Arci Caccia: niente fantasie! La caccia al cinghiale si fa in braccata. Ma il Parlamento aveva detto il contrario
La caccia al cinghiale con la tecnica della braccata – mute di cani e “poste di cacciatori – è sotto accusa sia
per le vittime umane che provoca che per l’inefficacia dimostrata,
visto che il numero dei cinghiali non fa altro che aumentare e che le
loro popolazioni si sono ormai diffuse sull’intero territorio italiano
grazie a scriteriate campagne di immissione di animali provenienti dal
nord Europa e spesso ibridati con i maiali domestici per renderli ancora
più prolifici.
Un tipo di caccia che sembra sempre più insostenibile e nel mondo
venatorio hanno fatto molto scalpore le dichiarazioni del presidente
provinciale dell’Arci Cacca di Chieti, Angelo Pessolano, secondo il
quale l’emergenza cinghiali è provocata proprio da questo approccio
venatorio sbagliato, Come dimostrano anche studi recenti
a un maggior numero di abbattimenti (e di densità venatoria)
corrisponde in realtà una maggiore attività riproduttiva delle femmine,
soprattutto dove viene esercitata la braccata e Pessolano ha preso
semplicemente atto che «quest’ultima non permette di selezionare in modo
adeguato i capi che devono essere abbattuti». Per il presidente
dell’Arci Caccia di Chieti l’unica soluzione giusta sarebbe quella di
abbattere esclusivamente gli esemplari piccoli e i “rossi”, cioè i
giovani porcastri, cosa impossibile con la braccata. E il presidente
dell’Arci Caccia chietina ha sottolineato che questa ipotesi viene fatta
da tecnici e scienziati che si occupano del cinghiale come specie,
«oltre a trattarsi di un elemento basilare di una buona gestione
faunistico-venatoria» e aggiunge che «La caccia in braccata consente di
uccidere i selvatici, ma non di ridurre il loro numero. Al suo posto
dovrebbe invece essere introdotto un prelievo venatorio selettivo in
grado di controllare la specie dal punto di vista scientifico».
Una presa di posizione basata sulla scienza e il buonsenso che però a
sollevato le ira delle altre associazioni venatorie e anche di
cacciatori dell’Arci Caccia, tanto che è dovuto intervenire il
presidente nazionale dell’Arci Caccia Sergio Sorrentino che c in una
nota ufficiale sottolinea. «La posizione dell’Arci Caccia sulla caccia
al cinghiale è una ed una sola. Quella che abbiamo affermato nei
documenti e con forza in mille occasioni: La caccia al cinghiale si fa
in braccata!!! La forma di caccia a cui sono legate le nostre tradizioni
e che è l’unica in grado di garantire con più efficacia quel controllo
della consistenza della specie, indispensabile per la tutela
dell’agricoltura. Tutte le altre forme sono solo in grado di tamponare
qualche emergenza momentanea o qualche situazione in cui non si può
intervenire in altro modo o organizzare in tempo reale la braccata».ù
Le dichiarazioni di Pessolano, vengono “disinnescate” così:
«L’articolo uscito sulla stampa, tra l’altro, pone l’accento su alcune
frasi espresse in un contesto ben più generale e ampio; tutte da
verificare. La nostra posizione è chiarissima e l’abbiamo ribadita
reiteratamente, l’ultima volta non più tardi di venerdì scorso al
convegno organizzato nella giornata di apertura della Fiera
Caccia&Country di Forlì (che sarà visibile a breve e in formato
integrale su www.agrilinea.tv). La caccia al cinghiale – cultura da
trasferire alle nuove generazioni – per Arci Caccia è quella della
braccata con l’utilizzo dei cani da seguita. E questa è la posizione
dell’associazione, valida dalle Alpi alla Sicilia e quindi anche in
Abruzzo. La selezione è altro, è un intervento mirato straordinario
dove la braccata non riesce a intervenire, come è noto ai cacciatori,
alle squadre».
Il comunicato si conclude con un richiamo all’ordine e al rispetto
della gerarchia associativa venatoria: «La posizione dell’Arci Caccia è
frutto di processi democratici partecipati, di centinaia di Assemblee,
di Congressi. La caccia al cinghiale è patrimonio unitario, insieme a
tutte le altre forme di caccia, della migliore cultura rurale del nostro
Paese, oggi e domani. Il Presidente dell’ARCI Caccia dell’Abruzzo,
Massimiliano Di Luca, conferma di essere sulla stessa “lunghezza d’onda”
del Presidente Sorrentino. Qualche volta si leggono tempeste in un
bicchiere d’acqua….».
A dire il vero il bicchiere è molto grande e agitato visto che in
realtà quel che dice Pessolano è così noto da essere stato addirittura
approvato da una risoluzione
in Commissione agricoltura presentata da Susanna Cenni (PD) il 29
ottobre 2024, alla quale hanno contribuito numerosi esponenti del PD e
del Movimento 5 Stelle e nella quale si legge: « in particolare, a
differenza di quanto si sia erroneamente ritenuto fino ad oggi,
l’ordinaria attività venatoria, così come viene organizzata e gestita in
Italia, non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di
cinghiale, tantomeno può rappresentarlo un’estensione del periodo di
prelievo (deregulation dei calendari venatori) o la concessione del
prelievo in aree altrimenti protette. Altresì, l’attività venatoria ha
determinato negli anni una destrutturazione della piramide delle classi
di età, agevolando la riproduzione degli esemplari più giovani,
abbattendo i capi adulti con più di due anni di età».
Che poi il governo abbia ignorato queste indicazioni e che regioni
come la Toscana siano andate (senza grande successo) in direzione
opposta a quella indicata dalla Commissione agricoltura questo è un
problema che riguarda la coerenza politica e istituzionale…
D’altronde anche l’atto di intesa tra le sezioni regionali abruzzesi
delle associazioni venatorie Arci Caccia, Eps, Liberacaccia stipulato
l’11 novembre ammette al punto 4 che qualche problema c’è: «la gestione
della specie cinghiale non appare in alcun modo adeguatamente
affrontata secondo scelte di pianificazione e regolamentazione del
prelievo non perfettamente operative sul territorio, nemmeno
adeguatamente calate sulle diverse realtà usuali di prelievo e che,
comunque, al cospetto della burocratizzazione operata, appaiono solo dei
palliativi non in grado di corrispondere il necessario sistema adeguato
d’intervento»
2 commenti:
........ANGELO HA RAGIONE IN PIENO!!!
......IL PASSARE DEL TEMPO LO DIMOSTRERA'
MICHELE
OGGI SU TUTTE LE RIVISTE E I BLOG DI SETTORE, NON SI FA ALTRO CHE DISCUTERE DELL'EMERGENZA CINGHIALE....!!!
.....è UNA VERA EMERGENZA!! E OGNI GIORNO CHE PASSA DIVENTA PIU' GRAVE E, OSEREI DIRE : IRRISOLVIBILE!
OGHIUNO DICE LA SUA , MA LE ISTITUZIONI DOVE SONO???!!!
QUI', DA PARTE LORO, NON SI TRATTA DI PROPORRE MA DI TISOLVERE !!
E LA SOLUZIONE NON LA PUO' PORTARE LA "BRACCATA" O/E LQA SELEZIONE, MA VANNO INSTAURATI E PRATICATI MEZZI SCENTIFICI TIPO LA S T E R I L I Z Z A Z I O N E!!!
E' ORA CHE I FATTI SOSTITUISCONO LE CHIACCHERE , OPPURE LE CONSEGUENZE NEGATIVE RICRADANNO SU TUTTA LA COMUNITA'......!!
MICHELE
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