Dopo l’incidente mortale durante una battuta, il sindaco impone nuove regole «Simili tragedie non devono ripetersi, ecco il perché di queste severe limitazioni»
PESCOSANSONESCO. Il sindaco Nunzio Di Donato ha emanato un’ordinanza contigente e urgente di «divieto dell’esercizio dell’attività venatoria con l’utilizzo di armi ad anima rigata», con l’obiettivo della salvaguardia della pubblica incolumità, del rispetto della quiete e dell’ordine pubblico nell’intero territorio comunale. L’iniziativa del primo cittadino prende le mosse dal recente incidente di caccia avvenuto nelle campagne di Pescosansonesco nel quale ha perso la vita un 58enne di Cugnoli.
A esplodere, per errore, il colpo mortale, fu un giovane che partecipava alla battuta insieme ad altri 10 compagni: un 25enne di Alanno che ha scambiato l’amico per un cinghiale. Una tragedia che ha sconvolto, famiglie, cacciatori, interi paesi della Val Pescara.
«Con l’intenzione di evitare il ripetersi di simili tragedie e per elevare il grado di sicurezza di tutto il terriorio», spiega Di Donato, «abbiamo voluto dare una disciplina a chi vuole praticare la caccia dentro i nostri confini territoriali». Il divieto punta a escludere le armi con anima rigata, utilizzate per caccia al cinghiale o altri animali di grossa taglia. «Si tratta di armi a lunga gittata, le carabine», spiega l’esperto cacciatore Antonio Macciocca, «che coprono una distanza anche di un chilometro e mezzo. La particolarità è che utilizzando questo tipo di arma, se si manca il bersaglio, il proiettile continua la sua corsa in relazione alla potenza impressa, senza che chi lo ha esploso possa sapere che cosa in realtà vada a colpire. L’uso di questo tipo di carabina dovrebbe essere limitato solo a cacciatori esperti».
«In realtà», interviene un cacciatore di più lungo corso, Emidio Finocchi, «quasi tutti i praticanti l’attività venatoria possiedono una carabina, a canna liscia o rigata che sia, anche se una parte significativa di colleghi cacciatori non ama usarle o le utilizza raramente. Il motivo è che lo si deve fare solo in territori che garantiscono la piena sicurezza. Insomma occorre molta prudenza: scegliere bersagli che hanno come sfondo zone non frequentate o rilievi dove i colpi possono concludere il loro percorso e comunque lontane da nuclei abitati». Il sindaco osserva come la vocazione agricola del territorio porti molte persone a lavorare nei campi, la cui incolumità potrebbe essere messa a rischio dall’attivà venatoria. Pesanti sono le sanzioni per i trasgressori, oltre a quanto previsto dal codice penale.
Walter Teti
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