sabato 23 novembre 2013

Abruzzo: calendario venatorio inadempiente alla Direttiva Uccelli. Italia a rischio sanzioni

In Abruzzo, grazie al calendario venatorio, si possono tranquillamente uccidere, nella fase di migrazione prenuziale e riproduzione, uccelli selvatici come la Beccaccia, la Cesena e il Tordo bottaccio, in flagrante violazione del diritto nazionale e comunitario.

Sono solo alcune specie che stranamente è ancora possibile cacciare durante il ritorno, nel periodo di nidificazione e nelle fasi di riproduzione e dipendenza, in spregio alla legge e alla direttiva 79/409/CEE, oggi 147/2009, sulla conservazione degli uccelli selvatici. Di sciplina a tutela dell’avifauna, mai osservata nel Bel Paese! Preoccupa l’inottemperanza alla sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea per il mancato adeguamento dei calendari venatori regionali alle modifiche normative introdotte nella L. 157/92, in particolare per quanto riguarda il divieto della pratica venatoria durante i periodi della migrazione prenuziale, della nidificazione, della riproduzione e della dipendenza dei piccoli dai genitori. Modifiche insufficienti a scongiurare il rischio sanzioni, nonostante la ratifica dell’art. 42 della legge Comunitaria 2009, per fermare la procedura d’infrazione ed evitare la sentenza di condanna per l’Italia. Infatti, il 15 luglio 2010 il Paese è stato condannato dalla Corte di giustizia europea nell’ambito di una pesante procedura d’infrazione n. 2131/2006, tuttora aperta, per le numerose e perduranti violazioni della direttiva sulla conservazione degli uccelli selvatici n. 147/2009. La modifica alla legge 157/92 di tutela della fauna e regolamentazione della caccia non risponde concretamente alle questioni in cui l’Europa ravvisa le violazioni al diritto comunitario perchè di fatto, in Italia, non cambia nulla. La procedura d’infrazione, mai sanata nell’applicazione a livello regionale, espone il Paese al rischio di forti sanzioni pecuniarie, a danno di tutti i cittadini.

Con la modifica all’art. 1 della legge 157/92 viene introdotto l’art. 1 bis: “Lo Stato, le regioni e le province autonome, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare le popolazioni di tutte le specie di uccelli di cui all’articolo 1 della direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, ad un livello corrispondente alle esigenze ecologiche, scientifiche, turistiche e culturali, tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative e facendo in modo che le misure adottate non provochino un deterioramento dello stato di conservazione degli uccelli e dei loro habitat, fatte salve le finalità di cui all’articolo 9, paragrafo 1, lettera a), della stessa direttiva”. In aggiunta all’art. 18 il comma 1 bis: ”L’esercizio venatorio è vietato, per ogni singola specie:

a) durante il ritorno al luogo di nidificazione;

b) durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli.”

Appena dopo le modifiche varate dal Parlamento, l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), unico organismo scientifico nazionale di riferimento, redige e diffonde a tutte le regioni la Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge Comunitaria 2009, art. 42, documento d’indirizzo per la stesura dei calendari venatori che riportava i doverosi adeguamenti temporali per l’esercizio della caccia alle singole specie secondo le regole comunitarie, nonché la stringente indicazione dell’adozione di piani di gestione laddove se ne ravvisasse l’esigenza, sotto il profilo scientifico, anche sulla base dei dati di rilevanza europea. Purtroppo in Italia figurano ancora, nell’elenco di quelle cacciabili, 19 specie di avifauna che si trovano in una condizione critica e che sono classificate come SPEC2 e SPEC3 (rispettivamente specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa e che hanno uno status di conservazione sfavorevole nel continente e specie la cui popolazione non è concentrata in Europa, ma con uno status di conservazione sfavorevole). Nonostante sia ormai in corso la IV stagione venatoria (2013-2014), dalle modifiche legislative apportate nel 2010, i calendari emanati dalle Regioni risultano, infatti, largamente e generalmente inadempienti rispetto al dettato della direttiva “Uccelli”, come recepita dalla legge n. 157/92 novellata, nonché rispetto alla “Guida” curata dall’Ispra, né può essere ormai invocata la mancanza di informazione in proposito.

L’Europa segue con attenzione la politica sulla conservazione nel nostro Paese. In un suo recente documento, il Commissario europeo all’Ambiente,Janez Potocnik ha dichiarato che nell’ambito della suddetta procedura (di infrazione n.2131), “i miei servizi continuano a seguire la vicenda della trasposizione e dell’applicazione in Italia della direttiva Uccelli, in modo da garantire che le competenti Autorità italiane, sia a livello nazionale sia a livello regionale, diano piena esecuzione alla sentenza della Corte (di Giustizia)”.

A tal proposito le senatrici Loredana De Petris, Monica Cirinnà e Silvana Amati hanno presentato un’interrogazione a risposta scritta al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro dell’Ambiente, lamentando il mancato rispetto, in Italia da parte delle Regioni, della direttiva 2009/147/CE sulla conservazione degli uccelli selvatici e chiedono ad Premier Enrico Letta e al ministro Andrea Orlando quali misure intendano adottare nei confronti delle Regioni che ancora oggi risultano consapevolmente inadempienti al diritto comunitario, con conseguente grave danno ambientale, discredito del nostro Paese ed esposizione a rilevanti sanzioni pecuniarie.

A titolo esemplificativo, la Lega per l’Abolizione della caccia diffonde l’elenco delle Regioni italiani che nei calendari venatori prevedono ancora la possibilità di cacciare specie di uccelli selvatici protette.

“Non avendo possibilità di fornire nel presente atto ispettivo tutte le violazioni contenute nelle deliberazioni regionali in materia e limitando l’esame ad alcune specie, si segnala che vengono attualmente uccisi nelle fasi di migrazione prenuziale, in flagrante violazione del diritto nazionale e comunitario: Alzavola nei calendari venatori delle regioni Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, provincia di Trento; Codone nei calendari venatori di Basilicata, Calabra, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio Lombardia Marche Sardegna Toscana Umbria Veneto; Canapiglia nei calendari venatori di Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio Lombardia, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, Provincia di Trento; Folaga nei calendari venatori di Basilicata, Lazio, Lombardia, Calabria, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto; Combattente nei calendari venatori di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Sardegna; Beccaccia nei calendari venatori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto; Cesena nei calendari venatori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto, provincia di Trento; Tordo bottaccio nei calendari venatori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto; Tordo sassello nei calendari venatori di Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria, Liguria, provincia di Trento”.
Maria Trozzi

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