavoro del centrosinistra che ha voluto, con forza, un Piano Faunistico Venatorio rinnovato, arricchito e modificato per venire incontro alle richieste delle varie parti in causa. In tal senso lo abbiamo voluto condividere con le varie associazioni faunistiche, venatorie e con il mondo agricolo prima di portarlo definitivamente in Commissione e poi in Consiglio – aggiunge il Consigliere e Vice-Capogruppo Regionale del Pd – e oggi, come avvenne con il Piano Demaniale Marittimo, predisposto dall’ex Assessore Mauro Di Dalmazio e completato dal sottoscritto, questo fondamentale strumento troverà compimento”.

“Non saremmo arrivati infatti alla conclusione dell’iter di approvazione se non ci fosse stata una fattiva collaborazione da parte del gruppo del centrosinistra che, dopo aver avviato questo progetto a fine 2016, ha proseguito, anche dall’opposizione, un attento e scrupoloso lavoro che oggi porterà finalmente a tagliare questo importante traguardo” conclude Pepe. “Il lavoro della Giunta precedente risulta evidente anche nella stesura della libera che riporta fedelmente tutto il percorso iniziato nel 2016”.


Fonte: abruzzoweb.it del 15 settembre 2020

 

Approvato dal consiglio regionale il nuovo piano faunistico venatorio, l'assessore Imprudente: "Atto storico"

 Approvato dal consiglio regionale il nuovo piano faunistico venatorio, l'assessore Imprudente: "Atto storico"

Approvato ieri 15 settembre dal consiglio regionale il nuovo piano faunistico venatorio. Soddisfatto l'assessore Imprudente, che ha lavorato per stilare il documento. L'ultimo piano era stato approvato nel 1992 ed era scaduto nel 2005. Si tratta di un documento fondamentale per la programmazione e regolamentazione dell'attività venatoria sul territorio abruzzese, e che punta a tutelare sia la fauna selvatica che gli stessi operatori della caccia.

Il pianto è stato approvato all'unanimità, e come sottolinea l'assessore regionale è flessibile, preciso e soprattutto partecipato in quanto nella fase di redazione sono stati ascoltati più volte i portatori d'interesse del settore ambientale e venatorio:

"E' il principale strumento di programmazione e pianificazione territoriale attraverso il quale la Regione definisce le linee guida e gli obiettivi della pianificazione faunistico-venatoria, tenendo conto delle realta' ambientali e socio-economiche- sottolinea Imprudente- Attraverso il piano si attua una razionale pianificazione territoriale e si consente di tutelare e conservare la fauna selvatica. In questo modo si tutelano l'equilibrio territoriale e gli habitat, prevedendone anche la riqualificazione. La caccia sara' disciplinata affinche' sia attuata in modo sostenibile ed e' lo strumento che ci consentira' anche di varare nei prossimi anni calendari venatori in linea con le altre regioni a noi confinanti".

 Approvato dal consiglio regionale il nuovo piano faunistico venatorio, l'assessore Imprudente: "Atto storico"
Nel dettaglio, fra le principali voci contenute nel documento le oasi di protezione destinate al rifugio, riproduzione e sosta della fauna selvatica, le zone di ripopolamento e cattura con tempi e modalità utili all'ambientamento fino alla ricostituzione e stabilizzazione della densità faunistica ottimale per il territorio. Stabiliti anche i criteri per i risarcimenti in favore dei proprietari o conduttori di fondi rustici per i danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole.

Fonte: ilpescara.it del 16 settembre 2020

Fonte: “

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venerdì 11 settembre 2020

Il WWF: «Il Piano Faunistico Venatorio non sia un’occasione persa per la fauna abruzzese»

Comunicato stampa 8 settembre 2020 

Il WWF: «Il Piano Faunistico Venatorio non sia un’occasione persa per la fauna abruzzese» 

Il Piano, adottato dalla Giunta, è in discussione in commissione regionale prima dell’approdo in Consiglio, ma l’associazione del Panda chiede profonde modifiche 

La fauna selvatica “appartiene” allo Stato e quindi a tutti i cittadini, non solo ai pochi cacciatori 

*** 

In discussione da oggi in sede di commissione regionale il Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR), adottato a fine agosto dalla Giunta con DGR n. 522/C.  

Si tratta di uno strumento che si attendeva da anni, fondamentale per la gestione e la programmazione delle azioni volte alla conservazione della fauna abruzzese. Un’occasione importante da non vanificare.  

Dopo aver presentato osservazioni in fase di VAS e VINCA, il WWF Abruzzo, attraverso l’Avv. Antonello Santilli, Presidente del WWF Abruzzo Montano, ha partecipato oggi all’audizione nella Terza commissione del Consiglio regionale, ribadendo le proprie critiche al Piano. 

Innanzitutto non convince l’impostazione generale del documento, sbilanciato sulle specie di interesse venatorio a discapito di quelle tutelate da normative nazionali e comunitarie. Mancano analisi e pianificazione rispetto a molte presenze faunistiche di interesse protezionistico, in contrasto con quanto prevedono sia la legge quadro nazionale (Legge n. 157/92) sia quella regionale (Legge n. 10/2004) che pongono l’accento in particolare sulla conservazione delle specie protette.  

«Il Piano in discussione – sottolinea il Delegato Abruzzo del WWF Italia Filomena Ricci – è vocato più al “venatorio” che al “faunistico” e lo fa con clamorose omissioni: dimentica ad esempio tutto il gruppo dei Chirotteri e non prende in alcuna considerazione specie come l’Istrice, l’Aquila reale e il Falco pellegrino, giusto per citare solo alcune delle più note. E non solo questo: nella trattazione delle specie manca un quadro esaustivo dei fattori di minaccia e delle azioni di mitigazione previste; per gli animali considerati in declino o in forte stress non vengono esplicitati obiettivi quantificabili, misurabili e raggiungibili che portino al miglioramento dello status delle popolazioni».   

Per l’Orso bruno marsicano, simbolo dell’Abruzzo, manca nel Piano una visione organica degli obiettivi da raggiungere per la conservazione di questa sottospecie unica al mondo. «La Regione – sottolinea Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia – deve definire azioni innovative e coraggiose e individuare strumenti operativi che vadano a potenziare la conservazione nei corridoi di connessione e nelle aree di espansione: la sfida per l’Orso marsicano si vince al di fuori delle grandi aree protette». 

Il Piano, dimostrandosi prono ai soli interessi venatori, peraltro neppure condivisi da tutti i cacciatori, ipotizza in più passaggi la possibilità di far sparare ai Cervidi. Un’ipotesi che non si può prendere in alcuna considerazione per diverse ragioni: lo scadente stato attuale delle conoscenze su queste specie; il loro ruolo fondamentale nella catena alimentare (rappresentano, ad esempio, un’importante fonte trofica per il Lupo); la pressione immensa che l’eventuale caccia ai Cervidi comporterebbe nelle aree di presenza dell’Orso bruno marsicano, al di fuori dei Parchi, aggiungendo ulteriore stress in aree dove la caccia ad altre specie è già permessa. Il Piano, del resto, per Cervo e Capriolo, ma anche per il Cinghiale (le popolazioni di ungulati in genere) riporta dati raccolti per una o al massimo due annualità e se la programmazione deve basarsi su queste sole tabelle si parte con un impianto metodologico falsato.  

Rispetto ai danni alle colture agricole manca inoltre uno studio complessivo degli interventi di prevenzione: il PFVR avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per attivare azioni sperimentali, riportate a scala ampia e monitorate nel tempo, per studiare come la messa in sicurezza delle colture e delle infrastrutture viarie possa far diminuire i danni e in che percentuale questo avvenga. Invece… 

«Il Piano adottato dalla Giunta – aggiunge Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle Guardie WWF – omette di effettuare considerazioni in merito alla vigilanza venatoria in Abruzzo, che ha subito un grave ridimensionamento delle unità preposte per l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri e per lo smantellamento di fatto delle Polizie Provinciali. La Regione non ha predisposto, in questi ultimi anni, alcun provvedimento per sanare queste carenze. Sarebbe necessario, invece, un intervento immediato per l’istituzione di un Corpo di Polizia Regionale che possa ripristinare l’organico come indicato dal Piano Nazionale di contrasto al bracconaggio approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2017». 

Il WWF chiede che si apra una fase di riflessione più approfondita sul Piano che porti a revisioni e integrazioni, alla luce delle osservazioni già inviate. 

«Evitiamo di sciupare una importante occasione – conclude Filomena Ricci – e soprattutto ricordiamoci sempre che la fauna “appartiene” allo Stato e quindi a tutti i cittadini, non già alla sempre più esigua minoranza dei cacciatori». 



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lunedì 7 settembre 2020

La stagione venatoria in Abruzzo si apre con il solito regalo ai cacciatori. Il WWF: la caccia a settembre un danno per tutta la fauna selvatica.

Comunicato stampa del 3 settembre 2020  

 

La stagione venatoria in Abruzzo si apre con il solito regalo ai cacciatori: 

preapertura 5 e 6 settembre su alcune specie. 

Il WWF: la caccia a settembre un danno per tutta la fauna selvatica. 

 

Con le prime giornate di preapertura ad alcune specie, il 5 e il 6 settembre si avvierà la stagione venatoria 2020. 

Il WWF, come ogni anno, ha presentato le proprie osservazioni al calendario venatorio nelle sedi opportune, in fase di consulta venatoria, nell’iter della Valutazione di Incidenza Ambientale e con le audizioni al Comitato VIA. Con soddisfazione constatiamo che molte delle indicazioni fornite dall’Associazione per questo calendario venatorio, ma anche nelle annualità precedenti, sono state recepite e col tempo la disciplina venatoria della nostra Regione ha subito importanti modifiche a tutela della fauna selvatica che permetteranno di salvare migliaia di animali. 

Restano molte perplessità su alcuni punti del calendario venatorio.  

La caccia a settembre è un aspetto molto critico e sarebbe stato opportuno accogliere le indicazioni del WWF, ma anche dell’ISPRA, definendo un’unica data di apertura al 1° ottobre, rendendo anche i controlli più realistici ed efficaci. Come il WWF ripete ogni anno, le preaperture dovrebbero essere una deroga concessa solo in presenza di rigorose e determinate condizioni scientifiche, ma invece è diventata una consuetudine, tanto più fastidiosa, soprattutto se si prevede la preapertura al 5 settembre con un calendario venatorio pubblicato a fine agosto, evidentemente per rendere più difficile, se non impossibile un eventuale ricorso amministrativo.  

La caccia a settembre ha un pesante impatto su tutte le specie, anche quelle non direttamente cacciabili nei giorni di preapertura. Tutta la fauna, infatti, risente del disturbo in un momento particolarmente sensibile: quando i piccoli dell’anno sono ancora immaturi, le specie migratrici devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso i luoghi di svernamento, la scarsità di acqua e cibo a causa della siccità e degli incendi ha già debilitato molte specie. A tutto ciò vanno aggiunti gli immancabili abbattimenti illeciti di specie non cacciabili, nonché il disturbo e l’interferenza con l’attività turistica e di fruizione del territorio. 

La non definizione della disciplina venatoria nell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, seppur perimetrata e definita dalla stessa Regione Abruzzo, è sicuramente un’altra falla del calendario. Ad oggi deve essere ancora chiarito come sarà concretamente regolamentata e su questo il WWF attende le scelte della Regione per valutare eventuali azioni. 

“La caccia è un’attività consentita in Italia, ma con determinate regole e sempre partendo dal fatto che la fauna rappresenta un patrimonio dello Stato”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. “Come WWF pretendiamo quindi che le norme siano rispettate e correttamente applicate nell’interesse di tutti i cittadini e non di una piccola minoranza. Ribadiamo per questo la volontà di avere un dialogo aperto con la Regione Abruzzo per affrontare la questione venatoria in un ambito più ampio e complesso che non la sola interazione a ridosso della pubblicazione del calendario venatorio. Il WWF augura un buon lavoro a tutte le Forze di Polizia chiamate a vigilare sulla corretta applicazione delle norme spesso in territori estesi e con mezzi e personale limitati. Per i cacciatori, invece, l’augurio è sempre quello che possano decidere di rinunciare ai fucili e godere della bellezza della natura senza distruggerla”.  



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domenica 23 agosto 2020

Abruzzo, niente calendario venatorio. Il WWF: “Un misero tentativo di impedire il nostro ricorso ai giudici del TAR?”


Comunicato stampa del 23 agosto 2020

A pochi giorni dall’apertura della caccia la Regione Abruzzo non ha varato il calendario venatorio

Il WWF: “Un misero tentativo di impedire il nostro ricorso ai giudici del TAR?”

Il WWF Abruzzo ha presentato, come ogni anno, le proprie osservazioni alla bozza di calendario venatorio regionale sia in fase di consulta venatoria sia nella fase della valutazione di incidenza (Vinca). Il contributo dell’Associazione, frutto di considerazioni basate su rilievi tecnico-scientifici, sembra non essere stato preso in considerazione. Se il calendario sarà approvato senza modifiche, ci si costringerà quindi all’ennesimo ricorso ai giudici amministrativi del TAR per far valere gli interessi di tutti i cittadini abruzzesi, affinché si riducano gli impatti della caccia sulla fauna selvatica.

Il WWF torna a chiedere, come ogni anno, l’apertura unica fissata al 1° ottobre per tutte le specie ornitiche. Nel calendario proposto sono previste invece aperture a settembre per diverse specie; in particolare preoccupa quella alla Tortora selvatica, specie indicata nelle valutazioni europee come in precario stato di conservazione (SPEC 1 in BirdLife International, 2017). Tra le altre istanze formulate dal WWF, c’è la richiesta di una maggiore tutela per l’Orso bruno marsicano, con la definitiva esclusione della caccia in minibraccata e una valutazione dell’incidenza dell’effetto di accumulo dovuto alle diverse forme di caccia: si aggiunge, infatti, nelle aree di presenza della specie, oltre a quella ordinaria anche quella di selezione.

Si ribadisce inoltre il fatto che la Regione Abruzzo continua a omettere nel calendario venatorio le disposizioni previste dalla Delibera di Giunta n. 480 del 05 luglio 2018 che definisce la perimetrazione dell’Area Contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Si utilizza una terminologia impropria, ma ancor più grave, a due anni dall’approvazione dalla delibera, si omette di predisporre tutti gli atti consequenziali all’istituzione dell’Area Contigua e previsti dalla L. 394/91 e s.m.i. come la modifica del carico venatorio e la definizione di modi e tempi di caccia distinti per l’Area.

L’Associazione interviene anche sulla Coturnice, specie con un trend negativo in tutta la regione. La Coturnice viene classificata come SPEC 1 e la popolazione italiana costituisce il 26% di quella europea. Di conseguenza l’approccio di gestione alla specie e, dunque, anche l’aspetto venatorio, deve essere necessariamente di tipo precauzionale. Il WWF chiede per questo la sospensione della caccia alla Coturnice in Abruzzo, fino a quando non verranno raccolti dati in grado di definirne la diffusione e il trend.

Anche l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che si occupa a livello nazionale di rilasciare pareri alle Regioni in merito ai calendari venatori, ha espresso perplessità sulla bozza predisposta dalla Regione Abruzzo. Forti critiche sono giunte anche dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (unico Ente ad aver presentato le osservazioni), il quale ha sottolineato come specie quali l’Orso e la Coturnice non siano opportunamente tutelate.

Dichiara Filomena Ricci, Delegato regionale del WWF Abruzzo: “Il calendario venatorio, secondo quanto disposto dalla legge regionale abruzzese deve essere approvato entro il 15 giugno di ogni anno. Anche questa volta la Giunta ha disatteso la norma che essa stessa si è data. Temiamo che questo ritardo possa rappresentare una inutile e misera strategia per frenare il nostro ricorso, in particolare per impedire che venga bloccata dai giudici la pre-apertura e l’apertura della caccia a settembre. Per impedire i ricorsi basterebbe invece rispettare le regole, nell’interesse anche della parte migliore del mondo venatorio”.

Ricordiamo che la Giunta Marsilio-Imprudente, che ha seguito e forse aggravato la politica eccessivamente filo-venatoria dei governi regionali che l’hanno preceduta, è già stata bocciata in passato ben quattro volte dai giudici amministrativi a causa di atti privi di legittimità e di contenuto tecnico-scientifico.

Martedì 25 agosto è stata convocata la riunione del Comitato VIA della Regione Abruzzo che dovrà valutare l’incidenza del calendario venatorio nei siti Natura 2000. Anche in questa occasione il WWF ha chiesto di essere presente per chiedere priorità alla tutela delle specie selvatiche, patrimonio di tutta la comunità e non trastullo di chi si diverte a sparare e uccidere.

WWF Italia ONLUS, Abruzzo
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CACCIA, PEPE: 'NESSUNA TRACCIA DEL CALENDARIO VENATORIO 2020-2021'

L'AQUILA - “Se errare è umano, perseverare è diabolico e, in questo caso, dopo la figuraccia rimediata appena un anno fa dalla Giunta Marsilio e dall’Assessore Imprudente con una serie di bocciature su di un tema tanto delicato come quello riguardante il calendario venatorio, sembra che nulla sia cambiato, anzi, che la situazione sia addirittura peggiorata visto che, se lo scorso anno potevano avere l’attenuante di essersi insediati da pochi mesi alla guida della Regione Abruzzo, i cacciatori sono curiosi di conoscere quale scusa si inventeranno quest’anno, a 18 mesi dall’insediamento del Governatore romano, per non prendersi le proprie sacrosante responsabilità”.

È quanto si chiede l’ex assessore con delega alla Caccia, Dino Pepe.

“Siccome sono molto permalosi e refrattari al confronto metto subito le “mani avanti” e voglio rassicurarli che non sono io a volere risposte…ma che “chiedo per un amico cacciatore”, lui sì interessato e curioso di avere delle risposte…proprio come i circa 10.000 cacciatori abruzzesi”, prosegue il Consigliere e Vice Capogruppo Regionale del Pd, Dino Pepe.

“Che fine ha fatto il calendario venatorio 2020/21 che avevate promesso di approvare in Giunta entro e non oltre il 15 giugno? Si hanno notizie sull’impegno di preapertura, i primissimi di settembre, della caccia alla tortora più volte sbandierata? A che punto è l’iter di approvazione in Commissione ed in Consiglio del Piano faunistico venatorio regionale, approvato dalla passata Giunta nell’autunno 2018? E per quanto riguarda la caccia alla beccaccia che dovrebbe essere prolungata al 31 gennaio ci sono novità? E l’addestramento dei cani che sarebbe dovuto iniziare, come sempre, appena dopo ferragosto che fine ha fatto?”.

“Purtroppo mi pare di capire che, anche per questa stagione, al netto di tante promesse fatte a destra e a manca, la Giunta Marsilio ed il centrodestra abruzzese sul tema caccia rimediano l’ennesima figuraccia”, conclude Pepe.

“La verità è che ad oggi, 21 agosto 2020, non c’è alcuna traccia della Delibera di Giunta Regionale del prossimo calendario venatorio 2020/2021. Ancora una volta i cacciatori abruzzesi sono stati presi in giro e alle promesse non ha fatto seguito nulla di concreto! E cosa dicono i consiglieri regionali di maggioranza dopo aver scritto fiumi di parole e infiniti comunicati stampa nel corso della passata legislatura su questo tema? Vorrei ricordare che attendono di conoscere il calendario, oltre alle associazioni venatorie, anche gli agricoltori e gli ambientalisti! L’anno scorso Marsilio e Imprudente riuscirono a rimediare una figuraccia con la stagione venatoria più corta della storia abruzzese, quest’anno cosa accadrà? Ripeto…chiedo tutto questo per un carissimo amico cacciatore!! Comunque una cosa va detta, un risultato la Giunta Marsilio l’ha raggiunto su questo tema: è riuscita ad aumentare le tasse ai cacciatori!”.

Fonte: abruzzoweb.it del 21 agosto 2020
 

domenica 28 giugno 2020

Radiocollari a scarica elettrica, denunciato cacciatore per maltrattamento

(ANSA) - TAGLIACOZZO, 27 GIU - I Carabinieri Forestali di Avezzano (L'Aquila) durante controlli in località "Sorbo" del Comune di Tagliacozzo, hanno individuato tre cani da caccia di razza segugio, provvisti di radiocollare a rilascio di scarica elettrica, lasciati liberi di vagare nel centro abitato. I militari hanno individuato un 42enne che aveva in mano un telecomando utilizzato per emettere uno stimolo doloroso, punitivo, inferto in caso l'animale avesse un comportamento indesiderato. Una pratica che viola quanto previsto dalle norme legislative, poiché non è consentito addestrare gli animali né con metodi che possono danneggiare la loro salute e il loro benessere né con l'uso di mezzi artificiali che provocano sofferenze. Pertanto, il soggetto è stato denunciato per maltrattamento di animali, come previsto dall'art. 544 ter del Codice Penale, che prevede la reclusione da 3 a 18 mesi o una multa da 5.000 a 30.000 euro. Posti sotto sequestro i radiocollari e il telecomando. (ANSA).

domenica 21 giugno 2020

CINGHIALI, CONFAGRICOLTURA: CACCIATORI CONTRO CACCIATORI

L’AQUILA – “Una babele di interessi contrapposti, una guerra di posizione con in mezzo agricoltori e allevatori che alimentano gratuitamente la fauna selvatica per soddisfare i piaceri di cacciatori e cittadini, felici di vedere ripopolati i borghi montani, non di bambini, ma di ogni sorta di animale selvatico, felicità che immediatamente tramuta in sconforto, se non addirittura dolore nel vedere le proprie auto danneggiate dagli incidenti e dalla morte degli animali che, se sono cervi, caprioli e lupi creano strazio e titoli sui giornali ma se sono cinghiali gramaglie più attenuate”.

Così in una nota Confagricoltura L’Aquila.

“Ora, anche le prese di posizione del Cospa, per bocca del suo presidente Dino Rossi allevatore e cacciatore noto ai più come polemista pungente, lasciano trasecolati – continua la nota -. Il prefato, con le sue ultime uscite, vorrebbe incarnare i buoni sentimenti sul benessere degli animali destinati alle pallottole distinguendo i fucili a seconda di chi li imbraccia”.

“L’enclave della Valle Subequana circoscritta dai parchi è notoriamente quella dove alberga il numero maggiore di animali selvatici che man mano hanno sostituito gli abitanti passati in 10 anni da 3.035 a 2.704 dispersi in 6 paesi 5 dei quali non superano le cinquecento anime. Poche attività commerciali, qualche artigiano e una trentina di imprese agricole condannate a morte dagli animali selvatici e dalla contrapposizione degli interessi di cacciatori e sacerdoti dell’ambientalismo metropolitano ciechi davanti al fallimento complessivo delle loro pratiche e politiche del tutto ininfluenti allo sviluppo dei borghi rurali”.

“In assenza di certezze economiche e imprenditoriali non sarà l’agricoltura a rilanciare queste zone, in barba a tutti i soldi spesi dalla UE per sostenerla. Certamente i fondi comunatari a pioggia illudono taluni a sfruttare un assistenzialismo senza dignità ed altri a lucrare in modo spudorato ingenti risorse pubbliche senza produrre nulla – prosegue Confagricoltura – . Ma ostacolare gli agricoltori che vogliono svolgere con dignità il lavoro ereditato da tradizioni famigliari antiche, oltre che stupido è un affronto al principio costituzionale della libertà di impresa”.

“Perciò il buonismo di Dino Rossi sulle forme di esercizio della caccia non è compreso da chi vuole la riduzione della fauna selvatica in eccesso come previsto dalle norme, costantemente eluse a causa del tacito accordo tra gli ambientalisti nostrani e il mondo venatorio che spesso non traggono da questa pratica solo gioia ma profitti ben consistenti in grado di sostenere anche investimenti nelle ‘ottiche notturne’ che costano dai 1.400 ai 1.800 euro, come ci informa il Rossi”.

“Agli agricoltori non gli si può chiedere di essere disposti a fare distinzioni poetiche, interessa produrre e vendere i frutti dei loro sforzi imprenditoriali per sostenere le famiglie e continuare a vivere in questi paesi dove si trova la propria terra”, conclude Confagricoltura.

Fonte: virtuquotidiane.it del 20 giugno 2020

domenica 14 giugno 2020

Caccia di notte, Italcaccia boccia Imprudente: «Atto illegittimo, in contrasto con la legge 157»

Monta la rabbia di alcune associazioni venatorie per la decisione della giunta regionale d’Abruzzo di autorizzare la caccia al cinghiale nelle ore notturne.

« La Regione Abruzzo, attraverso una delibera a firma dell’assessore Emanuele Imprudente (nella foto di apertura, ndr), dà il via alla caccia di sele-controllo per la specie cinghiale nelle ore notturne. Un atto, quello emanato dalla Regione, che potrebbe ritenersi illegittimo perché in pieno contrasto con la legge nazionale 157/92 che vieta espressamente l’esercizio dell’attività venatoria nelle ore notturne, soprattutto con l’uso di strumentazione non contemplata e prevista nelle legge stessa».

Attacca duro il presidente dell’Italcaccia, Francesco Verì, che poi aggiunge: «A riflettere bene, si ha l’impressione che la Regione Abruzzo, non abbia molto chiaro il concetto di selezione e controllo della specie, poiché è inconcepibile autorizzare la pratica venatoria nelle ore notturne per salvaguardare le colture in atto ma, nello stesso tempo, creare un pericolo per l’incolumità pubblica. E’ inammissibile, poi, – incalza Verì – da parte della Regione, non concedere l’abbattimento della specie cinghiale anche al singolo cacciatore attraverso munizioni a palla, nel periodo consentito come da calendario venatorio.

Pertanto, il controllo degli ungulati può essere tranquillamente risolto con molteplici altre soluzioni che, sicuramente, non arrecano pericolo al prossimo e, soprattutto, non arrecano pericoli ai singoli imprenditori agricoli che, nelle ore notturne, molte volte, sono impegnati nell’irrigazione di campi. A fronte di una netta diminuzione degli agenti preposti alla vigilanza venatoria – aggiunge il massimo dirigente regionale dell’Italcaccia – la possibilità di abbattimento durante tutto l’anno porterà ad un aumento esponenziale del bracconaggio e del disturbo della fauna selvatica che, solitamente, nelle ore notturne, esce per cibarsi.

Per questo – conclude Verì – ci siamo opposti a una norma che introduce la possibilità di cacciare gli ungulati nelle ore notturne, per quasi 22 ore al giorno. Una enormità che non darà nessuno scampo ai cinghiali che, nelle ore notturne, sono decisamente più vulnerabili. Un provvedimento, quello adottato dalla Giunta regionale, che già fa storcere il naso ai tecnici e, soprattutto, allo stesso mondo venatorio, che, ormai, da diversi decenni, è stanco di sopportare i continui disallineamenti con la legge nazionale 157/92».

lunedì 25 maggio 2020

Deregulation venatoria in Abruzzo: si vuole far sparare di notte e usando mezzi non consentiti. L’appello del WWF alla Regione: scelte assurde e pericolose, tornate alla ragione!

Comunicato stampa del 25 maggio 2020

Deregulation venatoria in Abruzzo: si vuole far sparare di notte e usando mezzi non consentiti.
Nuovi pericoli per l’Orso bruno marsicano.
L’appello del WWF alla Regione: scelte assurde e pericolose, tornate alla ragione!

Con sconcerto apprendiamo che la Regione Abruzzo è in procinto di discutere modifiche al Disciplinare-tipo per la caccia di selezione che prevedono, nelle aree critiche di presenza della specie individuate nella Regione Abruzzo, il prolungamento dell’attività di caccia al Cinghiale anche durante la notte e il ricorso a dispositivi quali visori notturni.

La richiesta della Regione ha già ottenuto parere positivo dell’ISPRA. L’Istituto richiama l’art. 21 della L. n. 157/92 che non sancisce uno specifico divieto dell’uso di visori notturni, si tralascia di citare il precedente art. 13 della stessa legge che al comma 5 vieta tutte le armi e tutti i mezzi per l'esercizio venatorio non esplicitamente ammessi dall’articolo stesso e i visori non sono tra i mezzi citati (sul tema la Corte di Cassazione si è espressa chiaramente con la sentenza 48459/2015).
Le modifiche al disciplinare-tipo permetterebbero la caccia in orario notturno anche nella ZPE e nella ZPC del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e nei SIC con presenza dell’Orso bruno marsicano, seppur specificando in un allegato modalità operative ed eventuali limitazioni da concertare con gli Enti gestori. L’Orso bruno marsicano, com’è noto, è una sottospecie a fortissimo rischio di estinzione che la Regione Abruzzo è chiamata, insieme ad altri Enti, a tutelare, mettendo in campo tutte le azioni possibili per la sua salvaguardia. Prolungando l’attività di caccia di selezione anche nelle ore notturne, si va ad aumentare la pressione sui territori visitati da questa specie, che si muove principalmente di notte, amplificando il rischio di interferenza con le sue abitudini di vita. Inoltre, l’Orso ha un ampio areale di espansione e non è raro osservarlo, soprattutto nelle ore notturne, anche al di fuori delle aree dei SIC dove è acclarata la sua presenza e in tali zone non è prevista alcuna possibilità di limitazione dell’intervento venatorio.
Un’altra modifica che la Regione vuole inserire nel Disciplinare-tipo è l’abolizione del certificato di taratura per le carabine utilizzate nella caccia di selezione e sostituirlo con una autocertificazione. Una disposizione che ha dell’incredibile ed è estremamente pericolosa, a discapito della pubblica sicurezza. Senza il certificato di taratura rilasciato dai poligoni o dai campi di tiro non è possibile infatti assicurare la precisione del colpo sparato che potrebbe arrivare a colpire anche diversi metri lontano dall’obiettivo.
Dichiara Filomena Ricci, Delegata regionale del WWF: “Le disposizioni in materia di caccia della Regione Abruzzo ormai sono contrarie alla legge e al buon senso da diversi anni e soltanto con i ricorsi ai giudici amministrativi si riesce a ristabilire la legittimità degli atti. La Regione Abruzzo rifiuta di confrontarsi su queste tematiche con le Associazioni Ambientaliste, ci costringe di fatto alle vie giudiziarie e spreca il denaro degli abruzzesi in cause che puntualmente perde. Tra l’altro da decenni si affronta il problema cinghiali affidandosi alla caccia senza prendere atto del sostanziale fallimento di una tale scelta: i fatti e le ricerche scientifiche condotte in tutta Europa dimostrano che la caccia è uno dei principali fattori responsabili dell’aumento del numero dei cinghiali, esattamente il contrario di quello che la Regione, prona agli interessi della parte più retriva del mondo venatorio, continua a pensare”.

WWF Italia ONLUS, Abruzzo
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domenica 19 gennaio 2020

Caccia, Arci: Regione non rinnova ATC da due anni, Comitati di Gestione fanno quello che vogliono


L’AQUILA – "Sono scaduti da due anni circa i Comitati di gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia di L’Aquila e Pescara, ma ancora non ci sono notizie in merito al loro rinnovo, nonostante le Provincie e i Comuni interessati abbiano già fatto le nomine di competenza ormai da molto tempo. Non sappiamo le motivazioni della Regione, ma quello che sta avvenendo 'regala' ai Presidenti dei Comitati di Gestione, con la complicità di quelli scaduti, le decisioni sulle sorti della caccia".

A denunciarlo l'Arci caccia della provincia dell'Aquila.

"È notizia dei giorni scorsi l’autorizzazione della Regione ad aumentare il costo degli ambiti fino a un massimo della quota di riferimento nazionale - spiega l'Arci -: un 'vero regale di Natale'. Ovvero prima il costo era di 66 euro mentre ora può arrivare a 173 euro circa. Noi dell’Arci Caccia dell’Aquila crediamo che nella nostra provincia la cosa più importante sia quella di ridurre in modo consistente il numero degli Ambiti Territoriali di Caccia, per una migliore gestione e programmazione del territorio".

"Chiediamo, inoltre, di emanare nuove regole allo scopo di far diminuire i costi di funzionamento degli stessi ATC. L’Abruzzo è la Regione dei Parchi dove secondo noi con una sana e attenta politica nel rispetto dell’ambiente, si potrà sostenere la carente economia, anziché mortificare i cacciatori con esose richieste economiche", conclude la nota.


Fonte: abruzzoweb.it del 17 gennaio 2020