lunedì 31 dicembre 2012

Scafa (Pe). A caccia durante l'orario di servizio

SCAFA LA CORTE DEI CONTI CONDANNA PER DANNO ERARIALE IL DIRIGENTE DEL DISTRETTO SANITARIO E ALTRE 4 PERSONE

A caccia durante l'orario di servizio
Nelle intercettazioni: «Mi si sono persi i cani, che me ne frega di lavorare. Manda via tutti»

A caccia, a spasso per i boschi, oppure a tinteggiare la casa di un superiore (dove naturalmente erano arrivati con l'auto di servizio).

Tutti, però,risultavano al lavoro, con tanto di cartellino timbrato. Per questo cinque impiegati del distretto sanitario di Scafa della Asl di Pescara (tra i quali un dirigente e 4 infermieri), sono stati condannati a risarcire l'azienda sanitaria per la mancata prestazione lavorativa e il danno arrecato all'immagine. Lo ha deciso la sezione giurisdizionale per l'Abruzzo della Corte dei conti (Martino Colella, presidente, Federico Pepe, consigliere e Elena Tomassini, relatore; a sostenere «l'accusa» il procuratore Massimo Perin). A giudizio di responsabilità amministrativa erano stati chiamati R.A., 64 anni, dirigente, (che dovrà pagare 33.537 euro), F.D.D. 54 anni, (520 euro), N.N., 52 anni (839 euro), D.B., 57 anni (728 euro), e M.B., 54 anni (659 euro). Il primo, in particolare, deve rispondere anche dell'affidamento di alcuni lavori eseguiti nel distretto sanitario da parte di una ditta privata senza l'autorizzazione della Asl. Tutto nasce da un'indagine del 2008 della squadra mobile di Pescara, che culmina con l'arresto (ai domiciliari), di alcuni degli indagati. La giustizia penale non ha ancora terminato il suo corso, non essendo stata pronunciata alcuna sentenza definitiva di condanna, ma quella contabile (in ossequio a una giurisprudenza ormai abbondantemente consolidata), ha potuto comunque procedere col giudizio di responsabilità.L'indagine, che si era avvalsa anche di intercettazioni telefoniche e pedinamenti, aveva messo in luce un sistema di mala gestione che si traduceva spesso in disservizi e disagi nei confronti dei pazienti, che aspettavano ore nella speranza di essere visitati e che, infine, venivano rimandati a casa senza tanti scrupoli. Senza contare «una consolidata prassi di assenteismo e utilizzo delle pubbliche risorse per scopi personali» da parte del dirigente R.A.. Eloquente è la telefonata intercettata dalla polizia nel novembre del 2008. «Ma oggi non vieni a lavorare? diceva la segretaria al dirigente. «A Nà, mi si sono persi i cani, che c. me ne frega a me di lavorare». A questo punto la donna aggiungeva: «Allora devo mandare via tutti»? Risposta: «Sì, sì, puoi mandare via tutti», ove per «tutti» si intendevano i pazienti in attesa. Dalle indagini della squadra mobile, inoltre, era anche emerso che il dirigente «si serviva di medici e infermieri del distretto per curare i propri cani, feritisi nel corso delle battute venatorie». Tutto questo avveniva nei locali aziendali. Sempre secondo le risultanze investigative il professionista si sarebbe avvalso di due dipendenti del distretto per svolgere lavori edili nella propria abitazione. I due, col badge timbrato, anziché essere nei poliambulatori erano stati visti dalla polizia mentre uscivano dall'abitazione del superiore con grossi secchi di vernice nelle mani.

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