venerdì 4 settembre 2015

Abruzzo, Consiglio regionale. Emergenza fauna selvatica: Febbo replica a Pepe

L’Aquila – 03 settembre 2015. Il Presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo contesta i contenuti della lettera sull’emergenza fauna selvatica che l’Assessore alle Politiche agricole Dino Pepe ha inviato alle Istituzioni nazionali. “Innanzitutto – spiega Febbo – non esistono leggi con cui la Regione ha contenuto i danni; i regolamenti votati nella scorsa Legislatura sono stati osteggiati proprio dalla sua parte politica e, nell’attuarli, sono state omesse le forme di controllo verso le Province, visto che alcune avevano completamente ignorato l’obbligo della redazione dei piani quinquennali. L’inefficacia non e’ affatto dovuta alla legge 157 e alla legge 394, le quali non precludono nessuna delle azioni stabilite ai fini dello svolgimento della caccia di selezione e del controllo, il cui successo deriva dall’azione delle Province e dai controlli degli enti superiori come le Regioni. L’equilibrio sostenibile non si ottiene con accordi Regione e Ministero, ma mettendo in pratica gli strumenti forniti dalle fonti legislative, piu’ che corretti e completi, usati da tutte le Regioni; le Regioni hanno gia’ in dote dalla legge l’autonomia gestionale sulla caccia, se non con la limitazione, stabilita dall’articolo 117 della Costituzione e confermata dalle sentenze della Corte Costituzionale 2014 e 2010 per Piemonte e Liguria, dei livelli minimi di tutela, concetto questo che si incrocia con la tutela generale dell’ambiente, e che si e’ espresso laddove alcune Regioni hanno tentato di variare l’art. 32 della 394. Ampliare da parte delle Regioni i periodi di caccia – sottolinea Febbo – attiene alle variazioni dei periodi della 157 e cioe’ alla revisione dei requisiti minimi di tutela, i quali non possono essere variati attraverso l’OFR , perche’ sarebbe anticostituzionale; le norme gia’ distinguono l’attivita’ venatoria da quella di controllo e sono chiarissime; il controllo e’ gia’ possibile nelle aree chiuse interdette all’attivita’ venatoria, ma decide l’ente gestore. Nella lettera si richiede la possibilita’ di avvalersi dell’OFR: finalmente si riconosce, con questa richiesta, che a oggi tale riconoscimento non esiste, viste le 3 sentenze di Corte Costituzionale gia’ evidenziate dall’ISPRA. Si richiede l’avvio dell’attivita’ venatoria nelle aree contigue modulando la pressione venatoria: informo Pepe che le aree contigue oggi in Abruzzo non esistono. Si confonde la ZPE con le aree contigue, stabilite dall’art. 32 della 394, che sono tutt’altra cosa. Lo riporta una nota diffusa, in giornata, dal servizio informativo del Consiglio. I dettagli della nota, della quale si riporta l’intero contenuto testuale, sono stati resi pubblici, alle 14, anche mediante il canale web dell’ente, sul quale ha trovato ampio spazio la notizia. Tali aree vanno individuate dalla Regione sentiti i Parchi. Basterebbe non farle finche’ non viene modificata la legge 394, inserendo la ‘residenza venatoria’. Si chiede l’affidamento alle Regioni delle aree contigue: ribadendo che non esistono ricordo all’Assessore che il Consiglio di Stato e’ stato chiarissimo, come materie concorrenti nell’incrocio con le tutele minime affidate allo Stato, in ragione della mission delle aree contigue occorrerebbe una revisione dell’articolo 117 della Costituzione, per cui il Ministro puo’ fare ben poco. Nessun regolamento supera tale problematica. Anche in caso si facessero appositi regolamenti, se impugnati come accaduto nel contenzioso acceso dall’Atc Sulmona con il Consiglio di Stato, si sarebbe eternamente soccombenti. Infine – conclude il Presidente della Commissione di vigilanza – si chiede maggiore coordinamento a livello istituzionale. Ma questa, vorrei dire a Pepe, e’ una richiesta che sa di presa in giro per il mondo venatorio e il mondo agricolo, in quanto la Giunta Chiodi aveva limitato le prescrizioni alla caccia e alla braccata esclusivamente nei territori dove e’ presente l’orso nei periodi di attivita’ venatoria, avvalendosi degli studi dell’Universita’ La Sapienza e del Ministero, proprio attraverso il Tavolo tecnico ristretto del punto B1 sulla caccia dell’accordo Patom. La Regione, con il suo tecnico nominato al tavolo del Patom, sta aumentando i divieti di braccata in maniera indiscriminata, decretando la salvezza dei cinghiali e la fine dell’agricoltura, ignorando tutti i lavori del Tavolo tecnico ristretto B1, vietando la braccata senza nuovi dati con una cartina che l’Assessore stesso ha pubblicato sul sito della Regione. Se ne e’ reso conto?”. 

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