giovedì 29 luglio 2010

Caccia: Febbo, WWF favorevole solo a politica del divieto

2010-07-29

CACCIA: FEBBO, WWF FAVOREVOLE SOLO A POLITICA DEL DIVIETO

L'ASSESSORE SU INTRODUZIONE ARMI NEI PARCHI (REGFLASH)


Pescara, 29 lug. "Siamo di fronte alla solita logica pregiudiziale da parte del WWF, favorevole solo alla politica del divieto". L'assessore all'agricoltura, Mauro Febbo intende fare chiarezza sulla polemica sollevata dall'associazione WWF sull'introduzione delle armi all'interno dei parchi prevista dalla sua proposta di legge in materia di caccia. L'articolo 2, comma 11, così come proposto, recita: "durante la stagione venatoria, per chi esercita l'attività venatoria, il trasporto delle armi da caccia, che siano scariche ed in custodia, a bordo di veicoli che percorrono le strade principali (autostrade, strade statali, regionali,provinciali e comunali), e che attraversano i parchi nazionali e regionali, non costituisce mai l'introduzione di armi (di cui all? art 11, III comma, lett. F) della legge 394/91, in quanto mero trasferimento delle stesse quali oggetti inerti". "Da questo articolo - ha proseguito Febbo - si legge chiaramente che il trasporto all'interno dei veicoli è consentito solo nel periodo di caccia e non è mai una introduzione delle armi, perché non potrebbe in alcun caso, secondo le descritte modalità, pregiudicare la tutela della fauna selvatica, ma permetterebbe al cacciatore di raggiungere la meta ove l'attività venatoria è consentita. La disposizione - ha aggiunto l'assessore - è stata già adottata per i parchi regionali art. 57, III comma, L.R. 10/2004, e da altre regioni. Quindi non si vede quale sia il reale motivo ostativo per non adeguare i nostri parchi nazionali a quello che già avviene per i parchi regionali, essendo identiche le norme di tutela della fauna selvatica".(REGFLASH)

venerdì 23 luglio 2010

Armi a gogò nei Parchi nazionali! Incredibile proposta del capogruppo PDL alla Regione Abruzzo

COMUNICATO STAMPA DEL 23/07/2010

Armi a gogò nei Parchi nazionali!

Incredibile proposta del capogruppo PDL alla Regione Abruzzo, Giuliante, che è anche commissario del Parco nazionale della Majella e vicepresidente di Federparchi!


Il WWF: inaccettabile il far-west nelle aree protette abruzzesi e incostituzionale il calendario venatorio varato per legge regionale

Armi a gogò nei parchi nazionali e regionali abruzzesi se passa la proposta del capogruppo PDL alla Regione Abruzzo, Gianfranco Giuliante. L'intento estivo del consigliere è il seguente: liberalizzare il trasporto delle armi nei tre parchi nazionali abruzzesi – quelli della Majella, del Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise e del Gran Sasso e Monti della Laga - e nel parco regionale Sirente-Velino, in chiaro contrasto con le norme nazionali. A rendere ancora più incredibile e grave questa vicenda vi sono due “piccoli” particolari: Giuliante è anche Commissario del Parco Nazionale della Majella nonchè vicepresidente di Federparchi Nazionale!

Con il solito blitz estivo, cercando di approfittare della disattenzione generale, il capogruppo del PDL alla Regione Abruzzo, in compagnia dell'assessore regionale Febbo e del presidente della commissione Agricoltura Prospero, ha pensato bene di proporre in consiglio regionale un colpo di mano filovenatorio.

Infatti i tre consiglieri intendono far approvare il calendario venatorio della regione con una legge regionale della durata triennale. Da sempre il calendario venatorio viene deciso di anno in anno per via amministrativa dalla Giunta Regionale ma questa volta la via prescelta è diversa. L'obiettivo è il seguente: sottrarre il calendario venatorio dai ricorsi spesso vincenti delle associazioni ambientaliste, visto che una legge regionale non è appellabile davanti al TAR ma solo davanti alla Corte Costituzionale con tempi molto più lunghi e con una procedura tortuosa. Questo la dice lunga sui contenuti del calendario venatorio, perchè se si ha paura dei ricorsi evidentemente i proponenti sono consapevoli di sostenere norme distanti dal dettato delle leggi che regolano la materia per favorire i cacciatori a discapito della fauna.

Evidentemente, però, l'afa di questi giorni deve aver confuso il capogruppo Giuliante visto che da autorevole esponente della maggioranza in Consiglio Regionale ha inserito nel testo una norma contraria alla legge nazionale dei Parchi 394/91 che vieta l'ingresso delle armi nelle aree protette senza autorizzazione, legge che come Commissario del Parco della Majella è tenuto a far rispettare e che, come vicepresidente di Federparchi, sarebbe tenuto a difendere a spada tratta. La legge nazionale non permette l'ingresso di armi nei parchi se non dietro apposita autorizzazione dell'Ente Parco nelle forme stabilite dal Regolamento del Parco stesso. Una norma di civiltà, confermata da numerose sentenze della Cassazione, introdotta per prevenire il bracconaggio, visto che altrimenti sarebbe quasi impossibile esercitare i controlli da parte del Corpo Forestale dello Stato. Se passasse il testo proposto da Giuliante, qualsiasi cacciatore, fermato alle tre di notte con una carabina !
su una strada nel cuore di un parco nazionale, non sarebbe sanzionabile. Idem qualora le guardie ascoltino un colpo di fucile di notte e, accorrendo, fermino un auto con dentro un cacciatore con la doppietta ancora fumante.

Il testo farebbe sorridere se non fosse per la gravità delle conseguenze in caso di approvazione. Il trasporto delle armi sarebbe consentito “in quanto mero trasferimento delle stesse quali oggetti inerti”. Sì, inerti fino a quando sparano! Sarebbe come dire che in guerra i cannoni in movimento non costituiscono un evento bellico in quanto oggetti inerti...

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “E' intollerabile che i parchi si trasformino in un far-west senza regole. Il WWF è immediatamente intervenuto per segnalare al Presidente del Consiglio Regionale Pagano quanto sta accadendo. Il testo proposto confligge in numerosi punti con le norme nazionali e comunitarie, con il concreto rischio di procedura d'infrazione per la regione Abruzzo. Lo stesso iter seguito è per noi anticostituzionale, in quanto si usa una legge per cristallizzare per tre anni scelte sugli abbattimenti degli animali quando le loro popolazioni sono soggette ad ampie fluttuazioni numeriche di anno in anno. Come si potrebbe sostenere, quindi, che il prelievo sarà collegato alla quantità di fauna sul territorio? A parte la questione delle armi nei parchi, si renderebbe possibile, ad esempio, la caccia a specie che sono ancora nel periodo di cura dei piccoli, in contrasto con la direttiva comunitaria che tutela tutte le specie nel periodo r!
iproduttivo. E' il caso del Colombaccio. La cosa paradossale, che ben illustra la commistioni di ruoli, è che per segnalare questa grave iniziativa abbiamo scritto a tutti i parchi nazionali abruzzesi e, quindi, anche al Commissario del parco Giuliante che l'ha proposta! E' evidente che questo testo è inaccettabile e crediamo che il consiglio regionale e lo stesso capogruppo Giuliante decideranno di astenersi dal varare un provvedimento così malcongegnato”.

lunedì 19 luglio 2010

"La Commissione sulla Caccia della Provincia di Chieti non funziona"

Il capogruppo del P.D. chiede la sostituzione del presidente Staniscia

CHIETI - Da Camillo D'Amico, capogruppo consiliare del P.D. in seno al Consiglio Provinciale di Chieti, riceviamo e pubblichiamo la seguente nota:

"Venerdì 16 Luglio u.s. ho inviato una nota ufficiale al presidente della provincia Enrico Di Giuseppantonio e, per la dovuta conoscenza, a quello del consiglio Enrico Rispoli.
Nella nota ho lamentato lo stato complessivo del settore caccia della provincia in capo al consigliere delegato Giovanni Staniscia e l'assoluto immobilismo si è concretizzato in questo primo anno di attività amministrativa che ha fatto il paio con la quasi totale inattività della commissione consiliare "agricoltura, caccia, pesca e zone interne" di cui lo stesso è presidente la quale si è riunita pochissime volte e solo su richieste formulate dai gruppi di minoranza.
Il mondo venatorio, di cui Giovanni Staniscia è autorevole rappresentante, lamenta altrettanto una gestione personale e privatistica della delega con pochi momenti di condivisione e partecipazione vera nelle scelte che l'ente produce direttamente o rappresenta nei tavoli regionali.
La nota si conclude con un esplicita richiesta al presidente o di ritirare la delega al consigliere Staniscia oppure d'incidere autorevolmente affinchè abbia una sussulto di dignità in una pronta ripresa di attività visto che siamo prossimi ad una stagione venatoria e di novità, almeno dal lato della provincia, non c'è ne sono proprio.
Dopo che il consigliere delegato si adoperò nell'urgente blocco del regolamento sul prelievo della specie cinghiale, quasi a saldare prontamente la cambiale elettorale al mondo venatorio che aveva palesemente sostenuto il centro-destra alle elezioni, più nulla che potesse interessare commissione e consiglio; eppure i problemi restano quali, ad esempio, una nuova regolamentazione su questo dannoso ungulato, le proposte sul nuovo piano faunistico, le attività proprie nel comparto agricolo, una nuova concertazione con la regione per la tutela del suolo e del territorio sempre più abbandonato perché non manutentato e coltivato, etc.
L'unica cosa che Staniscia sa fare è quella di addebitare alla precedente amministrazione tutto quanto non va e non funziona nonché di curarsi privatamente gli affari propri nell'esercizio della delega quasi, il governo dell'istituzione, fosse come lo scantinato di casa propria.
Nella lettera al presidente Di Gisueppantonio, da parte mia, ho formulato una richiesta di "simil-sfiducia" al consigliere Staniscia che in un anno non ha prodotto nulla per l'ente ma tanto per se stesso; mi auguro che Di Giuseppantonio, che ha in capo a se la responsabilità politica della delega alla caccia, si adoperi prontamente per rimuovere questa situazione di palese difficoltà che trova sponde significative di condivisione anche tra ampi banchi della stessa maggioranza di centro-destra verso la quale Staniscia ha un atteggiamento di assoluta dimenticanza e non coinvolgimento nelle decisioni ed attività tanto che, solo grazie alle iniziative dei gruppi di minoranza, apprendono notizie su quanto combina il consigliere delegato".

Articolo tratto da: Piazzarossetti.it

giovedì 15 luglio 2010

Guerra tra Pd e PdL su gestione venatoria in Provincia di Chieti

Il PdL ha tradito la fiducia dei cacciatori
Dopo l'ArciCaccia anche D'Amico (Pd) polemizza con la gestione Staniscia


VASTO - "Finalmente qualcosa di muove nell’inossidabile ed unito mondo delle associazioni venatorie della nostra provincia; comincia a trasparire la delusione di aver investito impegno e consenso verso uomini ed una coalizione, il centrodestra, che apparivano silenti ed ubbidienti esecutori dei desiderata degli amanti la dea Diana".

Con queste parole Camillo D'Amico, capogruppo del Pd in Provincia, interviene nel dibattito che anima il mondo venatorio dopo le polemiche dichiarazione del presidente provinciale dell'ArciCaccia, Pessolano, contro la 'gestione' Staniscia (il consigliere delegato, ndr).

"Prima con le elezioni regionali del 2008 e poi con le provinciali del 2009 valanghe di consensi sono stati tributati sul centrodestra pur di veder difesi solo diritti della propria parte a dispetto di tutto il restante universo mondo. - continua D'Amico - E’ positivo che comincino ad elevarsi autorevoli voci di dissenso verso il nulla realizzato sin qui dal delegato provinciale alla caccia Giovanni Staniscia (PdL), come quella del presidente dell’ARCICaccia Angelo Pessolano, il quale, nelle due tornate elettorali regionale e provinciale, non fu certo amico del centrosinistra pur appartenendone per cultura ed estrazione. Giovanni Staniscia addebita i ritardi della sua azione del tutto invisibile ed inefficace ancora alla precedente amministrazione, non ha sin qui prodotto alcuna proposta concreta e di rilievo se non perché pungolato e sollecitato da esponenti dei gruppi di minoranza di centrosinistra, considera l’attività della commissione consiliare una fastidiosa perdita di tempo, la rappresentanza del mondo venatorio è un particolare che gli appartiene in maniera esclusiva così mortificando il pluralismo associativo del settore. Questa è l’amara considerazione che traggo dopo il primo anno di amministrazione del centrodestra alla provincia a guida Di Giuseppantonio. Della nuova regolamentazione della caccia al cinghiale, bloccando immediatamente il precedente del centrosinistra elaborato sotto la cura del buono e bravo Antonio Tamburrino, non se ne conoscono ancora i connotati; - continua il consigliere provinciale di opposizione - di una ipotesi di rivisitazione del vigente piano faunistico provinciale non si hanno notizie; di una politica venatoria legata alla concertazione con le parti sociali neanche l’ombra, di attività istituzionali concrete con la commissione consiliare che presiede e della consulta della caccia si sono perse sia le tracce che la volontà a recuperare terreno d’azione politica a breve. Ha proprio ragione il buon Angelo Pessolano si stava meglio quando (sembrava) di stare peggio".
http://www.sansalvo.net/archivio_news/2010/Il-PdL-ha-tradito-la-fiducia-dei-cacciatori_6762.php

mercoledì 14 luglio 2010

Guerra tra politica ed associazioni venatorie

L'Arcicaccia spara a zero su Staniscia
Il delegato provinciale alla Caccia bocciato dall'associazione venatoria

VASTO - Gestione e programmazione dell'attività venatoria nel Vastese e nella provincia di Chieti. L'ArciCaccia, per bocca del presidente provinciale Angelo Pessolano, mette in evidenza le numerose, troppe, criticità e boccia pesantemente l'opera del consigliere delegato Staniscia.
"Un anno è ormai trascorso dall'insediamento della giunta di centrodestra e per ciò che concerne il settore caccia vige la totale assenza di attività sia da parte del delegato Staniscia, ex presidente provinciale della Federcaccia quindi esperto del settore, che del relativo ufficio caccia. Tutto dorme, tutto tace".
Presidente Pessolano, usa parole pesanti. Cosa succede nel mondo venatorio?
"All'inizio si era paventata una piccola scossa riformatrice in merito al regolamento delle guardie venatorie volontarie, riforma che però si è arenata in commissione agricoltura, come pure il disciplinare sulla caccia al cinghiale che, revocato l'anno scorso, oggi sembra fonte di discussioni informali tra cacciatori e delegati sulla realizzazione di fantasiose 'zone' da sempre rifiutate da tutte le associazioni venatorie provinciali".
Insomma, una situazione di stallo.
"Certo, e nel frattempo il bracconaggio imperversa, in particolare alla specie cinghiale. Notizie recenti contano abbattimenti notturni e diurni anche con pistole e altri mezzi fra i quali anche l'utilizzo di gabbie atte a catturare la specie per lauti banchetti messi in atto da non-cacciatori che si sentono sicuri e agiscono indisturbati grazie alla totale assenza di controllo del territorio".
Davvero una situazione problematica quella che descrive.
"Elenchero solo alcune tra le tante cose che non funzionano: Consulta della caccia inesistente non si sà a causa di chi o di cosa, ma di certo l'organo più importante del settore caccia ad oggi non esiste forse Staniscia non ha bisogno di consultarsi con gli altri membri della consulta, forse sa già tutto lui e la consulta della caccia può aspettare. Si autorizzano gare cinofile senza il parere della stessa, non si può parlare delle varie problematiche che assilano la nostra passione, non si parla del nuovo calendario venatorio, del nuovo piano faunistico, dei recinti provinciali in abbandono, delle zone ripopolamento e cattura lasciate al loro destino, delle aree cinofile provinciali per le quali i cacciatori pagano € 7.50 a cane e non sono ormai ripopolate da due anni come le ZRC. Non si parla della azienda faunistico venatoria Santa Barbara (di Castiglione Messer Marino, ndr) la cui concessione, dalla morte del titolare, non si capisce che fine abbia fatto. Nel frattempo ad un ATC provinciale CHIETINO/LANCIANESE viene permesso di attuare un'area cinofila temporanea di dimensioni rilevanti ai cofini col parco e al cui interno vi si trovano SIC e ZPS nel periodo di massima riproduzione delle specie stanziali e migratrici (dal mese di febbraio al mese di luglio). Decisione che riteniamo avvallata dai dirigenti dell'ufficio caccia in totale contravvenzione alle norme che tutelano la fauna selvatica".
Senza peli sulla lingua Pessolano, che continua: "Novità dell'ultima ora un grande censimento alla specie cinghiale con i censitori di fauna selvatica e i selecontrollori da attuare entro luglio su tutto il territorio provinciale. In mezzo a tutto questo casino mi viene da dire: non è che stavamo meglio quando pensavamo di stare peggio?".
Insomma, secondo l'ArciCaccia le aspettative dei cacciatori, dopo il cambio di maggioranza in Provincia, sono state deluse.
"Ad oggi abbiamo perso un assessorato è abbiamo preso un delegato, abbiamo lasciato Tamburrino per prendere Staniscia, ma le cose non sono migliorate, anzi sono peggiorate. Speriamo che le cose cambino in fretta, perché così non si puo più andare avanti"
http://www.sansalvo.net/archivio_news/2010/L-ArciCaccia--spara--a-zero-su-Staniscia_6753.php

martedì 13 luglio 2010

Scandalo "cacciopoli": che fine fanno i soldi?

Dopo l’inchiesta de “La Padania” interpellato il Tesoro sulle risorse “stornate” da Fidasc e Federcaccia

Cacciopoli/2 – Anche Montecitorio s’interroga
“Caro ministro, che fine fanno i fondi Coni?”

Stefania Piazzo

Cacciopoli, atto secondo. Dopo che la Padania ha interrogato il mondo venatorio, agonistico, sportivo, sulla gestione della Fidasc e di Federcaccia, rispettivamente la prima federazione associata al Coni, dal quale riceve contributi pubblici per l’esercizio non della caccia in senso stretto, quanto dell’uso delle sue armi in attività agonistica e, a seguire, appunto, di Federcaccia, che ha legami stretti e profondi, anche economici, con la federata Coni, ebbene, arriva al ministro Tremonti un’interrogazione parlamentare. Insomma, qualcosa si muove.
Anche la politica inizia a interrogarsi. E il punto non è, una volta tanto, dividersi in schieramenti pro o contro la caccia. Il cuore di tutto sta in una domanda: come sono gestiti i fondi? Perché ci sono intrecci tra pubblico e privato? Che c’entra un’associazione federata al Coni, allo spirito olimpico, con un’altra federazione che non gareggia ma si diletta a sparare agli animali e pur incassando fondi pubblici, è pure in debito? Che si legge nel documento presentato dal deputato Pdl Francesco Biava?
Eccolo qua: parte da lontano, l’onorevole, ricordando che le sette associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale dalla legge 157/92, percepiscono annualmente dal ministero del Tesoro lo storno addizionale di 5,16 euro, pagate da ogni singolo cacciatore per un esborso globale di circa 4 milioni di euro.

Bene. Entra in scena un altro soggetto, la Fidasc, associazione entrata a far parte del Coni dopo che erano state estromesse dal Coni, per legge, le associazioni venatorie. La Fidasc spara alle sagome, fa lavorare su fantocci i cani. Ma non fa battute di caccia.
Ma Biava allunga il passo e dice: “Tale associazione sembrerebbe non avere nulla a che vedere con lo sport e men che meno con le attività olimpiche”. L’onorevole dubbio si solleva perché…“La Fidasc – coincidenze peraltro evidenziate da La Padania domenica scorsa – è presieduta da Felice Buglione, dirigente della Federazione italiana della caccia e ha come vice Domenico Coradeschi, presidente della Federcaccia di Arezzo e intestatario di un’azienda faunistico venatoria a Collacchioni (San Sepolcro), in cui si svolgono – riferisce l’atto ispettivo – gare Fidasc anche con sparo su selvaggina”.
Poi prosegue…: “Risulterebbe che la Fidasc riceva un contributo annuale di 130mila euro l’anno da Federcaccia la quale verserebbe annualmente a Greentime, società di riferimento di Federcaccia una parte della somma introitata dalla Fidasc”, interrogativi che anche La Padania aveva avanzato. L’interrogazione peraltro conferma quanto da noi scritto, ovvero che il presidente di Greentime e il presidente di Federcaccia risulterebbe essere Gianluca Dall’Olio. “Risulterebbe anche che sul quindicinale “Caccia & Tiro” edito da Greentime, compaia, ad ogni numero, un articolo di Felice Buglione, probabile frutto dell’accordo tra la Fidasc del Coni, Federcaccia e Greentime”. Domandona: si chiede, se, per caso, “il Governo non intenda abolire il finanziamento improprio alle associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, destinando diversamente – e in modo migliore – questa grande quantità di risorse il cui utilizzo, da parte delle stesse associazioni, meriterebbe una seria verifica da parte delle autorità competenti, anche alla luce della grave situazione economica che sta interessando il nostro Paese e visti i sacrifici che tutte le categorie economiche sono chiamate a sostenere”. Risulterebbe, infatti, che solo Federcaccia in base al numero di iscritti, incassi 1,8 milioni di euro. Non pochi.
Ed ecco lo straonorevole domandone finale a Tremonti. Non è, per caso, signor ministro, che “il Governo non ritenga opportuno intervenire per verificare la compatibilità e la legittimità del finanziamento pubblico alle associazioni venatorie con le attività da esse svolte e, se del caso, provvedere alla verifica sulla opportunità e sulla legittimità di permanenza della Fidasc nel Coni?”.
L’Olimpo risponda.

Articolo del quotidiano "La Padania" dell' 11 luglio 2010

lunedì 12 luglio 2010

Caccia in Abruzzo - Caporale: "la Regione rispetti le recenti ordinanze del Tar e la legge Comunitaria

COMUNICATO STAMPA


CACCIA IN ABRUZZO
CAPORALE “LA REGIONE RISPETTI LE RECENTI ORDINANZE DEL TAR E LA LEGGE COMUNITARIA”

Dichiarazione di Walter Caporale, Presidente dell’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” e Consigliere regionale.

“La Giunta regionale abruzzese si appresta ad approvare in questi giorni il Calendario Venatorio 2010-2011. Lo scorso anno il Calendario Venatorio della Regione Abruzzo è stato bocciato ben due volte a seguito dei ricorsi al Tribunale Amministrativo prima del WWF e poi della LAC ed Animalisti Italiani Onlus.
In sostanza i Giudici amministrativi hanno censurato più volte il comportamento della Giunta Regionale in quanto le scelte adottate nel calendario venatorio, nonostante le diffide delle associazioni per la tutela dell’ambiente e degli animali, non erano motivate, pur andando contro i pareri scientifici emanate dall’istituto nazionale che si occupa di studiare la fauna selvatica (ISPRA).
Ancora una volta diffidiamo la Regione Abruzzo ad adottare provvedimenti in seno al Calendario Venatorio che vadano nella direzione del pieno soddisfacimento dei piaceri venatori a discapito della tutela minima della conservazione della fauna selvatica.
Ricordiamo che, come previsto dalla legge, l’esercizio dell’attività venatoria è consentita purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica.
La Regione Abruzzo ha il dovere quindi di uniformarsi a quanto disposto dalle ordinanze del TAR e dalla recente approvazione della cosiddetta “comunitaria 2009” che prevede alcune importanti novità in materia di tutela della fauna selvatica come la riduzione dei tempi e delle specie cacciabili che sono in uno stato di conservazione sfavorevole.
La Regione Abruzzo, secondo quanto disposto dalla normativa vigente, dovrebbe gestire l’attività venatoria in base al principio della programmazione dell’attività stessa basata su rilievi numerici, su documentazione scientifica e su apporti tecnici in materia di biologia e fauna selvatica. Ebbene, tali indirizzi programmatici sono, di anno in anno, del tutto disattesi dall’amministrazione regionale essendo quindi la prima a violare le leggi. Siamo ad un livello di degrado gestionale tale che il Piano Faunistico Venatorio (documento che disciplina la pianificazione dell’esercizio venatorio) è addirittura scaduto nel 2005 e quindi sarebbe impossibile andare a caccia senza disciplinare tale attività.
L’ Associazione Animalisti Italiani adotterà ogni azione tale affinché venga impedito una ulteriore svendita del patrimonio ambientale della nostra regione ad un manipolo di vecchi cacciatori oramai privi di qualsiasi senso morale ed etico”.

Lanciano, 12 Luglio 2010

Fonte: www.animalisti.it

venerdì 2 luglio 2010

Morti sospette dei cani da caccia

Truffa alle assicurazioni
Morti sospette dei cani da caccia
Ombre oscure sulla caccia.


Da qualche tempo c’è più di qualche semplice sospetto sull’ecatombe di cani da caccia. Le stime di Federcaccia parlano di 2.500 cani morti, circa 2.000 ferimenti e quasi 900 casi di danni provocati a persone e cose. Gli incidenti sembrano aver avuto un’incidenza esponenziale negli ultimi anni tanto che qualcuno ha pensato di vederci chiaro.
Infatti c’è il sospetto, nonostante i cacciatori mai e poi mai ucciderebbero per soldi il proprio fedele compagno di hobby barattando l’affetto per un risarcimento. Resta però il fatto evidente di un aumento di casi sospetti. La svolta che ha aumentato i malentenzionati sembra coincidere con la stipula della nuova polizza assicurativa per il 2010 che Federcaccia ha sottoscritto con Ina–Assitalia e Assimoco.
L’assicurazione prevede, per la prima volta, un risarcimento per la morte del cane che può arrivare a 1.800 euro. La morte sospetta dei cani è però solo uno dei problemi. Federcaccia infatti, rappresenta 35mila dei 750mila cacciatori italiani, è nell’occhio del ciclone per un buco di bilancio di milioni di euro.

http://iltempo.ilsole24ore.com