“L’Ufficio Caccia della Regione Abruzzo è in totale confusione; un decennio di gestione raffazzonata sta producendo una situazione che dire desolante è poco, con un calendario venatorio fatto a collage, con tanto di tentativi di scorciatoie per eludere i provvedimenti dei giudici amministrativi” così la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus sull’ennesima versione del calendario venatorio predisposta dagli uffici regionali.
Infatti, dopo la sospensiva del Tar, che dovrebbe rimanere in vigore fino al 25 settembre, giorno della Camera di Consiglio, l’ufficio caccia regionale ripropone oggi per sottoporlo alla Valutazione di Incidenza Ambientale per l’impatto su specie ed habitat protetti a livello comunitario e sui siti della Rete Natura2000, Sic e Zps, un calendario venatorio con apertura il 15 settembre per merlo e tortora senza neanche tener conto che per questa procedura obbligatoria per legge la regione assegna 30 giorni per le osservazioni del pubblico (come è chiarito fin dalla home-page del sito WEB regionale).
Infatti gli uffici della Regione hanno giustamente accolto l’osservazione della SOA sul fatto che ogni volta che viene depositata una variante sostanziale di una proposta di intervento bisogna far ripartire ex novo i termini del procedimento. Nonostante la legge preveda di predisporre il calendario venatorio entro il 15 giugno, l’Ufficio caccia solo a metà luglio ha depositato gli atti per avviare la procedura. Poi li ha modificati una prima volta il 6 agosto. Ora siamo al terzo deposito in un mese e mezzo! Pertanto anche solo per svolgere questa procedura si arriva come minimo al 6 ottobre prima di poterne discutere in comitato V.I.A.. Eppure stranamente quest’ultimo è stato convocato con all’ordine del giorno proprio la discussione sul Calendario il prossimo 12 settembre. Vorranno per caso discutere il provvedimento mentre sono aperti i termini per le osservazioni su di esso?
Inoltre il calendario è costellato di incisi in rosso su eventuali ulteriori futuri provvedimenti del TAR. Infatti da un lato recepisce finalmente le indicazioni dell’ISPRA come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio ma dall’altro introduce subordinate continue per estendere i periodi di prelievo, aprire la caccia a specie quali Coturnice e Allodola o consentire il prelievo in aree come foci fluviali e zone umide, qualora su uno o più contenuti dovesse arrivare dal TAR, peraltro solo in sede cautelare e non di decisione di merito che si avrà tra un anno, qualche via libera. Un modo di procedere che la dice lunga su una confusione amministrativa, peraltro reiterata, che alla fine di fatto fa riscrivere il calendario venatorio ai giudici come se fossero dei correttori di bozze. Ci si chiede cosa paghiamo a fare i funzionari regionali dell’ufficio caccia che da anni ormai dipendono dalle decisioni di TAR e Consiglio di Stato.
Tra l’altro il nuovo calendario venatorio mantiene come specie cacciabili Pavoncella e Moriglione per le quali era stato addirittura il Ministero dell’Ambiente a chiederne l’esclusione.
Insomma, riteniamo questo tentativo il punto più basso mai raggiunto negli ultimi anni di gestione venatoria nella regione. Si prova a dare un contentino ad alcune categorie di cacciatori operando con procedure spericolate e definite come “urgenti” degne di miglior causa, neanche se ci trovassimo di fronte alla paventata chiusura di un ospedale.
Auspichiamo che la nuova dirigente del settore metta al più presto ordine riconducendo nell’alveo della regolarità un’attività che ora è nel pieno caos amministrativo.
Fonte: cityrumors.it del 09 settembre 2019
Infatti, dopo la sospensiva del Tar, che dovrebbe rimanere in vigore fino al 25 settembre, giorno della Camera di Consiglio, l’ufficio caccia regionale ripropone oggi per sottoporlo alla Valutazione di Incidenza Ambientale per l’impatto su specie ed habitat protetti a livello comunitario e sui siti della Rete Natura2000, Sic e Zps, un calendario venatorio con apertura il 15 settembre per merlo e tortora senza neanche tener conto che per questa procedura obbligatoria per legge la regione assegna 30 giorni per le osservazioni del pubblico (come è chiarito fin dalla home-page del sito WEB regionale).
Infatti gli uffici della Regione hanno giustamente accolto l’osservazione della SOA sul fatto che ogni volta che viene depositata una variante sostanziale di una proposta di intervento bisogna far ripartire ex novo i termini del procedimento. Nonostante la legge preveda di predisporre il calendario venatorio entro il 15 giugno, l’Ufficio caccia solo a metà luglio ha depositato gli atti per avviare la procedura. Poi li ha modificati una prima volta il 6 agosto. Ora siamo al terzo deposito in un mese e mezzo! Pertanto anche solo per svolgere questa procedura si arriva come minimo al 6 ottobre prima di poterne discutere in comitato V.I.A.. Eppure stranamente quest’ultimo è stato convocato con all’ordine del giorno proprio la discussione sul Calendario il prossimo 12 settembre. Vorranno per caso discutere il provvedimento mentre sono aperti i termini per le osservazioni su di esso?
Inoltre il calendario è costellato di incisi in rosso su eventuali ulteriori futuri provvedimenti del TAR. Infatti da un lato recepisce finalmente le indicazioni dell’ISPRA come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio ma dall’altro introduce subordinate continue per estendere i periodi di prelievo, aprire la caccia a specie quali Coturnice e Allodola o consentire il prelievo in aree come foci fluviali e zone umide, qualora su uno o più contenuti dovesse arrivare dal TAR, peraltro solo in sede cautelare e non di decisione di merito che si avrà tra un anno, qualche via libera. Un modo di procedere che la dice lunga su una confusione amministrativa, peraltro reiterata, che alla fine di fatto fa riscrivere il calendario venatorio ai giudici come se fossero dei correttori di bozze. Ci si chiede cosa paghiamo a fare i funzionari regionali dell’ufficio caccia che da anni ormai dipendono dalle decisioni di TAR e Consiglio di Stato.
Tra l’altro il nuovo calendario venatorio mantiene come specie cacciabili Pavoncella e Moriglione per le quali era stato addirittura il Ministero dell’Ambiente a chiederne l’esclusione.
Insomma, riteniamo questo tentativo il punto più basso mai raggiunto negli ultimi anni di gestione venatoria nella regione. Si prova a dare un contentino ad alcune categorie di cacciatori operando con procedure spericolate e definite come “urgenti” degne di miglior causa, neanche se ci trovassimo di fronte alla paventata chiusura di un ospedale.
Auspichiamo che la nuova dirigente del settore metta al più presto ordine riconducendo nell’alveo della regolarità un’attività che ora è nel pieno caos amministrativo.
Fonte: cityrumors.it del 09 settembre 2019
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