mercoledì 1 settembre 2010

Abruzzo. Pronti i ricorsi al TAR?

Caccia, pre-apertura il primo settembre ma “sparano” già i ricorsi al Tar

ROMA (29 agosto) - Le doppiette scaldano le polveri: il primo settembre si alza il sipario sulle prime battute di caccia con l'ormai tradizionale (e contestata) pre-apertura della stagione venatoria, che ufficialmente inizia la terza domenica di settembre: quest'anno il 19 - e si chiude il 31 gennaio.

Per il 2010-2011 molto è cambiato (o dovrebbe cambiare) con la legge Comunitaria, e in particolare con l'introduzione della modifica alla legge quadro sulla caccia (la 157) contenuta nell'articolo 42 del testo di respiro europeo approvato da pochi mesi dall'Aula della Camera. E, come spiega Osvaldo Veneziano, presidente di Arcicaccia, «in un clima di incertezza del diritto» le Regioni aspettano fino all'ultimo minuto per deliberare i calendari per evitare i ricorsi al Tar delle associazioni ambientaliste.

Il Wwf e la Lega italiana protezione uccelli (Lipu), insieme con altre associazioni, sono, infatti, già pronte a ricorrere al tribunale amministrativo: per ora, rivela Patrizia Fantilli, responsabile dell'ufficio legislativo del Wwf, «ci siamo accordati su Veneto, che chiede ancora le deroghe per le peppole e i fringuelli, Lombardia, Toscana, Calabria e Abruzzo». E dal Presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni un appello in extremis: «Non scendete in campo nei giorni della pre-apertura; ne gioverebbe la fauna e tutti i cittadini». Il rischio, per Fulvio Mamone Capria, vicepresidente della Lipu, è che con la pre-apertura «già si inizia a sparare a 12 specie, tra cui 4 in declino come la tortora, la quaglia, la beccaccina, la marzaiuola».

Tra le principali novità introdotte dall'articolo 42 della legge Comunitaria, la possibilità di prolungare la caccia di 10 giorni in febbraio, ritardandone però l'inizio in settembre. Un'eventualità alla quale, secondo gli esperti, «starebbe lavorando per ora soltanto la Sardegna». Inoltre Mamone Capria ricorda anche l'introduzione del «divieto di caccia alle specie in periodo di migrazione, riproduzione e assistenza alla prole, e accoppiamento». Cambiamenti che hanno portato l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) a divulgare un documento per le Regioni con le linee guida per la stesura dei calendari, tenendo conto che - secondo la legge - qualsiasi deroga, sia relativa alle specie cacciabili sia temporale, è legata al parere dei propri dati scientifici. E - secondo gli esperti del settore - all'Ispra per il momento non sembra siano arrivate richieste specifiche.

Per ora, con la pre-apertura, si potrà sparare soltanto in due giorni: il primo e il cinque settembre, mentre in Puglia anche il 12. Quasi tutte le Regioni, a parte Piemonte, Emilia-Romagna e Liguria offrono questa possibilità. Ma i calendari veri e propri tardano ad arrivare, così da evitare i ricorsi al Tar degli ambientalisti con delibere che arrivano anche oltre il 28-29 agosto. Per questo alcune Regioni hanno deciso di affidare la pre-apertura alle singole province, come in Toscana, in Emilia-Romagna e in Lombardia (qui ha aderito solo Brescia). Poi, il via ufficiale domenica 19 settembre.

All'orizzonte una forte riduzione delle specie cacciabili: per esempio, in Puglia il fagiano potrà essere nel mirino dei bracconieri soltanto dal 2 ottobre al 29 dicembre, per i tordi si anticipa la chiusura al 20 gennaio e non al 31, per la beccaccia si parla del 20 o del 31 dicembre. Lo stesso per il colombaccio, l'allodola e il merlo. Al 20 gennaio lo stop dovrebbe riguardare la gran parte delle anatre. In ogni caso, rimane - dice Veneziano - «un contesto di frustrazione verso i cacciatori che dopo l'approvazione della Comunitaria hanno visto naufragare la possibilità di un dibattito serio per la modifica della 157».

E anche in Parlamento «la lobby venatoria vacilla», osserva il presidente di Arcicaccia: «Il gruppo interparlamentare "Caccia e pesca" da 120 membri di inizio legislatura è passata a 30 dell'ultima riunione in luglio».

«La stagione di caccia inizia con la preapertura ed è il peggiore degli inizi possibili. Ancora una volta a prevalere sono le pressioni del mondo venatorio piuttosto che le esigenze della fauna selvatica, le indicazioni del mondo scientifico e le norme europee ed italiane per la tutela della biodiversità». È quanto si legge in una nota del Wwf in merito alla stagioen venatoria. «Si comincia infatti a cacciare, con alcune differenze fra Regione e Regione, fin dai primi giorni di settembre, invece della data canonica della terza domenica di settembre. Anche se il prelievo sarà in questi giorni consentito su alcune specie - sostengono gli ambientalisti -, il danno sarà gravissimo per queste specie e per tutte le altre presenti sul territorio, soggette a disturbo ed a possibili danni diretti in un periodo particolarmente delicato della loro biologia come la tarda estate».

Ma perchè la caccia ai primi di settembre è così dannosa? «Perchè (e lo dice il mondo scientifico e non solo le associazioni di tutela ambientale) la caccia in questo periodo va ad incidere su un periodo in cui tutta la fauna selvatica è in genere messa in difficoltà da condizioni ambientali non facili di fine estate e nel quale non tutti i giovani dell'anno sono ancora completamente indipendenti; non essendo ancora giunti i contingenti migratori dal nord, si concentra sui soggetti che nidificano sul nostro territorio e che sono quindi di particolare importanza per la nostra fauna; per quanto riguarda le anatre, ricade in un periodo in cui parte delle femmine non hanno ancora completato la muta e possono avere difficoltà di volo; comporta un impatto indiretto (disturbo) e anche diretto (possibili atti di bracconaggio) sulle tante specie protette che in questo periodo stanno iniziando il lungo volo migratorio e ancora si trovano sul nostro territorio».

«Di fronte a questo , il Wwf (insieme ad altre Associazioni ) ricorrerà ai Tribunali Amministrativi per chiedere la giusta tutela della nostra fauna. Già lo scorso mese di giugno numerose associazioni, tra cui il Wwf - si legge ancora- , inviarono una lettera/diffida alle Regioni ed alle istituzioni competenti, con richieste molto puntuali per l'applicazione delle nuove e più rigorose norme introdotte recentemente dall'articolo 42 della Legge Comunitaria 2009 approvata dal Parlamento negli scorsi mesi (Legge 96/2010). Successivamente, inoltre, sono state emesse specifiche Linee Guida dall'Ispra - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - che più dettagliatamente illustravano la strada da percorrere, validando largamente gli elementi già posti dalle associazioni».

Il Wwf «porterà la questione nelle aule dei tribunali» per «contribuire all'applicazione ed al rispetto delle nuove norme da parte di Regioni e Province, cui ricordiamo che la tutela della fauna selvatica e dell'ambiente è un dovere stabilito anche dalla Costituzione, per garantire l'adeguamento della gestione dell'attività venatoria alle regole stabilite dall'Unione Europea ed ormai introdotte anche nel nostro Paese».

Da il Messaggero del 29 agosto 2010

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=116671&sez=HOME_INITALIA

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