L’Aquila. “Arriva forte e chiara la protesta dell’Italcaccia. Una delle associazioni venatorie più seguite dal popolo dei cacciatori abruzzesi.” È quanto si legge in una nota diffusa oggi. “Un colpo fragoroso, una contestazione aspra che nel mirino ha ben inquadrato il calendario venatorio 2023-24, appena partorito dalla Regione Abruzzo”, continua la nota.
“E la contestazione trova le giuste parole e l’analisi attenta di Francesco Verì, presidente regionale dell’Italcaccia per delle scelte che non trovano nessuna ragione di essere.”
“Dati sconcertanti”, prosegue Verì, “sono quelli relativi alla chiusura delle specie Turdidi e Beccaccia, i quali prelievi sono consentiti dal primo Ottobre al 10 e 20 Gennaio. Con il posticipare l’apertura della stagione venatoria al I ottobre diventa inammissibile, tra l’altro, l’addestramento dei propri ausiliari a decorrere dal 01 Settembre (la norma prevede l’addestramento dei cani 30 giorni prima dell’inizio della stagione venatoria), concedendo così poco tempo all’allenamento dei propri cani.”
“Ormai siamo stanchi di ribadire che l’Abruzzo sembra essere una regione del tutto estranea all’Italia. Come si evince ampiamente dai calendari venatori adottati dalle regioni limitrofe. Basta osservare l’ultimo calendario venatorio deliberato dalla Regione Umbria per capire, con dati alla mano, quali sono le date vere per il prelievo delle specie suddette. Altro dato a conferma di quanto espresso è la recente sentenza del Tar Umbria n.08/2023.eADV
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