giovedì 24 settembre 2015

La caccia a caprioli e cervi? No, per ora

L’assessore Pepe: «Monitoraggio, nessun retropensiero» Ma se poi l’Ispra lo riterrà opportuno si potrà abbatterli

PESCARA. «Non c’è alcuna volontà di aprire la caccia a cervi e caprioli. Nessun retropensiero, ma l’intenzione di monitorare e censire queste specie»: l’assessore regionale Dino Pepe dice la verità quando lo invitiamo a chiarire la modifica con la quale la commissione Agricoltura ha inserito cervi e caprioli nel regolamento degli ungulati. Una norma, dice l’assessore, che non non sarà modificata malgrado le richieste preseenti di associazioni ambientaliste, perché a monte c’è una legge che la prevede.

Dice la verità, l’assessore, ma non fino in fondo. Perché quando gli chiediamo che cosa succederebbe se, al termine dell’operazione di monitoraggio, cervi a caprioli risultassero numerosi nella nostra regione, Pepe risponde: «Chiedete all’Ispra».

L’Ispra è l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che, com’è nella sua ragione, deve appunto occuparsi di tutelare la natura. Tutta. E che cosa può succedere dopo che l’Ispra ha ricevuto i dati della Regione su cervi e caprioli, lo chiarisce Michele Di Leva, responsabile della Lega nazionale per la difesa del cane (Lndc) Caccia e Fauna selvatica: «Secondo la legge nazionale sulla caccia, la gestione di una eventuale sovrappopolazione di una o più specie deve essere obbligatoriamente elaborata seguendo metodi ecologici e non cruenti ma, dopo il loro fallimento, certificato dalla stessa Ispra, si può passare a un “prelievo venatorio”».

Ecco il passaggio che mette in allarme le associazioni ambientaliste e nel quale l’Abruzzo effettivamente non c’entra. Se sarà stabilita una sovrappopolazione di cervi e caprioli – come avvenuto per i cinghiali – l’Ispra dovrà elaborare un piano soft affinché queste specie non creino danni e stravolgano l’ecosistema in Abruzzo. Metodi soft come, ad esempio, prelievi e trasferimenti (come fu per l’Abruzzo diversi anni fa). Altrimenti si potrà passare al “prelievo venatorio” cioé alla caccia.

«Alt», sembra dire Antonio Campitelli, presidente regionale Libera Caccia Abruzzo, invitando a non andare di corsa. «In una Regione succube delle posizioni dell'animalismo oltranzista, le soluzioni più ovvie ed economiche, sono quelle che si eviterà di applicare, con buona pace di cacciatori e agricoltori, che continueranno a subire i danni», sostiene Campitelli, «nel frattempo qualcuno penserà a trovare cervellotiche soluzioni per risolvere il problema». Può darsi che avverrà così. Ma il Wwf non si fida lo stesso. E invita la Regione a non assegnare ai cacciatori i piani di gestione sui cervidi e a ritirare la modifica del regolamento.(a.mo.)

Si apre la stagione della caccia tra polemiche e 16mila doppiette

TERAMO - Nelle montagne, campagne e boschi d'Abruzzo da lunedi sono cominciati a risuonare i colpi sordi delle doppiette, con l'apertura parziale della stagione venatoria.

Ad essere mobilitati ben 16 mila cacciatori, che dopo un assaggio di appena tre giorni a inizio settembre per la caccia a tortore, gazze e cornacchie, potranno ora impallinare, fino al 31 ottobre, i fagiani, le lepri, le quaglie e le volpi.

Poi il 3 ottobre ci sarà l’apertura alla caccia di tutte le altre specie, cinghiale compreso, con forti limitazioni nelle aree frequentate dall’orso.

Come vuole la tradizione, l’avvio della stagione venatoria è stata segnata dalle polemiche.

Da parte degli ambientalisti, che denunciano come in Italia e in Abruzzo, regione verde dei Parchi, ogni anno si consuma una strage legalizzata di cui sono vittime in media 17 milioni di uccelli più un'infinità di altri animali, ad opera degli oltre 750 mila cacciatori “che rappresentano una potente una potente lobby coesa nel rappresentare i propri interessi in sede politica”.

In Abruzzo poi alimenta le polemiche l’avvio del censimento del numero dei cervi, previsto parallelamente alla stagione venatoria che, si teme, sarà la premessa dell’apertura della caccia anche per questa specie.

Ma anche dall’altra parte, quella dei cacciatori, si contesta il divieto della braccata al cinghiale, ovvero delle battute di caccia con i cani, in ampie aree intorno al parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, che non consentiranno di ridurre in modo significativo il loro numero, perché osserva il consigliere di Forza Italia Mauro Febbo, ex assessore regionale all’agricoltura, “in questi territori la caccia al cinghiale è possibile solo con la tecnica della girata e con un cane abilitato Enci, e dove troveranno questi cani le squadre di cinghialai che dall’oggi al domani si sono visti calare questa nuova prescrizione?".

L’assessore regionale Dino Pepe ad Abruzzoweb rivendica invece il merito di aver predisposto una stagione venatoria “ascoltando e recependo finalmente le istanze e le richieste degli ambientalisti, dei cacciatori e degli agricoltori”.

Assicura che nessuno pensa di aprire la caccia al cervo, visto che il monitoraggio è richiesto dalle normative europee e pone grande enfasi sulla caccia al cinghiale specie in forte soprannumero che provoca danni ingenti all’agricoltura e minaccia anche la sicurezza dei cittadini, basti ricordare la morte del tabaccaio aquilano Cristian Carosi, che ha centrato con la sua automobile un ungulato che gli ha attraversato improvvisamente la strada.

“In questi tre mesi di caccia che si aprirà il 3 ottobre – ricorda Pepe - saranno abbattuti non meno di 15 mila capi. Ricordo inoltre che a primavera scorsa con gli abbattimenti selettivi del cinghiale, sono stati uccisi circa mille capi, e gli abbattimenti selettivi ripartiranno il 2 gennaio. In questo modo contiamo di dare una prima forte risposta ad un’emergenza che sta mettendo in ginocchio tanti nostri agricoltori”.

Aggiunge poi che nel prossimo Piano di sviluppo rurale “sono previste risorse per attivare una filiera economica intorno alla carne di cinghiale, trasformando un problema in un’opportunità. Saranno coinvolti cacciatori, mattatoi, centri di trasformazione, e punti vendita localizzati nei territori interni, con gradi benefici per tutti, anche occupazionali”.

L'apertura generale prevista per il 3 ottobre, come detto non riguarderà solo il cinghiale, ma molte specie di uccelli.

Fino al fino 20 gennaio si potrà sparare a colombaccio, tordo , alzavola, canapiglia, codone, fischione, folaga, gallinella d’acqua, germano reale, marzaiola, mestolone, moriglione, beccaccino, frullino, pavoncella e porciglione.

Fino al 30 novembre doppiette libere di centrare la coturnice e la starna, ma la caccia alla starna è vietata all’interno delle aree oggetto di piani di reintroduzione finalizzate alla stabilizzazione della specie.

Caccia aperta fino al 31 dicembre a beccaccia, merlo e allodola.

L’attività venatoria si potrà svolgere però per un massimo di tre giorni settimanali, ad esclusione del martedì e venerdì. La caccia al cinghiale è consentita, ad esclusione di quella di selezione, nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica.

Ci sono poi dei limiti posti relativamente al numero dei capi che possono essere abbattuti.

Per la lepre ad esempio un solo esemplare giornaliero, e 10 capi in tutta la stagione, per il fagiano 2 capi giornalieri e 15 stagionali, per la starna 2 giornalieri e 10 stagionali.

ll cacciatore deve dunque annotare, subito dopo l’abbattimento e in modo indelebile, negli appositi spazi del tesserino di abbattimento, la data, il numero dei capi abbattuti con indicazione dettagliata della specie ed il comune nel quale è avvenuto l’abbattimento.

E Pepe annuncia pugno di ferro contro il bracconaggio.

“Confidiamo nella correttezza dei cacciatori - avverte l'assessore - ma posso assicurare che i controlli e la repressione del bracconaggio da parte del corpo Forestale dello stato e della Polizia provinciale sarà efficace ed assidua. La caccia se ben regolamentata non solo è legittima, ma è anzi una risorsa che aiuta a tenere in equilibrio le specie che andrebbero in soprannumero, per mancanza di predatori naturali”.

Resta in prospettiva l’incognita rappresentata dal possibile apertura della caccia a ‘’bambi’’, ovvero a cervi e caprioli.

Pepe come detto assicura che non è nel novero delle cose possibili.

Il Wwf dice senza mezzi termini che l’assessore, in accordo con i cacciatori sta barando.

“Se la Regione modifica un suo regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati e chiede a degli organismi che si chiamano Ambiti Territoriali di Caccia di predisporre entro 6 mesi un 'piano quinquennale di gestione dei cervidi' chiunque può ben comprendere che la Regione sta predisponendo i passaggi necessari per aprire la caccia a cervi e caprioli – spiega l’associazione ambientalista - Del resto è esattamente quello che si era già provato a fare nella passata legislatura regionale ed è esattamente quello che chiedono da tempo le associazioni dei cacciatori”.

C’è però chi tra agricoltori in particolare nelle aree protette dove la caccia è vietata che invece fa osservare che il numero di cervi e caprioli stanno aumentando esponenzialmente, e prima o poi anche per questa specie si dovrà predisporre come per i cinghiali campagne di abbattimenti selettivi.

Sirente-Velino: Acerbo, con ammazza emendamenti parco tagliato per ingraziarsi lobby dei cacciatori

L'AQUILA - "Oggi Il Centro riporta una meravigliosa foto di cervi in amore scattata sui Piani di Pezza del Parco Sirente-Velino. Come racconta il giornale da metà settembre a metà ottobre i cervi maschi si sfidano a cornate e risuonano i bramiti. Varrebbe da sola questa foto una campagna internazionale di promozione della nostra Regione".

"Approfitto per ricordare - dice Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista - che senza il mio ostruzionismo durato settimane non avremmo salvato quelle aree preziosissime dal tentativo di riperimetrazione del parco proposto dall'allora maggioranza in Consiglio regionale".

"Di fronte a una scelta politica scellerata, sostenuta per ingraziarsi lobby dei cacciatori, e con un Consiglio che rischiava di approvarla senza rendersi conto della gravità della decisione fu indispensabile la presentazione di migliaia di emendamenti da parte del sottoscritto.
Durante la battaglia ostruzionistica le associazioni ambientaliste e animaliste ebbero il tempo di sensibilizzare opinione pubblica a livello regionale ma anche nazionale e internazionale (raccogliemmo 150.000 firme on line) e convincemmo la stessa maggioranza e il Presidente Chiodi che quella proposta di alcuni suoi consiglieri era sbagliata".

"Con la norma killer che D'Alfonso e D'Alessandro hanno introdotto nel regolamento del Consiglio Regionale - spiega Acerbo - quella battaglia sarebbe stata impossibile, i miei emendamenti sarebbero immediatamente decaduti e il Parco Sirente-Velino sarebbe stato riperimetrato".

"E' solo un esempio delle tante 'porcate' che sono state fermate nel corso degli anni con gli strumenti della democrazia.Spero aiuti a riflettere i tanti complici di questa iniziativa prepotente e antidemocratica di D'Alfonso".

"Doveroso aggiungere che la bellezza della foto dovrebbe indurre a un ravvedimento operoso l'assessore Pepe e i consiglieri PD, FI e M5S che hanno aperto la strada alla caccia ai cervi e caprioli in Abruzzo. Quanto dichiara al riguardo l'assessore è ridicolo come le autodifese dei consiglieri di Pd e M5S: il regolamento approvato consegna la gestione di cervi e caprioli ai cacciatori e questo chiarisce immediatamente quali siano le motivazioni di quella norma che, a suo tempo, proprio con l'ostruzionismo io e Caporale impedimmo di approvare all'allora centrodestra".

mercoledì 23 settembre 2015

Casalincontrada (Ch), spara al fagiano, ferisce un agricoltore

Il pallino ha preso di striscio l’occhio di un 50enne che passeggiava nel suo terreno. L’uomo è in ospedale 

 


CASALINCONTRADA. Il cacciatore spara a un fagiano, ma un pallino prende di striscio l’occhio di un uomo di 50 anni che stava passeggiando tranquillamente sul suo terreno. L’incidente di caccia è avvenuto domenica mattina nella campagna di Casalincontrada e avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Se il raggio di azione del proiettile si fosse spostato qualche centimetro più in là avrebbe preso in pieno l’occhio di F.P., agricoltore cinquantenne originario del paese. Attualmente il ferito è ricoverato nel reparto di Oculistica del policlinico teatino. È sotto osservazione anche se i medici hanno escluso la possibilità che il pallino possa aver leso in modo grave il bulbo oculare. La prognosi è di 10 giorni,

Domenica mattina F.P. si è recato come fa di solito nel suo appezzamento di terra nella periferia di Casalincontrada. Una passeggiata salutare intrapresa anche per programmare alcuni lavori stagionali.

Mentre l’uomo stava osservando le sue colture è stato raggiunto dal pallino vagante che lo ha colpito di striscio al di sopra dello zigomo, a pochi centimetri dall’occhio. Un dolore improvviso e poi il sangue che cola sulla guancia. Il grido di F.P. ha richiamato subito l’attenzione del cacciatore che si è precipitato a soccorrere il ferito. In un primo momento l’agricoltore non si è reso conto di essere stato colpito da un fucile, una volta realizzata la natura dell’incidente la paura di quanto accaduto è stata ancora più grande. Sul posto è arrivata l’ambulanza del 118 che ha trasportato il cinquantenne al pronto soccorso dell’ospedale di Colle dell’Ara. Il ferito è stato subito trasferito nel reparto di urgenza oculistica dove è stato sottoposto alle necessarie indagini diagnostiche. Il colpo, fortunatamente, ha preso solo di striscio l’occhio, ma trattandosi di un organo delicato i medici hanno ritenuto necessario il ricovero per monitorare l’evoluzione delle lesioni riportate. Sul luogo dell’incidente anche i carabinieri della locale stazione che hanno aperto un fascicolo sull’accaduto. Il cacciatore distratto dovrà rispondere di lesioni gravi. (y.f.)

Fonte: ilcentro.it del 22 settembre 2015

San Vito Chietino, ciclista rischia di essere impallinato

Quarantenne racconta: «Ero in bici nei campi quando due proiettili mi hanno sfiorato la testa. Sono vivo per miracolo» 
 


LANCIANO. «Avevo la testa e il corpo chinati sull’avantreno della mountain bike perché stavo procedendo in salita, ed è stata la mia salvezza. Se fossi stato semplicemente seduto, sarei stato colpito dal proiettile che mi ha sfiorato la testa o da quello che ha colpito un albero poco distante da me. Non ho mai provato tanto terrore e tanta rabbia». Ha rischiato di essere ucciso dai colpi sparati da dei fucili di alcuni cacciatori, C.G., 40enne di Lanciano mentre con la mountain bike percorreva la salita che da contrada Cesa porta a Rapanice, nel territorio di San Vito. Una passeggiata in bici che ha rischiato di trasformarsi in tragedia.

«Ero quasi alla fine della salita in una zona che è coperta da vigneti, alberi, e appena ho sentito il proiettile sfiorarmi la testa mi sono buttato a terra», ricorda l’uomo, «riconoscono bene proiettili, pallini, fucili e armi in genere perché da anni vado al poligono e quelli erano proiettili, sparati da dei cacciatori, a dir poco imprudenti. A conferma che si trattava di cacciatori c’è il piccolo capriolo che mi è passato accanto zigzagando e il beagle che lo inseguiva. Ho gridato più volte di non sparare, per richiamare la loro attenzione e nello stesso tempo ho avvertito il 112».

I carabinieri di Lanciano hanno deviato la chiamata verso Ortona e sono intervenuti sul posto i militari di San Vito. Gli uomini dell’Arma hanno fatto dei controlli nella zona e fermato anche tre cacciatori che avevano fucili e brevetti in regola. «A parte che è proibito cacciare caprioli e i cacciatori che mi hanno sparato addosso lo stavano facendo», aggiunge C.G., «quello che mi preme sottolineare è che quella zona, quei sentieri sotto il viadotto Cesa, sono frequentati. Ci passano persone in mountain bike come me, o altri che vanno a cavallo, a piedi. Non possiamo rischiare la vita per fare una passeggiata. Certo, è zona di caccia, ma non si può sparare senza rendersi conto di poter ferire qualcuno. E di incidenti di caccia di questo genere ce ne sono a iosa». L’ultimo proprio domenica nella campagna di Casalincontrada. Un cacciatore nello sparare a un fagiano ha preso di striscio l’occhio di un uomo di 50 anni che stava passeggiando tranquillamente sul suo terreno.

Poco più su del viadotto Cesa, dove il 40eenne ha rischiato di essere colpito dai proiettili, un anno mezzo fa morì un ex assessore del Comune di Treglio, durante una battuta di caccia al cinghiale. «Non voglio aprire polemiche contro o pro la caccia», chiude C.G., «invito solo le persone che frequentano la zona a fare attenzione: io ho rischiato la morte».

Fonte: ilcentro.it del 23 settembre 2015

sabato 19 settembre 2015

La politica abruzzese decide che è giunto il momento di uccidere

La Provincia di Chieti ha emanato una delibera che ha come oggetto un piano triennale di abbattimento di 1.791 volpi. Esposto in procura

LA POLITICA ABRUZZESE DECIDE CHE E' IL MOMENTO DI UCCIDERE.Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Chieti per richiedere accertamenti su una delibera emanata dalla Provincia che ha come oggetto un piano triennale di abbattimento di ben 1791 volpi. "Pare - spiega Michele Di Leva, responsabile LNDC Caccia e Fauna selvatica - che tale delibera sia nata in quanto le zone menzionate nel provvedimento sono “riservate” al ripopolamento, per fini venatori, di fagiani e lepri. Le povere volpi, per ovvi motivi di sopravvivenza, sarebbero dunque “colpevoli” di depauperare queste riserve, sottraendo preziose prede ai cacciatori".

DELIBERA MOLTO DUBBIOSA. I dubbi che LNDC ha sottoposto alla magistratura sono svariati: in primis i criteri con i quali è stato effettuato il presunto censimento che ha portato a un così elevato numero di animali da uccidere e a quantificali in 1791 unità. Inoltre l'art. 19 comma 2 della legge 157/92 (legge nazionale sulla caccia) testualmente cita: ''tale controllo, esercitato selettivamente, viene praticato di norma mediante l'utilizzo di metodi ecologici su parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Qualora l'Istituto verifichi l'inefficacia dei predetti metodi, le regioni possono autorizzare piani di abbattimento''. "Dalle dichiarazioni rilasciate da un’associazione ambientalista - prosegue DI Leva - sembra che questa norma di legge sia stata violata, in quanto si sarebbe passati direttamente a dar voce alle doppiette. Inoltre nella delibera è menzionato un presunto parere favorevole dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del quale si ignora il reale contenuto e sul quale perciò si chiede di far luce. Già nel 2008 - continua - sempre l'ISPRA aveva espresso un parere sfavorevole a una delibera analoga della provincia chietina, giudicando i piani di abbattimento non soltanto uno spreco di denaro ma del tutto inutili. Ma non è tutto. Nel parere dell’ISPRA viene riportata la seguente dichiarazione: ''Non abbiamo notizie di metodi ecologici approntati dalla Provincia di Chieti.'' E ancora, sempre all'art. 19 comma 2 della legge nazionale sulla caccia, per gli eventuali abbattimento sono previste figure istituzionali quali guardie forestali e venatorie, in discrepanza con quanto scritto nella delibera provinciale che prevede invece la libera partecipazione dei cacciatori comuni".

VERRANO USATE LE GABBIE? L'associazione animalista, inoltre, si domanda se nella delibera viene citata l’istituzione di presunti metodi ecologici di prelievo delle volpi mediante gabbie. "E’ lecito chiedersi - conclude il responsabile di LNDC - come vengano poi soppressi gli animali e pertanto si sollecita la procura a valutare se tali metodi potrebbero configurarsi in un maltrattamento gratuito e incontrollato. Purtroppo ben sappiamo che le province generalmente sono sottoposte a pressioni non irrilevanti da parte di associazioni venatorie e zootecniche che puntano a esercitare la caccia oltre i suoi limiti temporali, usando espedienti per aggirare la normativa vigente come le lamentele per i danni subiti. Così volpi, cinghiali, caprioli, nutrie e daini, tutte prede molto appetibili dal punto di vista venatorio, involontariamente “provocano” in tutto il territorio nazionale una sfilza di delibere raffazzonate e caratterizzate da presunte urgenze, sovente anche da omissioni e elementi non veritieri". Lega Nazionale per la Difesa del Cane auspica un interessamento proficuo da parte dell'Autorità Giudiziaria al fine di valutare contenuti equivoci e poco trasparenti che in provincia di Chieti si susseguono ormai indisturbati da tantissimi anni, delibera dopo delibera. E pure noi di Abruzzoindependent.it.

Caccia a cervi e caprioli: WWF, "politici non fate gli gnorri"

L'AQUILA - "Negli ultimi giorni da parte dell’assessore regionale alla caccia e di alcuni esponenti del consiglio regionale, sia di maggioranza che di minoranza, sono stati diramati rassicuranti comunicati sulle modifiche apportate al Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati in merito alla gestione di cervi e caprioli in Abruzzo. Sostanzialmente è stato sostenuto che non vi è alcuna intenzione di aprire la caccia a queste specie, ma solo di procedere ad un loro censimento. Avendo piena fiducia nell’intelligenza dei consiglieri regionali e nella loro capacità di comprendere la portata dei provvedimenti che votano, ci sorge il dubbio che qualcuno faccia finta di non capire e provi a fare un po’ di confusione perché preferisce non assumersi la responsabilità delle decisioni prese".

E' quanto si legge in una nota del Wwf sulla possibilità di dare la caccia in Abruzzo a cervi e caprioli.

"Ricapitoliamo. Oggi cervo e capriolo sono due specie non cacciabili in Abruzzo. Se la Regione, in piena estate, modifica un suo regolamento intitolato 'L.R. 10/2004 - Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati' e chiede a degli organismi che si chiamano Ambiti Territoriali di Caccia di predisporre entro 6 mesi un 'piano quinquennale di gestione dei cervidi', chiunque può ben comprendere che la Regione sta predisponendo i passaggi necessari per aprire la caccia a cervi e caprioli".

"Del resto - si legge sempre nella nota del Wwf - è esattamente quello che si era già provato a fare nella passata legislatura regionale ed è esattamente quello che chiedono da tempo le associazioni dei cacciatori".

"Il Wwf è contrario ad aprire la caccia a cervi e caprioli e ad affidare la loro gestione ai cacciatori. Lo era ieri quando l’assessore regionale alla caccia era un esponente di Forza Italia. Lo è oggi che l’assessore regionale è un esponente del Pd".

"Forse a qualcuno sembrerà strano, ma per un capriolo non c’è differenza se le schioppettate gli arriveranno per colpa di una maggioranza di centrodestra o di una di centrosinistra (con l’appoggio pentastellato)!".

"Il Wwf ribadisce la richiesta ai consiglieri regionali di ritirare la modifica del Regolamento introdotta nello scorso agosto e di riavviare il confronto sulle strategie di gestione della fauna che non può essere affidata al mondo venatorio".

giovedì 17 settembre 2015

Caccia ai caprioli, scontro Acerbo-M5S: «ciucci presuntuosi, non sanno cosa hanno votato»

ABRUZZO. I cervi e i caprioli che vivono in Abruzzo sono a rischio?

Secondo le associazioni ambientaliste WWF, Animalisti Italiani, LIPU, LAV, Italia Nostra e Mountain Wilderness e Rifondazione Comunista sì: il nuovo regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati mette in serio pericolo Bambi e sarebbe il primo passo, quello «decisivo» per poi aprire la caccia.

Per il Movimento 5 Stelle, però, non c’è alcun tipo di pericolo e per questo, spiegano, loro hanno dato il parere favorevole al provvedimento votato anche da centrosinistra e centrodestra.

Non solo, i grillini hanno duramente attaccato «esponenti di forze politiche residuali abituati a fare opposizione a vita e sempre pronti a fare strumentalizzazione in cambio di un briciolo di visibilità», riferendosi ad Acerbo (ma non citandolo mai). Ma lo stesso ex consigliere regionale di Rifondazione si è riconosciuto perché «sembra la fotocopia di centinaia di attacchi che ho subito da parte degli esponenti della casta di centrodestra e centrosinistra nel corso di qualche decennio».

E se i grillini sono certi di quello che hanno votato, Acerbo va all’attacco: «sono ciucci presuntuosi che non hanno capito nemmeno quello a cui hanno detto sì».

LA DIFESA DEI GRILLINI
«Il comma 72 dell'articolo 1», si difendono i pentastellati, «prevede che “è consentito abbattere esclusivamente il cinghiale” ed è vietato “abbattere altre forme di selvaggina”. Il nuovo articolo 1-ter, che prevede la predisposizione di “piani di gestione dei cervidi”, al comma 2 fa esplicito riferimento a “specifiche strategie di gestione” che dovranno essere previste in detti piani di gestione subordinati, per la loro adozione, come da comma 4 dello stesso articolo, al parere dell'Ispra. L'Ispra, “Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale”, dal canto suo, prevede tecniche di gestione degli animali selvatici non necessariamente cruente come l'abbattimento selettivo. Dunque, il nuovo regolamento, non prevedendo l'abbattimento di cervi e caprioli, non potrà che consentire tecniche alternative quali il trasferimento di capi in eccesso in altre zone oppure altre azioni non violente di intervento».
Il M5S respinge dunque le accuse e ricorda quanto fatto in passato per la tutela dell’Ambiente.

«HANNO LA FACCIA TOSTA DI DIFENDERE IL LORO VOTO INSIEME A PD E FI CONTRO CERVI E CAPRIOLI» 

Ma Acerbo insiste e ricorda ai grillini che tutte le principali associazioni ambientaliste regionali hanno bocciato il nuovo regolamento. «Per difendersi hanno usato argomentazioni identiche a quelle del consigliere PD Berardinetti, negando l'evidenza e cioè che il regolamento costituisca il primo passo - e decisivo - verso l'abbattimento di cervi e caprioli in Abruzzo. Almeno Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri, che hanno firmato emendamento insieme a Pd e M5S, hanno il pregio della sincerità e quando negli anni scorsi cercavano di far passare questa norma dichiaravano apertamente il loro obiettivo».

Acerbo esprime solidarietà agli elettori «che si ritrovano ad essere rappresentate da questi ciucci e presuntuosi. Sono sicuro che questi "cittadini" non hanno fatto alcuna consultazione in rete prima di votare».

Secondo Acerbo, inoltre, «è grave» che un movimento che «si dichiara ambientalista e che si era impegnato a essere espressione dei movimenti e delle associazioni nelle istituzioni abbia proceduto a votare una cosa del genere senza fare riunioni di approfondimento con ambientalisti».

E non è nemmeno la prima volta: «è già accaduto: il M5S aveva votato in commissione anche a favore della legge "ammazzafiumi" perorata dai cavatori. Ricordo che la candidata presidente Sara Marcozzi in campagna elettorale aveva incontrato associazioni e comitati e, come me, si era impegnata a portarne le istanze in Consiglio regionale. Non mi pare che sia successo né sui fiumi né sulla caccia».

CAPORALE: «FALSI E IPOCRITI»

Contro i 5 Stelle si scaglia anche Walter Caporale, ex consigliere regionale dei Verdi e presidente dell’associazione Animalisti Onlus. «Perché in Commissione i Grillini non hanno ascoltato gli Ambientalisti? Il M5S continua indegnamente a difendere una Legge voluta dai cacciatori e solo da loro. Perché avete ascoltato solo i cacciatori e alcune categorie di agricoltori? Avevate forse paura di sapere come stanno realmente le cose? Sapete chi farà i censimenti di Cervi e Caprioli? Le Associazioni venatorie e le Province che, per poterli sterminare, ci diranno che sono troppi. Vergogna, volete i voti dei cacciatori: vi siete venduti per un piatto di lenticchie. Avete le mani insanguinate come il Pd e Forza Italia. Vergogna». 

Su Cervi e Caprioli Berardinetti “a caccia” di scuse

L’Aquila.“Il regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati è la norma adottata dalla Regione Abruzzo per favorire il giusto rapporto delle specie non protette rispetto alle capacità trofiche del territorio come viene disposto dalla normativa italiana ed europea” è la risposta di un sorpreso presidente della commissione agricoltura, Lorenzo Berardinetti, a coloro che utilizzano, secondo il consigliere regionale: “I mezzi di comunicazione per distorcere gli obiettivi contenuti alle modifiche, che ho proposto, al suddetto regolamento, ovvero salvaguardare e tutelare le specie protette” .
Rivoluzionando il significato delle parole il consigliere commenta così le dichiarazioni del già consigliere regionale Maurizio Acerbo che sulla modifica del regolamento sugli ungulati ha chiarito, nei giorni scorsi, quali sono le conseguenze per cervi e caprioli che, in breve, potranno essere cacciati. Non pago, Berardinetti continua: “Ci tengo a mettere in evidenza che la Regione Abruzzo non ha aperto o autorizzato nessuna caccia a caprioli o cervi ma ha semplicemente recepito, attraverso il regolamento, le modalità di censimento degli stessi predisposti dall’Ispra cioè dal ministero dell’ambiente – Secondo Berardinetti – la Regione vuole solo rilevare il numero di caprioli e cervi, sapere, con precisione in quali territori insistono, in che rapporto sono rispetto alle altre specie come il cinghiale che, ormai, rappresenta per le specie protette (orso, lince, lupo, camoscio) ma anche per l’agricoltura e la silvicultura, un enorme problema rispettivamente di sopravvivenza, ambientale ed economico. I dati, ciclicamente rilevati, verranno inviati e interpretati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, cioè la più prestigiosa autorità italiana in materia. I cittadini abruzzesi possono stare tranquilli: le azioni poste in essere dalla Regione Abruzzo in questo campo sono e saranno sempre conseguenti di metodologie scientifiche, preventivamente autorizzate dalle strutture del ministero dell’ambiente, applicate già da anni in tutta Europa dove i territori e le specie vengono gestite e non abbandonate e se stesse. Le accuse mosse, dal professionista consapevole della distorsione della verità ai soli fini propagandistici, di provvedimenti assunti alla chetichella e a fini clientelari vanno rispedite con forza al mittente. Queste modifiche sono state approvate – ha concluso il Consigliere regionale – dopo diverse sedute della Commissione agricoltura dove, in audizione, sono state ascoltate e recepite le richieste del mondo agricolo, venatorio e ambientale”. A quale mondo ambientale si riferisce Berardinetti? Mistero, enigma, suspence anche perché le associazioni e i gruppi ambientalisti hanno più volte rimarcato e ribadito di non essere stati in alcun modo coinvolti nelle consultazioni per avviare l’iter di modifica della legge 10 del 2004, ossia il Regolamento sugli ungulati.

mercoledì 16 settembre 2015

ABRUZZO, CACCIA: CERVI-CAPRIOLI; PEPE, MONITORAGGIO E NON ABBATTIMENTO

L’Aquila, 15 set. – "La Regione Abruzzo non ha aperto o autorizzato nessuna caccia a caprioli o cervi ma ha semplicemente recepito, attraverso il regolamento, le modalita’ di censimento degli stessi predisposti dall’Ispra, cioe’ dal ministero dell’Ambiente". Lo afferma l’assessore alla Caccia, Dino Pepe, in piena sintonia con quanto gia’ esplicitato dal presidente della commissione Agricoltura, Lorenzo Berardinetti. "Nessun abbattimento – conferma Pepe – ma solo una necessaria e puntuale azione di censimento e monitoraggio del numero di caprioli e cervi per conoscere, con precisione in quali territori insistono, in che rapporto sono rispetto alle altre specie come il cinghiale che, ormai, rappresenta per le specie protette ma anche per l’agricoltura e la silvicultura, un enorme problema di sopravvivenza, ambientale ed economico". I dati, ciclicamente rilevati, verranno inviati e studiati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, cioe’ la piu’ prestigiosa autorita’ italiana in materia. Lo riporta una nota diffusa, poco fa, dal servizio informativo della Regione Abruzzo. I dettagli della nota, della quale si riporta l’intero contenuto testuale, sono stati resi pubblici, alle 18, anche sulle pagine del portale web dell’ente, sul quale e’ stata rilanciata la notizia. "I cittadini abruzzesi possono stare tranquilli: le azioni poste in essere dalla Regione Abruzzo in questo campo sono e saranno sempre la conseguenza di metodologie scientifiche, preventivamente autorizzate dalle strutture del ministero dell’Ambiente, applicate gia’ da anni in tutta Europa dove i territori e le specie vengono gestite e non abbandonate e se stesse. In questa sede – conclude l’assessore alla Caccia – voglio ribadire che le modifiche sono state approvate dopo diverse sedute della commissione Agricoltura che, in sede di audizione, ha accolto e recepito le richieste del mondo agricolo, venatorio e ambientale". Us | A cura della Redazione giornalistica AN24. 

Fonte: comunicato stampa diramato dall’ente. In SecondaPagina su AN24.

martedì 15 settembre 2015

Il movimento 5 stelle in replica a Maurizio Acerbo:" "Nessuna norma per attuare la caccia, chi mente lo fa sapendo di mentire"

Ha suscitato sdegno e polemiche il recente articolo con le dichiarazioni di Maurizio Acerbo, leader di rifondazione comunista, circa il nuovo regolamento per la gestione della caccia, dove secondo l'esponente di sinistra era consentito abbattere selvaggina come cervi e Caprioli. Il movimento 5 stelle, replica alle parole di Acerbo attraverso un comunicato, che qui di seguito riportiamo:

"NESSUN articolo del nuovo regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati prevede che si possano abbattere cervi e caprioli nella Regione Abruzzo. AL CONTRARIO , il comma 72 dell'articolo 1, prevede che “è consentito abbattere ESCLUSIVAMENTE il cinghiale” ed è VIETATO “abbattere altre forme di selvaggina”.

Il nuovo articolo 1-ter, che prevede la predisposizione di “piani di gestione dei cervidi”, al comma 2 fa esplicito riferimento a “specifiche strategie di gestione” che dovranno essere previste in detti piani di gestione subordinati, per la loro adozione, come da comma 4 dello stesso articolo, al parere dell'ISPRA.

L'ISPRA, “Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale”, dal canto suo, prevede tecniche di gestione degli animali selvatici non necessariamente cruente come l'abbattimento selettivo. Dunque, il nuovo regolamento, non prevedendo l'abbattimento di cervi e caprioli, non potrà che consentire tecniche alternative quali il trasferimento di capi in eccesso in altre zone oppure altre azioni non violente di intervento.

Sono, quindi, prive di fondamento le accuse di aver permesso l'apertura della caccia a cervi e caprioli.

Serietà e responsabilità per governare l'Abruzzo.

Il Movimento 5 Stelle si propone come forza politica di governo. Per questo affronta, sempre e in ogni occasione, con serietà e responsabilità le problematiche dei territori, senza trincerarsi in posizioni preconcette o ideologiche e senza chiudersi in una opposizione sterile fatta di solo “no”.

Nessuno può mettere in discussione l'attenzione del Movimento 5 Stelle per le tematiche ambientali, men che meno esponenti di forze politiche residuali abituati a fare opposizione a vita e sempre pronti alla strumentalizzazione in cambio di un briciolo di visibilità. Sono decine le iniziative del MoVimento, ad ogni livello Istituzionale, per promuovere una società sostenibile, capace di conservare gli ecosistemi e preziose risorse naturali e non abbiamo mai accettato il compromesso di governare con chi questa terra la sta distruggedo, ad ogni grado delle istituzioni.

Tuttavia, insieme alle istanze ambientaliste di cui il MoVimento si è sempre fatto portavoce, occorre dare voce ed attenzione anche alle istanze dei cittadini abruzzesi che si dedicano all'agricoltura e che subiscono danni da fauna selvatica. Tanto più che alcuni di essi si dedicano a colture di pregio, vanto della nostra Regione come, ad esempio, lo zafferano.

Allo stesso tempo, in modo serio e responsabile, occorre porsi il problema della protezione dell'immenso patrimonio naturalistico e faunistico dell'Abruzzo, che non è solo biodiversità, necessaria per la conservazione di ecosistemi vitali anche per gli esseri umani, ma anche fonte di reddito per quegli Abruzzesi che hanno deciso di investire in un turismo sostenibile e innovativo. Rinunciare ad occuparsi della gestione della fauna in ecosistemi già compromessi da tempo, evitando di affrontare il problema dei danni all'agricoltura arrecati da qualsiasi specie selvatica, come vorrebbe fare qualche professionista del “conflitto”, significherebbe mettere l'uno contro l'altro due settori strategici per l'Abruzzo: l'agricoltura e il turismo.

Non è di crociate che abbiamo bisogno ma di buon governo del territorio.

Per questo, responsabilmente, i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle membri della III Commissione hanno votato favorevolmente non all'introduzione della caccia a cervi e caprioli bensì alla previsione di piani per la gestione dei cervidi per fare in modo che le popolazioni di animali selvatici restino in equilibrio con i fragili ecosistemi in cui sono stati reinseriti.

L'abbattimento selettivo, non previsto per cervi e caprioli in nessun articolo del nuovo regolamento faunistico-venatorio, è solo una delle tecniche possibili per tenere sotto controllo alcune popolazioni di animali, come per esempio i cinghiali .

Sarà cura del MoVimento impegnarsi affinché si faccia sempre più ricorso a tecniche alternative come il trasferimento dei capi in eccesso in altre zone da ripopolare oppure a campagne di sterilizzazione.

Contemporaneamente, il Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle in Regione Abruzzo resta a disposizione di qualsiasi Associazione di cittadini che voglia confrontarsi su questi temi strategici per i nostri territori per costruire, insieme, una Regione capace di tutelare e conservare il proprio unico e immenso patrimonio naturale."

domenica 13 settembre 2015

Cologna (Te), 44enne lavora nei campi e viene colpito da un cacciatore

ph cityrumors.it
Cologna. Colpito da un pallino da caccia mentre lavora alla vigna. E’ accaduto qualche giorno fa ad un 44enne, G.R., che è dovuto correre al pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova con una ferita all’addome.

L’uomo stava lavorando nel suo campo, in contrada San Salvatore a Cologna, quando è stato raggiunto da un pallino da caccia che è riuscito poco dopo ad estrarre da solo.

Cologna. Colpito da un pallino da caccia mentre lavora alla vigna. E’ accaduto qualche giorno fa ad un 44enne, G.R., che è dovuto correre al pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova con una ferita all’addome.

L’uomo stava lavorando nel suo campo, in contrada San Salvatore a Cologna, quando è stato raggiunto da un pallino da caccia che è riuscito poco dopo ad estrarre da solo.

La Regione Abruzzo apre la strada alla strage di cervi e caprioli Il WWF chiede l’immediato ritiro di questo ennesimo regalo ai cacciatori

COMUNICATO STAMPA DEL 12 SETTEMBRE 2012

La Regione Abruzzo apre la strada alla strage di cervi e caprioli.
Il WWF chiede l’immediato ritiro di questo ennesimo regalo ai cacciatori

Con la modifica del regolamento degli ungulati la Regione Abruzzo di Luciano D’Alfonso ha di fatto aperto la strada alla strage di cervi e caprioli, due specie che fino ad oggi sono state tutelate e salvate dai fucili dei cacciatori.

“Non possiamo che definirci sconcertati da questa scelta del Governo regionale del Presidente D’Alfonso”, dichiara Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo. “In piena estate, senza nessun confronto, senza valutarne minimamente le ripercussioni, la Regione decide di fare questo ennesimo regalo ai cacciatori. È veramente paradossale che aprire la caccia a due specie che solo pochi anni fa erano scomparse dalla nostra regione proprio a causa della caccia e che sono tornate a popolare i nostri territori grazie a interventi di reintroduzione condotti dalle aree naturali protette. Oggi cervi e caprioli stanno tornando a vivere in Abruzzo, ma le loro popolazioni sono assolutamente lontane dal determinare danni tali da giustificarne la caccia. Inoltre la Regione Abruzzo sceglie di abdicare al proprio compito di pianificatore e di affidare la gestione della fauna, che è un patrimonio di tutti e non di chi la vuole uccidere, al mondo venatorio: un nuovo fallimento annunciato. Esattamente come è accaduto per i cinghiali l’aver affidato la gestione di questa specie solo ai cacciatori ha portato a situazioni ingestibili perché affrontate, non attraverso metodi scientifici, ma esclusivamente nell’interesse di chi prova piacere nel cacciare o di chi fa affari rivendendo, spesso in nero e senza nessun controllo sanitario, i capi abbattuti a ristoranti e agriturismi”.

Il WWF chiede ai consiglieri regionali di rivedere immediatamente l’atto che ha portato alla modifica del Regolamento Ungulati e di cancellare questa vergogna.

Caccia a cervi e caprioli: "persino il M5S ha votato a favore!"

L'AQUILA - "Doveroso - dice Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista - aggiornare sull'inserimento di cervi e caprioli nell'elenco degli ungulati a cui si può sparare".

"Ieri avevo comunicato che la Regione Abruzzo ha modificato alla chetichella il regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati inserendo la possibilità di andare a caccia di cervi e caprioli. Avevo lamentato il fatto che quello che non era riuscito alla destra per l’opposizione mia e di Walter Caporale ora passa col centrosinistro grazie anche alla latitanza di partiti che si dicono ambientalisti come Sel e M5S".

"In realtà ricostruendo i fatti - spiega Acerbo - le cose sono andate anche peggio di quanto prevedessi: l’opposizione 'ambientalista' cioè il M5S ha votato a favore insieme a tutti gli altri!".

"Per la precisione il testo arrivato in commissione è stato sostituito da un unico emendamento a firma dei consiglieri Lorenzo Berardinetti, Sandro Mariani, Lorenzo Sospiri, Mauro Di Dalmazio, Domenico Smargiassi, Mauro Febbo e Domenico Ranieri. Dunque PD, Forza Italia, la civica di centro destra Abruzzo Futuro e grillini hanno presentato l’emendamento per la caccia a cervi e caprioli! Nel voto di approvazione all’unanimità del testo si sono aggiunti l’ex-M5S Leandro Bracco e il consigliere IdV Lucrezio Paolini".

"Sel non c’era, come quasi sempre in commissione, perché l’unico consigliere è Mario Mazzocca che ricopre anche la carica di assessore (questo implicherebbe di organizzarsi meglio per controllare l'iter dei provvedimenti)".

"La commissione si è tenuta lo scorso 11 agosto 2015 e nonostante l’unanime sostegno delle forze politiche presenti in consiglio regionale - sottolinea Acerbo - è toccato a un ex-consigliere darne notizia agli abruzzesi dopo pubblicazione sul Bura".

"Da notarsi che dal verbale della commissione, disponibile on line grazie alle norme sulla trasparenza fatte approvare anni fa da Rifondazione comunista, si evince che a discutere del provvedimento siano stati convocati in commissione rappresentanti dei cacciatori e degli agricoltori ma non associazioni ambientaliste e animaliste, cosa che in passato avevamo sempre imposto come doverosa per avere un quadro completo delle problematiche e dei punti di vista".

"Rinnovo l’invito a maggioranza e sedicente opposizione a cancellare questa norma vergognosa".

sabato 12 settembre 2015

Acerbo: tutti hanno votato contro Bambi

Comunicato stampa

CHI HA VOTATO CONTRO BAMBI: TUTTI!

Doveroso aggiornare sull'inserimento di cervi e caprioli nell'elenco degli ungulati a cui si può sparare. 

Ieri avevo comunicato che la Regione Abruzzo ha modificato alla chetichella il regolamento per la gestione faunistico - venatoria degli ungulati inserendo la possibilità di andare a caccia di cervi e caprioli. 

Avevo lamentato il fatto che quello che non era riuscito alla destra per l’opposizione mia e di Walter Caporale ora passa col centrosinistro grazie anche alla latitanza di partiti che si dicono ambientalisti come Sel e M5S. 

In realtà ricostruendo i fatti le cose sono andate anche peggio di quanto prevedessi: l’opposizione “ambientalista” cioè il M5S ha votato a favore insieme a tutti gli altri! 

Per la precisione il testo arrivato in commissione è stato sostituito da un unico emendamento a firma dei Consiglieri Berardinetti, Mariani, Sospiri, Di Dalmazio, Smargiassi, Febbo e Ranieri. Dunque PD, Forza Italia, la civica di centro destra Abruzzo Futuro e grillini hanno presentato l’emendamento per la caccia a cervi e caprioli! Nel voto di approvazione all’unanimità del testo si sono aggiunti l’ex-M5S Leandro Bracco e il consigliere IdV Lucrezio Paolini. 

Sel non c’era, come quasi sempre in commissione, perché l’unico consigliere è Mario Mazzocca che ricopre anche la carica di assessore (questo implicherebbe di organizzarsi meglio per controllare iter provvedimenti). 

La commissione si è tenuta lo scorso 11 agosto 2015 e nonostante l’unanime sostegno delle forze politiche presenti in Consiglio Regionale è toccato a un ex-consigliere darne notizia agli abruzzesi dopo pubblicazione sul BURA.

Da notarsi che dal verbale della commissione, disponibile on line grazie alle norme sulla trasparenza fatte approvare anni fa da Rifondazione Comunista, si evince che a discutere del provvedimento siano stati convocati in commissione rappresentanti dei cacciatori e degli agricoltori ma non associazioni ambientaliste e animaliste, cosa che in passato avevamo sempre imposto come doverosa per avere un quadro completo delle problematiche e dei punti di vista. 

Rinnovo l’invito a maggioranza e sedicente opposizione a cancellare questa norma vergognosa.

Maurizio Acerbo, ex-consigliere PRC-Sinistra Europea






giovedì 10 settembre 2015

D'Alfonso contro Bambi: si potrà sparare anche a cervi e caprioli

Ci aveva provato Febbo ma lo avevamo bloccato, ora lo fa il PD mentre Sel e M5S dormono

Nella passata legislatura più volte l’allora assessore Mauro Febbo su pressione di alcune associazioni venatorie aveva tentato di introdurre in Abruzzo la caccia a cervi e caprioli.

E tutte le volte era stato bloccato da Rifondazione Comunista e dagli ambientalisti, con miei ricorsi al collegio delle garanzie statutarie quando provava ad aggirare il Consiglio Regionale e con l’ostruzionismo quando provava a inserire nel regolamento per la gestione faunistico – venatoria degli ungulati.

Ora che Rifondazione Comunista e Verdi non sono più in Consiglio Regionale e al posto di Chiodi c’è D’Alfonso nel regolamento vendono inseriti cervi e caprioli tra gli ungulati su cui si può sparare in quella che dovrebbe essere la Regione Verde dei Parchi.

La destra non riuscì a far sparare a Bambi, ma anche in questo campo a realizzare il programma di Forza Italia ci pensa il PD ovviamente con il supporto del centrodestra.

C’’è da domandarsi cosa stiano facendo partiti che si dicono ambientalisti, come M5S e Sel che è addirittura in giunta, se gli passano sotto il naso cose di questo genere.

La modifica del Regolamento ungulati è stato pubblicato sul BURA n. 33 del 9 settembre con Decreto del Presidente.

Una scelta che ci appare folle considerata anche la valenza che questi animali hanno anche per quanto riguarda il turismo naturalistico.

Premesso che in una Regione che si diceva Verde e che dovrebbe puntare sul turismo naturalistico è poco opportuno aprire la caccia a cervi e caprioli, faccio notare che le aree a maggior densità di cervi sono quelle che secondo il PATOM (piano azione tutela orso marsicano) vanno sottoposte a tutela.

Cervo e capriolo sono due specie che in Abruzzo la caccia aveva distrutto, e sono state reintrodotte a partire dagli anni ’70 nei parchi e nelle riserve naturali. Da allora le due specie si sono gradualmente diffuse ma ancora oggi vi sono ampie zone in cui sono ancora assenti. Insomma in nessun modo si possono accostare cervi e caprioli all’emergenza cinghiali visto che il processo di ricolonizzazione è ancora in atto.

Si tratta di una decisione sbagliata, vergognosa, non a caso assunta alla chetichella. Invito il presidente D’Alfonso a cancellare immediatamente un provvedimento demenziale di puro clientelismo venatorio.

Maurizio Acerbo, ex-consigliere regionale Rifondazione Comunista

Alla volpe non piace questo elemento

Qualche giorno fa, per la prima volta in 34 anni, a casa mia in Abruzzo è arrivata la volpe, il mio animale preferito. La aspettavo da quando ero piccola, avevo un sacco di cose da raccontarle, alla volpe. Purtroppo, però, non è venuta a salutare me ma a trucidare le mie papere, che vivevano in giardino come cani e a cui tutti eravamo affezionati. Le due femmine sono morte perché stavano covando le uova con gli anatroccoli e non hanno voluto abbandonare il nido che si erano costruite sotto un bell’albero.

Il maschio, rimasto solo ferito perché come ogni maschio che si rispetti se l’è data a gambe, è sotto shock: non si nutre più, e sicuramente non avrà vita lunga. Gli guardo gli occhi spenti e cerco di immaginare i suoi pensieri, senza più le sue femmine starnazzanti a riempirgli le giornate.

La volpe è arrivata in giardino in corrispondenza della riapertura della caccia: sulle colline intorno si sentono i fucili sparare e nel bosco non c’era più modo di stare, per lei. Sopravvissuta, è diventata portatrice di morte dove non avrebbe dovuto.

Foto di Vincenzo Corona – Volpe nel bosco verso Passo Godi

Le volpi sono cacciatrici, direte voi, fanno razzie nei pollai per nutrire se stesse ed i propri cuccioli, direte ancora voi, è la natura, direte sempre voi che avete un sacco di cose da dire, Dio vi benedica! La natura, in realtà, dice altro: dice per esempio che dovrebbero esserci degli equilibri, nel bosco, e pensate un po’ ci sono pure, fino a che una panda 4×4 non arriva a rompere le palle.

Eh ma allora i cinghiali? Quelli sono tanti, divorano i raccolti e ammazzano pure gli automobilisti! È vero, perchè non sono cinghiali abruzzesi*: qualche anno fa sono stati immessi sul nostro territorio in maniera programmata e a fine puramente venatorio delle specie di cinghiale provenienti dal centro-europa. Questi animali, più grandi ed aggressivi di quelli abruzzesi (che, guarda il caso, stavano sparendo) si sono rivelati molto inclini al nomadismo e all’adattamento, con i risultati di oggi: un vizietto sfuggito di mano, in pratica. Di chi è la colpa, se la popolazione dei cinghiali sta facendo più danni della peste allora? Della lobby dei cacciatori. Di chi è la colpa, se la volpe mangia ciò che non dovrebbe? Della lobby dei cacciatori e dei suoi giocattoli rumorosi.

Di chi è la colpa, se tutto questo viene permesso? Nostra (cit.), perchè non ce ne frega niente della volpe, del cinghiale cecoslovacco scostumato, del mio povero papero vedovo e di tutto quello che va oltre il nostro cancello, come sempre.

Io sono contro la caccia, non so se s’era capito, e potrei reagire alla violenza con altra violenza ma non sta bene, per le signorine di buona famiglia, quindi mi limiterò a fornire ai cacciatori delle valide alternative per trascorrere i momenti di svago senza spargimenti di sangue. Dunque, cacciatori abruzzesi, la domenica mattina voi potreste, in alternativa:

- Fare all’amore con le vostre mogli;

- Iscrivervi ad un corso di tango;

- Giocare a paintball;

- Lavare la macchina, aspettare che piova e poi lavarla di nuovo;

- Cucinare un timballino e fare i provini per Masterchef Turchia;

- Rotolarvi dal Corno Grande del Gran Sasso cantando “Montagne verdi” ;

- Leggere un libro, ma non sulla caccia;

- Provare a capire che quello che fate fa schifo, e andare da un bravo analista.

Se poi tu, sì proprio tu che stai leggendo, hai qualche idea migliore aiutami:adotta un cacciatore! Fagli capire che la vita è bella: portalo al mare, fallo sognare, fagli rottamare la panda 4×4 e via di cabriolet, col vento tra i capelli e senza fucili a colmare i vuoti.

A perdere.

di Laura Romani

Nota dell’Autrice

Il primo che mi commenta “buonista” o “banale” vince un panino con la Porchetta di Colledara ed un buono per lavare l’auto la domenica mattina. Affrettatevi!.


Abbattimento cinghiali, associazioni venatorie d’accordo con il piano della Provincia

Teramo. I Presidenti delle Associazioni Venatorie Arcicaccia ed Enalcaccia, Massimo Sordini e Giuseppe Olivieri e il Presidente dell’Associazione di protezione ambientale Urca, Giovanni Muzii, esprimono soddisfazione per i primi risultati resi noti dalla Provincia di Teramo dall’applicazione del Piano di abbattimento dei cinghiali.

I Presidenti delle tre Associazioni, vogliono ricordare che da subito avevano appoggiato il Piano della Provincia, come risulta agli atti delle varie Conferenze di servizi indette dall’Ente, a differenza dei due Presidenti degli Atc Salinello e Vomano che invece anche sugli organi di stampa lo contestavano fortemente in quanto lo ritenevano sbagliato e per questo inefficace.

Secondo le tre Associazioni rappresentate in Consulta Provinciale della Caccia, la Provincia è riuscita in una operazione molto difficile che era quella di conciliare le esigenze degli agricoltori, che chiedono la soppressione dell’ungulato e le aspettative dei cacciatori (o meglio di una parte di essi), che non vogliono abbattere i cinghiali al di fuori della stagione di caccia, abbattendo un numero relativamente basso di capi rispetto agli anni precedenti, ma prelevandolo nelle zone in cui si concentra il danno e soprattutto anticipando gli abbattimenti ai mesi di maggio-giugno.

Provincia Pescara, triplicati gli abbattimenti di cinghiali

PESCARA. Anche la Provincia di Pescara, che ad aprile di quest’anno ha approvato il piano quinquennale di gestione della specie cinghiale (prima provincia d’Abruzzo) e che, successivamente, ha approvato il nuovo piano triennale di controllo della popolazione di cinghiale 2015-2017, rende noti, come la provincia di Teramo, i risultati raggiunti nei primi mesi di attività di controllo (da maggio a luglio) in collaborazione con l’ATC di Pescara.

«Innanzitutto- spiega il presidente Di Marco – c’è da dire che l’obiettivo del piano quinquennale era quello di ridurre la spesa per il risarcimento dei danni da cinghiale dagli 334.000 € l’anno a 134.0000 al termine dei cinque anni (2019).L’obiettivo per questi primi mesi di attività è stato raggiunto e anche superato».

Infatti rispetto alla passata stagione è stato triplicato, da 121 a 297, il numero degli abbattimenti di cinghiali, mentre il numero di richieste di risarcimento danni è passato da 282 a 174, con una riduzione del 38%.

Quest’ultimo dato – fanno sapere gli uffici competenti - se rapportato alla spesa per il risarcimento dei danni, potrebbe consentire una riduzione della spesa, per il 2015, pari a circa 127.000,00 euro, ovvero quasi i 2/3 dei risultati previsti alla scadenza del piano.

Gli strumenti di gestione sono stati predisposti direttamente dal settore Ambiente e Pianificazione territoriale con la collaborazione degli ATC. L’organizzazione dell’attività di controllo delle popolazioni di cinghiale è stato completamente rivisitata e potenziata rispetto agli anni precedenti allargando il territorio di intervento e intervenendo direttamente su richiesta degli agricoltori, ovvero utilizzando una specifica task-force.

«Il principio cardine – conclude Di Marco – è stato quello di legare il cacciatore al territorio, rendendolo in tal modo partecipe della corretta gestione della specie, preservando le colture agricole. Anche per questo abbiamo coinvolto, in riunioni settimanali, anche le associazioni di agricoltori».

Cinghiali, Pepe: dati mostrano l'efficacia della strategia abbattimenti

(Regflash) Pescara, 11 set - Con la preapertura ha preso il via la stagione venatoria abruzzese 2015/2016. La Regione nel frattempo traccia un primo bilancio dei risultati del piano di selecontrollo dei cinghiali attivato insieme alle Province. L'assessore regionale alla Caccia, Dino Pepe ha sottolineato che "la strategia adottata da Regione e Province per contrastare l'emergenza cinghiali ha avuto i primi risultati". "I dati, soprattutto quelli provenienti da Teramo e Pescara, cominciano ad essere significativi per determinare una riduzione dei danni in agricoltura e contestualmente garantire maggiore sicurezza ed incolumità pubblica per i cittadini". Secondo l'assessore Pepe, la Provincia di Teramo, che per prima ha dato il via agli abbattimenti (il 16 maggio 2015), grazie ai 370 capi abbattuti, ha riscontrato una diminuzione media del 26% dei danni alle coltivazioni rispetto al 2014, con punte di oltre il 45% nel mese di luglio. A Pescara il numero di cinghiali abbattuti è triplicato rispetto all'anno scorso (297 nel 2015) con una conseguente forte diminuzione delle richieste di risarcimento danni. Anche la Provincia di Chieti ha comunicato un netto aumento degli abbattimenti: nella macro-zona Chieti-Lanciano sono stati oltre 200 mentre nel vastese circa 130; entrambi i dati sono in forte crescita rispetto a 12 mesi fa. Situazione leggermente diversa per la Provincia dell'Aquila che anche se in ritardo, è riuscita ad avviare il piano di selecontrollo grazie all'impegno del neo-Presidente Antonio De Crescentiis, con l'abbattimento di oltre 90 capi. Pepe: "Grazie al confronto ed alla collaborazione con il mondo venatorio abbiamo imboccato la strada giusta per garantire un equilibrio tra la presenza dei cinghiali e il territorio regionale; l'attenzione comunque rimane alta, tanto che pochi giorni fa ho inviato una lettera al Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, per chiedere anche un intervento del Governo per contrastare l'emergenza dovuta alla fauna selvatica che interessa l'Abruzzo e le altre regioni italiane". 

(Regflash) US150911

venerdì 4 settembre 2015

Abruzzo, Consiglio regionale. Emergenza fauna selvatica: Febbo replica a Pepe

L’Aquila – 03 settembre 2015. Il Presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo contesta i contenuti della lettera sull’emergenza fauna selvatica che l’Assessore alle Politiche agricole Dino Pepe ha inviato alle Istituzioni nazionali. “Innanzitutto – spiega Febbo – non esistono leggi con cui la Regione ha contenuto i danni; i regolamenti votati nella scorsa Legislatura sono stati osteggiati proprio dalla sua parte politica e, nell’attuarli, sono state omesse le forme di controllo verso le Province, visto che alcune avevano completamente ignorato l’obbligo della redazione dei piani quinquennali. L’inefficacia non e’ affatto dovuta alla legge 157 e alla legge 394, le quali non precludono nessuna delle azioni stabilite ai fini dello svolgimento della caccia di selezione e del controllo, il cui successo deriva dall’azione delle Province e dai controlli degli enti superiori come le Regioni. L’equilibrio sostenibile non si ottiene con accordi Regione e Ministero, ma mettendo in pratica gli strumenti forniti dalle fonti legislative, piu’ che corretti e completi, usati da tutte le Regioni; le Regioni hanno gia’ in dote dalla legge l’autonomia gestionale sulla caccia, se non con la limitazione, stabilita dall’articolo 117 della Costituzione e confermata dalle sentenze della Corte Costituzionale 2014 e 2010 per Piemonte e Liguria, dei livelli minimi di tutela, concetto questo che si incrocia con la tutela generale dell’ambiente, e che si e’ espresso laddove alcune Regioni hanno tentato di variare l’art. 32 della 394. Ampliare da parte delle Regioni i periodi di caccia – sottolinea Febbo – attiene alle variazioni dei periodi della 157 e cioe’ alla revisione dei requisiti minimi di tutela, i quali non possono essere variati attraverso l’OFR , perche’ sarebbe anticostituzionale; le norme gia’ distinguono l’attivita’ venatoria da quella di controllo e sono chiarissime; il controllo e’ gia’ possibile nelle aree chiuse interdette all’attivita’ venatoria, ma decide l’ente gestore. Nella lettera si richiede la possibilita’ di avvalersi dell’OFR: finalmente si riconosce, con questa richiesta, che a oggi tale riconoscimento non esiste, viste le 3 sentenze di Corte Costituzionale gia’ evidenziate dall’ISPRA. Si richiede l’avvio dell’attivita’ venatoria nelle aree contigue modulando la pressione venatoria: informo Pepe che le aree contigue oggi in Abruzzo non esistono. Si confonde la ZPE con le aree contigue, stabilite dall’art. 32 della 394, che sono tutt’altra cosa. Lo riporta una nota diffusa, in giornata, dal servizio informativo del Consiglio. I dettagli della nota, della quale si riporta l’intero contenuto testuale, sono stati resi pubblici, alle 14, anche mediante il canale web dell’ente, sul quale ha trovato ampio spazio la notizia. Tali aree vanno individuate dalla Regione sentiti i Parchi. Basterebbe non farle finche’ non viene modificata la legge 394, inserendo la ‘residenza venatoria’. Si chiede l’affidamento alle Regioni delle aree contigue: ribadendo che non esistono ricordo all’Assessore che il Consiglio di Stato e’ stato chiarissimo, come materie concorrenti nell’incrocio con le tutele minime affidate allo Stato, in ragione della mission delle aree contigue occorrerebbe una revisione dell’articolo 117 della Costituzione, per cui il Ministro puo’ fare ben poco. Nessun regolamento supera tale problematica. Anche in caso si facessero appositi regolamenti, se impugnati come accaduto nel contenzioso acceso dall’Atc Sulmona con il Consiglio di Stato, si sarebbe eternamente soccombenti. Infine – conclude il Presidente della Commissione di vigilanza – si chiede maggiore coordinamento a livello istituzionale. Ma questa, vorrei dire a Pepe, e’ una richiesta che sa di presa in giro per il mondo venatorio e il mondo agricolo, in quanto la Giunta Chiodi aveva limitato le prescrizioni alla caccia e alla braccata esclusivamente nei territori dove e’ presente l’orso nei periodi di attivita’ venatoria, avvalendosi degli studi dell’Universita’ La Sapienza e del Ministero, proprio attraverso il Tavolo tecnico ristretto del punto B1 sulla caccia dell’accordo Patom. La Regione, con il suo tecnico nominato al tavolo del Patom, sta aumentando i divieti di braccata in maniera indiscriminata, decretando la salvezza dei cinghiali e la fine dell’agricoltura, ignorando tutti i lavori del Tavolo tecnico ristretto B1, vietando la braccata senza nuovi dati con una cartina che l’Assessore stesso ha pubblicato sul sito della Regione. Se ne e’ reso conto?”. 

giovedì 3 settembre 2015

Abruzzo. Preapertura della caccia. Il WWF: solito “regalo” ai cacciatori a danno della fauna abruzzese

COMUNICATO STAMPA DEL 3 SETTEMBRE 2015

Ieri preapertura della caccia
Solito “regalo” ai cacciatori a danno della fauna abruzzese 

La Regione Abruzzo non si smentisce! Come ogni anno, consentendo la preapertura, l’Assessore regionale alla caccia di turno fa il solito “regalo” ai cacciatori a danno della fauna abruzzese.

Nella giornata di ieri, mercoledì 2 settembre, e ancora domenica prossima, 6 settembre, in Abruzzo è possibile cacciare tortora, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia, in anticipo di alcune settimane rispetto all’apertura ordinaria.

L’apertura anticipata della caccia è una pratica estremamente dannosa che è oggetto di forti critiche da parte del mondo scientifico. Anticipare la stagione venatoria, infatti, ha un effetto negativo, non solo sulle specie oggetto di prelievo, ma anche su tutte le altre che vengono disturbate dai cacciatori impegnati nelle battute di caccia. Peraltro arriva in tarda estate, momento molto delicato sia per il ciclo biologico di diverse specie sia per le condizioni naturali caratterizzate da scarse risorse idriche e trofiche. Senza considerare la possibilità di atti di bracconaggio su specie non cacciabili durante la preapertura, possibilità che aumenta grazie alle azioni di indebolimento del Corpo Forestale dello Stato e delle Guardie provinciali che si stanno mettendo in atto.

“La preapertura della caccia”, dichiara Luciano Di Tizio, delegato WWF Abruzzo, “è la dimostrazione che la pratica del prelievo venatorio non avviene sulla base di valutazioni tecnico-scientifiche, ma solo per accontentare i cacciatori. Fortunatamente, grazie alle battaglie del WWF e delle altre associazioni, negli ultimi anni sono state notevolmente ridotte le giornate di preapertura, ma è evidente che la Regione Abruzzo non ha ancora raggiunto quella maturità necessaria per una corretta gestione faunistica”.

Ma la preapertura è solo un degli aspetti problematici del calendario venatorio 2015/16.

“Come WWF siamo intervenuti con nostre osservazioni sul calendario venatorio alla Commissione regionale sulla Valutazione di Incidenza Ambientale”, conclude Luciano Di Tizio, “sollevando molteplici questioni in merito a modalità e periodi di caccia su diverse specie. Ci attendiamo modifiche prima dell’avvio della stagione di caccia vera e propria, altrimenti dovremo mettere in atto le necessarie azioni in tutte le sedi. Ricordo che negli ultimi anni l’azione della Regione Abruzzo in materia di caccia è stata bocciata dalla magistratura e dal Governo ben 14 volte! Il tutto con conseguente esborso per gli abruzzesi che hanno visto impiegati i soldi delle loro tasse in avvocati e spese legali per difendere scelte indifendibili adottate solo per accogliere le richieste delle associazioni venatorie”.

Abruzzo: cacciatori in sciopero dopo le nuove limitazioni per la salvaguardia dell’orso

I cacciatori della Valle Peligna in Abruzzo non cacceranno più i cinghiali, che di questo periodo minacciano le zone agricole della zona, per protestare contro le nuove limitazioni introdotte nell’attività venatoria per salvaguardare l’orso bruno marsicano

In relazione alle notizie di stampa locale riportate in alcune testate abruzzesi, pare che i cacciatori della Valle Peligna “sciopererebbero”, vale a dire rinuncerebbero a cacciare il cinghiale nella prossima stagione venatoria. A fronte di questa notizia, l’associazione SALVIAMO L’ORSO, ne prende atto dichiarandosi amareggiata dalla decisione dei cacciatori posto che non è chiesto loro di rinunciare alla loro passione peraltro legittima e lecita.

Secondo la stessa Associazione, i cacciatori, che a parole si dicono grandi amici dell’orso marsicano, contestano alcune modalita’ e limitazioni introdotte nel prossimo calendario venatorio proprio per evitare disturbo al plantigrado, ma che non impediscono di certo l’esercizio della loro passione. Regole e limitazioni tra l’altro sottoscritte dalle stesse associazioni venatorie a livello nazionale e ribadite con apposito protocollo nel Marzo 2014. E’ evidente che cosi come altre categorie di abruzzesi ( albergatori, allevatori, immobiliaristi, gestori degli impianti da sci) anche i cacciatori “amano” l’orso ma poi , in pratica, non sono disposti ad alcun sacrificio per favorirne la salvaguardia.

“Purtroppo niente di nuovo sotto il cielo della regione dove anche gli amministratori danno prova dello stesso atteggiamento pilatesco”, come ha dichiarato la stessa associazione in una nota. Aspettiamo quindi lo “sciopero” dei cacciatori peligni che se mai dovesse essere osservato , cosa altamente improbabile , non arrecherebbe comunque alcun danno agli agricoltori della valle visto che i cinghiali oggetto delle cacce dell’ATC di Sulmona come riportato testualmente dal quotidiano sarebbero quelli «in zone orograficamente difficili e impervie come quelle ricadenti nello stesso ambito territoriale caccia» e dove non ci risultano ricadere fiorenti aree agricole. Insomma dopo esser stati la causa di questa pestilenza (il cinghiale importato da i paesi dell’est per il loro personale divertimento) i valorosi cacciatori , piccolissima minoranza della comunita’ abruzzese oggi si presentano come i salvatori del mondo agricolo piagato dai danni causati dall’oggetto del loro divertimento. Altrove, nel parco nazionale del Gran Sasso hanno addirittura contestato per anni le catture con le gabbie ed i chiusini effettuate dagli agricoltori per conto del parco ma oggi si ripropongono come gli unici che potranno salvarci da questo flagello. “Salviamo l’Orso non ha mai avversato per principio l’attivita’ venatoria ed appoggia gli abbattimenti selettivi programmati anche al di fuori della stagione venatoria ma ha sempre e solo chiesto attenzione per le aree frequentate dall’orso e quest’anno ha finalmente ottenuto che in una limitata area tra PNALM e PNM si cacci pure il cinghiale ma con metodi meno pericolosi per l’animale simbolo della natura abruzzese, un valore aggiunto ed economicamente importante delle nostre aree interne. Se i cacciatori vogliono rendersi utili facciano i selecontrollori nella piana peligna , conquisteranno cosi la gratitudine dei nostri agricoltori ed anche la nostra” ha ribadito l’associazione in merito alla vicenda.

Fauna selvatica: Pepe chiede un tavolo tecnico al ministro Martina

L’assessore regionale all’Agricoltura, Dino Pepe, con una nota ufficiale, ha richiesto al Ministro delle Politiche Agricole Murizio Martina, l’attivazione di un tavolo tecnico per la revisione degli strumenti normativi attualmente vigenti in materia di gestione degli ungulati selvatici con particolare riguardo ai cinghiali. La normativa nazionale in materia risulta ormai obsoleta e si rende pertanto necessario l’avvio di una concertazione tra Regioni e Ministeri competenti al fine di adeguare detta normativa, con la finalita’ di garantire l’equilibrio “sostenibile” tra le popolazioni di fauna selvatica e il mantenimento delle coltivazioni agricole e le altre attivita’ antropiche, nonche’ la giusta tutela della sicurezza e della incolumita’ pubblica.

Purtroppo, in Abruzzo, l’elevata densita’ di animali selvatici (che ha ampliato il proprio areale con una grande adattabilita’ ai cambiamenti ambientali e climatici in corso), oltre che essere responsabile di ingenti danni alle produzioni agro-silvo-pastorali determina anche pericoli concreti alla pubblica incolumita’ con esiti, in alcuni casi, anche drammatici e con la perdita di vite umane. La Regione Abruzzo, nel bilancio di previsione 2015, pur ritenendo prioritaria la tutela delle produzioni agricole e non il mero indennizzo dei danni all’agricoltura, ha inteso, comunque, stanziare risorse specifiche al riguardo ma tali danni sono in aumento e specifici interventi come la caccia di selezione su tutte e quattro le province abruzzesi (pure inserita nel nuovo calendario venatorio 2015) e l’attivazione della microfiliera del cinghiale (nel nuovo P.S.R. 2014-2020), rappresentano un aiuto importante per contrastare tale fenomeno ma non del tutto sufficiente.

Infine, al precipuo fine di rendere operativo il tavolo di confronto, e’ stato fornito un elenco di argomenti strategici su cui potrebbe essere orientata la concertazione: autonomia gestionale delle Regioni, per poter valutare ed implementare le strategie piu’ opportune e funzionali al proprio assetto socio-economico e territoriale e per poter rivalutare tale patrimonio faunistico che dovrebbe costituire una risorsa del territorio anziche’ un problema; distinzione tra l’esercizio dell’attivita’ venatoria e quella di controllo; possibilita’ per le Regioni di ampliare i periodi di caccia di alcune specie di selvatici, in particolare degli ungulati, in presenza di esigenze riscontrate dall’OFR o dall’ISPRA; aumento del numero di giornate di caccia settimanali per gli ungulati ed altre specie molto dannose; controllo, prevenzione e risarcimento dei danni sia nelle aree a gestione programmata della caccia sia all’interno delle aree ove l’esercizio venatorio e’ vietato; per queste ultime andrebbe previsto la possibilita’ di ricorrere ad uno specifico atto autorizzativo rilasciato da un’autorita’ esterna all’Ente Parco stesso (Presidente della Giunta Regionale – Prefetto competente per territorio – Sindaco); possibilita’ per le Regioni di avvalersi del parere tecnico-scientifico dell’Osservatorio Faunistico Regionale (se ne sono dotate) per il monitoraggio delle specie e la definizione degli interventi da realizzare sul territorio al fine di garantire l’equilibrio; avvio dell’attivita’ venatoria nelle aree contigue ai Parchi con una modulazione della pressione venatoria; affidamento alle Regioni della gestione della fauna selvatica nelle aree contigue ai Parchi con appositi regolamenti; maggiore coordinamento tra le diverse realta’ istituzionali preposte alla gestione della pianificazione faunistico-venatoria e delle aree protette (Regione-Enti Parco) e quelle invece preposte alla gestione dell’attivita’ venatoria e del territorio a caccia programmata (Associazioni Professionali Agricole, Associazioni venatorie, Ambiti Territoriali di Caccia).